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Scheda elettorale

Dopo le recenti disastrose elezioni regionali, non è facile cercare di ipotizzare una ripresa dell'iniziativa della Sinistra.
Le drammatiche condizioni dei lavoratori, specie di quelli con lavoro precario (tutti i nuovi assunti degli ultimi 5-6 anni, larga parte degli assunti negli anni precedenti) hanno pesantemente eroso la rappresentanza politico sociale della Sinistra. La crisi economica, con i licenziamenti e la cassa integrazione, sta creando fenomeni diffusi di disperazione: basti pensare che le risorse per gli ammortizzatori sociali si stanno gradualmente esaurendo. Non parliamo delle piccole imprese.
Lo sciopero generale indetto da CGIL e UIL, pur tardivo, ha tuttavia ricompattato la base tradizionale del sindacato, lanciando un forte messaggio ai precari ed ai disoccupati. I lavoratori che hanno scioperato si riconoscono nella CGIL non perchè non ne vedano le manchevolezze, ma perchè essa è un soggetto che esprime una rappresentanza reale, visibile dalla sua gente e verificabile, nelle Camere del Lavoro e nelle RSU. E' una struttura con la quale ci si può anche arrabbiare, dove si può andare a sfogarsi, perchè esiste. Se venisse a mancare questo suo carattere, lo stesso Landini, pur autorevole, diverrebbe soltanto un fenomeno mediatico: anche chi ha criticato la CGIL dal suo interno, negli ultimi 20 anni, si è avvalso della credibilità della “ditta”.
Nessun partito dell'area democratica e progressista (come si diceva una volta) può rivendicare oggi un simile radicamento sociale. Inoltre, i partiti appaiono

sempre di più impaniati in un sistema che li rende impotenti, sia che i vincoli derivino dalle regole europee, sia che siano causati dalla malavita e dalla corruzione.
Il sistema di governo della nostra Regione non è considerato oggi al di fuori di questo contesto: Errani, obbligato a dimettersi per il noto scandalo amministrativo-familiare, ha consumato fino in fondo la sua autorevolezza. Bonaccini è ben lontano dal possederla. Quattordici anni di governo regionale sono troppi per chiunque, ma per i partitini della sinistra più che per Errani: chi potebbe indicare quale ruolo hanno avuto, in tanti anni di presenza nella giunta regionale, Rifondazione e SEL? Cos'hanno fatto i loro assessori? Che cosa rimane di questa esperienza unitaria di governo delle sinistre in una delle più importanti regioni italiane? Per molti cittadini, solo un patrimonio di consensi sempre più piccolo, dissipato. Sommando i voti di SEL e Altra Emilia-Romagna (operazione ardita) otteniamo 83.521 voti. In percentuale, meno del 7% del 36% di elettori che hanno votato. Rispetto alle elezioni europee (lista Tsipras) mancano all'appello più di 10.000 voti; rispetto alle elezioni regionali 2010 (PRC + SEL), se ne sono persi 13.000.
La breve stagione della Lista Tsipras è tramontata proprio in Emilia-Romagna, dove sembrava avere solide basi. Eppure, continuo testardamente a pensare che si sarebbe potuto/dovuto intrapredere un altro percorso, discutendo pubblicamente, con gli elettori, dell'esperienza di governo compiuta (e incontrare Bonaccini non sarebbe stata un'eresia, in questo contesto: il rifiuto del confronto era già segno di debolezza). Una lista unitaria di sinistra, all'opposizione, fondata su di un ampio consenso, sarebbe allora sorta necessariamente, con una forte spinta di base. Invece si è scelta la via del dibattito interno, con risultati apparentemente paradossali (ma invece scontati, per chi conosce l'ambiente). SEL ha fatto una consultazione fra i suoi iscritti, raccogliendo un voto contrario alla lista unitaria; la segreteria di Rifondazione ha messo ai voti, nientemeno, la formazione di un soggetto politico nuovo al Comitato politico nazionale, raccogliendo una solenne bocciatura. Ovviamente, queste procedure rituali non hanno ormai alcun peso, davanti ai voti ottenuti; ciò che voglio dire è che, di fronte ad una crisi politica di questa entità, affidare la decisione di una prospettiva politica a poche decine o centinaia di persone dà un risultato scontato, di autoconservazione, che nulla ha a che vedere con i sentimenti del corpo elettorale “vero”, non di quello residuale manifestatosi.
Ora i dirigenti di SEL certo si rallegrano di aver avuto due consiglieri, pur con pochissimi voti, grazie al premio di maggioranza: qual è il risultato politico della loro presenza nella maggioranza? Difficile dirlo per chiunque. Rifondazione, nascondendo la sua inanità politica sotto un simbolo elettorale diverso, si è brillantemente autoassolta: la sua fedeltà assoluta al PD e prima ai DS per decenni, il suo grave coinvolgimento nell'inchiesta sull'uso improprio dei rimborsi spese (di entità sproporzionata rispetto al suo peso politico) sono cancellati magicamente.
Quale è la valutazione di queste formazioni politiche sul voto? SEL sceglie il basso profilo (un bel tacer non fu mai scritto); Quintavalla (da me incautamente votata, con voto “disgiunto” a SEL) non trova di meglio che prendersela con il Manifesto, del quale l'unico consigliere dell'Altra E-R, il prof. Alleva, è collaboratore. Sempre meglio prendersela con i vicini, che guardare in casa propria!
E si potrebbe continuare: mi fermo perchè sono troppo stufo!
Allora viene spontanea una domanda: votando per questi candidati, per queste liste, abbiamo dato un contributo alla ripresa di una iniziativa della Sinistra, o abbiamo posto su questa via ostacoli e macerie che rendono il cammino più difficoltoso?
I consensi delle due liste di cui ho parlato, lo sappiamo bene, provengono prevalentemente da elettori piuttosto anziani: ciò rispecchia anche la composizione demografica della nostra Provincia e della Regione, ma comunque questo non è un elettorato che garantisca grandi prospettive. I giovani che non votano più non le conoscono, se non per sentito dire: una persona come Piergiovanni Alleva, poi, suscita estraneità (il solito professore radical-chic...).
In una recente discussione on-line su Facebook, molto partecipata, promossa da Matteo Cavezzali (giovane giornalista ravennate che ha un blog nel sito del “Fatto Quotidiano”), uno dei giovani intervenuti, sostenendo l'inutilità dello sciopero per risolvere i suoi problemi (posizione certo sbagliata) ha fatto un'osservazione che mi ha colpito. Rivolto a me e ad altri che sostenevano una posizione contraria alla sua, ha scritto: “Forse qualcosa si può ancora fare nei confronti di una generazione che vi siete lasciati sfuggire completamente”, attribuendoci un ruolo tra il parentale e il pedagogico, oltre che politico.
Forse è proprio questa l'utilità del sito qualcosadisinistra.info: continuare ad informare, a spiegare, a raccogliere e fornire dati ed inchieste, a questi giovani intellettuali disillusi che ancora dicono: “Forse qualcosa si può ancora fare....”. Ed è la maggiore utilità che vecchi militanti come noi possono produrre. Con il personale politico che abbiamo votato, non si va più avanti: se li indicheremo come nostri referenti, in qualunque modo, non gioveremo alla diffusione delle nostre modeste, ma sofferte, opinioni.

Vincenzo Fuschini