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Un programma composito di richieste e proposte da sottoporre ai candidati di queste politiche, scritto dalle associazioni della società civile, idee che rispondono alle necessità dei cittadini, delle fasce più deboli, dei fragili, dei precari. Cose da fare e progetti da realizzare per cambiare modello di sviluppo

 

Non è esattamente un libro dei sogni, ma un insieme di richieste legate alle urgenze e alle emergenze del nostro Paese, alle necessità di noi cittadini, delle fasce più deboli della popolazione, dei fragili, dei lavoratori precari. È l’agenda sociale di cui l’Italia ha bisogno, fatta di idee e proposte che hanno come obiettivo il cambiamento del modello di sviluppo, elaborata dalle associazioni della società civile che hanno stretto un’alleanza con la Cgil per promuovere politiche di pace e disarmo, tutelare e creare lavoro, accelerare la transizione ecologica, rilanciare un welfare dei diritti. Un programma composito da sottoporre ai candidati di queste elezioni politiche, che copre a 360 gradi i temi più rilevanti, cose da fare e progetti da realizzare per il governo e il Parlamento prossimi venturi. Ecco una carrellata.

 

Viviamo all'interno di una crisi di sistema che può diventare crisi di civiltà: pandemia, guerra, inflazione e speculazione stanno scuotendo dalle fondamenta le istituzioni europee; in Italia i valori e le culture politiche costituzionali si stanno sfarinando e crescono impetuose le destre populiste e sovraniste.

L'Altra Faenza non grida al voto utile, ma invita a un voto democratico e per difendere la Repubblica fondata sul lavoro, anche in questo contesto elettorale illiberale che discende da una legge che ha, a nostro giudizio, i crismi dell'anticostituzionalitá.

Molti di noi, per la prima volta, si trovano in difficoltà nell'esercizio del voto; alcuni non escludono di differenziare il voto tra Camera e Senato, valutando attentamente le biografie politiche dei candidati. La nostra critica ai partiti di 'centrosinistra', alla loro pochezza ideologica e ideale, alla loro pragmatismo liquido, alla loro spinta all'autoconservazione di un ceto politico, è radicale; potremmo fare un elenco dettagliato e documentato degli errori, delle promesse mancate, delle riforme contro il lavoro, la scuola, i giovani: contro la stessa idea di democrazia, per come l'intendiamo noi; per non dire di tatticismi fini a se stessi, di previsioni politiche smentite dai fatti, di dichiarazioni infelici e ingenerose. La crisi dei partiti della sinistra è davanti a noi, con il suo effetto più devastante, un vuoto di rappresentanza: pezzi interi del mondo del lavoro votano a destra; pezzi interi non si recheranno alle urne; nelle fabbriche e nelle scuole stanno saltando le ultime cerniere e la reazione individuale prevale ormai dappertutto rispetto alla lotta comune.

Ma all'opposto, il minimo bene comune dell'Altra Faenza rimane la tensione all'essere comunità politica plurale e democratica. Questa tensione non si scaricherà su un unico partito, ma su un'area più ampia di opposizione e contrasto al centrodestra, un'area litigiosa e che ama più lo scontro che la sintesi unitaria, ma un'area che complessivamente - ma quanto parzialmente! - può (se vorrà) organizzarsi per resistere, ancora una volta.

Anche con una legge elettorale che stabilisce che un voto possa valere 1, oppure 0,63, oppure 0, non si può rinunciare alla politica. Non saranno solo i numeri parlamentari a descrivere lo stato del Paese, perché la geografia sociale e culturale nazionale è molto più complessa e articolata di come la presentano sondaggi e dibattiti televisivi.

Anche se non avranno lo stesso effetto sulla composizione del Parlamento, tutti i voti saranno contati. Impegniamoci a dimostrare che, numeri alla mano, il centrodestra non è maggioranza in questo Paese.

(E dopo il 26, non perdiamoci di vista).

 

Faenza, 18 settembre 2022

L'Associazione Politico-culturale L'Altra Faenza

 

Come funziona la scheda elettorale

Questa legge elettorale non consente di esprimere nessuna preferenza e nemmeno un voto disgiunto.
Per evitare di vedersi annullare il voto, si metta la croce solo sul simbolo del partito scelto (al quale è collegato un candidato uninominale, in simbiosi indissolubile).

Non si puó scegliere fra i nomi del proporzionale, perché la lista è bloccata.
Si può, invece, come sempre, fare una scelta diversa tra Camera e Senato.

L'Altra Faenza invita quindi a valutare anche le biografie politiche dei candidati prima di recarsi al seggio elettorale.

 

Alleghiamo di seguito i fac-simile delle schede per la Camera e per il Senato, dei nostri collegi.

 

IL DOSSIER. Aumentano gli eventi estremi, Legambiente: «È urgente un Piano di adattamento»

Clima, la mappa dei disastri. L’Italia non ha una strategia Una vista area dei danni del nubifragio nella zona di Senigallia - Ansa

Mentre sale a undici il numero accertato delle vittime dell’alluvione che ha colpito le Marche mercoledì, Legambiente diffonde i dati della mappa del rischio climatico del suo Osservatorio Città Clima, con un focus sulle alluvioni e sul Centro Italia: da gennaio a settembre 2022 l’Italia è stata colpita da 62 alluvioni (inclusi allagamenti da piogge intense) contro le 88 in tutto il corso del 2021. Manca ancora l’autunno, che secondo l’associazione ambientalista «aggraverà ulteriormente il bilancio».

NON SONO INDOVINI, a Legambiente, hanno semplicemente memoria: dal 2010 a oggi nella Penisola si sono registrate 510 alluvioni (e allagamenti da piogge intense che hanno provocato danni), di cui 125 nell’area del Centro Italia, e precisamente 57 nel Lazio, 36 in Toscana, 26 nelle Marche e 6 in Umbria. L’evento estremo che ha colpito l’entroterra marchigiano nelle province di Ancora e Pesaro e Urbino è solo «l’ennesimo campanello d’allarme che il Pianeta ci sta inviando: con la crisi climatica non si scherza, servono interventi non più rimandabili» sottolinea

Legambiente, mentre i politici si accorgono che la cassa di espansione del torrente Misa, sopra Senigallia, non è mai stata realizzata nonostante i fondi stanziati dopo l’alluvione di otto anni fa. Per Legambiente, tuttavia, non sono le infrastrutture la prima risposta, urgente e necessaria, di fronte agli effetti del riscaldamento globale: il primo è infatti il Piano nazionale di adattamento alla crisi climatica, «scomparso ormai da anni dall’agenda politica italiana», anche se siamo l’unico grande paese europeo a non averlo redatto e per questo rincorriamo «le emergenze senza una strategia chiara di prevenzione che vada a tutelare le aree urbanizzate e gli ambienti naturali delle aree di pianura e montane».

IL PRESIDENTE di Legambiente, impegnato in questi giorni in un tour per presentare l’Agenda di 100 proposte per la prossima legislatura è categorico: «Non c’è più tempo da perdere. Serve aggiornare e approvare entro fine anno il piano nazionale di adattamento alla crisi climatica, in standby dal 2018, praticare serie politiche territoriali di prevenzione del rischio idrogeologico, con una legge nazionale contro il consumo di suolo (che nel 2021 è tornato a correre, al ritmo di 19 ettari al giorno, ndr) e interventi di delocalizzazione, e promuovere campagne di informazione di convivenza con il rischio per evitare comportamenti che mettono a repentaglio la vita delle persone».

IL PROBLEMA È CHE L’ITALIA è sempre più soggetta a eventi climatici estremi: nubifragi come quello capitato nelle Marche, ma anche trombe d’aria, ondate di calore, forti siccità, grandinate sono ormai in forte aumento e colpiscono soprattutto le aree urbane causando danni ai territori e mettendo a rischio la vita dei cittadini.

STANDO AI DATI dell’Osservatorio Città Clima curato dall’associazione ambientalista, da gennaio a luglio 2022 si sono registrati in Italia 132 eventi climatici estremi, che è un numero più alto rispetto alla media annua dell’ultimo decennio. Preoccupante anche il dato complessivo degli ultimi anni: dal 2010 a luglio 2022 nella Penisola si sono verificati 1318 eventi estremi, con impatti molto rilevanti in 710 comuni italiani. Eppure l’urgenza di rispondere non è percepita. In campagna elettorale si è parlato di temi ambientali solo in relazione alla crisi di approvvigionamento di gas, come hanno spiegato Greenpeace e Osservatorio di Pavia.

Sono trascorsi più di 4 anni, ricorda Legambiente, da quando l’allora ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti pubblicò in bozza il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. «Malgrado l’accelerazione evidente dell’emergenza climatica il Piano non è stato ancora approvato, nonostante siano passati nel frattempo 3 governi (Conte 1 e 2, Draghi) e 2 ministri (Sergio Costa e Roberto Cingolani)» ricorda Ciafani. L’approvazione del Piano potrebbe tra l’altro guidare l’utilizzo delle risorse del Piano nazionale ripresa e resilienza per realizzare opere rispondenti alle urgenti politiche di adattamento.

SECONDO LEGAMBIENTE oltre al clima bisogna intervenire in modo più efficace per la prevenzione del rischio idrogeologico, che è noto e mappato. Difficile, forse, far comprendere che tra gli interventi essenziali ci sono anche la delocalizzazione degli insediamenti residenziali e produttivi più a rischio. Tra le altre misure essenziali, secondo Legambiente, anche il divieto di edificazione nelle aree a rischio, la riapertura dei fossi e dei fiumi tombati nel passato (una delle cause dell’inondazione di Cantiano), il recupero della permeabilità del suolo sostituendo asfalto e cemento. Serve, infine, un’attenzione straordinaria alla cultura di convivenza con il rischio, «per informare e formare i cittadini sui comportamenti da adottare in situazioni di emergenza». Perché i disastri non si trasformino in tragedie umane.

Home | Europa Verde Pisa

Caro Sindaco

in questi giorni abbiamo visto, con piacere che in materia di mobilità e trasporti “qualcosa si muove”;

sembrano procedere alcuni progetti per la mobilità ciclabile collegati alla stazione ferroviaria, sembra avviato uno studio per utilizzare l’idrogeno per i treni sulla Firenze - Faenza - Ravenna;

come forza politica locale che ha appoggiato due anni or sono la tua candidatura ti abbiamo sollecitato - a dire la verità più volte - a verificare con i vari soggetti della galassia delle ferrovie, se era possibile iniziare a parlare della mobilità locale anche su ferro; nel tuo programma elettorale se ne parlava e nel PUMS (il piano per la mobilità sostenibile) approvato nei mesi scorsi c’è un capitoletto che parla di questa opzione, denominata tram-treno: è possibile utilizzare i binari per la mobilità locale sulla tratta  Errano - Persolino - Via Risorgimento - Faenza - Granarolo ?

In periodo di PNRR (che prevede interventi anche nei prossimi anni) perchè non verificare la fattibilità di questa modalità per il trasporto pubblico locale?

Se negli anni passati Faenza ha avuto il coraggio di approvare un nuovo piano della sosta, con i cui proventi è stato ed è possibile finanziare il Green - Go - Bus, gratuito per i cittadini, è perchè questo è stato voluto e stimolato anche dai verdi faentini; oggi c’è una nuova stagione;

possiamo riprendere a parlare seriamente di mobilità guardando al futuro - e non solo ai prossimi tre giorni?

vorremmo parlarne, come forza politica con te ed eventualmente, se lo ritieni, anche pubblicamente;

anche dopo le elezioni del 25 settembre;

ma non facciamo passare altri due anni.

con stima e cordialità

 

Europa Verde - Verdi Faenza

 

Lotta alla precarietà e reintroduzione dei voucher, riduzione dell'orario e misure per aziende e autonomi: a confronto i programmi sull'occupazione delle diverse forze politiche

 

Il lavoro è un tema centrale nei programmi delle diverse forze politiche in vista delle elezioni del 25 settembre. Ma le declinazioni sono differenti. Il centrodestra, ad esempio, guarda decisamente al mondo dell’impresa e punta tutto su sgravi fiscali e contributivi, reintroduzione dei voucher, sviluppo del welfare aziendale, revisione delle norme sul lavoro a tempo determinato (il cosiddetto “decreto dignità”), estensione dell’apprendistato. Riguardo la sicurezza, si punta sulla defiscalizzazione dei costi e sui premi per le imprese.

Di taglio diverso il programma del centrosinistra. Lotta alla precarietà, contrattazione collettiva per i lavoratori delle piattaforme online, clausola sociale negli appalti, riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, piano straordinario per l’occupazione femminile: questi i punti salienti del programma. Grande attenzione viene data alla sicurezza, con la previsione di “piano nazionale per la prevenzione degli infortuni” e di una campagna di assunzioni nelle Asl.

Il contrasto al precariato è anche l’obiettivo del Movimento 5 stelle, che intende varare pure un nuovo “Statuto dei lavori” e una riforma degli ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori (dipendenti e autonomi), oltre a sperimentare forme di riduzione dell’orario. Il programma del Terzo polo è soprattutto rivolto a lavoratori autonomi e liberi professionisti, per i quali si prevedono misure per la crescita dimensionale degli studi, riforma dell’equo compenso, potenziamento della “cassa integrazione” e riforma del “sistema di saldo e acconto”. Fortemente ambizioso, infine, è il programma dell’Unione popolare, centrato sull’abolizione del Job Act, la limitazione del contratto a tempo determinato, l’assunzione di un milione di persone nel pubblico impiego e l’istituzione di un “fondo per l’automotive”.

Centrodestra
Il programma comune sulle politiche del lavoro è anzitutto centrato sull’ampio uso delle varie forme di decontribuzione. Ci sono il “taglio del cuneo fiscale in favore d'imprese e lavoratori”, la “defiscalizzazione e incentivazione del welfare aziendale” (da realizzarsi mediante detassazione di premi di produzione e buoni energia), il rafforzamento dei “meccanismi di decontribuzione per lavoro femminile, under-35, disabili e assunzioni nelle zone svantaggiate”.

Altra misura importante è “l’estensione della possibilità di utilizzo dei voucher lavoro”, in particolare nel turismo, nell'agricoltura e nel lavoro domestico. Il programma del centrodestra contempla poi “maggiori tutele per lavoro autonomo, libere professioni, micro e piccolo-medie imprese” e “incentivi all'imprenditoria femminile e giovanile”. Riguardo la sicurezza, si prevedono il “contrasto al lavoro irregolare e la defiscalizzazione dei costi della sicurezza sul lavoro”.

Venendo ai singoli partiti, Fratelli d’Italia insiste sulla “detassazione degli straordinari e delle ‘mance’ del settore turistico” e intende favorire “la partecipazione dei lavoratori agli utili e alla governance d’impresa”. Altre proposte sono la revisione delle “norme sul lavoro a tempo determinato” (il cosiddetto “decreto dignità”) e il rilancio “del contratto di apprendistato e dei tirocini”. Riguardo la sicurezza, si prospetta la “revisione del Testo Unico degli infortuni sul lavoro”.

La Lega parla del “rinnovo immediato di tutti i ccnl scaduti” e di “detassazione di straordinari e premi di produttività”. Il partito di Salvini vuole estendere a 35 anni l’età anagrafica del contratto di apprendistato e “rendere strutturale l’esonero contributivo per i datori di lavoro che assumono” donne e under 35. Prevista anche la defiscalizzazione dei contributi dati per contrastare l’inflazione dai datori di lavoro in busta paga o dai clienti delle partite Iva.

Le prime misure di Forza Italia sono lo “stipendio minimo di mille euro per apprendistato, praticantato e lavoro a tempo determinato” e la “riforma del decreto dignità”. Da segnalare anche la “decontribuzione in caso di contratti a tempo indeterminato a giovani under 40” e l’introduzione di “un equo compenso a professionisti e autonomi”. Riguardo la sicurezza, il partito di Berlusconi si prefigge la “defiscalizzazione totale dei costi e meccanismi premiali per le imprese”.

Centrosinistra
La lotta al precariato è il primo obiettivo del programma del Partito Democratico. L’intervento ipotizzato è “sui contratti a tempo determinato, sul modello di quanto fatto in Spagna, riproponendo la necessità d'introdurre la causale fin dall’inizio del rapporto di lavoro, valorizzando la contrattazione collettiva e rendendo strutturalmente più vantaggioso il contratto a tempo indeterminato rispetto a quello a tempo determinato”.

La formazione guidata da Letta intende “incentivare l’apprendistato come principale strumento d’ingresso nel mercato del lavoro”, far applicare pienamente le leggi sul caporalato e sull’equa retribuzione, estendere “a tutti gli appalti pubblici la clausola di premialità per l’occupazione giovanile e femminile”. Altra misura suggerita è “l’obbligo di retribuzione per stage curriculari e l’abolizione degli stage extra-curriculari, salvo quelli attivati nei 12 mesi successivi alla conclusione di un percorso di studi”.

Il Pd vuole anticipare “l'intervento dell'Unione Europea sui lavoratori delle piattaforme online, assicurando trasparenza sul funzionamento degli algoritmi, che devono essere oggetto di contrattazione collettiva”. Per la lotta al lavoro nero, l’intenzione è di “rafforzare i controlli” e puntare “sulle migliori pratiche adottate in questi anni” (il modello di riferimento è il cosiddetto “Durc sulla congruità della manodopera” introdotto in edilizia).

Le ultime misure sono “il disincentivo al ricorso al part time involontario e la promozione di progetti di riduzione dell’orario di lavoro a parità̀ di salario”; la proroga del contratto di espansione e l’azzeramento dei “contributi per le assunzioni a tempo indeterminato degli under 35”. Infine, le donne: il Pd propone la realizzazione di “un piano straordinario per l’occupazione femminile”, oltre all’introduzione di “una tassazione agevolata per il secondo percettore di reddito in famiglia”.

Il primo punto dell’alleanza Verdi-Sinistra è la “riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario”, da realizzare prima con l’istituzione di “un fondo per incentivare le imprese”, poi con una legge specifica. Riguardo la lotta alla precarietà, l’obiettivo è “tornare alla normalità del contratto a tempo indeterminato, con un tempo di prova iniziale”, usando “il contratto a termine come alternativa, ma solo per causali che ne giustifichino l’impiego”.

Verdi e Sinistra vogliono “rafforzare la clausola sociale in caso di cambio d’appalto, garantendo piena continuità di livello occupazionale e salariale”, assicurando anche l’integrale parità di trattamento economico e normativo tra dipendenti dell’appaltante e dell’appaltatore”. Intendono pure ripristinare la protezione contro i licenziamenti senza giusta causa, reintroducendo “la reintegra nel posto di lavoro indipendentemente dalle dimensioni e dal settore dell’impresa”.

Riguardo la sicurezza, si ipotizza un “piano nazionale per la prevenzione” e una campagna di “assunzioni nelle Asl, arrivando entro la legislatura a triplicare il numero delle ispezioni”. L’ultimo tema è la difesa del lavoro autonomo: si va dalla “predisposizione di schemi contrattuali con i committenti” all’introduzione di “un equo compenso”, alla previsione di tutele “in caso di maternità, inattività, cessazione temporanea, invalidità o infortunio, anche attraverso l’incentivazione di forme volontarie di mutualismo”.

Movimento 5 Stelle
Il contrasto al precariato è il primo obiettivo, da realizzare mediante il “rafforzamento delle misure del decreto dignità, agevolando i contratti a tempo indeterminato”, la previsione di “un compenso minimo per i tirocinanti e il riconoscimento del periodo di tirocinio ai fini pensionistici”. Il Movimento intende varare sia “un nuovo Statuto dei lavori per garantire a dipendenti e autonomi gli stessi diritti e tutele” sia una “riforma degli ammortizzatori sociali in senso universale”.

La formazione guidata da Conte propone la “sperimentazione di una riduzione dell’orario di lavoro soprattutto nei settori a più alta intensità tecnologica” (con vantaggi per le imprese), l’istituzione di una “procura nazionale del lavoro”, la proroga dello sgravio contributivo al 100% per l’assunzione di donne disoccupate e di under 36. L’ultima proposta da segnalare è l’approvazione di una misura “per assicurare il salvataggio delle imprese da parte degli stessi lavoratori”.

Terzo polo
“Detassare i premi di produttività” e “supportare le imprese che investono in riqualificazione della forza lavoro (non solo dipendente)” mediante rimborsi alle aziende che organizzino corsi per la creazione di competenze: queste le prime misure. Azione e Italia viva intendono anche combattere la precarietà revisionando il “decreto dignità”, accorpando o cancellando i “mini contratti” e ripristinando i voucher “che regolavano in maniera corretta rapporti che, oggi, sono tornati nel limbo dei contratti irregolari”.

Gran parte del programma è riservato ai lavoratori autonomi. Si vuole consentire loro “di partecipare ai bandi nazionali e regionali come le imprese”, incentivare fiscalmente la crescita dimensionale degli studi professionali, completare la riforma sull’equo compenso, potenziare la “cassa integrazione” dei professionisti e riformare “il sistema del saldo e dell’acconto”, istituendo “un sistema opzionale di mensilizzazione del versamento delle imposte dirette”.

Unione popolare
Al primo punto c’è l’abolizione del Job Act e di “tutte le leggi che hanno incentivato la precarietà”, cui segue la limitazione del contratto a tempo determinato “a due soli casi specifici: circostanze straordinarie legate alla produzione, motivi contrattuali o di legge”. Il programma prevede l’assunzione di 10 mila ispettori del lavoro e di 1 milione di persone nel pubblico impiego. Unione popolare intende anche introdurre “l’obbligo di applicazione di salari e contratti collettivi di settore per i lavoratori interinali”.

La formazione guidata da De Magistris si prefigge il “ripristino della responsabilità in solido del committente per tutti gli appalti di manodopera” e l’inasprimento delle pene riguardanti il diritto del lavoro e la tutela di salute e sicurezza. Unione popolare, infine, propone una “legge contro le delocalizzazioni industriali”, la creazione di “un’Agenzia nazionale di pianificazione industriale” e l’istituzione di un “fondo per l’automotive”.