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COMUNICATO STAMPA CGIL CISL UIL DI RAVENNA

Hysa Bujar di 63 anni è morto questa mattina a causa di un infortunio sul lavoro che si è verificato presso il Centro Servizi dello stabilimento Marcegaglia di Ravenna.

Hysa lavorava per la cooperativa di facchinaggio Co.Fa.Ri. L’infortunio mortale sembra avere sinistre analogie con un altro infortunio mortale avvenuto in Marcegaglia nel 2014, dove trovò la morte Lorenzo Petronici.
Solo un anno fa, in IFA, un altro terminal ravennate, ha trovato la morte Franco Pirazzoli anche lui in un infortunio ancora da chiarire e sul quale sono aperte de indagini della magistratura.
Una scia di sangue che non si arresta, nonostante i MAI PIÙ.

Hysa lascia la moglie, 2 figli e i nipoti ai quali porgiamo le nostre condoglianze e la nostra promessa di fare ogni cosa sia in nostro potere perché la morte del proprio congiunto non sia vana.
CGIL CISL UIL, unitamente alla RSU Marcegaglia ed alle Categorie di tutti i lavoratori impegnati a qualsiasi titolo negli stabilimenti Marcegaglia di Ravenna hanno proclamato lo sciopero per tutti i turni di lavoro delle giornate del 15 e del 16 luglio.

Domani i lavoratori del porto di Ravenna si fermeranno per 24 ore e alle 12 le sirene del porto suoneranno in segno di protesta per queste morti e di solidarietà con la famiglia.
Durante l’incontro avvenuto nel primo pomeriggio con la direzione aziendale di Marcegaglia le rappresentanze sindacali, dopo un sopralluogo nel sito della tragedia, hanno ribadito problematiche inerenti le carenze di personale, gli spazi angusti di lavoro ed impegni orari eccessivamente prolungati per i lavoratori impegnati negli appalti.

Lasciamo alla magistratura il compito di accertare le responsabilità di ciò che è accaduto. Alla città, alle istituzioni, agli organismi di controllo ed alle associazioni di rappresentanza la responsabilità di uno sforzo straordinario per il consolidamento di un sistema che discrimini chi non è in grado di garantire i più alti standards di sicurezza.

In questo senso, il rinnovo del protocollo sulla sicurezza del porto, che prenderà avvio nei prossimi giorni, sarà l’occasione per misurare la reale volontà degli attori economici dell’ambito portuale per mettere al primo posto la sicurezza dei lavoratori.


CGIL                CISL             UIL
M.Melandri   R.Baroncelli     C.Sama


Ravenna 15 luglio 2021

 

Tragico infortunio alla Marcegaglia di Ravenna, muore operaio

Ravenna, 15 luglio 2021 - Tragico infortunio questa mattina allo stabilimento Marcegaglia di via Baiona. Nell'incidente sul lavoro è morto un operaio di 63 anni, dipendente di una ditta esterna.

Erano circa le 9.10 quando il lavoratore è rimasto schiacciato da un coil, una grande bobina per vari impieghi. Immediatamente è scattato l'allarme con l'arrivo sul posto dei sanitari del 118 con un'ambulanza e un'auto con medico a bordo. Nel luogo dell'infortunio sono arrivati anche i carabinieri e i tecnici della Medicina del lavoro dell'Ausl Romagna.

Subito è arrivata la reazione dei sindacati di categoria Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil che hanno proclamato 8 ore di sciopero per tutta la giornata di oggi per tutti i turni di lavoro. In una nota si legge: "Stamattina un terribile incidente ha colpito un lavoratore di una ditta esterna al Cs. Non si può continuare a lavorare dopo un fatto di tale gravità". Inoltre i sindacati chiedono che "Rsu e Rls vengano convocati immediatamente per capire le dinamiche dell'accaduto".

 

 

 

Informazioni agli elettori: quesito, dove firmare e come partecipare

Il Comitato Referendum Eutanasia Legale Faenza informa che lo scorso 26 giugno, nell’ambito
della manifestazione FAPride, anche a Faenza è iniziata la raccolta firme per indire il referendum
sulla legalizzazione dell’eutanasia promosso, a livello nazionale, dall’Associazione Luca Coscioni.

L’iniziativa referendaria mira a sottoporre al voto popolare la scelta se abrogare o conservare la
norma penale, risalente al 1930, che impedisce in Italia la pratica dell’eutanasia, ossia la
somministrazione di un farmaco finalizzato a procurare la morte su richiesta di un malato capace di
intendere e di volere e di esprimere un consenso informato, libero e consapevole.

Oggi la legge italiana permette a tutti i malati di rinunciare alle terapie, anche se da tale scelta
deriva la morte, e dal 2017 è divenuto possibile redigere un testamento biologico al fine di prestabilire
le proprie volontà in previsione di un’eventuale futura incapacità di autodeterminarsi provocata
dall’insorgere di gravi patologie.

È tuttavia ancora vietata e punita come reato la pratica di trattamenti sanitari diretti a causare la morte, benché richiesti consapevolmente dal paziente. In tal modo molti malati che non possono permettersi di ricorrere all’eutanasia all’estero sono costretti, senza alcuna ragione, a subire un processo di abbandono della vita più lento, in ipotesi meno corrispondente alla propria visione della dignità nel morire e più carico di sofferenze per loro e per le persone a loro care.
Essenzialmente per queste ragioni nel 2018 la Corte costituzionale ha sollecitato il Parlamento a
disciplinare la materia del fine vita, ma la sua richiesta è rimasta inascoltata.

Il referendum promosso dall’Associazione Coscioni mira a superare questa contraddizione – che
la nota “sentenza Cappato”, nel 2019, ha cercato in parte di risolvere, ma per i soli malati tenuti in
vita da trattamenti di sostegno vitale – in modo da garantire a chiunque la libertà di scegliere il modo
di morire che ritiene più dignitoso e più fedele alle proprie convinzioni personali.

Per poter tenere il referendum abrogativo occorre raccogliere 500 mila firme entro settembre 2021.

Tutti gli elettori possono sottoscrivere la richiesta di referendum presso:

i Servizi Demografici del Comune di Faenza, in Piazza Rampi 2, da lunedì a venerdì ore 8.30-13 e giovedì anche dalle 14.45 alle 16.15

oppure ai banchetti di raccolta firme organizzati dai nostri volontari nelle seguenti date:
in Piazza del Popolo dalle 9.30 alle 12.30
sabato 3, 10 e 31 luglio;
sabato 28 agosto;
sabato 11 e 25 settembre

nel Parcheggio Faenza 1 dalle 9.30 alle 12.30
sabato 17 luglio
sabato 18 settembre

In Piazza della Legna (inizio Corso Matteotti, incrocio Via Torricelli e Via Severoli)

Martedì 13 - 20 - 27 luglio, dalle 20 alle 23

Per informazioni e per partecipare alla raccolta firme come volontari è possibile visitare il sito
ufficiale della campagna referendaria www.referendum.eutanasialegale.it

o contattare il Comitato locale all’e-mail:  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

È inoltre attiva la pagina Instagram @eutanasialegalefaenza

per restare aggiornati su tutte le iniziative e su tutti i banchetti della campagna locale.


Faenza, 30 giugno 2021

                            avv. Pier Francesco Bresciani
per il Comitato Referendum Eutanasia Legale Faenza

Altre buone notizie sul fronte della Transizione Ecologica: stop a finanziamenti europei per la produzione di idrogeno blu e contestuale stoccaggio della CO2.

Legambiente ai sindacati: "si lavori assieme per un Adriatico Eolico e Solare"

La transizione energetica: il progetto JUST di Eni - Periodico Daily

Legambiente è soddisfatta del risultato del dibattito su idrogeno, stoccaggio della CO2 e fondi del PNRR.

Sembrano archiviate le posizioni di forte ambiguità sull'utilizzo dell'idrogeno non rinnovabile che avrebbe portato implicitamente ad un prolungamento della vita del fossile, in particolare del gas. Finalmente, infatti, la posizione netta da parte dell'Europa ha chiarito nero su bianco che le uniche tecnologie ad idrogeno finanziate da fondi pubblici del PNRR dovranno essere quelle ad idrogeno verde, quindi legate alla produzione di energia rinnovabile.

"Una notizia determinante che chiude una stagione di dibattito e mobilitazione attorno a questo tema. Fin dall'inizio abbiamo ritenuto importante che progetti come la cattura e stoccaggio della CO2 a Ravenna, contestuale anche alla produzione di idrogeno blu, non avrebbe dovuto ricevere alcun soldo pubblico dal Recovery Fund. Ad oggi però, il progetto di stoccaggio potrebbe trovare ancora sfogo in altre linee di finanziamento europee".

Un segnale rincuorante arriva anche dalla Regione, che conferma zero finanziamenti dalle casse regionali per il sostegno al progetto di ENI davanti alle coste ravennati, così come la strategia regionale 2021-2027 fa menzione di solo idrogeno verde.

Ancora però vi sono delle resistenze nel tessuto socio economico del ravennate che vedeva negli scenari di ENI ipotesi per sostenere lavoro ed aziende locali.

Legambiente ritiene che ci siano ampie possibilità per una riconversione che salvaguardi il clima, gli interessi attuali e delle future generazioni. Da tempo ci sono infatti le evidenze tecniche di un futuro importante e prolungato di cantieri per la dismissione delle piattaforme e per la realizzazione di impianti rinnovabili offshore sfruttando maestranze e competenze locali. Già oggi le ipotesi legate ad eolico e solare sono assolutamente concrete.

L'associazione si rivolge in particolar modo al mondo sindacale locale (uscito in questi giorni con prese di posizione a sostegno dei progetti di ENI) per chiedere assieme - anche in sede regionale e ministeriale - un distretto del Adriatico rinnovabile, che sviluppi anche interventi concreti sull'efficientamento energetico nei sistemi produttivi e nelle città. Il settore Oil&Gas è già in crisi da tempo e solo una decisa riconversione verso le rinnovabili può rappresentare la soluzione più valida nel lungo termine per il lavoro, ma anche l'unica opzione per l'urgenza della sfida climatica

"Si attirino e si sostengano investimenti utili per il territorio e per il pianeta e si riconosca la non strategicità del tanto dibattuto progetto di stoccaggio di ENI"- conclude Legambiente.

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Ufficio Stampa - Legambiente Emilia Romagna

E-mail: ufficiostampa@Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Web: www.legambiente.emiliaromagna.it

Overall Rete multiculturale, a nome di tutte le Associazioni e cittadini che in essa si riconoscono, esprime soddisfazione per la decisione espressa nella seduta del Consiglio Comunale del 29. O6. 2021 di riconoscere a Patrick Zaki la cittadinanza onoraria di Faenza.

Proprio Overall, già nel marzo 2021, ne aveva fatto formale richiesta all'Amministrazione Comunale dando così voce a tutti coloro che non vogliono rimanere indifferenti alle violazioni dei diritti civili ed umani. Il caso di Patrick Zaki, cittadino egiziano, iscritto all'università di Bologna, ingiustamente detenuto da 17 mesi nel carcere del Cairo, ne è un esempio drammatico.

Ringraziamo le associazioni e tutta quella parte della società civile che con volontà e tenacia è riuscita a dare forza a questa istanza di civiltà; ringraziamo quelle forze politiche che hanno portato avanti il dibattito, lo hanno fatto crescere e hanno permesso alla mozione di cittadinanza di essere approvata a maggioranza.

Dispiace che alcuni membri del Consiglio Comunale non abbiano condiviso lo spirito umanitario della mozione.

Ribadiamo il nostro impegno nel continuare a tenere alta l' attenzione sul caso di Zaki, oggi più che mai simbolo evidente delle tante violazioni dei diritti civili ed umani che si stanno perpetrando in varie parti del mondo.

Overall Rete Multiculturale Faenza

Faenza 30 06 2021

A causa della pandemia, il mondo del lavoro è alle prese con una fase di crisi imprevista, imprevedibile e mai sperimentata prima d’ora. La Cgil di Ravenna fa il punto sui dati che emergono dagli studi economici e chiede, tramite la segretaria generale di Ravenna, Marinella Melandri, di non scaricare le fragilità sul mondo del lavoro: “C’è già chi chiede il ritorno dei voucher, del tempo determinato senza causali, senza parlare del rischio di un’impennata del lavoro nero e grigio”, sostiene Melandri. Incrociando i numeri elaborati dall’Ufficio studi e ricerche della Camera del lavoro di Ravenna la Cgil di Ravenna sviluppa un’analisi che può aiutare a comprendere l’impatto del covid sul mondo del lavoro nel territorio provinciale.

Venti milioni di ore di cassa integrazione in provincia di Ravenna

Due i versanti sui quali si è concentrato lo sforzo di sindacato, istituzioni e altre parti sociali per mitigare il più possibile gli effetti negativi di questa catastrofe sociale. Innanzitutto il blocco dei licenziamenti, mantenuto in vigore fino ad ora nonostante da molte parti se ne chiedesse a gran voce l’abolizione in nome di una libertà d’impresa miope e amorale. Dall’altro lato lo sforzo profuso per dare sostegno a lavoratrici, lavoratori e imprese attraverso la sottoscrizione di migliaia di accordi per la concessione di ammortizzatori sociali: quasi 20 milioni di ore autorizzate a circa 46.000 lavoratori dall’Inps, da marzo a dicembre 2020, per la sola provincia di Ravenna.

“Per quanto riguarda il ricorso alla cassa integrazione, la parte del leone, numericamente, è stata fatta dal settore del commercio, dei servizi e del turismo (15.361 lavoratori colpiti) e da quello metalmeccanico (12.694) – spiega Davide Gentilini, responsabile dell’Ufficio studi e ricerche della Cgil di Ravenna -. In generale tutte le realtà e le specificità provinciali sono state interessate in maniera trasversale: dal comparto ceramico faentino, a quello turistico lungo la costa, dalla grande impresa industriale al piccolo artigiano. Tutto il mondo economico-produttivo ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali. Ancora a inizio aprile 2021 sono più di 7.000 i lavoratori “in cassa”. Ammortizzatori e blocco dei licenziamenti hanno contribuito a dare sostegno e mantenere legati alle aziende un gran numero di lavoratori a tempo indeterminato, ma non hanno potuto fermare la fuoriuscita dal ciclo produttivo dei lavoratori più deboli e meno tutelati presenti sul mercato del lavoro: i precari, gli stagionali, gli assunti a tempo determinato e in somministrazione”.

Marinella Melandri, segretaria generale della Cgil di Ravenna: “Di fronte a noi abbiamo ancora mesi difficili”

Ci sarà un prima e un dopo il 2020, l’accelerazione forzata imposta dall’emergenza in alcuni ambiti (smartworking e didattica a distanza per citare solo i capitoli sotto gli occhi di tutti) rivoluzionerà probabilmente l’organizzazione del lavoro post-pandemia.

 

“I mesi che abbiamo di fronte saranno ancora difficili per il mondo del lavoro – commenta la segretaria generale della Cgil di Ravenna, Marinella Melandri -. La campagna vaccinale entro poche settimane dovrebbe consentire di mettere al sicuro la parte più fragile della popolazione; c’è la consapevolezza che dovremo ancora fare i conti con la necessità di prevenire i contagi, con tutto ciò che questo significa per il lavoro. A questo si aggiunge la scadenza del blocco dei licenziamenti per i settori industriali a fine giugno”.

Il tasso di occupazione cala al 67,5%

Gli occupati in provincia di Ravenna sono passati dai 175.592 del 2019 ai 167.442 del 2020, mentre il tasso di occupazione, che era faticosamente risalito ad un 70,6% che non si vedeva dagli anni precedenti la crisi iniziata nel 2009, è ripiombato al 67,5%, inferiore anche al dato regionale (68,8%). È esploso il numero di persone in cerca di lavoro (da 8.474 a 12.352), con il tasso di disoccupazione balzato dal 4,6% al 6,9%. Ma quello che preoccupa maggiormente è l’aumento del numero degli inattivi (da 62.417 a 66.011), ovvero delle persone che non lavorano e che, scoraggiate, non cercano più una occupazione.

L’inattività balza al 27,5%

Il tasso di inattività, ovvero il rapporto tra il numero di inattivi nella classe di età 15-64 e il corrispondente segmento di popolazione, passa dal 26 al 27,5%. Le fasce maggiormente coinvolte sono le donne nell’intervallo dai 15 ai 24 anni (dal 70 al 78%) e gli uomini dai 35 ai 54 anni, che dal 7% raggiungono il 13%. Un andamento che sembra indicare come stiano aumentando le giovani donne che non cercano nemmeno più di entrare nel mondo del lavoro e gli uomini che, espulsi dal posto di lavoro proprio nella fascia di età della maturità lavorativa, disperano di potervi rientrare.

“Se non sarà prorogato – aggiunge – dovremo evitare licenziamenti unilaterali, utilizzando tutti gli strumenti disponibili, dai contratti di solidarietà a quelli di espansione alla cassa ordinaria nelle situazioni di crisi, per mantenere i lavoratori collegati alle loro imprese, spingendo sulla formazione e sulla sicurezza sul lavoro. Poi come sempre accade nei momenti di difficoltà, torna la tentazione di scaricare sul lavoro le fragilità: c’è già chi chiede il ritorno dei voucher, del tempo determinato senza causali, senza parlare del rischio di un’impennata del lavoro nero e grigio, in particolare nel nostro territorio caratterizzato dalla stagionalità. Dobbiamo combattere un’idea di ripresa basata sulla precarietà”.

“È un’esperienza già fatta – conclude -, di cui abbiamo misurato le conseguenze con la pandemia. Gli ingenti investimenti di cui il Paese potrà disporre devono servire a uno sviluppo di qualità, che guardi al futuro, e contemporaneamente bisogna adottare misure di sostegno e accompagnamento, a cominciare da una riforma degli ammortizzatori sociali in senso universalistico e solidaristico. Per questo le risorse del Recovery fund devono essere condizionate a produrre effetti qualitativi e quantitativi sull’occupazione”.