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51esimo stato Reduce dall’inutile trasferta di Roma, Donald Trump ha pensato di combattere il jet-lag con un post su Truth Social ieri all’alba, prima che si aprissero i seggi per le politiche in Canada: «Buona fortuna al grande popolo del Canada mentre oggi andate a votare!»

Donald Trump in Michigan per il raduno per i suoi 100 giorni Donald Trump in Michigan per il raduno per i suoi 100 giorni – Ap

Reduce dall’inutile trasferta di Roma, Donald Trump ha pensato di combattere il jet-lag con un post su Truth Social ieri all’alba, prima che si aprissero i seggi per le politiche in Canada: «Buona fortuna al grande popolo del Canada mentre oggi andate a votare!»

Basta con una linea di confine tracciata artificialmente tanti anni fa. Guardate quanto sarebbe bello questo territorio. Accesso libero, SENZA CONFINI (…) se solo il Canada diventasse il prezioso 51° Stato degli Stati Uniti d’America”. Detto, fatto! I canadesi sono andati a votare e, non solo hanno dato la maggioranza al partito liberale, ma hanno anche eliminato dal Parlamento Pierre Poilievre, leader dal partito conservatore e marionetta di Trump.

In effetti il Gangster-in-Chief ha compiuto un miracolo politico: in gennaio i liberali stavano 27 punti dietro i conservatori nei sondaggi: secondo Abacus i conservatori avrebbero ricevuto il 47%, dei suffragi e i liberali di Justin Trudeau il 20%. Non solo: i liberali rischiavano addirittura di diventare il terzo partito, dietro il socialdemocratico Ndp, stimato attorno al 18% ma in crescita. Poi sono arrivati i dazi e le minacce di annessione, un cocktail ideale per resuscitare il nazionalismo canadese dormiente e lanciare il successore di Trudeau, Mark Carney, verso la vittoria.

Il Canada è un boccone un po’ grosso per chiunque e Donald Trump, per di più, non aveva studiato la storia della guerra del 1812, quando gli Stati Uniti invasero il loro vicino del Nord (allora colonia della Gran Bretagna) perdendo sette battaglie di fila e ritrovandosi infine con la Casa Bianca bruciata dagli inglesi, il 24 agosto 1814. L’unica vittoria avvenne a New Orleans ma a guerra finita: il trattato di pace era stato firmato qualche settimana prima.

Carney è un rappresentante un po’ anomalo del centrosinistra: il suo curriculum riporta infatti che è stato governatore sia della Banca centrale canadese che della Banca d’Inghilterra (il primo straniero a ricoprire questa carica dalla fondazione, nel 1694). Non solo: era stato lui a adottare politiche monetarie straordinarie per contrastare gli effetti della crisi finanziaria scoppiata negli Stati Uniti nel 2008, in particolare attraverso l’uso del Quantitative Easing, ovvero l’acquisto massiccio di obbligazioni governative per immettere liquidità nell’economia, con l’obiettivo di stimolare la crescita e ridurre la disoccupazione. Una politica che, secondo simulazioni della stessa Bank of England avevano fatto crescere il pil britannico dell’8% e ridotto la disoccupazione del 4%.

Carney aveva anche introdotto la pratica della forward guidance, ovvero di indicazioni chiare e anticipate sulle future scelte di politica monetaria, per ridurre l’incertezza dei mercati: esattamente l’opposto di quanto ha fatto, e fa, Trump imponendo dazi la mattina per revocarli o modificarli la sera. Questo approccio aveva aiutato a stabilizzare le aspettative di inflazione e a mantenere la fiducia degli investitori.

Come primo ministro, Carney ha immediatamente applicato dei contro-dazi su prodotti statunitensi per un valore compreso tra 30 e 60 miliardi di dollari canadesi, colpendo settori chiave come acciaio, alluminio, prodotti agricoli, auto. Queste tariffe sono state pensate per avere effetto immediato e rimarranno in vigore fino a quando gli Stati Uniti non ritireranno le misure protezionistiche. In risposta a minacce specifiche di Trump su acciaio e alluminio automobili, il Canada ha minacciato ulteriori ritorsioni in settori come l’elettricità e i prodotti alimentari. Alcune province canadesi (Ontario, Québec, British Columbia) hanno poi rimosso dagli scaffali dei negozi birra, vino e liquori statunitensi come ulteriore forma di pressione economica e simbolica.

Ciliegina sulla torta: Carney ha dichiarato che la cooperazione in materia di difesa con gli Stati Uniti «è finita» e che, anzi, Washington è oggi «una minaccia per la sicurezza nazionale» del Canada.

In questo clima, c’è stata un’affluenza record alle urne, superiore al 70%, con alcune circoscrizioni che hanno registrato code ai seggi e un numero mai visto prima di voti espressi in anticipo: oltre 7,3 milioni. I liberali hanno ovviamente tratto vantaggio dalla percezione che Carney fosse l’unico in grado di opporsi efficacemente a Trump, sottraendo due terzi del suo elettorato al socialdemocratico Ndp, che passa dal 18% nel 2021 al 6% circa oggi. I conservatori, dal canto loro, possono consolarsi con il fatto di aver mantenuto una base di consenso solida, con circa il 41% dei suffragi popolari e tra i 137 e i 144 seggi in parlamento.