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ELEZIONI. L'analisi dell'Istituto Cattaneo è un giochino perché fa una somma che non ha senso politico. Ma serve a dimostrare che nella distribuzione del voto Pd, M5S e Azione hanno elettorati complementari

Se la non destra si univa, ovviamente vinceva Foto Aleandro Biagianti

È poco più che una curiosità, chiarisce l’Istituto Cattaneo nel presentare la sua ultima analisi del voto: sommare i consensi di centrosinistra, M5S e Azione-Italia Viva non ha politicamente senso perché nessuno dei tre partiti o coalizioni avrebbe raccolto gli stessi voti se avessero corso insieme (molto probabilmente ne avrebbero presi tutti meno, ma chi può dirlo…). Però il calcolo lo hanno fatto lo stesso e il risultato è che in due (diverse) combinazioni su tre, se la «non destra» si fosse unita, la destra avrebbe perso le elezioni. Il calcolo vale per i collegi uninominali ma, per come funziona la legge elettorale, il consenso si può trasferire anche alla parte proporzionale. E quindi Centrosinistra, M5S e Azione insieme avrebbero vinto in 92 collegi uninominali alla camera e in 48 al senato (divisi hanno vinto invece in 23 collegi alla camera e in 12 al senato). Avrebbero così, sempre in teoria, una maggioranza nettissima in parlamento. Anche se non è detto – per continuare il giochino – che saprebbero cosa farsene.

Anche la sola alleanza di Centrosinistra e M5S sarebbe arrivata in testa, con un margine più ridotto (73 seggi uninominali alla camera contro 71 e 40 al senato contro 32). Niente da fare invece per la coalizione teorica di Centrosinistra e Azione (quella, in realtà, che ha più rischiato di avverarsi) perché avrebbe perso comunque, più o meno come ha perso tutta la «non destra» correndo divisa.

L’analisi – il giochino – è però interessante perché rende evidente che, leggiamo, «dalla distribuzione del voto risulta che le tre principali forze di opposizione (Pd, M5S, Azione) hanno elettori complementari. La mappa del voto al Pd è quasi perfettamente speculare a quella del M5S, il primo meglio radicato nel Nord-Ovest, nel centro delle grandi città e nella (ex) zona rossa, il secondo al Sud, il Sicilia e nelle periferie disagiate dei grandi centri urbani. Azione ha maggiori consensi nel Nord-Est». Forse, più che a difficili alleanze politiche nazionali, bisognava recuperare l’estro berlusconiano che con coalizioni diverse, e persino opposte, in collegi diversi, vinse le elezioni del ’94