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Con le “riforme” alla Renzi l’Italia potrebbe dichiarare guerra ad un altro Paese rispecchiando la volontà di una minoranza dei cittadini.
È questa, inequivocabilmente, la conseguenza di due fattori: il voto espresso nella maratona a tappe forzate dei giorni scorsi per cambiare la seconda parte della Costituzione e la nuova legge elettorale.
L’art. 11 della Costituzione recita: “L'Italia ripudia la guerra

come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. L’art. 78 precisa: “Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari”.
Con le modifiche apportate a quest’ultimo articolo, sarà la sola Camera dei Deputati, a maggioranza dei suoi componenti, a deliberare la decisione più grave nella storia della Repubblica. Il progetto di legge del governo prevedeva addirittura che bastasse la maggioranza dei presenti in aula.
Con l’Italicum, il partito che ottenga il 40% più uno dei suffragi avrà la maggioranza assoluta dei seggi. Rappresentando , vista la percentuale di quanti disertano le urne, il 20-25% degli italiani.
Ergo, un partito solo - e in ultima analisi il suo capo - potrebbe trascinare l’Italia in guerra. C’è davvero di che meditare.