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Esplosa nei giorni scorsi, la notizia ha assunto i contorni di uno scherzo di fine Carnevale, uno scherzo di pessimo gusto: nell’area alla confluenza fra via Oberdan e via Emilia Ponente sorgerà l’ennesimo supermercato. Già circolano i primi dettagli. Si tratta di un punto vendita della Aldi Süd controllata dell’austriaca Hofer, costola del gigante tedesco della distribuzione Aldi che già possiede 4.700 negozi disseminati in otto Paesi europei.

Com’era già avvenuto recentemente per l’area ex-Cisa, il Consiglio comunale non è stato investito della questione neppure per un minuto. Se n’è occupato il Consiglio dell’Unione della Romagna faentina, un ente di 2º grado, non eletto, del quale pressoché nessuno sa dell’esistenza e delle competenze.

Eppure si tratta di una decisione dalle conseguenze pesanti ed evidenti a tutti.

Nella zona oltre Porta Imolese si avrà una concentrazione di grandi strutture commerciali – Le Cicogne in via Galilei, Lidl in via Oberdan, Conad City in via Valgimigli, Aldi Süd in via Emilia Ponente, un’altra ancora è prevista nel terreno ex-Cisa – della quale non si comprendono né la logica né la convenienza.

Abbiamo già avuto occasione per dirlo: se le famiglie hanno meno soldi da spendere – checché ne dica la propaganda sparsa a piene mani in queste settimane di campagna elettorale – che senso ha concedere le autorizzazioni necessarie per l’apertura di nuovi centri commerciali?

Questi insediamenti determinano – soprattutto per i residenti nelle zone interessate – problemi di viabilità e di traffico, di inquinamento acustico e ambientale, di maggior pericolo. Infliggono un ulteriore colpo alla rete distributiva costituita dai negozi di vicinato, già decimata da anni di crisi e dall’invadenza dei supermercati. Nel caso di gruppi stranieri, rastrellano denaro che finisce all’estero anziché esser reinvestito in ambito locale e rispondono al fisco dei rispettivi Paesi. Le grandi strutture commerciali spesso adottano politiche che non si pongono in alcun rapporto con i produttori agricoli e con l’economia locale. E, offrendo prodotti provenienti da ogni parte del mondo (con i relativi costi), cambiano in peggio abitudini alimentari e di consumo.

Aggiungiamo che la scelta di Aldi Süd di insediarsi a Faenza può non essere casuale: una catena che fa della concorrenza al ribasso nei confronti dei discount (Lidl soprattutto) la sua strategia di mercato, basa ovviamente le sue decisioni su analisi che tengono conto del potere d’acquisto e della disponibilità dei consumatori a subordinare la qualità al prezzo. Indice, questo, di impoverimento e di disagio. Così evidentemente vedono Faenza.

Nessuno, inoltre, si nasconda dietro il miraggio di qualche posto di lavoro: a proposito di Aldi, si legge in Internet che il gruppo è “molto criticato dai sindacati per il trattamento riservato ai dipendenti, spesso sfruttati e mal retribuiti”.

Perché dunque vengono prese decisioni simili? Nell’interesse di chi? E' questa l'idea di sviluppo della città che ha in mente l'Amministrazione? Non era fra gli obiettivi di mandato del sindaco Malpezzi ridurre o disincentivare la cementificazione e le nuove urbanizzazioni? 

L’Altra Faenza chiede che, su questioni di tale rilevanza, il Consiglio comunale sia messo in condizione di discutere e di decidere. E, vista la piega, chiede se c’è da aspettarsi l’arrivo di altri centri commerciali.

 

Faenza, 15 febbraio 2018

 

L’Altra Faenza