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SABOTAGGIO DEL NORD STREAM. Greenpeace stima che l’impatto sul clima potrebbe essere di 30 milioni di tonnellate di CO2 equivalente in 20 anni. Corrisponde alle emissioni annue di 20 milioni di veicoli.

La nube di metano incombe sull’Europa Mosca accusa gli Usa, Scholz tace Visuale della perdita di gas nel Baltico - Ap

Nubi sul Baltico. Dalla mega nuvola di metano comparsa nei cieli di Svezia, Danimarca e Norvegia diretta anche verso l’Italia al gigantesco fumo dell’information war combattuta all’ombra della carcassa del Nordstream-2 appena squarciato dai sabotatori.
Fra accuse reciproche, rimpalli a catena, prove di colpevolezza, e silenzi che dicono ben più delle parole.

Mosca accusa Washington e gli Usa chiedono di aspettare la fine dell’indagine «tecnica». Per l’Ucraina

è scontato che si tratta di «un attacco terroristico» dei russi, esattamente come per la Polonia e Paesi Baltici.

I tedeschi, invece, stanno zitti. Collaborano attivamente all’indagine congiunta con la marina danese ma sul sabotaggio del Nordstream il cancelliere Olaf Scholz ha pesato le dichiarazioni con il bilancino. Eppure il gasdotto è la prima infrastruttura energetica della Bundesrepublik e l’«attacco mirato» (è l’unico dato assodato condiviso da tutti) è stato diretto proprio contro la sua Germania.

Anche se le conseguenze da ieri impattano sull’intera Europa. La nuvola di metano formata dalle 40 mila tonnellate di gas fuggite da tre diversi tronconi del Nordstream-1 e Nordstream-2 si è prima ingigantita a largo dell’isola di Bornholm e poi spostata in due direzioni: a Nord in direzione delle isole Svalbard e a Sud verso la Germania e le Alpi.

«LA CODA DELLA NUBE entro breve potrebbe raggiungere anche l’Italia» calcolavano ieri al Cnr ma «non c’è alcun pericolo per l’ambiente e la salute dei cittadini» come rassicurano i ricercatori dell’istituto “Nilu” di Oslo che hanno simulato l’espansione della maxi nube. Prima di precisare di non avere «mai visto nulla di simile: la massa gassosa contiene il doppio delle emissioni di metano del settore petrolifero norvegese e potrebbe essere cresciuta fino a 80 mila tonnellate». A livello globale, per fortuna, corrisponde allo 0,1% annuo delle emissioni e al 10% giornaliero.

Ma le falle del condotto sono irreparabili e nello scenario catastrofico (svuotamento completo dei 177 milioni di tonnellate di gas del Nordstream-1) l’effetto sarebbe ben diverso. Greenpeace stima che l’impatto sul clima potrebbe essere di 30 milioni di tonnellate di CO2 equivalente in 20 anni. Corrisponde alle emissioni annue di 20 milioni di veicoli.

Per ora però, si rischia assai di più per la guerra sottomarina in corso sullo scacchiere ormai totalmente militare del Baltico affollato di interessi opposti. Mare dell’Est (“Ostsee”) per i tedeschi, Porta dell’Ovest per i russi che lo considerano il corridoio di San Pietroburgo, acque territoriali fin dai tempi dei vichinghi a sentire i Paesi Scandinavi, anche se in teoria sono solo, e neppure tutte, la sua “Zee” (Zona esclusiva economica). E resta pur sempre un mare interno dell’Oceano Atlantico come dice la Geografia e soprattutto l’amministrazione Biden che lo ha infarcito di sommergibili e navi militari proprio come Vladimir Putin.

In questo contesto si muovono la nuvola di metano e la cortina fumogena del Nordstream. Con i servizi segreti russi che dichiarano di avere già in tasca le prove che inchiodano l’Occidente, come ha riassunto ieri Sergey Naryshkin, numero uno del Svr, il servizio di spionaggio esterno.

LA PISTOLA FUMANTE, secondo Mosca, sarebbero i «materiali di fattura occidentale usati per l’operazione di sabotaggio» mentre il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, denuncia il «terrorismo di Stato». Gli Usa invece chiedono di aspettare la fine dell’inchiesta. «Fino a quando non avremo nuove informazioni non saremo in grado di fare analisi. Non speculeremo sulla vicenda» sottoline a il segretario alla Difesa Lloyd Austin.