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L’economia va alla grande, dobbiamo «continuare su questa linea». Meloni si concede finalmente al parlamento ma solo per raccontare una realtà parallela. Un paese dove i salari non scendono e la produzione non crolla. E la spesa militare può crescere ancora

Sogni d'oro La premier descrive un paese immaginario. «La spesa militare salirà al 2% nel 2025». Ma non dice dove prenderà i soldi. Schlein la accusa: mente. Conte: vive su Marte. Dalla destra elogi al governo. «Salari, pil e occupazione: siamo sulla strada giusta»

Giorgia Meloni durante il question time foto R.Monaldo/LaPresse Giorgia Meloni durante il question time – foto R.Monaldo/LaPresse

«I dati Istat del primo trimestre 2025 su occupazione, salari e pil confermano l’efficacia della strategia che abbiamo messo in campo». E dunque «penso che il nostro impegno debba essere quello di continuare su questa linea, con obiettivi che devono essere sempre più ambiziosi».

GIORGIA MELONI TORNA dopo 18 mesi in Senato per il premier time. Con lei non c’è Salvini, Tajani siede tra i senatori di Fi. E coglie al volo l’assist fornitole dalla “domanda” del forzista Maurizio Gasparri («Lei ci ha ridato credibilità certificata dalle agenzie di rating e dal calo dello spread, come intende proseguire?») per descrivere un’Italia immaginaria, magnifiche e progressive sorti di un paese che «va molto meglio di quando governavate voi», dice rabbiosa al capogruppo dei 5 stelle Patuanelli, che ha il torto di ricordarle i 25 mesi consecutivi di calo della produzione industriale, l’aumento del 30% della cassa integrazione nel primo trimestre 2025, il calo di dieci punti dei salari reali rispetto al 2021 e il pil striminzito al +0.6%. Oltre ai dati Istat che segnalano il crollo degli acquisti dei beni alimentari.

MELONI APPARE impermeabile ai dati della realtà, comprese le recenti parole di Mattarella sui «salari inadeguati» che incidono anche sul calo demografico. Si vanta dei 10 miliardi recuperati dal calo dello spread e annuncia nuovi interventi «a favore del ceto medio», dopo «che siamo già intervenuti sulle fasce più deboli».

Rivendica il rinnovo degli acquisti di gas liquido dagli Usa, contestato da Pd e Avs, buttandola in politica: «L’Italia lo faceva già con Biden, volete che torniamo a comprare gas dalla Russia solo perchè ha vinto Trump?. Poi prova a blandire le opposizioni, invitandole a una «battaglia comune in Europa» per disaccoppiare il costo dell’elettricità da quello del gas. «Possiamo lavorare insieme su questo», afferma, poi attribuisce il calo della produzione industriale alle «follie green che hanno colpito il settore dell’auto».

E ancora, dopo aver detto a Renzi «io non farò mai niente che abbia fatto lei» si produce in un elogio di Industria 4.0, il piano messo a punto dal governo Renzi per sostenere le imprese. «Riconosco la sua efficacia, sono intellettualmente onesta, non penso che gli altri abbiano fallito al 100%». In realtà la premier si riferisce a Transizione 4.0, il piano varato dal governo Conte 2, che annuncia di voler inserire nella revisione del Pnrr insieme a Transizione 5.0, varato del suo governo, che si dice disponibile a «ridisegnare» dopo averne valutato «la curva di crescita». Patuanelli traduce: «Ammette che il suo piano fallito».

LA PREMIER AFFERMA anche di voler portare la spesa militare al 2% del pil «entro il 2025». «La libertà ha un prezzo e se fai pagare a un altro la tua sicurezza non sei tu a decidere pienamente del tuo destino. Aumentare la spesa militare non è un favore a Trump, serve un pilastro europeo della Nato». Ma non dice dove prenderà i soldi, almeno 10 miliardi. «Una supercazzola», replica Giuseppe Conte, in tribuna a palazzo Madama. «Nessuno ha capito dove intende prendere i soldi per le armi mentre l’Istat indica che gli italiani faticano a fare la spesa. Meloni vive su Marte, è scollata dalla realtà».

SULLE LISTE DI ATTESA in sanità la premier scarica la responsabilità sulle

Regioni. «Noi stanziamo delle risorse che gestiscono le regioni, ok? Ma per le opposizioni la responsabilità è tutta del governo. Noi vogliamo dare mano, con poteri sostitutivi, le regioni non sono d’accordo, ma almeno gli italiani sappiano che noi i soldi li abbiamo messi». «Con che faccia mente al Parlamento?», l’affondo di Elly Schlein. «Un anno fa il governo ha varato un decreto fuffa che non aggiungeva un euro per tagliare le liste d’attesa, oggi al Senato la premier ha fatto il solito scaricabarile. La smetta di scappare e prenda atto delle conseguenze delle sue azioni: i tagli alla sanità pubblica di questo governo devono finire».

MELONI POI RIBADISCE di voler andare avanti «speditamente» col premierato (e la rfiorma della giustizia), fermo da quasi un anno alla Camera. «Le velocità non dipende da me ma dal Parlamento, per me resta la madre di tutte le riforme», replica a Renzi che aveva derubricato l’elezione diretta del premier a «suocera di cui nessuno vuole più parlare». E si dice «favorevole alle preferenze» nella legge elettorale che forse cambierà. Una pronuncia impegnativa, fatta in aula, nonostante il fermo no di Lega e Fi.

LE DOMANDE DEL centrodestra brillano per piaggeria. «Ci racconti i successi che l’Italia ha ottenuto sotto la sua sapiente guida», le chiede Micaela Biancofiore di Noi moderati. E la premier: «Abbiamo zittito chi preconizzava l’isolamento dell’Italia». Per ultimo tocca a Lucio Malan di Fdi: «Non pensiamo sia propaganda parlare delle cose realmente fatte. Gli sbarchi sono diminuiti del 60% nel 2024, e un altro 30% nel 2025».

«Grazie per la domanda. Sui paesi sicuri la linea dell’Ue è la stessa del governo, a prescindere da quello che dicono alcuni magistrati che non hanno convalidato i trattenimenti», replica la premier, che ribadisce di voler andare avanti con l’Albania: «Abbiamo iniziato trasferire migranti irregolari in attesa di rimpatria. Alcuni tribunali stanno ipotizzando di riportarli in Italia se hanno fatto domanda di protezione internazionale. Ma quasi tutti i migranti trasferiti hanno commesso reati molto gravi, come violenze sessuali. Noi li vogliamo rimpatriare. Entro al fine della settimana oltre il 25% di loro sarà mandato a casa». Si tratta solo di una decina di persone.