Nella sua intervista odierna a Repubblica, il Presidente della Camera Roberto Fico ribadisce ottimi principi. “Il Parlamento non può chiudere – afferma – … deve essere in prima linea, non può arretrare, come non arretrano medici e altre categorie”. Non solo, ma aggiunge, per motivare le proprie fondate perplessità sul voto a distanza “che l’articolo 64 della Costituzione fa riferimento alla presenza dei parlamentari ai lavori delle Camere: perché è dalla partecipazione attiva  e diretta al dibattito e al confronto delle idee che scaturiscono le leggi”.
Ottimo. Peccato che finora le cose stiano andando in tutt’altro modo con il beneplacito del Presidente Fico e addirittura l’unanimità dei gruppi. Infatti nel voto sullo scostamento di bilancio, questione come si sa delicatissima e centrale nel rapporto con la Ue, si è realizzato un dimezzamento, o quasi, dei membri della Camera, concordato fra tutti i gruppi. Ovvero, per evitare contatti ravvicinati, si è deciso un contingentamento degli accessi all’Aula, cosa a mio avviso del tutto incostituzionale in base alle affermazioni che lo stesso Fico oggi fa e che ho sopra riportato.
Il diritto/dovere di partecipare ai lavori della camera di appartenenza e di votare è un principio essenziale per definire la funzione di ogni singolo parlamentare e questo non può essere conculcato da nessuna autorità, sia essa monocratica o collegiale.  Qualcuno ha risposto a questa semplice obiezione