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Tutti conosciamo il nome del fornitore a cui stiamo pagando l’elettricità e il gas, quasi mai invece che tipo di contratto abbiamo stipulato. Ed è proprio questo a fare la differenza. Ce ne siamo accorti con le prime bollette del 2022: per alcuni aumenti del 70-80%, per altri prezzi invariati. E allora cosa dobbiamo sapere per decidere cosa è più conveniente fare ora che i prezzi sono schizzati alle stelle? Prima di tutto bisogna avere le informazioni corrette: il 21,6% dei clienti domestici non sa che è possibile cambiare in qualsiasi momento il fornitore di energia elettrica e di gas naturale; il 20,8% pensa erroneamente che cambiando fornitore sia necessario sostituire anche il contatore, il 32,2% teme possano verificarsi delle interruzioni nella fornitura di energia elettrica o gas naturale. Non è vero. Fatta questa premessa, le possibilità che offrono gli operatori sono due: il contratto in servizio di tutela o in libero mercato.
Regime di tutela

Il nome dovrebbe essere una garanzia, e per anni è stato così. Il consumatore paga il prezzo (uguale in tutto il Paese) che definisce l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) ogni 3 mesi in base all’andamento dei mercati finanziari e all’ingrosso. Oggi i clienti domestici che hanno questo tipo di offerta sono 11,8 milioni per l’elettricità e 7,6 milioni per il gas. Chi compra è una società pubblica che si chiama Acquirente unico e che la rivende agli operatori (uno per zona) che la distribuiranno con un margine di guadagno minimo. Vediamo i prezzi. Elettricità: per il secondo trimestre 2022, una famiglia con 2.700 kWh di consumo annuo e con 3 kW di potenza impegnata paga 41,34 centesimi a kWh, contro i 46,03 del primo trimestre. Nel secondo trimestre 2021 erano 20,83 centesimi. Vuol dire che il prezzo è raddoppiato.

 
 
Gas: per il secondo trimestre 2022 il costo è fissato a 123,62 centesimi al m³, contro i 137,32 del primo trimestre. Esattamente un anno fa erano 73,42 centesimi. Anche qui le famiglie in regime di tutela devono fare i conti con un aumento della bolletta del 70%.
Opzione libero mercato

In questo caso il prezzo il prezzo è fissato dall’azienda che compra e rivende in base alle proprie strategie commerciali con un margine di profitto più elevato. Il costo della materia prima è ancorato al mercato reale e solo marginalmente a quello finanziario, poiché i rivenditori possono comprare dai grandi fornitori e fare acquisti con scadenze a medio e lungo termine. I rivenditori sono 723 ed hanno oltre 18 milioni i clienti per l’elettricità, e 12 per il gas. Ogni rivenditore fa il suo prezzo, che può essere «variabile» o «fisso». Il prezzo del contratto «variabile» dipende da come è costruito: può prevedere la variazione del costo dell’energia automatica e periodica, a scadenze prefissate, in base ai prezzi del mercato all’ingrosso. Se il contratto invece è a prezzo «fisso», ovvero con scadenza ad un anno, due, o tre, paghi quello che è stato stabilito indipendentemente da come vanno i mercati. Infatti chi ha stipulato questo tipo di contratto prima dei rincari, non ha subito variazioni di prezzo.

 

Funziona un po’ come il mutuo per la casa: il tasso variabile segue l’andamento dei mercati, con quello fisso se i tassi salgono sei blindato, se scendono ci perdi

 
Ma ora che il prezzo del gas e dell’elettricità è fuori controllo come può orientarsi chi deve fare un nuovo contratto, o è tentato di cambiare quello che ha già? Tentazioni forti visto che le famiglie sono bombardate dalle telefonate dei venditori di elettricità e gas.
Il bombardamento dei call center

I fornitori di energia e gas, ovvero Enel, A2a, Hera, Acea, Iren, Eni, ecc. vendono sia in regime di tutela che in libero mercato, e la spinta è quella di convincere i propri clienti ad andare verso il libero mercato.

Ormai oltre il 50% è passato al libero mercato. Il 20,5% ha sottoscritto il contratto da solo tramite il sito internet del fornitore, il 17,9% ha chiamato il call center del venditore, il 16,1% dichiara di aver sottoscritto il contratto dopo aver ricevuto la chiamata di un call center e il 12,1% da chi bussa alla porta. Significa che quasi un cliente su 3 è stato convinto da una telefonata o dalla visita di un venditore. Negli ultimi mesi questa pratica è diventata vessatoria. I 723 rivenditori hanno scatenato i loro call center, che telefonano a casa a qualunque ora, spesso spacciandosi magari per Enel Energia, e tentano di convincere l’utente a cambiare contratto. Prima di accettare occorre ricordare due cose: 1) la proposta di un’offerta da chiunque provenga, è prima di tutto nell’interesse del venditore e non del cliente, 2) per evitare di essere imbrogliati, non dare mai i codici che identificano i contatori (Pod e Pdr).
Dove trovare l’offerta giusta

Per individuare l’offerta più vantaggiosa dobbiamo sapere prima di tutto il tipo di contratto che abbiamo (è scritto sulla bolletta), e quanto paghiamo a kWh (prendere la voce spesa per l’energia e dividerla per il consumo fatturato). Le altre voci che riguardano i costi di trasporto, oneri di sistema, Iva ecc, non vanno considerate perché sono uguali per tutti, sia in regime di tutela che a libero mercato. Oggi, a causa dell’aumento della componente energia, il governo ha temporaneamente eliminato gli oneri di sistema e diminuito la quota Iva, e quindi il costo della materia prima incide sull’80% della bolletta elettrica, e per il 70% di quella del gas. A questo punto si va su ilportaleofferte.it/portaleOfferte/ dove si vedono tutte le tariffe a confronto, ed è possibile valutare quella più conveniente per le proprie esigenze.

Nel 2021 per una famiglia con un consumo di 2.700 kWh di elettricità e una potenza di 3 Kw, su 1.355 offerte mensili solo 122 erano più convenienti sul mercato libero rispetto al servizio di tutela. Risparmio massimo 88,93 euro l’anno con il prezzo variabile e 188,50 euro a prezzo fisso con contratto a 12 o 24 mesi. Per una famiglia con un consumo annuale di gas di 1.400 m³, sul libero mercato solo 113 offerte più convenienti del regime di tutela. Risparmio massimo: a prezzo variabile 109,68 euro l’anno, a prezzo fisso 412,22 euro. «Dall’analisi emerge come una quota prevalente delle offerte del libero mercato risulti non conveniente – scrive l’Autorità per l’energia nel suo report (qui) – con un livello di spesa annua media costantemente superiore alla spesa dei servizi di tutela».
Le offerte ingannevoli

A febbraio 2022 su 1.224 offerte per l’elettricità 628 invece appaiono più convenienti dei servizi di tutela, mentre per il gas sono 102 su 613 offerte. Ma attenzione: bisogna leggere molto bene che cosa dicono le condizioni perché l’offerta il più delle volte è ingannevole. Per esempio possono essere previste tariffe più vantaggiose solo in cambio dell’acquisto di un impianto fotovoltaico da cinquemila euro. Altre sorprese si celano nelle sottoclausole: a) dopo un anno può esserci il cambio della tariffa anche se il contratto a prima vista sembra a tariffa fissa per 24 mesi; b) se si supera il consumo previsto dal pacchetto «tutto compreso» la penalizzazione rischia di essere severa; c) lo sconto può apparire significativo per un periodo limitato di tempo, ma rispetto a un prezzo molto più alto di quello del regime di tutela. Un caso tipico: ipotizziamo che il servizio di maggior tutela abbia una tariffa della componente energia di 30 centesimi, e il fornitore propone uno sconto del 30% per i primi sei mesi, ma magari il prezzo offerto è 40 centesimi. Vuol dire che effettivamente per i primi sei mesi pago 28 centesimi, ma poi mi ritrovo a pagare un prezzo ben più elevato. In sostanza le offerte vantaggiose sul libero mercato ci sono, ma trovarle presuppone una competenza nel saper leggere i dettagli e un livello di conoscenza delle voci che compongono la bolletta che non tutti hanno.

Nessun Paese ha una giungla di 723 venditori, pertanto è urgente creare un albo di operatori qualificati. Per noi invece sarà meglio capire in fretta come funziona il sistema, perché dal primo gennaio 2023 per il gas e dal 10 gennaio 2024 per l’elettricità, sarà tutto libero mercato e decretata la fine del regime di tutela. A meno che Arera non cambi i parametri di riferimento dei prezzi ancorandoli a quelli del mercato reale, anziché a quello fatto dalla grande finanza speculativa.
La questione è complessa, ma alla fine la decisione di non buttare a mare il bambino con l’acqua sporca è come sempre una scelta politica.
 
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