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Molto dipenderà dal clima invernale: con un inverno più rigido della media ci sarebbe probabilmente un’impennata dei prezzi in tutta Europa. Con un inverno "normale" o mite, i prezzi sarebbero inferiori a quelli dell'anno scorso. Per il gas si prevedono lievi rialzi, ma la volatilità è sempre dietro l’angolo.

Se l’inverno sarà caratterizzato da condizioni climatiche “normali”, equivalenti a quelle del 2016, i prezzi dell’energia elettrica tra novembre e marzo in Europa saranno in media inferiori di circa il 20-25% rispetto all’anno scorso, e cioè attorno a 130 €/MWh.

In caso di inverno mite, invece, alcuni mercati europei dell’energia elettrica potrebbero registrare un calo della domanda residua fino al 17%, rispetto a uno scenario di condizioni meteorologiche medie, con un ulteriore calo dei prezzi di circa 15 €/MWh.

Al contrario, se l’inverno fosse più freddo della media, i prezzi nel 1° trimestre 2024 per tutti i mercati europei dell’energia elettrica supererebbero di gran lunga quelli del mercato del giorno prima registrati nel 1° trimestre del 2023.

Sono questi, in sintesi, i risultati che emergono da una previsione sui prezzi dell’elettricità in Europa il prossimo inverno, secondo l’analisi di Icis, una società britannica di ricerche e consulenza specializzata in materie prime ed energia.

Nel grafico, le stime di prezzo per l’inverno 2023/24 nei tre scenari, per 5 paesi dell’Europa centro-occidentale, non comprendenti quindi l’Italia, analizzati a livello nazionale, e cioè Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna e Olanda.

Differenze fra un inverno freddo e uno mite in termini di consumo di gas

La Francia e la Gran Bretagna sono i Paesi in cui Icis prevede che i prezzi elettrici scenderanno maggiormente rispetto allo scorso inverno, soprattutto grazie ad un’attesa migliore disponibilità nucleare francese, mentre la Germania si colloca all’estremo opposto.

La differenza tra un inverno freddo e uno mite porterebbe a un’oscillazione di circa 14 miliardi di metri cubi nei consumi di gas da parte del settore energetico, pari al 6,2% della domanda totale di gas in Europa.

Questo in un contesto in cui le centrali a gas coprono ancora il 60% della variazione della domanda residua dovuta alle condizioni meteorologiche, col restante 40% coperto da un mix di altre tecnologie flessibili, come carbone, petrolio, ecc., secondo l’analisi, consultabile dal link in fondo a questo articolo.

Allo stesso modo, le emissioni del settore energetico europeo potrebbero subire un’oscillazione del 20% tra uno scenario freddo e uno mite per l’inverno, pari a circa il 10% delle emissioni totali nell’ambito del sistema di scambio delle emissioni ETS.

L’impatto delle rinnovabili

È importante notare che il crescente livello di capacità rinnovabile basata su sole e vento e la graduale elettrificazione della domanda di riscaldamento in Europa determineranno un impatto via via maggiore delle condizioni meteorologiche sui prezzi dell’elettricità, secondo la società di analisi.

Per mantenere la coerenza fra i dati climatici, Icis ha considerato i profili orari della radiazione solare e della velocità del vento degli stessi anni meteorologici storici dei profili della domanda.

Sulla base di questi dati, esiste una correlazione significativa tra inverni freddi/domanda più alta/bonaccia di vento/minore generazione e inverni miti/domanda più bassa/venti più forti/maggiore generazione.

Di conseguenza, lo scenario dell’inverno freddo comporta un calo del 6,1% della generazione solare ed eolica europea rispetto allo scenario di base, mentre lo scenario dell’inverno mite è caratterizzato da un aumento del 7,3%.

L’oscillazione totale della generazione solare ed eolica è quindi del 13,4%, pari a circa 50 TWh, come mostra il grafico, tratto dall’analisi.

Prezzi invernali del gas

I prezzi del gas metano sono saliti in ottobre, sia in previsione della stagione invernale, sia sui timori circa i possibili effetti che il conflitto fra Hamas e Israele potrebbe avere sull’offerta nella regione di produzione mediorientale.

In Europa, i prezzi dei contratti sul gas con consegna il mese successivo (month-ahead) sono aumentati del 5,5% a ottobre rispetto a settembre sul mercato di riferimento olandese TTF.

La domanda è rimasta sostanzialmente stabile rispetto all’anno scorso, in quanto l’aumento dei consumi nell’industria e per il riscaldamento degli ambienti è stato compensato dal continuo declino della produzione di energia elettrica a gas, secondo Greg Molnár, analista presso l’Agenzia Internazionale dell’Energia (Iea).

I flussi di gas norvegese, calati del 6% su base annua, e i minori afflussi di gas naturale liquefatto (Gnl) diminuiti del 9% su base annua, hanno esercitato una pressione al rialzo sui prezzi, nonostante i siti di stoccaggio europei abbiano raggiunto il massimo storico del 99% di riempimento, ha scritto l’analista della Iea in una nota.

Mercati non europei del gas

Vista la crescente internazionalizzazione dei mercati del gas, vale la pena tenere d’occhio anche cosa sta succedendo sulle piazze non europee.

Il JKM, l’indice dei prezzi spot dell’Asia nordorientale per il Gnl consegnato via nave in Giappone e Corea, che fa da riferimento per la regione asiatica, ha segnato degli aumenti a ottobre rispetto al mese precedente.

Ciò è avvenuto sulla scia della ripresa della domanda in Cina e i rischi di sciopero in Australia, ha detto Molnár, secondo cui le importazioni di Gnl della Cina sono aumentate del 14%, rafforzando la sua posizione di maggior importatore mondiale del prodotto.

Negli Stati Uniti, i prezzi dell’Henry Hub sono aumentati del 13% a ottobre rispetto a settembre.

La forte produzione di energia elettrica a gas, cresciuta del 7% anno su anno, e il rapido aumento delle esportazioni di Gnl hanno sostenuto l’aumento dei prezzi del gas americano.

Volatilità nei prossimi mesi

“A qualsiasi accenno di ulteriori interruzioni dell’offerta, per scioperi, sabotaggi, guerra nel Golfo Persico, ecc., la risposta sarà un balzo esagerato verso l’alto [dei prezzi del gas]. La volatilità è destinata a rimanere fino al 2026, quando arriverà sul mercato una nuova ondata di offerta”, ha detto Seb Kennedy di Energy Flux.

La previsione che la volatilità sia sempre dietro l’angolo, e non necessariamente di facile lettura in una fase confusa come quella attuale, è suffragata anche dall’andamento dei prezzi di questi ultimi giorni.

Nei due giorni dal 30 ottobre al 1° novembre, infatti, le quotazioni del contratto sul gas per consegna a dicembre trattato al TTF sono diminuite di quasi il 10% a 47,75 €/MWh, senza che all’apparenza si siano verificati eventi particolarmente rilevanti per un riequilibrio fra domanda e offerta. E anche stamani 2 novembre alle 11:10 la quotazione è diminuita ulteriormente a 47,12 €/MWh.

Fatta salva la volatilità che può incombere in un senso o nell’altro, attualmente, chi opera sul TTF prevede lievi aumenti da dicembre a febbraio per i contratti con consegna il mese successivo. Il contratto per dicembre, come detto, è quotato a 47,12 €/MWh, quello per gennaio a 49,10 €/MWh e quello per febbraio a 49,76 €/MWh.

Se i prezzi rimanessero tali, prefigurerebbero un rincaro del 5,6% da dicembre a febbraio, per poi diminuire dell’1,3% a 49,12 €/MWh a marzo, secondo le quotazioni attuali del TTF.

"Una finanziaria che aumenta le tasse e colpisce salari e pensioni”, dice il segretario generale Cgil alla Stampa: “Lo sciopero nazionale è solo l’inizio”

Matteo Oi

 

“La manovra toglie il respiro al mondo del lavoro, ai pensionati, ai cittadini in difficoltà”. È senza appello il giudizio del segretario generale Cgil Maurizio Landini sulla legge di bilancio che sta per varare il Governo Meloni, motivato oggi (martedì 31 ottobre) in un’intervista al quotidiano La Stampa.

“Una manovra che non affronta la questione salariale”, prosegue: “Il governo, invece che intervenire là dove è partita l'inflazione, cioè dai profitti, taglia sul fronte di lavoro e salari. Senza contare che colpisce la sanità, le pensioni e aumenta le tasse”.

La conseguenza è fin troppo diretta: “Con la Uil abbiamo proclamato uno sciopero nazionale di otto ore e manifestazioni articolate in tutta Italia. S'inizia il 17 novembre e si finisce il 1° dicembre. La misura è colma, non c'è scelta”.


FISCO

“La legge delega non allarga la base imponibile, mette in discussione il principio della progressività, non combatte l'evasione fiscale, non interviene con decisione sulle rendite finanziarie e immobiliari”, afferma il leader sindacale, rilevando che così “non si liberano le risorse necessarie per investire nella sanità pubblica e nella scuola, per far ripartire il Paese”.

Operazione-verità anche sullo sbandierato calo del cuneo fiscale. “Quello c'era già ed è un provvedimento temporaneo, lo avevamo ottenuto con gli scioperi già al tempo del Governo Draghi”, argomenta Landini, precisando che “dal 1° gennaio non entra nulla di nuovo: sono sette euro netti mensili per chi guadagna 20 mila euro lordi, con un’inflazione cumulata del 16,9% in tre anni”.

L’aumento dell'Iva sui pannolini dimostra che il governo “cerca di recuperare soldi ovunque, ma non va a prenderli dove sono. Davanti ai conti che non tornano, rispondono con le una tantum”. Un altro esempio? “Guardate la figura sulle banche: hanno annunciato sfracelli, ma non recuperano nulla, mentre calano i salari e aumentano i profitti”.

PENSIONI

Il “capolavoro” del governo, però, è il peggioramento della legge Fornero: “Per confermare quota 103 ricalcolano la componente retributiva, cosicché se uno va in pensione perde mediamente il 15 per cento”. E ancora: “Il settore pubblico subisce la revisione delle aliquote, che è pure incostituzionale, perché tocca diritti acquisiti. E per giovani e donne si aggrava la situazione”.

Per il segretario generale Cgil, dunque, l’esecutivo “fa cassa con la previdenza, compresa la non piena rivalutazione degli assegni pensionistici, dopo aver anche tagliato il reddito di cittadinanza. In sintesi, è una manovra sbagliata e socialmente inaccettabile”.

LA CRISI DELLA DEMOCRAZIA

“Il governo non ha discusso la manovra finanziaria con le parti sociali, poi la maggioranza l'ha sequestrata vietando gli emendamenti”, rimarca Landini: “È un’idea di gestione delle relazioni che umilia la democrazia e fa arretrare il Paese”.

Per il segretario generale Cgil stiamo vivendo “una crisi della democrazia. Quando il 50 per cento non vota, vuol dire che c'è una maggioranza che non si riconosce in nessuno. Anziché ascoltare gli elettori e affrontare i loro problemi, si fanno scelte sbagliate, come riformare la Costituzione e l'autonomia differenziata”.

LA VIA MAESTRA

“Il 7 ottobre c'è stata una manifestazione che non si vedeva da decenni, un percorso che ha messo insieme sindacato e mondo associativo”, sottolinea: “La Via Maestra è applicare la Costituzione, non cambiarla. La sanità è in crisi, l'economia non riparte, la spesa sociale scompare”.

E ancora: “Eurostat rileva che il 63% di italiani non arriva alla fine del mese. Istat avverte che la povertà assoluta è aumentata. Di fronte a questo, il problema è l'elezione diretta del premier? Non raccontiamoci storie”.

LO SCIOPERO

“È lo strumento che i lavoratori hanno quando non vengono ascoltati”, dice Landini: “Non siamo noi che votiamo in Parlamento, non siamo noi al governo. Anche il conflitto, quando è necessario, diventa un mezzo democratico. Adesso, lo è. Soprattutto perché la Cgil ha ascoltato più di 30 mila assemblee sui luoghi di lavoro, pubblici e privati. Abbiamo chiesto loro di votare. E hanno scelto il confronto, pronti allo sciopero”.

IL RAPPORTO COL GOVERNO

“L’esecutivo ha scelto di non confrontarsi con il sindacato e non ha seguito le nostre richieste”, sottolinea Landini: “Hanno fatto promesse che non sanno come realizzare, così cercano di dare la colpa a qualcun altro. Sulle pensioni fanno il contrario di quello che serve. Puntano sulla sanità privata. Parlano di asili e tagliano gli investimenti previsti dal Pnrr”.

L’ultima battuta è per i vertici con l’esecutivo. “I tavoli sono stati finti e finto è stato l'incontro sulla manovra”, conclude Landini: “Questo è solo l'inizio. Hanno fatto finta di chiederci cose ne pensassimo. Quando la democrazia viene messa in discussione, la risposta deve essere praticare la democrazia. Non ci fermeremo, è il nostro impegno

Ferrari: “Discuterne ora serve solo a distrarre l’opinione pubblica dalla crisi sociale che il governo si guarda bene dall’affrontare”

Luciano Movio/Sintesi 

“Il premierato sarebbe un sovvertimento della Carta costituzionale, discuterne ora serve solo a distrarre l’opinione pubblica dalla crisi sociale che il governo si guarda bene dall’affrontare”. Lo afferma, in una nota, il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari dopo il vertice di maggioranza di oggi che ha annunciato l’esame nel Consiglio dei Ministri del 3 novembre di una riforma Costituzionale per introdurre l’elezione diretta del presidente del Consiglio.

Per il segretario confederale: “Il superamento della Repubblica parlamentare cui mira l’attuale maggioranza per passare da una ‘democrazia interloquente’, in cui il pluralismo e le minoranze hanno pari cittadinanza e dignità e si confrontano nell’interesse generale della popolazione, a una ‘democrazia decidente’, in cui il sistema di bilanciamenti è cancellato e a chi vince è riconosciuto il potere di governare nell’interesse di una sola parte del Paese, non porterà l’Italia in una fantomatica Terza Repubblica, ma in un sistema con l’uomo o la donna solo/a al comando in cui gli spazi di democrazia e partecipazione sarebbero annullati”.

“La responsabilità storica attribuita al governo non è superare definitivamente il sistema parlamentare, ma - prosegue Ferrari - adottare gli interventi e le misure necessarie, a partire da quelle in materia di lavoro (salari, contratti, precarietà), per ridurre le inaccettabili disuguaglianze e rilanciare un nuovo modello di sviluppo e crescita”.


“Una responsabilità che questo esecutivo non si sta assumendo come dimostra la legge di Bilancio in discussione, su cui si sta già esercitando l’agognata ‘democrazia decidente’ cara al Governo, con l’ennesima marginalizzazione di ogni discussione parlamentare e la totale assenza di confronto con le parti sociali”, conclude Ferrari.

L’angoscia e l’orrore per guerra israelo-palesinese dei giovani di LƏA, il Laboratorio ebraico antirazzista

"LƏA, Laboratorio ebraico antirazzista, formato da giovani ebree ed ebrei italiani, esprime angoscia e orrore per la situazione in Palestina e Israele. In questo momento di dolore e di devastazione, in cui piangiamo persone amate sia israeliane sia palestinesi, chiediamo la fine del massacro a Gaza e il rilascio immediato degli ostaggi israeliani".

Così inizia un comunicato che si distingue per la sua provenienza e per i suoi contenuti. Bruno Montesano, uno dei giovani componenti del Laboratorio, ci dice infatti che LƏA prende origine “dall’esigenza di disarticolare il discorso tendenzialmente schiacciato sul sostegno acritico alle politiche del governo israeliano, che facevano e fanno le comunità ebraiche e che oggi produce una strage di civili innocenti e, nel contempo, dalla difficoltà di attraversare alcuni spazi a sinistra che, purtroppo, sono ancora imbevuti di forme di antisemitismo consce e inconsce che hanno reso ad alcuni di noi difficile frequentarli, anche quando non ci si doveva occupare di Israele e Palestina”. 

“Siamo ancora sgomenti per la carneficina di Hamas del 7 ottobre – si legge nel comunicato –: niente può giustificare la strage e la cattura di civili inermi. A questo lutto si è aggiunto l’orrore per la violenta campagna militare israeliana volta a punire collettivamente il popolo palestinese. A Gaza, oltre due milioni di persone sono assediate e bombardate dall’aviazione israeliana, private di cibo, acqua, corrente elettrica e corridoi umanitari. Un crimine di guerra non ne giustifica un altro. Chiediamo al governo italiano e all’Unione Europea di attivarsi con urgenza per porre fine allo spargimento di sangue e per raggiungere un cessate il fuoco”.

Montesano spiega che il comunicato è stato redatto anche per affrontare un doppio problema che si ripropone: “Da un lato la punizione collettiva contro gli abitanti di Gaza viene legittimata nel frame dello scontro di civiltà dal discorso pubblico giornalistico e politico maggioritario, dall’altro lato una minoranza ingigantita nella rilevanza pubblica dai media (ossia pezzi della sinistra radicale) seleziona chi meriti di essere ricordato e degno di lutto, dal momento che l’attacco di Hamas è stato letto come un atto di liberazione con dei danni collaterali, quando invece è un crimine di guerra”.

I giovani del Laboratorio ebraico antirazzista sono “inorriditi dall’uso che l’estrema destra di governo fa della questione israelo-palestinese per legittimare tanto il proprio razzismo islamofobo quanto l’antisemitismo”. Lo sguardo cade poi sul lungo periodo e Montesano ci dice che “sarebbe importante porre fine alla discriminazione istituzionale dei palestinesi che configura un regime di apartheid in Israele, Cisgiordania e Gaza. Bisognerà poi ragionare su quali forme di coesistenza siano possibili al di là della forma dello stato-nazione, affinché israeliani ebrei e palestinesi possano vivere insieme con eguali diritti”.

Per questo LƏA si propone di “organizzare incontri, partecipare a mobilitazioni e rilanciare altre voci palestinesi ed ebraico-israeliane contro l’occupazione. “Voci che esistono e vengono silenziate nella diaspora e in Israele/Palestina. Ci sono, ad esempio, l’associazione palestinese Al Haq, quella dell’attivista Issa Amro, le associazioni Breaking The Silence e B’Tselem in Israele che parlano di apartheid da tempo, o Na’amod in Regno Unito: vorremmo incunearci in questo spazio stretto tra una comunità ebraica purtroppo schiacciata a destra e una parte della sinistra radicale che, giustamente, difende i diritti dei palestinesi, ma allo stesso tempo, in parte, contiene forme di antisemitismo che non riconosce”.

Montesano invita a non dimenticare “che siamo di fronte a un aumento di episodi di antisemitismo e, parallelamente, alla sua strumentalizzazione allo scopo di silenziare le voci critiche palestinesi o di solidarietà con la Palestina. Inoltre, i nostri governi, già profondamente implicati in politiche razziste e islamofobe usano quanto avviene in Israele/Palestina, attraverso la lente dello scontro di civiltà, che è in realtà uno scontro tra barbarie, per accentuare i tratti discriminatori dei propri discorsi e delle proprie politiche".

E l’appello del Laboratorio ebraico antirazzista conclude: “La Nakba, i decenni di occupazione militare della Cisgiordania, le politiche di colonizzazione, apartheid e l’embargo su Gaza sono tra i fattori che impediscono di immaginare un futuro insieme. Come lo sono gli attacchi indiscriminati sui civili. La comunità internazionale è complice delle ripetute violazioni del diritto internazionale da parte di Israele e della distruzione fisica e morale di tutte le comunità che vivono nella regione. Chi è sul campo ha bisogno dell’aiuto e della pressione di tutti gli attori coinvolti per fare spazio a una soluzione politica che comporti la fine dell’occupazione e la dignità per tutti i popoli. Non c’è altra via d’uscita”

IL FORUMDD NEI PROSSIMI MESI:
UN LIBRO-PIATTAFORMA PER LE ELEZIONI EUROPEEE E L'IMPEGNO PER UNA COALIZIONE SOCIALE 


 Oltre 70 persone, 3 ospiti autorevoli e 8 ore di intensa discussione: il resoconto della nostra assemblea annuale
 

L’assemblea del Forum Disuguaglianze e Diversità ha deciso di entrare nella campagna elettorale per le europee con un libro-piattaforma che racconti l’Unione europea che serve a un futuro più giusto, metro per giudicare partiti e candidature. La decisione è arrivata al termine di una discussione su prospettive, temi concreti, alleanze sociali.

Oltre 70 fra membri partner di progetto del nostro Forum Disuguaglianze e Diversità si sono riuniti il 18 ottobre scorso a Roma in Assemblea (in gran maggioranza in presenza) accolti con calore e professionalità presso la Città dell’Altra Economia. Nelle parole dei diversi invitati, chiamati a reagire e a discutere le tante questioni aperte, siamo apparsi come: “luogo raro di incontro di intraprese sociali e di ricerca… con tempi svizzeri”; “think-tank” o “think-and-do” che “prova a intercettare, legare e fare dialogare il micro-sperimentalismo democratico che attraversa il paese”; “mix di competenze tecniche che di rado si parlano”; “costruttori di proposte concrete in dialogo con i territori” o addirittura “sindacalisti diffusi territoriali”; e poi “prove di un modo diverso di fare politica”; “portatori di un istituzionalismo sperimentale progressista”. Ragioneremo su queste espressioni, ma intanto esse colgono l’amicizia, lo spirito innovativo e il metodo del nostro lavorare e ci confortano. Riflettono la bella aria che si respirava il 18 ottobre. Un’aria di solidarietà, coesione e ragionevolezza, anche nelle difficoltà. Sia nell’apprendere gli uni dagli altri i progressi realizzati o le sconfitte subite. Sia nel toccare con mano i limiti evidenti che abbiamo e nell’interrogarci su come procedere, in un contesto che da cattivo si fa pessimo.

 
Siamo partiti da una Relazione predisposta dal Coordinamento (cfr. Punto 1). Abbiamo ascoltato e discusso 20 brevi relazioni (5 minuti) raccolte attorno a quattro priorità e campi di azione che parlano alle preoccupazioni e aspirazioni di una moltitudine di persone e che vorremmo vedere al centro del confronto per le prossime, importanti elezioni europee: servizi universali e conoscenza libera; transizione/trasformazione ecologica come volano di sviluppo; sicurezza, dignità e potere del lavoro; “rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo” delle nuove generazioni (cfr. Punto 2). Abbiamo narrato a che punto siamo con il “progetto Scuola”, che mira a dare sistematicità e qualità alle attività formative del ForumDD, con forte attenzione al linguaggio, al metodo e al ruolo delle arti nel formare il senso comune (cfr. Punto 3). E poi, abbiamo ascoltato tre ospiti autorevoli per aiutarci a inquadrare le prossime sfide del ForumDD in un contesto dove il “partito della giustizia sociale e ambientale” di cui avremmo bisogno tarda a fiorire e la dinamica autoritaria avanza con toni odiosi e subdoli (cfr. Punto 4). Il tutto basato su una valutazione del percorso del ForumDD dal 2020 a oggi attraverso le sue Assemblee (cfr. Allegato).

 
Dalla giornata è emersa una decisione importante, presa all’unanimità. Segnerà il nostro impegno da qui al 9 giugno, quando voteremo con metodo proporzionale per le elezioni europee, e anche dopo quella data: abbiamo deciso di entrare in quella campagna elettorale, non certo presentando liste o candidature, ma con un libro/piattaforma che a inizio Primavera 2024 descriva i tratti dell’Unione Europea che vorremmo e che divenga il metro per giudicare programmi, partiti e candidature. L’insieme delle nostre idee e proposte certo non compone l’intero mosaico di un programma per l’Unione Europea, ma offre un gruppo di tessere del mosaico capace di rendere chiara l’Unione che serve al fermento sociale e operoso del paese, quello che prova ogni giorno a costruire un futuro più giusto: dove il welfare universale sia promosso, con standard europei, non penalizzato dall’austerità; la conoscenza e i dati siano accessibili e a disposizione delle comunità; la trasformazione ecologica sia accelerata nell’interesse prima di tutto dei più vulnerabili per realizzare un modo più giusto di vita e di lavoro; politiche pubbliche e governo societario siano democratizzati; il ruolo internazionale nei processi migratori e come costruttore di cooperazione e pace; ecc.

 
Nel libro/piattaforma, in Primavera, descriveremo la cornice del mosaico e le tessere su cui il ForumDD ha maturato convincimenti e proposte concrete. Sarà il nostro contributo sia ad un esito elettorale che fermi la dinamica autoritaria che attraversa l’Europa, sia ad assicurare, grazie al meccanismo del proporzionale, la presenza in Parlamento Europeo di figure pronte a battersi con competenza per l’Unione che vorremmo.

RESOCONTO COMPLETO
PUNTO 1 - RELAZIONE DI APERTURA
PUNTO 2 - QUATTRO TEMATICHE E VENTI AZIONI DEL FORUMDD
PUNTO 3 - "PROGETTO SCUOLA"
PUNTO 4 - ALLEANZE E COALIZIONI SOCIALI: QUALE PROSPETTIVA?
ALLEGATO - FORUMDD: COME SIAMO ARRIVATI A OGGI
Da alcuni mesi una penna tagliente scrive sul Fatto Quotidiano con la firma “Sottosopra”. Ora possiamo dire che è una penna che scrive per il Forum Disuguaglianze Diversità. L’ultimo articolo è uscito giovedì 26 ottobre e si intitola “Nella Manovra che ‘abolisce’ le Camere, un vuoto di visione”.

"Beata sincerità involontaria. Dopo un anno di indizi disseminati in ogni decisione e provvedimento, finalmente il malcapitato Giorgetti l’ha detto: il governo ha lavorato così bene che sarebbe un peccato presentare emendamenti alla legge finanziaria...".
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