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Andrea MingozziPer ragioni familiari mi trovavo già a Roma venerdì 24, perciò sabato mattina me la prendo con calma. Alla fermata dell'autobus di Lungo Tevere della Vittoria (un presagio?), sfoggio la mia felpa rossa della Fiom. Mi si avvicina una signora che mi fa <<...che va alla manifestazione?>> <<No signò, vado alla Leopolda!>> e ci sorridiamo con complicità (altro buon presagio?).

 

Più puntuale di un orologio svizzero raggiungo Piazzale Ostienese dove mi aspetto di trovare le compagne ed i compagni della Cgil della Provincia di Ravenna. Nonostante la puntualità elvetica il corteo è già in movimento (sicuramente un ottimo presagio) e a giudicare dall'accento che sento e dagli striscioni presenti, mi accorgo di essere nel rumoroso spezzone della Puglia.

Fortunatamente riesco ad unirmi coi compagni della Cisa (o come diavolo si chiama ora) e qualche altro cane sciolto che in quel momento si trovava come me in mezzo a tanti pugliesi.

Decidiamo di risalire il corteo, ma si sa, la Puglia è lunghissima e anche questo spezzone di corteo non fa eccezione. Non ne veniamo a capo e così srotoliamo il mini striscioncino dei metalmeccanici di Lugo e ci accodiamo alla Flai di Brindisi. Qualcuno nota un rattoppo e spiego che ho dovuto aggiungere una "pecetta" per coprire le sigle di Fim e Uilm: novantadue minuti di applausi.

Le notizie che arrivano sono di una piazza già gremita e di centinaia di migliaia di persone che devono ancora confluire. Quando raggiungiamo San Giovanni il colpo d'occhio è bellissimo. Bandiere, palloncini e striscioni colorano di un rosso vivo la piazza, il cielo e perfino i monumenti. Si incrociano i primi compagni e le prime compagne arrivate da Ravenna e Faenza e già giunti in piazza. Ci guardiamo intorno e siamo tutti molto contenti e soddisfatti, anche perchè i giovani che il sindacato non riuscirebbe ad intercettare, sono veramente numerosi. In molti sfoggiano le magliette con la scritta "io sono Marta", la stessa che indosserà più tardi Susanna Camusso durante il suo intervento conclusivo.

A fronte dell'orrendo #ashtag (o come diavolo si chiama) #tutogliioincludo, la fantasia dei militanti della Cgil è molto più produttiva. I toscani riscoprono una citazione letteraria e si ribatezzano "maledetti", mentre quelli del patronato Inca di Empoli si autodefinscono "INCAzzati" per via dei pesanti tagli di natura ritorsiva che il governo si appresta ad operare nei loro confronti. I pensionati dello Spi indossano pettorine autoironiche con la scritta "largo ai giovani", mentre dall'Emilia Romagna spicca lo striscione "la Cgil tiene del posto!". In effetti siamo tanti, tantissimi, e piano piano si ha la certezza di aver sfondato la soglia del milione di persone. A Renzi e ai suoi fighetti Leopoldiani in camicia bianca (tra cui il nostro sindaco) andrà di traverso l'oliva del martini, non c'è dubbio.

Non c'è dubbio neanche che la gente perbene, quella che lavora e paga le tasse sia qui e non altrove, insieme a migliaia di ragazze e ragazzi che al giovane Renzi, hanno preferito i vetusti Landini e Camusso.

Si ha la sensazione che dopo alcune battute d'arresto, il più grande sindacato d'Italia sia tornato a rispondere con il giusto piglio e la giusta determinazione all'attacco sferrato al mondo del lavoro, si ha la sensazione che la Cgil, grazie alla sua gente, sia tornata a fare la Cgil!

Andrea Mingozzi Fiom Cgil della Provincia di Ravenna