Risvegli Che cos’è cambiato per cui anche i ministri degli esteri dell’Unione europea – non tutti, naturalmente non il nostro Tajani – adesso pensano che Israele stia esagerando nella sua mattanza […]
Che cos’è cambiato per cui anche i ministri degli esteri dell’Unione europea – non tutti, naturalmente non il nostro Tajani – adesso pensano che Israele stia esagerando nella sua mattanza a Gaza, quando fino a qualche giorno fa si sarebbero affrettati a definire antisemita chi avesse formulato un pensiero del genere? Niente, nella sostanza. Il gabinetto di guerra Netanyahu porta avanti lo sterminio da quasi venti mesi, da due ha chiuso ogni varco per gli aiuti (riaperto appena ieri e inutilmente) e scatenato la fame. Non c’è nulla che possa chiamarsi novità, c’è un orrore che si accumula, come le macerie della Striscia e come i cadaveri dei gazawi.
Quella montagna è diventata troppo alta anche per chi si è voltato dall’altra parte per non vedere Gaza? Vorremmo sperarlo, ma le prime timide prese di posizione – che non sono fatti ma annunci di fatti – non interrompono la cooperazione degli Stati europei (non parliamo degli Usa) con l’esercito distruttore di Israele. E certo potrebbero, come dichiarano sfacciatamente ministri e parlamentari di Tel Aviv, soddisfatti che «il mondo non ci ha ancora fermato». Dunque questi segnali di cambiamento sono poca cosa al cospetto dell’enormità del crimine, ma vanno colti. Così come li abbiamo colti sui media internazionali e persino nazionali; la parola «genocidio» è comparsa laddove era stata processata, a dimostrazione che chi ha voluto usarla non lo ha fatto per chiudere con superficialità il discorso ma al contrario per cercare di tenerlo aperto all’altezza della gravità dei fatti.
Questo aprire un po’ gli occhi sull’orrore, tardivo e scarso – ancora una volta con l’indegna eccezione del governo italiano – dunque non può consegnarci una fiducia nei governanti né nelle istituzioni sovranazionali che non hanno fermato Israele. Ma deve spingerci a gridare più forte l’atroce verità della pulizia etnica, raddoppiare l’impegno per incalzare chi al potere e nei media avrà sempre meno alibi per non vederla. Lo fanno con forza milioni di persone nelle piazze di tutto il mondo sfilando con la bandiera della Palestina. Ormai incontestabilmente dalla parte giusta della storia.