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Chi sono i "dubbiosi" sul pontificato di Papa Francesco

Un interessante dibattito si è sviluppato sulla stampa e sui social a seguito delle recenti  affermazioni di Papa Francesco, che sempre più sembra orientare la sua dottrina sui problemi e sulle necessità dell’uomo in carne e ossa. Questo spostamento evidente dalla liturgia impalpabile alla concretezza dei problemi terreni sta accentuando una spaccatura evidente in seno alla Chiesa e ai fedeli. A Papa Francesco viene contestata la “teologia del popolo” che sarebbe espressa nella sua enciclica Fratelli Tutti. L’altro giorno, in una lunga intervista sulla stampa, l’ex punk Lindo Ferretti, una volta fervido contestatore di sinistra e ora cattolico conservatore, spiegava bene quali sono i termini della questione. Come li spiega bene anche l’amico Gian Ruggero Manzoni sulla sua pagina fb di ieri.

Si critica aspramente l’egualitarismo ideologico dell’enciclica, che sembra volere annientare tutte le differenze. In sostanza, si dice, non esiste più storia, non esiste più geografia, non esiste passato, presente e futuro. Siamo tutti fratelli, facendo così perdere il significato vero della parola e del concetto di fratellanza.

Non è la stessa cosa essere nati a Cerreto Alpi o a Ulan Bator, non è la stessa cosa nascere ebreo o palestinese, bianco o nero, ricorda Lindo Ferretti. Si condanna esplicitamente, quindi, un papato che invece di occuparsi del sacro e dello spirito è più orientato verso l’assistenza sociale, per dirla in termini brutali.

Questa critica verso in tramonto della sacralità della Chiesa, è ripresa e portata avanti anche dallo psichiatra Umberto Galimberti, che sottolinea come sia importante per l’uomo non perdere il contatto con la dimensione sacrale di Dio.

 

Il dibattito è, a mio avviso, estremamente interessante e complesso perché si sviluppa su tematiche importanti con  sfumature  diverse. Condivido questo richiamo alla tradizione e ad una identità decisa, richiamo che deve venire anche dalla Chiesa. Tradizione e identità sono fondamentali per tutti, come insegna anche la psicologia e  dico che questa tematica non può essere lasciata solo alla destra, che, oltretutto molto spesso, la riduce a grotteschi stereotipi, la bandiera, l’inno, le sfilate militari, la famiglia felice del Mulino Bianco. Concordo anche sull’importanza del sacro per quella  ricerca di senso che da sempre attanaglia l’umanità e soprattutto penso che la dimensione fondamentale della religione debba essere quella spirituale, una visione che riconosce nell’uomo la capacità di andare oltre la materialità della vita, oltre ai propri limiti ristretti per abbracciare un senso più grande, un senso divino. E la fratellanza, il sentimento di interconnessione fra tutti gli esseri è un elemento spirituale altissimo e fondamentale in questo percorso di elevazione. Sono però perplesso quando, per sfuggire ai cambiamenti, ci si aggrappa ad una liturgia spesso ipocrita e vuota di significato, come è stato per secoli.

Poi quando si critica il Papa per la sua dimensione troppo umana, si dimentica che la religione cristiana, mi pare unica nel suo genere, attraverso Gesù Cristo è scesa sulla terra. Dio si è fatto uomo, questa è la sua identità e, direi, la sua forza e commovente bellezza. Se si rinnega questo avvicinamento all’uomo e si vuole  solo un Dio antico e lontano, bisognerebbe  avere anche il coraggio di rinnegare Gesù e tutto il Vangelo. Non si può sfuggire a questa contraddizione.