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Vorrei mettere al centro un punto che mi pare sottovalutato, ma che per chi fa politica è decisivo: le scelte di tattica politica.

Giustissimo dire che occorre da un lato avere contenuti programmatici corretti (diritti del lavoro, servizi pubblici non tagliati, ecc ecc), dall’altro ritornare nel sociale per radicarsi.

Giustissimo! Ma non basta.

Se un veterano come me si volta indietro e si interroga sui fallimenti della sinistra, si rende conto che il fallimento non ha riguardato i contenuti programmatici, né (almeno in certi periodi) il radicamento sociale.

Gli errori gravi sono stati nella strategia e nella tattica politica. È qui che abbiamo fatto errori enormi, spesso addirittura non avevamo nessuna tattica politica, perché non ci rendevamo proprio conto che una forza politica DEVE avere strategia e tattica. È questo che la differenzia dai movimenti sociali, dalle associazioni ecc: queste hanno radicamento sociale, ma non si pongono al livello politico-istituzionale. E non basta avere programmi giusti: una forza politica NON è un centro studi, un collettivo di “intellettuali organici” (per dirla con Gramsci).

Una forza politica DEVE portare a livello politico-istituzionale i suoi programmi e il suo radicamento.

Fra l’altro, per radicarsi nel sociale occorrono militanti (attivisti) molto motivati e numerosi. Se non sei credibile quanto a strategia e tattica, non troverai attivisti numerosi e motivati.

Quale deve essere oggi la strategia?

Il “campo progressista” di Pisapia si dà come strategia il revival del centro-sinistra. Ma da un lato il centro-sinistra ha fallito perché incapace di opporsi al neo-liberismo (distruttore di diritti sociale e di servizi pubblici universalistici). Dall’altro basta chiedersi: col PD di Renzi (quello che distrugge i diritti del lavoro e la sanità pubblica con le mutue corporative e il “welfare aziendale” -che ovviamente non sono per tutti-) che centro-sinistra si può fare?
Fra l’altro il “campo progressista” dovrebbe interrogarsi su un fatto semplicissimo: se avesse vinto il SÍ al referendum, in che situazione ci troveremmo ora? Saremmo sotto la cappa di piombo di un ducetto autoritario e delle sue politiche tutte filo-Confindustria!

Occorre una strategia altra dal centro-sinistra e, almeno, puntare alla costruzione di un quarto polo decisamente di sinistra. Che sappia recuperare elettorato di sinistra dall’astensionismo e dal M5S.

Qual è la tattica giusta verso la costruzione del quarto polo?

Io sono di Sinistra Italiana. Noi speravamo che SI fosse il centro di attrazione di questo polo. Ma SI nasce con il pesantissimo handicap in partenza di una scissione anticipata. Questo ha chiare ripercussioni pesantemente negative sia a livello di immagine pubblica sia a livello di motivazione dei militanti.

E non possiamo dare per scontato che gli “altri” debbano venire a noi…

Proviamo a pensare ad un possibile scenario alle prossime elezioni (che, anche se le manovre di Renzi fallissero, sono comunque vicine: l’anno prossimo). Come si presenterà la sinistra radicale? Con quante liste divise fra loro? Sarebbe un suicidio colossale.

Sento molti che partono in quarta dicendo, per difendere il proprio settarismo egocentrico: “guardate il fallimento della lista “Arcobaleno”. “Non possiamo fare un’accozzaglia di gruppettini!”.

Ma l’Arcobaleno ha fallito non perché era un’unione di forze diverse. Ma per gli errori gravissimi precedenti.

Bertinotti fino al giorno prima, illudendosi della forza e della “giustezza” di linea del PRC, aveva completamente snobbato ogni unità con gli altri: snobbato i Verdi, non tenuto in seria considerazione l’ex sinistra PDS di Mussi e Salvi, addirittura contento per la fuoriuscita dei cossuttiani… Poi, all’ultimo momento, presi da disperazione, si fa all’improvviso un voltafaccia e una lista solo apparentemente unitaria. NON ERA CREDIBILE NÉ PER I MILITANTI NÉ TANTOMENO PER GLI ELETTORI. É questo l’errore che non va rifatto, non la ricerca dell’unità.

Io credo che DA SUBITO tutte le forze di sinistra radicale devono unirsi in una coalizione, con un patto unitario ben preciso, delegando (cessione) alcuni poteri alla coalizione stessa, impegnandosi in un cammino comune anche DOPO LE ELEZIONI.

Parlo di Sinistra Italiana che, a mio avviso, deve essere il motore di questa unità. Poi di Possibile di Civati (con cui qualche passo unitario è già stato fatto); poi di ciò che resta dell’ALTRA EUROPA. Quindi di DeMa di De Magistris. Ed anche di Rifondazione.

Questa coalizione politica unitaria deve parlare all’elettorato potenziale, recuperando slogan semplici ma centrali e NON intellettualoidi.

Al centro: LAVORO, ECOLOGIA, DIRITTI sociali. Questo dovrebbero essere i temi centrali per noi, da dire e scrivere ovunque.

Guarda caso, l’acronimo diventa: L.E.D.

Uno slogan possibile, allora, potrebbe essere: ACCENDI LED !!!

Non basta ancora. Dobbiamo costruire un polo di sinistra. Allora diventa importante il rapporto con i fuori-usciti dal PD e da SI.

Non dobbiamo lasciarci accecare dalla rabbia per la scissione dei nostri ex soci. La tattica giusta deve essere al centro dei nostri pensieri.

Dobbiamo lanciare continuamente sfide e ponti verso di loro, tutti loro.

Gli ex PD sono ancora molto scarsi, deludenti e vaghi sui contenuti. Ma non possono pensare di costruirsi uno spazio attaccando solo il PdRenzi. Devono uscire sui contenuti. La loro tattica verso il governo Gentiloni è in parte comprensibile (hanno bisogno che continui, per darsi il tempo di strutturarsi come forza politica). Ma non possono nemmeno suicidarsi a priori accettando tutto quello che Gentiloni fa. Devono sempre di più smarcarsi se vogliono essere credibili.

E, una volta che Renzi sarà tornato ad essere il padrone indiscusso del PD, come faranno a proporre

una maggioranza con quel PD?

Noi dobbiamo proporre e sfidare anche loro sull’unità della sinistra. Ma mentre con le altre forze di sinistra radicale è indispensabile costruire una coalizione unitaria, con MDP la proposta dovrebbe essere di due liste alleate. O almeno: tendenzialmente alleate.

Poi molto dipenderà dalla legge elettorale: se premiasse le coalizioni, a quelle dovremmo puntare. L’MDP potrebbe mai andare in coalizione con Renzi e Alfano?

Avete visto i sondaggi? Sappiamo quel che valgono (è il mio mestiere), ma sono comunque un segnale su cui riflettere.

SI da sola è data in calo clamoroso (in alcuni addirittura sotto il 2%). La scissione aprioristica è stato un colpo pesantissimo a livello di immagine! Ed è probabile che ci sarà una soglia di sbarramento almeno del 3% e forse di più.

Ciò rende urgentissima l’aggregazione unitaria di tutta la sinistra radicale (SI, Possibile, Rifondazione, De Magistris, Altra Europa).

Avete poi visto l’altro sondaggio che darebbe addirittura il 14,5 ad un polo che andasse dall’MDP fino a SI? Portando via non pochi voti anche ai grillini. Allora sì che un quarto polo di sinistra sarebbe credibile e possibile.

Penso che questa sia un’esigenza del nostro elettorato. E dobbiamo dare subito segnali (e anche sfide, ripeto) in questa direzione.

Leonardo Altieri