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Dopo il successo dello sciopero generale, il segretario generale Cgil chiede un cambio di rotta: “Meloni ci convochi per cambiare la manovra”

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“Il punto è il governo cosa risponde ora alle 500 mila persone che sono scese in piazza venerdì. Ci deve essere una risposta”. Il segretario generale Cgil torna sullo sciopero generale di venerdì 29 novembre. “Per quel che ci riguarda bisogna aumentare la spesa sanitaria e bisogna agire sul fisco per andare a prendere le risorse per fare questi investimenti. Stiamo chiedendo al governo in modo esplicito che riconvochi un tavolo sulla legge di bilancio, così come chiediamo agli imprenditori di aprire le trattative sui rinnovi dei contratti”.

In 50 piazze dove ci sono state 500 mila persone “non è successo proprio nulla. Cgil e Uil da quel punto di vista lì non devono rispondere a nessuno. Le nostre sono manifestazioni democratiche in cui non è successo assolutamente nulla”. Così Landini risponde alle accuse del ministro Salvini, secondo cui le parole del segretario hanno incitato ai disordini.

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L’episodio avvenuto a Torino “è avvenuto dopo le manifestazioni sindacali e non ha nulla a che fare con le manifestazioni sindacali. Quelle modalità di scendere in piazza non c’entrano nulla con noi. Non le abbiamo fatte, le condanniamo, non c’entrano nulla con la storia del movimento sindacale”.

Il segretario della Camera del lavoro di Taranto, Giovanni D’Arcangelo, risponde all’attore Michele Riondino che ha accusato il sindacato di essersi autodistrutto

Il giorno dello sciopero generale di Cgil e Uil, il Corriere della Sera, ha riportato stralci di un discorso del noto attore tarantino, Michele Riondino, che parlando a un gruppo di studenti di Massafra aveva detto, riferendosi al segretario nazionale della Cgil, Maurizio Landini, che la classe operaia ormai non esisteva più e il sindacato si era “autodistrutto”. Ecco la replica del segretario generale della Cgil di Taranto, Giovanni D’Arcangelo:


Come faccio ad esprimere una riflessione su una persona che non conosco, che addirittura ha fatto film o arringhe su palchi e iniziative pubbliche senza aver mai pensato di interagire con quella realtà che non perde mai occasione di criticare? Tempo fa, nel 2015, gli inviammo persino una mail per invitarlo ad un confronto. Non ne conoscemmo mai l’esito. Forse noi tarantini, eravamo platea o troppo piccola, o troppo provinciale o troppo scomoda. E chi lo sa?

Io sono il segretario generale della Cgil di Taranto, probabilmente quasi coetaneo di Riondino, e per me, militante, attivista e solo dopo molto tempo nel ruolo di segretario, il sindacato è un’altra cosa. Ma per capirlo bisogna stare in una Camera del Lavoro qualsiasi, e noi ce le abbiamo in tutti i 29 comuni della provincia, in un’assemblea con i lavoratori qualsiasi, in uno dei nostri Caaf o sede di patronato Inca, dove impattiamo quotidianamente con i guai delle famiglie. Bisogna conoscerle storie ed esaminare il contesto.

 

Così mi viene in mente Aristotele che ben distingueva tra saggezza e sapienza, la prima che discende dalla capacità dell’uomo di ragionare più approfonditamente di cose complesse, la seconda più astratta calata sulle cose senza quasi sentire il dolore della carne viva delle persone su cui tutta quella sapienza si vuol calare.

In questo caso saggezza e sapienza, mi spiace dirlo, ma fanno difetto, perché il mondo del lavoro è fatto di uomini e donne che si rivolgono al sindacato per la soluzione dei loro problemi. A volte solo per essere ascoltati. Certe volte persino per sfogare la loro rabbia. E solo al sindacato badate bene. Non ad enti di promozione. Non a chi fa, addirittura, sacrosanta promozione culturale di un territorio, o chi svolge la funzione sociale di preservarne la memoria.

Nelle aule dei tribunali, nelle assemblee di fabbrica, ci siamo solo noi con loro. E siamo quelli per cui l’autodistruzione” non è messa in conto, perché la nostra distruzione sarebbe l’ulteriore indebolimento di quel fronte che invece noi e Riondino dovremmo, e sottolineo dovremmo, avere in comune.

Ai tempi della Laf subirono quella fine tutti i dipendenti sindacalizzati rimasti, gli altri erano stati già epurati, pre-pensionati. La “classe operaia” delle grandi lotte sindacali era stata messa fuori, soppiantata da giovani che avevano tutto da imparare, ma anche l’urgenza di finire le fondamenta della villetta al mare o di guardare comunque al futuro. Disconoscere questi processi è soprattutto un grande danno alla memoria collettiva di questo territorio, ed è un grande danno all’analisi seria che serve per costruire il futuro. Dividersi su questo è un grande madornale errore. E credo che a volte Riondino faccia lo stesso errore dei movimenti politici nati sulla spinta dell’anti-sistema, che poi del sistema in realtà hanno fatto parte governando con destra o sinistra.

E allora, se proprio si vuole dare un contributo alla discussione, si deve provare a leggere la complessità di questi tempi e magari parlare di una classe operaia trasformata che è più classe lavoratrice, perché il mondo del lavoro cambia ogni giorno e la precarietà dilaga anche tra le figure professionali che non sono operaie.

Anche il sindacato è cambiato, e noi diciamo pure per fortuna. Adeguare le pratiche sindacali a questi tempi forse è la sfida più difficile che, sono sicuro e lo dico in punta di piedi e dal basso della mia umile esperienza, forse avrebbe fatto tremare i polsi anche a quelli che vengono definiti delle figure mitiche del sindacato, quasi dei supereroi del passato.

Una cosa è certa, sparare nel mucchio senza conoscere, fa danni più della grandine, specie se sei meritoriamente popolare per il tuo ruolo di attore pluri-premiato. Per questo dico che sfasciare e scommettere sulla “morte” della classe operaia non c’entra niente con la lotta.

Quei 1500 che il 29 novembre hanno sfilato a Taranto, e il mezzo milione in tutta Italia, ci credono ancora, e lottano per i diritti e marciano sotto il sole e sotto la pioggia, anche per chi ha pance piene e vite che speriamo non vengano mai stravolte da povertà, disoccupazione o malattie e infortuni sul lavoro.

Queste sono le cose concrete di cui ci occupiamo noi. Difendere lavoro e diritti. E questo non è un film!

 

Giovanni D’Arcangelo è il segretario generale della Cgil Taranto

Il nostro fine è far rivivere nella quotidianità lo storico principio della Cisl:

”Il sindacato sarà dei lavoratori o non sarà”.

La legge di bilancio 2025 in discussione al Parlamento è ben lontana dagli obiettivi qualificanti che la Cisl ha indicato nei suoi congressi, e ancor più di quanto sottolineano iscritti e lavoratori indicando la priorità di potenziare (prevenzione-cura-riabilitazione) il Servizio Sanitario Nazionale e il finanziamento della legge per la non autosufficienza, a fianco delle richieste per salvaguardare il potere d’acquisto eroso dall’inflazione reale – quella del carrello della spesa è più alta di quella delle statistiche e dell’indice IPCA, che non tiene
conto dell’inflazione importata, preso a riferimento per la contrattazione – e per sostenere le filiere produttive della manifattura per un’occupazione stabile.

Per tali finalità servono miliardi in doppia cifra che non sono stati previsti nella manovra di bilancio 2025 perché la riforma fiscale - pur sempre la regina delle riforme – è attuata con leggi delega (che non richiedono il voto deliberativo del Parlamento) e persegue obiettivi del Governo che sono ben diversi dall’aumento delle entrate del bilancio pubblico per l’efficienza dei servizi universalistici (sanità e scuola) e del welfare, inoltre contraddice il principio costituzionale della progressività delle tasse sul reddito, sulla ricchezza, sulla rendita e sul patrimonio. Un esempio sono la flat tax e il concordato preventivo per il lavoro autonomo, per le partite Iva che strizza l’occhio agli evasori e incentiva il fatturato sommerso.

E’ di questi giorni la notizia che l’Istat ha stimato a 201, 6 miliardi il valore dell’economia sommersa e di quella illegale, con una crescita del 9,6%.

Il recente rapporto della Caritas, certifica la crescita della povertà e del numero dei minori poveri, racconta la faccia dimenticata del nostro paese, ben diversa da quella descritta dei tanti record stagionali o delle statistiche. A proposito del record degli occupati ricordiamo, sì sono aumentati, ma nel contempo diminuiscono le ore lavorate.

Le interviste del segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, a cui segue l’eco degli organismi statutari nazionali, affermano che con la manovra 2025 “le nostre priorità diventano risultati”. La nostra valutazione è ben diversa e di segno opposto: è vero che la manovra destina miliardi, i 2/3 del totale, per mantenere il taglio del cuneo fiscale e l’accorpamento di due tariffe Irpef, ma sostenere che “ questo da solo garantirà un aumento fino a 1.200 euro annui sulle buste paga di oltre 15 milioni di lavoratori..” è una forzatura non veritiera, una bugia perché non ci sarà un aumento in busta paga ma si è evitato un taglio degli aumenti ottenuti con le precedenti manovre (Draghi e Meloni). Affermare che “ si può sempre fare di più”, sostenendo che “ la strada giusta è il confron to, l'esercizio di responsabilità che deriva dalla delega che ci danno i nostri associati ” , peraltro senza neanche interpellarli, e nel contempo senza mai proporre, a salvaguardia dell’unità d’azione, assemblee unitarie sui luoghi di lavoro e dopo manifestazioni di piazza, - anche per spostare l’opinione dei lavoratori verso la solidarietà anziché seguire il richiamo delle politiche neo-corporative governative - e ultima ratio lo sciopero; significa non vedere il conflitto sociale che esiste in una società complessa, e non tenere conto dei conflitti che animano gli interessi economici e politici dell’attuale maggioranza di Governo.

Questo significa aver perso il senso dell’agire del sindacato e della delega rilasciata “dai nostri associati”: il segretario generale è scelto ogni quattro anni, (con l’Assemblea Organizzativa quale verifica di metà mandato, ormai declassata a piccola passerella), per far funzionare la democrazia rappresentativa, per coinvolgere anche gli iscritti alle scelte – cosi recitano le norme statutarie - e non già esercitare un ruolo da “capitano” che pensa e decide per tutti.

Sulla manovra 2025 sono state dette troppe mezze verità che si trasformano in piccole o grandi bugie tali da, ne rendere credibile l’ottimismo narrativo del governo ne la soddisfazione della Cisl quando sottolinea che sono state recepite le nostre principali richieste” senza mai specificare a quale documento riferirsi. Abbiamo seguito, su youtube, la conferenza stampa di Cgil e Uil.

La Cisl si dissocia da quanto detto in conferenza stampa da Bombardieri e Landini: noi ci dissociamo da quanto affermato da Luigi Sbarra nelle ultime interviste. Stupisce e allarma che la Cisl consideri – come fa il governo – un contributo di solidarietà la disponibilità delle banche e delle assicurazioni di ritardare di un anno la riscossione del credito d’imposta. Si tratta nella sostanza di un debito (che favorisce la liquidità del momento) da restituire.

Sollecitiamo un franco confronto che coinvolga Rsu, Rsa, Rsl e iscritti. Oggi mancano le sedi e la volontà politica per farlo. Non desistiamo, il vento prima o poi, cambierà. Intanto prendiamo PAROLA. Se altri seguiranno si può immaginare un futuro dove le tessere sindacali non siano considerate, un numero da far pesare quando si definiscono gli organigrammi, ma soci con “un’anima, un volto e una voce”.

Associazione Prendere Parola - www.prendereparola.it - novembre 2024


Accolla Sebastiano, ex segr. gen.le Filca-Cisl Siracusa, ex segr. UST-Cisl Siracusa, ex segr. Filca-Cisl Sicilia;
Accornero Don Pier Giuseppe, giornalista;
Airo Antonio, ex formatore delegati Filta-Cisl, vicedirettore corsi di FI, cogestito primi 2 progetti Iscos: Senegal e Mali;
Alborghetti Lorenzo, ex delegato RSU ABB Bergamo/Dalmine;
Arcais Elio, iscritto Fnp Cagliari;
Belmonte Luciano, ex segretario generale Filca-Cisl Calabria;
Bertella Sonia, ex segretaria gen.le Ust-Cisl La Spezia;
Bertaglia Sandro, ex operatore Fim-Cisl Torino;
Betti Sergio, ex segretario confederale nazionale Cisl; iscritto Fnp;
Bombieri Luigi, ex segretario gen.le Fnp Veneto;
Brambilla Marzio, ex delegato Fim-Cisl STMicroelectronics, iscritto Fnp
Bui Giancarlo, ex segretario Filca-Cisl Brescia, iscritto Fnp;
Buratti Federico, ex membro Consiglio reg.le Cisl- Scuola Piemonte;
Burzio Giovanni, ex segretario gen.le Ust-Cisl Savona;
Buzzigoli Antonio, ex segr.Ust-Cisl Torino;
Caprioli Piergiorgio, ex segretario gen.le Fim-Cisl naz.le;
Cattaneo Carla, iscritta Fnp-Cisl;
Caldani Alessandra, ex segr. Fisba/Fai-Cisl RA, consiglio reg.le Fisba/Fai-Cisl E.R., iscritta Fnp
Celestino Aldo, ex segretario Fim-Cisl Torino; iscritto Fnp;
Caimmi Fabio, ex segretario gen.le Flerica-Cisl Ticino-Olona-Milano;
Carta Fabrizio, ex segretario gen.le Ust-Cisl Cagliari, iscritto Fnp;
Carta Francesco, ex segretario Flaei-Cisl Cagliari, iscritto Fnp;
Cerri Gianpaolo, Femca-Cisl Pavia;
Colzani Carlo, ex segretsrio gen.le Ust-Cisl Novara;
Concas Sergio, ex segretario Ust-Cisl Cagliari e Medio Campidano; iscritto Fnp;
Cracco Giampaolo, ex delegato sindacale Cisl Fondazione Sacra Famiglia Milano;
Daghino Carlo ex segretario gen.le Fim-Cisl Piemonte;
Dal Molin Loris, ex segretario gen.le Filca-Cisl Sondrio;
Damiano Enzo, ex segretario gen.le Usr-Cisl Calabria
Debetto Claudio, ex segretario Ust-Cisl Alessandria;
Dellacqua Elidio, ex responsabile Uff.Vertenze UST-Cisl Torino;
Demontis Tomaso, ex segretario reg.le Cisl-Università Cagliari, iscritto Fnp;
De Piccoli Giovanni, ex segretario gen.le Fim-Cisl Treviso;
Di Pietrantonio Luciano, ex segretario gen.le Ust-Cisl Roma e Usr-Cisl Lazio:
D’Onofrio Pietro Antonio, ex autista segreteria generale Confederale Cisl;
Fois Maurizio, iscritto First, ex segretario First-Cisl Cagliari;
Galbiati Everardo, ex sindacalista Fim-Cisl Monza e Brianza;
Gatto Loredana, segretaria Filta-Cisl Treviso;
Gelpi Luciano, ex Segretario gen.le Ust-Cisl Bergamo;
Geromin Bruno, ex segretario gen.le Ust-Cisl Venezia e Padova,
Giordano Pino, ex segr.gen. Fim AltoAdige/Sudtirol, ex segr.gen.le Usr-SGBCisl AltoAdige/Sudtirol;
Giuntini Antonello, ex segretario gen.le Fsm/Fim-Cisl Cagliari, iscritto Fnp;
Graziani Giovanni, ex presidente collegio probiviri Fai-Cisl naz.le;
Guardianelli Marcello, ex segretario Femca-Cisl naz.le;
Guerisoli Giovanni, ex segretario confederale Cisl-naz.le, iscritto Fnp;
Italia Gianni, ex segretario gen.le Fim-Cisl naz.le;
Lai Salvatore, ex territoriale e regionale Fsm/Fim-Cisl Cagliari e Sardegna, iscritto Fnp;
Leoni Mario, iscritto Fnp-Cisl MI;
Locatelli Claudio, ex segretario gen.le Flaei-Cisl Bergamo;
Lonati Emilio, ex operatore naz.le Fim-Cisl, ex segretario Generale Fnp Novara/Vercelli/Biella/Verbania;
Maffezzoni Silvano, ex segretario Ust-Cisl, Fai-Cisl, Fim-Cisl, Mantova
Magatti Italo, ex direttivo Fim-Cisl Monza Brianza;
Manzoni Sergio, ex segretario gen.le Fim_Cisl BG e segretario confederale Ust-Cisl Bergamo;
Marchi Giuseppe, segretario gen.le Femca-Cisl Brescia, iscritto Fnp;
Marcolungo Antonio ex direttivo Fim-Cisl Torino;
Mariani Sergio, ex delegato STMicroelectronics, ex direttivo Fim-Cisl Monza-Brianza-Lecco, iscritto Fnp;
Marucco Dora, fondatrice ed ex direttrice Fondazione Vera Nocentini- Archivio storico-sindacale Torino;
Mastaglia Luigi, ex segretario gen.le Ust-Cisl Valle Camonica, iscritto Fnp;
Mastrantonio Maurizio, ex responsabile organi collegiali Fai-Cisl naz.le, iscritto Fnp;
Mauriello Giovanni, ex delegato RLS Fnp-Cisl Olbia;
Melis Sergio, ex segretario Ust-Cisl Cagliari, iscritto Fnp;
Migone Gian Giacomo, co-fondatore e segretario del sindacato Università-Cisl;
Molinari Gianna, ex dirigente Cisl- Scuola di Torino;
Olchini Gaetano, ex delegato sindacale Fim-Cisl Legnano, iscritto Fnp;
Olivetti Bernardo, rappresentante Cisl-Asst-Garda e Consiglio gen.le FP-Cisl Brescia;
Ori Maurizio ex segretario gen.le Fisba-Fai-Cisl Emilia Romagna, ex coordinatore Fai-Cisl naz.le;
Ortolina Vincenzo, iscritto Fnp-Cisl Milano;
Ortu Maurizio, iscritto Fnp Torino;
Ortu Mario, iscritto e delegato Fnp Cagliari;
Palianti Mauro ex componente Consiglio Generale Flerica-Cisl Ticino-Olona;
Parbetta Renata, iscritta Fnp;
Pelleriti Mimma ex segretaria Ust-Cisl Bergamo;
Perli Benito, ex segretario naz.le Fisascat e segretario Federchimici di Torino e Venezia;
Pezzotta Savino ex segretario confederale gen.le Cisl naz.le; iscritto Fnp;
Pisanu Giangiacomo, ex segretario Cisl-Poste Cagliari;
Piseddu Ignazio, iscritto Fnp, ex segretario Sinascel-Cisl Cagliari;
Pomatto Armando, ex responsabile formazione Fim-Cisl Piemonte;
Porcu Antonio iscritto Fnp ex segretario CISL-scuola e Fnp-Cisl Nuoro;
Putzolu Oriana, iscritta Fnp, ex segretaria territoriale e regionale Cisl Sardegna;
Ranucci Bruno, ex segretario gen.le Ust-Cisl Vercelli;
Radaelli Paola, iscritta Fnp Monza-Brianza-Lecco;
Redaelli Gigi, ex segretario gen.le Fim-Cisl Monza-Brianza, iscritto Fnp;
Ricciardi Pino, ex segretaraio gen.le Ust-Cisl La Spezia;
Riva Gianluigi, ex delegato Fim-Cisl Monza-Brianza, iscritto Fnp;
Riva Giovanna ex segretaria aggiunta Femca-Cisl Brianza;
Roncelli Giacomino, tesserato Cisl;
Sampò Graziano ex direttivo Fim-Cisl Torino;
Sanguineti Andrea, ex segretario Usr- Cisl Liguria;
Scaroni Mauro, ex componente di segreteria FP CISL Brescia, iscritto Fnp;
Serafino Adriano, ex segretario gen.le Fim-Cisl, ex segretario Ust-Cisl, Torino; iscritto Fnp;
Serlenga Antonio, ex segretario gen.le Fim-Cisl Valle D’Aosta;
Sgro' Irene, iscritta Fnp Cagliari, ex delegata Fistel-Cisl;
Simeone Vanessa, ex delegata sindacale Cisl Fondazione Istituto Sacra Famiglia, Cesano Boscone-Milano;
Soro Mariano, ex segretario Flerica-Cisl Cagliari, iscritto Fnp;
Spini Giovanni, ex Segretario Ust-Cisl Sondrio;
Todde Antonio iscritto Fnp, ex segretario Cisl-Scuola Cagliari;
Tombini Armando, ex delegato Filca-Cisl Italcementi BG;
Tolardo Pier Luigi, ex Segr.ria Reg.le Silt Cisl, ex Direttivo Terr.le e Reg.le Fistel-Cisl, Torino e Piemonte
Trimboli Francesco, delegato sindacale Cisl Fondazione Sacra Famiglia Milano;
Urru Paola, ex delegata Fistel-Cisl Cagliari, iscritta Fnp;
Valentini Cristina, ex operatrice sindacale Fistel-Cisl;
Vialba Rodolfo, ex dirigente Usr-Cisl Lombardia; iscritto Fnp;
Villa Battista ex segretario gen.le Filca-Cisl Lombardia; iscritto Fnp;
Viti Vezio, iscritto Fnp Cagliari;
Zaltieri Renato, ex segretario gen.le Ust-Cisl Brescia, iscritto Fnp;

All’ennesimo pugno duro del ministro dei Trasporti, risponde Gabrielli: “Dà i numeri, ma non rimuove le cause della nostra protesta"

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“Prendiamo atto che in questo tentativo di conciliazione per il quale siamo stati convocati, il ministro non era interessato a conoscere le ragioni tecniche e normative e le motivazioni del perché abbiamo ritenuto di confermare lo sciopero generale nei tempi e nelle modalità che con cui lo abbiamo proclamato”. Così la segreteria nazionale della Cgil, Maria Grazia Gabrielli, dopo la decisione del ministro dei Trasporti Matteo Salvini di precettare lo sciopero di venerdì 29 novembre.

Sempre a detta della segretaria della Cgil “quindi difatti il ministro ha confermato la sua volontà di aderire alla segnalazione fatta dalla Commissione di garanzia”, ma “senza dare elementi di come in realtà si sia arrivati a poter dire che siamo di fronte a una violazione e a un grave pregiudizio di questa natura”. “Si potevano trovare altre modalità di confronto – ha concluso - evidentemente però non si ha interesse a trovarle”.

Dello stesso avviso anche il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri: “Noi rispettiamo le regole: impugneremo la precettazione e, quindi, ci rivolgeremo alla magistratura”.

Cgil: ministro dà i numeri

“Invece di dare i numeri, il ministro Salvini si dovrebbe domandare perché ci sono tante lavoratrici e lavoratori che sono costretti a scioperare per rivendicare i loro diritti e un salario adeguato”. Così torna ad intervenire in una nota Maria Grazia Gabrielli.

“Dalle nostre rilevazioni, nel tpl, dove operano nel territorio nazionale circa mille aziende tra pubbliche e private, negli ultimi 24 mesi - precisa - la media mensile è stata di 17 scioperi. Nei 19 mesi del governo Gentiloni, dal 2016 al 2018, la media mensile degli scioperi è stata pari a 22. Mentre, durante il governo Renzi, in 34 mesi, la media mensile è stata di 18 scioperi”.

Per Gabrielli dunque: “Se la questione centrale diventa la quantità degli scioperi e non le cause la questione non è più quella del contemperamento degli interessi, che anche la legge tutela, ma si vuole limitare il diritto di sciopero. Al ministro bisogna inoltre ricordare - aggiunge la segretaria confederale - che gli scioperi vengono proclamati nel rispetto delle fasce di garanzia e dei presidi minimi dei servizi a tutela degli utenti. L’oggetto della discussione che riguarda il 29 novembre è la compressione dello sciopero generale e delle sue regole – conclude , ma al ministro conviene far finta di non capire”.

 

Il segretario generale Cgil: “È la condizione per creare un nuovo modello di sviluppo. Lo sciopero generale è per la crescita di tutto il Paese” 

“L’aumento dei salari è la condizione per affermare anche un nuovo modello di fare impresa, un nuovo modello economico e sociale”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in conferenza stampa commentando le anticipazioni del report sui salari, a cura della Fondazione Di Vittorio. “Bisogna riequilibrare ciò che è successo in questi anni – ha aggiunto –ossia un aumento dei profitti e della ricchezza in mano a pochi, che è proprio quello che sta facendo arretrare il nostro Paese”.

Questo è punto fondamentale, per il leader di Corso d’Italia: “Quello che succede intorno a noi e nel rapporto con gli altri Stati in Europa e nel mondo, indica un passaggio di fase: i modelli sociali e produttivi. Rimettere al centro il lavoro e le persone significa rimettere al centro le loro condizioni. La crescita dei salari non è solo un elemento di giustizia sociale, ma il fulcro di un nuovo modello economico e di crescita”.

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Salari: la conferenza stampa di Maurizio Landini

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Landini ha parlato dei “guasti” prodotti in questi anni e della necessità di invertire la rotta. “Si sono moltiplicati i contratti nazionali, oggi sono circa mille e non si è mai affrontato il tema della legge sulla rappresentanza. Non solo si sono impoveriti gli stipendi e le persone, ma tutto il Paese. Abbiamo avuto una crescita di livelli di precarietà senza precedenti, insieme a una legislazione che ha favorito in tutti i settori, attraverso i subappalti e le finte cooperative, un ridisegno del modello di impresa basato sulla competizione a ribasso. Un modello – inoltre – che ha favorito l’aumento dello sfruttamento, lavoro nero e ampie fasce di illegalità, portando la criminalità organizzata in ampie fette di economia illegale. La legislazione non ha aiutato”.

Contratti pubblici, scenario pessimo

C’è poi un secondo punto fondamentale. “Negli stipendi c’è una situazione diversificata nei settori industriali, va un po’ peggio nel terziario e servizi, in tutto il settore pubblico lo scenario è pessimo. Qui va detto in modo esplicito: quando anche l’Istat dice che a inizio 2024 c’è una crescita dei salari, ciò è frutto dei rinnovi dei contratti nazionali che finora hanno escluso i lavoratori pubblici. Di fronte a un’inflazione del 17%, il governo indica un aumento non superiore al 6%: significa sancire una perdita strutturale non più recuperabile, cioè una riduzione programmata ulteriore del potere d’acquisto dei salari. Così si manda anche un’indicazione a chi rinnova i contratti: il governo è il primo che non inverte la tendenza sui salari, quindi invita tutti a proseguire sulla via dell’abbassamento dei salari. C’è una doppia responsabilità: politica per il messaggio che si lancia, ma anche sostanziale perché si colpiscono i salari”.

Da parte sua, la Cgil ha una richiesta precisa: “Abbiamo chiesto di concentrare gli incentivi, anche come detassazione degli aumenti, tutti sui contratti nazionali di lavoro. Oggi sono presenti tre milioni di lavoratori in meno, portarli alla regolarità non significa solo trattare meglio le persone, ma anche avere maggiori entrate fiscali”.

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Una legge sulla rappresentanza

Allo stesso tempo, ha aggiunto Landini, “non si affronta la moltiplicazione dei contratti, per farlo bisogna arrivare a una legge sulla rappresentanza. Solo in questo modo si può dare una validità erga omnes ai contratti, affinché quelle regole salariali e normative contenute nei contratti diventino la base sotto la quale nessuno può andare. Noi abbiamo scritto una lettera al presidente del Consiglio e ministro del Lavoro: entro il 15 novembre tutti i Paesi dovevano recepire la direttiva europea sul salario minimo, che affronta anche il numero dei contratti. Anche l’introduzione in Italia del salario minimo va affrontata”. Il testo della direttiva forniva peraltro l’indicazione del confronto tra governo e parti sociali. 

Sono tutti nodi sul tavolo ma, fa notare il segretario, “oggi non c’è stato alcun confronto con l’esecutivo e non c’è alcuna volontà in questo senso. Hanno tentato di appaltare furbescamente la questione al Cnel, sminuendo il ruolo di tutte le parti sociali, sia i sindacati che le imprese. Nel frattempo il governo ‘festeggia’ i contratti pirata: non è un caso ma indica una volontà politica”.

Tra le ragioni che hanno portato allo sciopero generale del 29 novembre, proclamato da Cgil e Uil, “una rivendicazione centrale è proprio un nuovo modello sociale e di fare impresa. Ci sono quasi sei milioni di lavoratrici e lavoratori che non superano gli 11.000 euro l’anno, molti svolgono part-time involontario: c’è una povertà anche dentro il mondo del lavoro, insomma si è poveri lavorando. Pensare di allargare la possibilità delle imprese di scegliere lavoro precario – come fa il governo – vuol dire continuare a scegliere il modello sbagliato basato su queste caratteristiche”. 

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Fisco ingiusto e contro il lavoro

Landini è poi tornato a parlare di fisco. “La riforma fiscale va all’opposto della necessità e continua a disegnare una distribuzione della ricchezza a danno del lavoro dipendente”. Secondo le stime del report l’80% degli utili nel privato e nel terzario va in dividendi, non in nuovi investimenti. “Uno dei problemi è proprio il ritardo negli investimenti. Intanto il lavoro dipendente è tassato fino al 43%, nel tempo si è andati verso una tassazione piatta di profitti e rendite che gradualmente si è anche abbassata. In altre parole: io che lavoro sono tassato al 43%, il profitto che produco viene tassato la metà”.  

Il sindacato non si rivolge solo ai lavoratori, ma a una platea più ampia: “Vogliamo parlare a tutte le forze economiche, politiche e sociali del Paese: continuare con questa prospettiva significa portare a sbattere l’Italia”.

Lo sciopero è per la crescita del Paese

Il leader Cgil si è soffermato sullo sciopero generale: “Lo sciopero prima di tutto è un disagio per chi lo fa, perché rinuncia a una giornata di lavoro e retribuzione – ha affermato –. Dietro alla nostra mobilitazione c’è una rivendicazione che riguarda la crescita reale del nostro Paese, la lotta vera alle diseguaglianze, un nuovo modello sociale, economico e di investimento. Pensiamo ai giovani che stanno pagando il prezzo più elevato, vivono la precarietà come condizione normale, molti diplomati e laureati lasciano l’Italia. Così il Paese perde intelligenza e sta invecchiando. Il governo racconta balle rispetto ai problemi seri da affrontare. Le nostre rivendicazioni le poniamo al centro della discussione, ponendole anche all’attenzione delle imprese”.

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Il governo rispetti chi sciopera

Rispondendo ad alcune domande, infine, Landini ha ribattuto su alcune “perplessità” espresse da membri del governo sullo sciopero. A proposito delle dichiarazioni di Salvini: “Non so cosa intenda il ministro Salvini per ‘sciopero selvaggio’, non so se il termine era autobiografico. Noi con la Uil abbiamo semplicemente proclamato lo sciopero nel rispetto delle regole e garantiamo i servizi previsti dalla legge”. Sul settore sanitario: “La sanità è al collasso, medici e infermieri si fanno il mazzo, trovo stupido e irresponsabile fare una discussione su quanti sono quelli che scioperano. I ministri devono avere più rispetto”.

Legambiente aderisce ed invita associazioni, comitati, cittadine/i a partecipare a questa e altre iniziative di mobilitazione che, come questa, è costruita su una piattaforma precisa (allegata) che non si limita a denunciare specifiche responsabilità e ritardi, che pure ci sono da varie parti, ma chiede a tutti la necessità di un cambio di passo.

Oggi (quasi) nessuno può negare gli effetti del cambiamento climatico in atto, ma questo significa contenere le cause che lo determinano e progettare a tutti i livelli i necessari “adattamenti” nei territori.

Giustamente si è sottolineato che questa emergenza non riguarda semplicemente i cittadini che sono stati più volte colpiti dagli eventi alluvionali, ma è un problema dell'intera comunità, per questo insistiamo nel sollecitare il coinvolgimento non semplicemente dei diversi comitati, ma di tutte le realtà della società civile: associazioni sociali, sindacali, delle varie forme volontariato, che continua ad essere attivo. 

Anche queste conoscenze e competenze devono essere coinvolte nella definizione dei “Piani di protezione” per gli interi bacini idrografici dall'appennino, alla pianura, al mare.

Ad esempio, le esperienze dei “contratti di fiume”avviati, nelle nostre zone, nei bacini del Lamone, del Marzeno, del Senio possono essere assolutamente utili per la realizzazione del “Piano speciale per la ricostruzione” (ancora non approvato definitivamente).

Questo, assieme a ristori giusti, una struttura commissariale adeguata e presente nel territorio, i necessari finanziamenti centrali che non sono stati definiti, stanno negli obiettivi della manifestazione del 7 dicembre.

Le adesioni possono essere segnalate a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

e, in particolare per la nostra zona, anche alla nostra ma il Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

perchè vogliamo essere parte attiva nell'organizzare la più ampia e unitaria mobilitazione per la messa in sicurezza dei nostri territori e una ricostruzione consapevole.

Circolo Legambiente Lamone