Infedeli alla linea Amici e non: i "grandi" del mondo in fila per rendere omaggio al pontefice scomparso. C’è Trump, e Meloni sogna un vertice Usa-Europa. Anche Zelensky spera di sfruttare l’occasione per riaprire il dialogo con la Casa bianca. Il presidente argentino Milei in prima fila: «Nonostante le differenze, che oggi sono poca cosa»
San Pietro si prepara ad accogliere i funerali di Bergoglio – Ansa
«Non vediamo l’ora di esserci». Con l’entusiasmo di chi ha appena accettato l’invito a un party, i coniugi Trump sono stati i primi a confermare la loro presenza ai funerali di papa Francesco, sabato, in piazza San Pietro. E dunque ci si interroga con ansia, come se fosse un G7 qualsiasi, sulle possibilità che a margine della cerimonia si possa orchestrare un vertice Usa-Ue sulla questione dei dazi, con corollario di incontri bilaterali.
MELONI padrona di casa lavora per questo, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa non escludono. Cioè ci sperano, malgrado l’agenda stretta del presidente Usa che impantanato sul fronte ucraino potrebbe-vorrebbe fare qualcosa anche su questo.
L’unica certezza è che la presenza più ingombrante sarà quella di Donald J. Trump. Per le dimensioni monstre dell’entourage, certamente. Per l’effetto glamour del primo blitz all’estero dopo la rielezione, sicuro. Per il contrasto abissale tra i due profili, venendo alla sostanza, e dunque alle orecchie-da-mercante in chief che Donald J. Trump ha sistematicamente contrapposto alle «deprecabili» idee di Francesco sui migranti e altro, già prima di insediarsi una prima volta alla Casa bianca. E tanto più oggi, fino a ieri.
POCA COSA, si dirà, rispetto al fossato ideologico tra il papa e l’attuale presidente argentino, pure ricevuto con cordialità in Vaticano nel febbraio 2024 e in partenza già giovedì con un bel pezzo del suo governo turbo-liberista al seguito. Javier Milei fu tra i primi a riservare a Bergoglio l’onore di chiamarlo «comunista», per poi dargli la responsabilità di «rappresentante in terra del maligno». Nel post in cui anche lui non vede l’ora di esserci si onora di averne conosciuto «la bontà e la saggezza». Le differenze? «Oggi risultano – appunto – poca cosa».
Al suo fianco ci saranno Karina Milei, segretaria nazionale della Presidenza per volere del fratello-presidente e la ministra della Sicurezza Patricia Bullrich, nota per lo zelo con cui si sta accanendo sulle stesse fasce sociali, le stesse periferie a cui il papa morto ha consacrato un pezzo consistente della sua vita e della sua azione pastorale. Non saranno i soli, sabato, a battersi il petto davanti al feretro di un papa come questo, cioè come non se ne dovrebbe mai più fare un altro, fosse per loro.
NON CI SARANNO i due capi di stato su cui pende un mandato di cattura internazionale emesso dalla Corte penale dell’Aja: Netanyahu non perché tema l’arresto, Vladimir Putin perché «non è nei suoi piani», ha detto ieri il portavoce Dmitry Peskov. Il “suo” pensa di averlo fatto con i superlativi di cordoglio inviati il giorno prima ai vertici vaticani. Né ci sarà il suo braccio spirituale Kirill, patriarca ortodosso di Mosca e di tutta la Russia, che ieri ha raccontato di come il pontefice abbia resistito a «forti pressioni» del suo entourage per «gelare i rapporti con la Chiesa russa».
Tra i leader che anche aspirano a cogliere l’occasione per interloquire con Trump ci sarà invece il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, reduce dalla scomoda visita in Sudafrica che lo attende domani.
SULLA GUERRA non sono state affatto «poca cosa» le parole e i fatti che Bergoglio ha impiegato per indicare la pace possibile. Inascoltato da russi, ucraini, europei e statunitensi in perfetta quadrifonia.
Altra zona sensibile del parterre funebre di sabato è quella in cui prenderà posto la delegazione «ad alto livello» di Taiwan. La Cina ha inviato le sue condoglianze solo ieri, ribadendo il clima collaborativo esistente con la Santa Sede, nulla di più per ora.
Molte altre presenze sono state confermate, aggravando i grattacapi logistici e securitari delle autorità italiane. In lista tra gli altri Lula, Macron, Starmer, Scholz e il presidente tedesco Steinmeier, i leader di Portogallo, Polonia, Austria eccetera. Sánchez si nota di più non verrà, al suo posto le due vice premier María Jesús Montero e Yolanda Díaz.
DALLA SPAGNA sono in arrivo anche Felipe e Letizia, ma l’abituale sfilata di reali include anche Filippo e Matilde dal Belgio, il principe William e il “Capo della Real Casa di Savoia e Gran Maestro degli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia”, detto anche principe Emanuele Filiberto. A Roma prezzi folli per una stanza, il Codacons pattuglia le strade della capitale.