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COMMENTI. Tutto sarebbe filato liscio al Concertone del Primo Maggio se non ci fosse stato l’intervento del fisico Carlo Rovelli. Sfilata di cantanti sui quali gli esperti hanno subito stilato una […]

Il buco nero della guerra

Tutto sarebbe filato liscio al Concertone del Primo Maggio se non ci fosse stato l’intervento del fisico Carlo Rovelli. Sfilata di cantanti sui quali gli esperti hanno subito stilato una classifica, convinta conduzione necessariamente retorica ma manco troppo, e soprattutto decine e decine di migliaia di giovani e non, sotto la pioggia ad ascoltare, a partecipare al solito rito.

Che stavolta è sembrato a tutti meno ripetitivo, meno sottrazione del conflitto e più restituzione di temi veri, perché ridotto all’osso del confronto tra il triste presente del lavoro precario e i contenuti della Costituzione. Intanto nelle stesse ore, quasi a contraddire la giornata «altra» dei giovani in piazza per il Concertone che resta organizzato e voluto dalle tre confederazioni sindacali, la presidente del Consiglio Meloni – che chiama Cgil-Cisl-Uil con il termine spregiativo “la triplice” come del resto i fascisti hanno sempre fatto nel Belpaese – mandava in onda, volutamente in alternativa al protagonismo sindacale delle piazze, uno spot sulla «sua» febbrile giornata lavorativa, sullo sfondo i ministri ridotti a comparse, con un piano sequenza che scavava negli angoli di Palazzo Chigi, così indimenticabile da far apparire quello della “Giornata particolare” di Ettore Scola come una prova d’esami dello Sperimentale di cinematografia. Poi l’intervento di Carlo Rovelli che ha fatto ancora di più la differenza.

Il fisico, teorico e studioso dei «buchi bianchi», considerato tra i maggiori divulgatori scientifici al mondo, gentile e pacato come sempre si è rivolto ai giovani leggendo un suo testo nel quale ad ogni tratto ha ripetuto un intercalare: i problemi seri del mondo dove «non tutto è meraviglioso» possono essere affrontati solo dai giovani, «solo voi potete affrontarli».

«C’è una catastrofe ecologica che sta arrivando e rischia di rovinarvi il futuro – ha detto – e nessuno prende le decisioni per fermarla perché a qualcuno dà fastidio, ci sono diseguaglianze che crescono, ma voglio dirvi che stiamo andando verso una guerra che cresce e invece di cercare soluzioni i Paesi si sfidano, invadono paesi, soffiano sul fuoco della guerra e la tensione internazionale non è mai stata così alta come adesso».

Poteva bastare la catastrofe ambientale, si poteva pure sopportare la denuncia delle diseguaglianze che dilagano e che si aggraveranno con i provvedimenti del governo Meloni come in piazza hanno denunciato i segretari confederali e in particolare Landini, ma l’insistenza sulla guerra è stato davvero «troppo», uno «scandalo»: «Spendiamo più di due trilioni di dollari in spese militari – ha continuato Rovelli senza alcuna

reticenza e dichiarando quello che, secondo i sondaggi, pensa la maggioranza degli italiani – , invece di usare le risorse per la musica, costruire strade etc, le usiamo per ucciderci l’un l’altro. I potenti vogliono essere più potenti e come in Italia vogliono essere vassalli dei potenti, ma la guerra si fa anche perché costruire armi è una delle attività più lucrative del mondo».

E incredibilmente non contento ha aggiunto tra gli applausi, stavolta accusando il governo: «In Italia il Ministro della Difesa è stato vicinissimo a una delle più grandi fabbriche di armi nel mondo, presidente della federazione dei costruttori di armi, il Ministero della difesa deve servire per difenderci dalla guerra, non per fare i piazzisti di strumenti di morte. Tutti dicono pace, ma aggiungono che bisogna vincere per fare la pace, volere la pace dopo la vittoria vuol dire volere la guerra. E il governo italiano sta decidendo di mandare una portaerei a fare i galletti davanti alla Cina – (è vero, lo ha annunciato lo Stato maggiore della Marina ndr) -, queste sono le scelte che rischiano di distruggere le nostre vite».

Poi, sempre rivolto ai giovani, ha concluso con estrema chiarezza contro i Signori della Guerra: «Questo non è il mondo che ci piace: il mondo non è dei signori della guerra, ma vostro, perché siete tantissimi e il mondo potete cambiarlo, insieme, potete fermare la distruzione del Paese, potete fermare i signori della guerra, costruire un mondo lavorando assieme per risolvere i problemi. Sognate un mondo migliore e costruitelo, non vivete nell’attesa di sogni irrealizzati. Non abbiate paura di imbrattare i muri, cambiate questo mondo». Parole inequivocabili di verità, esortazioni più che legittime.

Infuriato naturalmente il governo, per il quale questa guerra è una polizza assicurativa: finché dura – in strano connubio con le scelte criminali di Putin – il sostegno internazionale atlantico è garantito.

Crosetto, il gigante «buono» – che cresce di statura e peso ad ogni lievitazione della spesa militare per il nostro riarmo, che infatti sale – e che dopo avere presieduto Leonardo come ministro sparge armi e imprese d’armamenti Made in Italy come parmigiano in giro per il mondo – non ha forse ridato con Meloni subito i missili agli Emirati in guerra con lo Yemen e già occupanti con i Saud del Bahrain? – si è risentito per essere stato definito «piazzista di morte». Dopo le scuse dei conduttori del Concertone «perché è mancato il contraddittorio», il gigante «buono» con signorilità padronale per chiarire la natura del suo lavoro vuole invitare a cena Rovelli. Che ha risposto sì, ma ricordando che «non è un fatto personale».

No, non è un fatto personale, è solo l’articolo 11 della Costituzione scritto dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo». Lo scopo è quello della pace. Non il buco nero della guerra