Comunicato stampa
Ospedale
sì unanime del Consiglio comunale all’OdG de L’Altra Faenza
Nel corso della seduta di martedì 26 luglio il Consiglio comunale di Faenza ha discusso e approvato all’unanimità - oltre ad uno sull’amianto - l’Ordine del Giorno de L’Altra Faenza sul riordino degli ospedali nell’ambito dell’Ausl Romagna.
E’ un risultato significativo che dà forza a quanti si battono in difesa dell’ospedale di Faenza, per impedirne l’ulteriore impoverimento con la perdita di servizi e specialistiche di grande importanza per i faentini e per gli abitanti nelle aree collinari e montane.
Ora è necessario che il sindaco Giovanni Malpezzi e quelli degli altri Comuni interessati si facciano forti di questo mandato e agiscano di conseguenza nei confronti dei vertici dell’Ausl. Le linee di indirizzo presentate dal direttore Marcello Tonini per l’attuazione del “decreto Balduzzi”, infatti, non inducono ad alcun ottimismo. Tradotte in termini espliciti, quelle scelte configurano il rischio reale che a pagare i tagli maggiori siano proprio i territori di Faenza e di Lugo con le relative strutture sanitarie.
Bisogna vigilare, pretendere trasparenza, informazione e coinvolgimento dei cittadini/utenti. Bisogna che al primo posto nel determinare le scelte siano i legittimi interessi e i diritti delle popolazioni.
Faenza, 27 luglio 2016
L’Altra Faenza
Ho letto con stupore la lettera promossa da Daniele Manca, sindaco di Imola, presidente dell’ANCI dell’Emilia Romagna, la nostra Regione.
Titolo della lettera: “I sindaci in prima linea per un’Italia più moderna”. Se non ho letto male, ci sono tutti i sindaci capoluogo, tranne Parma e - se non sbagliamo – tutte/i i sindaci della Romagna.
Chi ha consuetudine con la dimensione storica del mondo – le/i sindaci, nessuno escluso, dovrebbero averla - sa che l’espressione “moderno” accompagna il presente che, come spesso accade, non è di per sé espressione di “progressivo” o “migliorativo”.
Per moltissime/i italiani, cittadine/i comuni, costituzionalisti, politologi, opinionisti, la cosiddetta “riforma” costituzionale sulla quale ci esprimeremo in autunno, non è affatto progressiva. Anzi, è pericolosa.
Nodo sul quale la discussione è in corso.
Quindi, vi chiedo.
Care/i sindaci, a nome di chi parlate? Dite che vi collocate in prima linea. A parte il linguaggio, che evoca “battaglie”, vorrei capire il vostro pensiero.
Parlate a titolo personale? In tal caso, questo presentarvi quasi come “categoria” - i sindaci dell’Emilia Romagna – è perlomeno improprio.
Parlate in quanto rappresentanti delle cittadine e dei cittadini dei vostri territori? Ma nei vostri territori, come in tutti, esiste una ampia pluralità di opinioni, come anche le recenti elezioni amministrative hanno dimostrato. Per non parlare di chi ha abbandonato le urne. Abbandono che dovrebbe essere in cima alle vostre preoccupazioni.
Oppure, vi sentite rappresentanti, nei vostri territori, del governo, che ha impropriamente “scritto” questa “riforma”, facendo del Parlamento poco più che una cassa di risonanza?
Se è così, va ancora meno bene. Soprattutto non va bene che vi rivolgiate a noi – forse avete pensato che non siete, ancora, di nomina governativa – dicendo che così rinsalderete il rapporto con noi, quando, finalmente - dite - sarete alleggeriti dalla burocrazia che l’attuale Costituzione vi impone.
Con questa “riforma” l’Italia sarà più bella, più forte, più moderna? E’ un’altra – stupefacente per me – vostra asserzione. E’ la Costituzione che ha reso l’Italia meno bella, o il non rispetto dell’art.9, a proposito di paesaggio, ambiente, beni storici e artistici, spesso imbruttiti o trascurati dalle “vostre” scelte amministrative?
Più forte? A cosa vi riferite? All’economia? Quali sarebbero i nessi fra mondializzazione, finanza “criminale”, clientele, corruzione, evasione fiscale - per tenere connessi mondo e Italia - e Costituzione?
Se non per il NON AVERLA APPLICATA O RISPETTATA?
Più moderna? L’Italia che abbiamo è in realtà moderna, di una modernità che non ci piace. Ma non è chiaro quale sarebbe la modernità che vi piace.
Diteci - ancora - quali sono i lacci burocratici che, anche nella nostra Regione, hanno creato disaffezione al voto o sostegno a liste molto lontane da quelle che a suo tempo vi hanno consentito di diventare nostri rappresentanti. Lo sapete che la “riforma” vi toglie - ai sindaci, alle Regioni - ruolo e poteri?
Questa - dite - è una riforma ARCHITRAVE. Qui vi capisco di più.
Infatti, se questa “riforma” sarà confermata dal referendum, avremo sicuramente l’ARCHITRAVE di una Repubblica dove i principi di uguaglianza, rappresentanza, decentramento, equilibrio fra poteri - che alle madri e padri Costituenti di settanta anni fa sembravano fondamenta irrinunciabili - risulteranno deboli e tali da sorreggere con fatica l’architrave. E la Repubblica sarà un edificio democratico fragile.
Di questi probabili effetti negativi i nostri Comitati, che da mesi stanno lavorando per informare una opinione pubblica che - mi pare - non molto capirà dalla vostra lettera, hanno forte convinzione.
Ma guardiamo con rispetto anche alla opinione che con la lettera avete espresso, e la prendiamo sul serio.
Vi proponiamo quindi – ci rivolgiamo alle sindache e ai sindaci della Romagna - di partecipare ad incontri pubblici con noi, per potere confrontare e approfondire le nostre diverse ragioni.
Aspettiamo di ricevere la vostra disponibilità - la nostra disponibilità c’è - al seguente indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Maria Paola Patuelli
Portavoce Comitati per il NO della provincia di Ravenna
18 luglio 2016
Segue il testo della lettera e l’elenco dei sindaci che l’hanno sottoscritta
E' questa la prospettiva ?
La Conferenza territoriale sociale e sanitaria (Ctss) dell’Ausl Romagna, riunita ieri 14 luglio a Pievesistina, oltre ad approvare il bilancio preventivo per l’anno in corso – a metà del settimo mese! – avrebbe accolto l’ipotesi avanzata dai sindaci del faentino e della Bassa Romagna circa il riordino della rete ospedaliera. Ciò vuol dire, se la notizia verrà confermata in via ufficiale, che ha compiuto un importante passo avanti la prospettiva di un ospedale di 1º livello per i territori di Faenza e Lugo.
E’ questa la scelta per la quale si battono i sindacati Cgil, Cisl e Uil in ambito provinciale e che L’Altra Faenza sostiene con tutto l’impegno possibile. L’alternativa, com’è noto, sarebbe un’applicazione burocratica e ragionieristica del decreto regionale Balduzzi e il declassamento dei due presidi a ospedali di base, con la consente perdita di offerta di servizi alle popolazioni interessate, di quasi tutte le specialistiche, di posti di lavoro e di professionalità. Ad oggi, stando ai primi commenti, si parla soltanto di una “maggiore sinergia”.
Con la Conferenza del 14 luglio – ha dichiarato il direttore generale dell’Ausl Romagna Marcello Tonini – si apre una fase di ascolto e di dialogo che si protrarrà fino a tutto dicembre, data prevista per l’approvazione definitiva del piano di riordino.
E’ dunque necessario che i sindaci - in quanto membri della Conferenza e primi responsabili delle politiche socio-sanitarie per le rispettive comunità – ma anche le istituzioni pubbliche, i sindacati, i movimenti di cittadini e l’associazionismo vigilino affinché questa prima disponibilità si traduca in fatti concreti.
Poi, com’è ovvio, si apriranno i necessari confronti per decidere i nuovi equilibri e la più opportuna ripartizione di servizi e specialistiche fra Faenza e Lugo.
L’Altra Faenza ritiene che in questa fase sia importante:
Che i Consigli comunali si esprimano (quello di Faenza fin dalla prossima seduta approvando l’OdG in tal senso già depositato) in termini univoci e chiari, dando così forza ai sindaci nelle sedi deputate;
Che vengano messi al primo posto i diritti e i bisogni delle persone, in particolare – per quanto riguarda il faentino – quelle residenti in aree montane già penalizzate da distanze, tempi di percorrenza e difficoltà economiche;
Che prevalga in tutti l’obiettivo di “salvare” l’ospedale da un’ulteriore processo di dequalificazione e di impoverimento.
L’Altra Faenza, in coerenza con l’impegno espresso fino ad oggi, continuerà a fare la sua parte nell’interesse delle popolazioni interessate.
Faenza, 15 luglio 2016
L’Altra Faenza
L’Associazione Familiari Vittime Amianto chiede un incontro ai Sindaci del Territorio Ravennate.
E duro con le parole Idilio Galeotti referente provinciale AFeVA (Associazione Familiari e Vittime Amianto), anche la settimana scorsa l’ennesimo morto di mesotelioma pleurico, ma non esiste ancora nei 18 Comuni della Provincia un monitoraggio che almeno ci dica quanto amianto esterno è presente nel territorio. Abbiamo chiesto di incontrare i Sindaci, ma la risposta non c’è stata nella quasi totalità dei comuni.
Nel frattempo l’amianto continua ad essere presente in tantissime realtà del nostro territorio e si sottovaluta la gravità che questo comporta per tutti i cittadini.
Come prima cosa serve un monitoraggio per individuare le superfici di amianto ancora presenti nei comuni, per poi affondare in un secondo momento la questione della bonifica e dello smaltimento.
Per fare questo la procedura non presenta ostacoli particolarmente rilevanti, ci sono esempi virtuosi in regione, cito il caso del comune di Rubiera (RE)che attraverso una spesa minima, coinvolgendo una società che utilizza i droni, in poco tempo ha monitorato il territorio e rilevato la consistenza del fenomeno, per poi passare alle fasi successive di bonifica e smaltimento.
Va considerato, continua Galeotti che in Emilia Romagna i malati di mesotelioma sono passati dai 73 casi del 1996 a picchi di oltre 150 casi nel 2013, questi dati a mio avviso sono drammatici ed evidenziano l’esigenza di mettersi insieme per intervenire sulla questione amianto con urgenza, il problema è più che mai attuale e in aumento e i rischi di contrarre la malattia possono colpire tutti.
A Ravenna continua Galeotti, la situazione non è migliore, dagli anni 70 ad oggi sono state presentate Inps 9.689 domande ai fini pensionistici, mentre i dati dell’Inail ci dicono che solo nel 2010 che sono state 2.300 le denuncie per il riconoscimento delle malattie professionali correlate all’amianto.
Inoltre dal Registro Regionale mesoteliomi risultano essere decedute 178 persone in Provincia di Ravenna per malattie correlate all’amianto, 36 i morti del petrolchimico per cui è in corso il processo e di recente altre sei aziende della provincia risultano essere indagate per esposizione dei lavoratori all’amianto.
Nel nostro territorio conclude Galeotti consideriamo positivo il primo incontro che abbiamo avuto come AFeVA con l’assessore competente del comune di Faenza e con i tecnici di riferimento, ai quali abbiamo consegnato una sorta di Kit operativo, su come attivarsi per la rilevazione dell’amianto e tutti i riferimenti da contattare per i monitoraggi delle superfici di amianto presenti nel comune.
Incontro nel quale abbiamo avuto disponibilità dall’assessore sul fatto che Faenza è intenzionata ad affrontare la questione e si attiverà per avviare la procedura di monitoraggio dell’amianto presente nel comune.
Serve assolutamente e con urgenza un’unità di intenti e di azioni immediate da parte di tutti i Comuni del territorio della provincia di Ravenna, siamo in una fase in cui i morti di mesotelioma aumentano, per questo come AFeVA rinnoviamo la richiesta di incontro ai Sindaci, al fine di aprire un confronto che possa portare ad interventi concreti sulla grave problematica amianto.
Il referente AFeVA Prov Ravenna
Idilio Galeotti
Rimane stabile il numero dei migrati residenti in Italia, che nel 2015 sono aumentati di 11 mila unità passando dai 5.014.437 di inizio anno ai 5.026.153 del 31 dicembre.
Crescita misurata anche nel 2014: nell’arco dei 12 mesi la popolazione non italiana è aumentata solo dell’1,9%.
A dirlo è la Caritas che ieri ha presentato l’annuale Rapporto sull’immigrazione nel nostro paese, quest’anno intitolato «La cultura dell’incontro».
Eppure, hanno spiegato Caritas e Fondazione Migrantes, il rischio è che il fenomeno migratorio venga raccontato sulla base della «percezione» e non della realtà. Il nostro Paese – ha detto monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes – sta «perdendo attrazione».
E mentre si registrano «i primi cali di presenze straniere nel Nord Est, nelle Marche e in Umbria», «si continua a parlare di ‘invasione inarrestabile’ in riferimento a 130 mila richiedenti asilo e rifugiati accolti nelle diverse città e regioni: falsificazioni che impediscono un’adeguata politica dell’immigrazione».
L’assenza di vie regolari per l’ingresso in Italia – hanno inoltre sottolineato gli autori del Rapporto – ha di fatto congelato il nostro Paese su numeri che vedono un’incidenza degli stranieri sulla popolazione totale di poco superiore all’8%».
Casa della salute senza medici?
Alla vigilia dell’apertura della Casa della Salute – ubicata com’è noto nei pressi del Centro commerciale “La Filanda” – i medici di famiglia sono in agitazione e minacciano lo sciopero.
Non è questione da poco, dal momento che i vertici dell’Usl Romagna hanno affermato: “… il trend di progettazione delle Case della Salute […] si rende possibile sulla base della possibilità di adesione da parte dei medici di medicina generale che aderiscono al progetto su base volontaria”.
E se i medici non aderiscono? Quali confronti si sono svolti in ambito regionale e quali accordi sono stati definiti fra le parti perché ciò avvenga?
Nel corso di un’audizione tenutasi nelle settimane scorse presso la Commissione Politiche per la Salute e Politiche sociali, i medici di famiglia hanno riaffermato la necessità di un coordinamento fra professionisti nell’ambito del percorso diagnostico – terapeutico – assistenziale. Hanno evidenziato come il problema dei problemi sia la cronicità e che questa riguarda un terzo della popolazione. Hanno insistito sul ruolo centrale del medico di famiglia e del rapporto di fiducia fra il paziente e il suo medico.
Domanda: non saranno stati fatti i conti senza l’oste?
Un confronto di merito con le rappresentanze dei medici di famiglia è necessario. Anzi, avrebbe dovuto essere svolto da tempo. Diversamente si rischia di impantanarsi prima ancora di essere partiti e di ridurre la Casa della Salute a “un contenitore nuovo per vecchi contenuti”.
Restano inoltre le criticità che abbiamo già più volte denunciato. Si inaugura una struttura destinata a cambiare le abitudini sanitarie di decine di migliaia di persone e nessuno sa niente. Quale informazione si intende fornire ai cittadini, e quando? Quali misure verranno adottate per consentire a tutti, e in particolare ad anziani e disabili, di raggiungere in sicurezza la Casa della Salute?
Faenza, 4 luglio 2016
L’Altra Faenza