Il 28 settembre scorso Edward J. Necki, consigliere comunale de L’Altra Faenza, ha presentato un’interpellanza con la quale si chiedeva come e quando Hera avrebbe riconosciuto alle famiglie gli sconti dovuti per i servizi non erogati e per i disservizi verificatisi lo scorso anno nella raccolta dei rifiuti.
La risposta dell’Amministrazione comunale, fornita il 28 ottobre, riporta con ogni probabilità la posizione di Hera: il conguaglio sulle bollette della Tari è stato eseguito con quelle in scadenza il 30 settembre; non vi è specificata l’entità del risarcimento in quanto sia la penale (102.409 euro) che l’importo per i servizi non erogati (25.730,57 euro) sarebbero stati portati “in diminuzione del costo complessivo del servizio 2017”.
Così facendo – si afferma – “non deve comparire alcuno sconto nelle bollette 2017” a titolo di risarcimento. E si aggiunge: “Qualora le due voci in questione non fossero state considerate nel calcolo del montante con segno negativo, le tariffe 2017 sarebbero state più elevate”.
La risposta non convince e non soddisfa:
1 – Perché, alla faccia della trasparenza, in questo modo le famiglie non possono verificare se effettivamente lo sconto c’è e qual è il suo eventuale importo.
2 – Perché anziché risultare meno cara, la Tari 2017 è invece più “salata”. Stando alle deliberazioni del Consiglio comunale il costo complessivo del servizio, il montante, preso a riferimento per la determinazione delle tariffe è stato di 9.853.684,99 euro nel 2016 ed è di 9.961.047,92 euro nell’anno in corso; se a quest’ultimo importo vengono tolti 128.139,57 euro (penale e mancati servizi), il costo risultante è pari a 9.832.909,35 euro, quindi inferiore a quello dello scorso anno. Come mai invece la quota fissa, espressa in €/mq/anno, e la quota variabile espressa in €/anno sono più alte rispetto al 2016 per tutte le categorie tariffarie, domestiche e non? Dove sarebbe il rimborso per gli utenti?
3 – Perché in ogni caso il ritardo nel riconoscere alle famiglie quanto loro dovuto si è tramutato in un finanziamento improprio a vantaggio di Hera (pochi euro “prestati” da decine di migliaia di utenti fanno una bella somma!).
Siamo alla vigilia della gara d’appalto per l’assegnazione del servizio di raccolta rifiuti, cosa ci si deve aspettare per il 2018 e gli anni a venire? Decide tutto Atesir (Agenzia regionale per i rifiuti e i servizi idrici) oppure i Consigli comunali – tenuti a rappresentare e a tutelare le comunità amministrate – intendono esercitare il loro diritto-dovere di discuterne, pretendendo chiarezza e fissando precise condizioni per il miglior svolgimento del servizio, per gravare le famiglie di costi minori e per la tutela dell’ambiente?
Faenza, 2 novembre 2017
L’Altra Faenza
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La legge elettorale in discussione in Parlamento concordata tra PD e Forza Italia con la benedizione degli alfaniani e della Lega Nord è un peggioramento delle leggi attuali uscite dalle sentenze che hanno dichiarato parzialmente incostituzionali il Porcellum e l’Italicum. L’armonizzazione delle due leggi poteva essere realizzata uniformando la soglia di sbarramento tra le due Camere al 3% e cancellando per la Camera dei deputati l’abnorme premio di maggioranza alla prima lista (diventato anche inutile perché nessuna otterrà il 40% dei voti) e l’obbrobrio dei capilista bloccati.
Al contrario la nuova legge colpisce come quelle precedenti il diritto degli elettori di scegliere i parlamentari e il principio di rappresentanza. Infatti impone liste bloccate per quasi i due terzi dei deputati e dei senatori, cancellando del tutto le preferenze e attribuendone la scelta interamente ai capipartito. Inoltre per circa un terzo dei parlamentari da eleggere nei collegi uninominali prevede delle coalizioni di cartone senza indicazione di un simbolo, di un programma, quindi buone come specchio per le allodole e pronte ad essere disfatte il giorno dopo le elezioni per dare vita ad un’ammucchiata trasversale. Infine agli elettori è imposto un voto unico per il candidato nel collegio uninominale e una o più liste a questo collegate: se votano per una lista lo fanno anche per il candidato. Il voto per il candidato si trasferisce automaticamente a tutte le liste collegate, in rapporto percentuale ai loro voti.
Anche il principio di rappresentatività viene stravolto. Non vi è un premio di maggioranza esplicito, ma sono privilegiate le coalizioni o i partiti maggiori che conquisteranno gran parte dei seggi nei collegi uninominali e, grazie al voto unico, potrebbero utilizzare la propaganda del “voto utile” anche per i seggi attribuiti alle liste. Inoltre la soglia di sbarramento del 3% non impedisce alle liste civetta coalizzate che ottengano l’1% dei voti di far conteggiare i propri voti a vantaggio della coalizione, ottenendo in cambio qualche seggio parlamentare.
In realtà il nuovo sistema è stato escogitato per soddisfare le convenienze politiche dei partiti proponenti e dei loro leader e per danneggiare una lista unitaria di sinistra e il Movimento 5 Stelle, in vista di un nuovo patto governativo tra Pd e Forza Italia da realizzare dopo le elezioni.
Diciamo NO a questa nuova porcheria e rimettiamo al centro del sistema elettorale i cittadini senza imposizioni dall’alto e senza distorsioni della loro volontà
Scheda
Collegi maggioritari.
Saranno 231 collegi, pari al 36% dei Seggi della Camera. I partiti si potranno coalizzare per sostenere un comune candidato.
Proporzionale.
Dei restanti 399 deputati, 12 continueranno a essere eletti nelle Circoscrizioni Estere, con metodo proporzionale. In Italia un deputato è eletto in Valle d’Aosta in un collegio uninominale; i restanti 386 deputati saranno eletti con metodo proporzionale in listini bloccati di 2-4 nomi. Le liste proporzionali sono bloccate, vale a dire che l’elettore non ha nessuna possibilità di scelta cosicché i candidati saranno eletti secondo l’ordine deciso dai capi dei partiti. Poiché sono possibili le pluricandidature, fino a cinque, i capi dei partiti e delle correnti sono praticamente certi della loro rielezione.
Il testo delega il governo a definire questi collegi plurinominali.
Le Circoscrizioni, importanti per il recupero dei resti, saranno 28. In Senato saranno 20.
Soglia.
Nella parte proporzionale la soglia a cui dovranno fare riferimento i partiti sarà il 3% sia alla Camera che al Senato. Per essere eletti a Palazzo Madama lo sbarramento si calcola su base nazionale e non più solo regionale.
Le (finte) coalizioni, vere protagoniste della legge, devono superare il 10%. I partiti che superano l’1% ma non il 3% regalano i loro voti all’intera coalizione.
Una scheda, voto unico.
Diversamente dal Mattarellum, in cui c’erano due schede (una per il collegio ed una per il listino proporzionale, con la possibilità di un voto disgiunto), con il “Rosatellum 2.0” ci sarà una scheda unica. In essa il nome del candidato nel collegio sarà affiancato dai simboli dei partiti che lo sostengono, così l'elettore non è più pienamente libero di esprimere la sua volontà .
Voto disperso.
I voti degli elettori che avranno barrato il nome del solo candidato del collegio uninominale saranno distribuiti proporzionalmente ai partiti che sostengono il candidato del collegio.
Barrando sul simbolo del partito il voto andrà al candidato del collegio e al partito per la parte proporzionale. Dunque gli elettori non avranno due voti, ma uno solo. Quindi, non potranno scegliere il candidato che preferiscono nel collegio uninominale e una lista di un altro partito nella parte proporzionale com’è non solo possibile e desiderabile, ma ampiamente praticato con la legge proporzionale vigente in Germania.
Sotto la soglia dell’1% i voti andranno dispersi.
Scorporo.
Non è previsto lo scorporo come accadeva invece nel Mattarellum.
In caso di pareggio il candidato più giovane vince.
Nel caso in cui due candidati in un collegio uninominale ottengano lo stesso numero dei voti «è eletto il più giovane d’età».
Le firme.
Viene dimezzato rispetto al testo originario il numero delle firme da raccogliere per tutti quei partiti o nuove formazioni che non sono in Parlamento o non hanno un proprio gruppo. Il numero di firme da raccogliere passa, dunque, da 1.500-2.000 a circa 750. Pure in questo caso solo per le prossime elezioni, anche gli avvocati abilitati al patrocinio in Cassazione potranno autenticare le firme per la presentazione delle liste elettorali.
Esprimiamo preoccupazione rispetto al progetto di costruzione di un nuovo centro commerciale nella zona ex Cisa e chiediamo al Comune di Faenza:
- perché non sono stati coinvolti né i quartieri, né le associazioni, né i cittadini nella ricerca di soluzioni alternative, in un percorso di riprogettazione dell’area dismessa?
- A che punto è, da chi deve essere compiuto e quali sono gli impegni presi per il lavoro di bonifica delle falde e del sottosuolo contaminati? E’ stata effettuata una comunicazione di “sito potenzialmente contaminato” e avviata la relativa procedura di bonifica ai sensi del D.Lgs 152/06?
-Come si concilia l’impegno del Comune a favore della mobilità sostenibile (PUMS), con questo progetto che necessariamente porterà un aumento del traffico motorizzato in una zona residenziale?
Le vie Volpaccino, Zara e limitrofe sono strette, senza marciapiede né piste ciclabili, ma percorse quotidianamente da molti bambini e famiglie in bici che si recano a scuola, in piscina, al parco: sono state fatte previsioni sull'impatto in termini di inquinamento, insicurezza, traffico per quelle zone?
Ci chiediamo infine a cosa possa servire un nuovo centro commerciale se già ce ne sono 8/9 nel territorio faentino (oltre a numerosi supermercati). Che effetti avrà sull’economia locale, sulle botteghe, sui mercatini diretti e sui piccoli negozi?
Se non ci sono margini per tornare indietro rispetto alla realizzazione, almeno chiediamo al Comune di mitigare l’impatto negativo con interventi di questo tipo:
-impedire che da Via Volpaccino e da Via Zara di possa accedere al parcheggio del centro commerciale;
-piste ciclopedonali sulle vie sopra citate;
-massimo dell’efficienza energetica del fabbricato;
-sistemi di raccolta differenziata spinta nei pressi della struttura e macchinari per il reso.
Crediamo in un’economica sostenibile, a filiera corta, fatta di relazioni umane. Ci piacerebbe pensare che in questo percorso il Comune fosse nostro alleato. Ma è così?
Comitato Ambiente: Ass.Fuori dal Coro, Fiab Faenza-Forlì, Gruppo Acquisto Solidale Faenza, Legambiente Lamone, Rete Rifiuti Zero Emilia Romagna, Salvaiciclisti Faenza, Si alle Rinnovabili No al Nucleare, Panda Imola.
Faenza, 12/10/2017
Noi insegnanti guardiamo negli occhi tutti i giorni gli oltre 800.000 bambini e ragazzi figli di immigrati che, pur frequentando le scuole con i compagni italiani, non sono cittadini come loro. Se nati qui, dovranno attendere fino a 18 anni senza nemmeno avere la certezza di diventarci, se arrivati qui da piccoli (e sono poco meno della metà) non avranno attualmente la possibilità di godere di uguali diritti nel nostro paese.
Ci troviamo così nella condizione paradossale di doverli educare alla “cittadinanza e costituzione”, seguendo le Indicazioni nazionali per il curricolo – che sono legge dello stato – sapendo bene che molti di loro non avranno né cittadinanza né diritto di voto.
Questo stato di cose è intollerabile. Come si può pretendere di educare alle regole della democrazia e della convivenza studenti che sono e saranno discriminati per provenienza? Per coerenza, dovremmo esentarli dalle attività che riguardano l’educazione alla cittadinanza, che è argomento trasversale, obbligatorio, e riguarda in modo diretto o indiretto tutte le discipline e le competenze che siamo chiamati a costruire con loro.
Per queste ragioni proponiamo che noi insegnanti ed educatori martedì 3 ottobre ci si appunti sul vestito un nastrino tricolore, per indicare la nostra volontà a considerare fin d’ora tutti i bambini e ragazzi che frequentano le nostre scuole cittadini italiani a tutti gli effetti.
Chi vorrà potrà testimoniare questo impegno anche astenendosi dal cibo in quella giornata in uno sciopero della fame simbolico e corale.
Il 3 ottobre è la data che il Parlamento italiano ha scelto di dedicare alla memoria delle vittime dell’emigrazione e noi ci adoperiamo perché in tutte le classi e le scuole dove è possibile ci si impegni a ragionare insieme alle ragazze e ragazzi del paradosso in cui ci troviamo, perché una legge ci invita “a porre le basi per l’esercizio della cittadinanza attiva”, mentre altre leggi impediscono l’accesso ad una piena cittadinanza a tanti studenti figli di immigrati che popolano le nostre scuole.
Ci impegniamo inoltre a raccogliere il numero più alto possibile di adesioni e di organizzare, dal 3 ottobre al 3 novembre, un mese di mobilitazione per affrontare il tema nelle scuole con le più diverse iniziative, persuasi della necessità di essere testimoni attivi di una contraddizione che mina alla radice il nostro impegno professionale.
Crediamo infatti che lo ius soli e lo ius culturae, al di là di ogni credo o appartenenza politica, sia condizione necessaria per dare coerenza a una educazione che, seguendo i dettati della nostra Costituzione, riconosca parità di doveri e diritti a tutti gli esseri umani.
Al termine del mese consegneremo questa petizione ai presidenti dal Parlamento Laura Boldrini e Pietro Grasso tramite il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, perché al più presto sia approvata la legge attualmente in discussione al Parlamento.
Le e gli insegnanti ed educatori che operano in diverse realtà, associazioni, gruppi o scuole possono aderire all’appello collegandosi ad Appello degli insegnanti per lo ius soli e lo ius culturae, cliccando qui: https://goo.gl/forms/1AC6g081ttGQC9Ag2
Abbiamo anche creato il gruppo Facebook “INSEGNANTI PER LA CITTADINANZA”, esclusivamente per raccogliere proposte, esperienze e suggerimenti da condividere, per preparare le iniziative che si realizzeranno il 3 ottobre e nel mese successivo. Chiamiamo tutti a collaborare e cooperare per costruire una campagna di largo respiro che parta dalle scuole. Per entrare nel gruppo facebook clicca qui
primi firmatari:
Franco Lorenzoni maestro elementare; Eraldo Affinati insegnante e scrittore, fondatore della scuola Penny Wirton;Giancarlo Cavinato segretario del MCE, Movimento di Cooperazione Educativa; Giuseppe Bagni presidente del CIDI, Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti; Clotilde Pontecorvo presidente della FITCEMEA; Gianfranco Staccioli segretario della FITCEMEA; Roberta Passoni coordinatrice della Casa-laboratorio di Cenci; Paola Piva coordinatrice scuole migranti; Alessandra Smerilli scuola per stranieri ASINITAS; Sara Honegger scuola per stranieri ASNADA; Fiorella Pirola rete scuolesenzapermesso