Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

Più di cento morti solo ieri per i raid israeliani nella Striscia di Gaza. Famiglie intere vittime di uno sterminio pianificato, giornalisti silenziati per sempre. Persino il segretario di Stato Usa Rubio si dice preoccupato. Ma Trump rilancia l’idea Riviera: «Diventerà zona di libertà»

Striscia di Gaza Tel Aviv prosegue nei suoi agghiaccianti piani di pulizia etnica. Colpita la clinica di al-Tawba, nel campo profughi di Jabalia

Le macerie prodotte dai raid aerei israeliani a Khan Younis, nella Striscia di Gaza foto Ap Le macerie prodotte dai raid aerei israeliani a Khan Younis, nella Striscia di Gaza – AP

Israele si sta abbattendo su Gaza con una violenza che non lascia scampo, seminando morte e dolore, in un bagno di sangue che non basterà il tempo ad asciugare. Più di cento morti ieri. Sessanta solo a Khan Younis, dove intere famiglie sono state massacrate. I volti dei bambini, rossi di sangue e bianchi di morte, penzolavano insieme agli arti esanimi dalle braccia dei genitori. Il piccolo Ibrahim Al-Banna è stato ucciso nell’area di al-Qarara, da un bombardamento che ha colpito la sua casa. Solo la sera prima piangeva, inconsolabile, ai funerali di suo zio. Sempre a Khan Younis un raid aereo ha ammazzato il giornalista Hassan Samour, conduttore radiofonico di Al-Aqsa Voice Radio, morto insieme a undici membri della sua famiglia. Un altro reporter, Ahmed al-Helou, tecnico video per Quds News Network, è stato ucciso insieme a suo fratello.

ANCHE IL NORD di Gaza non conosce tregua. Le bombe d’Israele hanno colpito la clinica di al-Tawba, nel campo profughi di Jabalia, causando un terribile massacro di civili. L’edificio è stato sventrato. I sopravvissuti hanno raccontato ai giornalisti che un ente di beneficenza stava distribuendo beni di prima necessità quando gli aerei hanno colpito senza alcun preavviso, uccidendo almeno quindici persone, undici erano donne e bambini. Ieri l’esercito ha confermato che altre tri tre palestinesi arrestati a Gaza sono morti mentre si trovavano in custodia nelle carceri israeliane. Abdel Hadi Qdeih, di 56 anni, è stato catturato nell’ottobre del 2023 ed è morto in prigione cinque giorni dopo. Bilal Talal Salameh, 24enne morto nel 2024. Mohammad Ismail Al-Astal, di 46 anni, fermato a febbraio di quest’anno e registrato cadavere il 2 maggio. Sono 69 i prigionieri palestinesi morti nelle prigioni israeliane dall’ottobre 2023.

A causa dei ripetuti attacchi dei giorni scorsi, l’Ospedale europeo ha cessato le sue attività. Dopo la distruzione dell’ospedale dell’amicizia turco-palestinese, quello europeo era rimasto l’unico a Gaza capace di fornire trattamenti per i pazienti malati di cancro.

LE IMMAGINI SATELLITARI fornite da Planet Labs Pbc mostrano l’avanzamento nella costruzione delle strutture da cui l’esercito controllerà l’ingresso e la distribuzione degli aiuti umanitari. Nonostante le Nazioni unite si siano esplicitamente opposte al piano israeliano, chiarendo che causerà nuove e peggiori sofferenze alla popolazione, Tel Aviv prosegue nei suoi agghiaccianti piani di pulizia etnica, totalmente sorda agli

appelli internazionali. Troppo deboli e tenui le obiezioni di stati e governi. Di tutti. Da quelli «democraticamente» remissivi dell’occidente ai «fraternamente» indifferenti arabi, che non provano vergogna a parlare di soldi, miliardi e miliardi, con il principale alleato del governo israeliano, mentre i palestinesi muoiono di stenti. Anzi, i reggenti del Golfo, bardati a festa, baciano da giorni la mano a quello stesso presidente statunitense che vuole comprare Gaza e farne una riviera libera dai palestinesi. Lo ha detto di nuovo ieri, Donald Trump, durante la sua visita in Qatar: «Sarei orgoglioso se gli Stati Uniti l’avessero, la prendessero e la trasformassero in una zona di libertà».

LE INFINITE VARIANTI populiste del vocabolo (da «free gaza» a «freedom zone») non riescono a riempire di contenuti il progetto genocidario che rimane fumoso nella sua applicazione pratica. È giunta voce che l’organizzazione «umanitaria» appositamente istituita con lo scopo di distribuire gli aiuti alla lista dei «meritevoli» stilata dall’esercito occupante, dovrebbe iniziare il suo lavoro alla fine di maggio. Ieri ha chiesto a Israele di interrompere il blocco e permettere all’Onu di riprendere la consegna degli aiuti fino a quando il nuovo meccanismo sarà pronto.

HAMAS HA DICHIARATO che Netanyahu «mina gli sforzi di mediazione attraverso una deliberata escalation militare» che mette in pericolo anche le vite degli ostaggi. Ma dai negoziati in corso a Doha non arrivano al momento novità significative. La presenza di Trump non ha smussato le posizioni israeliane, che chiederebbero la liberazione incondizionata e immediata di metà degli ostaggi prima ancora di cominciare le trattative. Senza nessuna assicurazione sulla fine della guerra, possibilità che Netanyahu continua categoricamente ad escludere. Così come non ha sortito effetto la telefonata del segretario di Stato Usa, Marc Rubio, a Netanyahu in cui si dice preoccupato per la «situazione umanitaria a Gaza» e pronto a rivedere il sitema di aiuti.

IN OGNI CASO, il presidente Usa ha lasciato il Qatar soddisfatto e con le tasche piene. Secondo la Casa bianca il tycoon e l’emiro Sheikh Tamim bin Hamad Al Thani avrebbero firmato accordi dal valore di 1,2 trilioni di dollari. E il viaggio non è ancora terminato. Trump è arrivato nel pomeriggio negli Emirati Arabi Uniti, dove ha ricevuto la più alta onorificenza civile e l’annuncio dell’investimento di 1,4 trilioni di dollari in 10 anni negli Usa per l’intelligenza artificiale.