È fin troppo facile prevedere che quando si chiuderanno le urne nella tarda serata di domenica 23 novembre – si vota per l’elezione del presidente e per il rinnovo del Consiglio regionale – l’astensione risulterà altissima.
Ai tanti che non votano da tempo e le cui ragioni meriterebbero in ogni caso maggiore attenzione, questa volta potrebbero aggiungersi persone che, al contrario, hanno alle spalle un lungo impegno di partecipazione. Sono gli elettori che non vedono nelle politiche del governo guidato da Renzi le giuste risposte all’effettiva necessità di un profondo cambiamento. Che soffrono le divisioni fra le organizzazioni e i movimenti della sinistra. Che avvertono il discredito che grava, anche in Emilia Romagna, sulla politica e su tanti suoi protagonisti.
Sta avanzando a tappe forzate un progetto di società in cui i leader dirigono un popolo imbonito e frastornato dagli slogan. Un progetto che esclude il ruolo di rappresentanza e di mediazione di partiti, sindacati, associazioni, persino di strutture istituzionali. Un progetto che accentua le disuguaglianze e che non mette in discussione le cause vere della crisi, materiale e morale, che sta travolgendo tutto e tutti.
Una risposta va data. Bisogna riappropriarsi del diritto-dovere di partecipare. Un’altra politica è possibile.
Stare dalla parte dei lavoratori, dei giovani che non trovano lavoro e ai quali è negato un futuro, di tanti anziani ricacciati ai margini della società, vuol dire essere parte attiva di un rinnovato impegno civile e democratico.
Votare domenica 23 è anche l’occasione per contribuire alla costruzione di una sinistra forte e unita.
Una giornata di lotta con molte novità: non solo i metalmeccanici della Fiom in sciopero generale a Milano; precari, partite Iva, lavoratori indipendenti danno vita allo “sciopero sociale” con manifestazioni in 25 città; anche gli studenti medi e universitari si mobilitano per il diritto allo studio.
Contro il jobs act, la legge di stabilità, per i diritti fondamentali: Una nuova coalizione sociale si sta costruendo, verso lo sciopero generale del 5 dicembre.
Anche dalla provincia di Ravenna grande partecipazione alla manifestazione di Milano.
Sciopero generale della Fiom.
Camusso: "Creare lavoro si può, basta prendere i soldi dove sono. Noi medievali? No, lo è chi vuole tornare al lavoro servile".
Landini: "Non ci fermeremo, avanti con la protesta fino a che non otterremo quello che chiediamo"
link a rassegna.it
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Si fa un gran parlare dell’articolo 18. L’impressione è che molti, non sapendo di cosa si tratti, finiscano per ricorrere a luoghi comuni e a banalità orecchiati a destra e a sinistra. Non si spiega diversamente la riproposizione di argomenti privi di fondamento. Vediamo quelli più frequenti.
L’art. 18 impedisce il licenziamento nelle imprese con più di 15 dipendenti, assicurando una protezione indebita a lavoratori dei quali l’imprenditore vorrebbe liberarsi nell’interesse dell’azienda.
Non è vero. L’art. 18 prevede una forma di tutela contro il licenziamento illegittimo e quindi privo di una valida giustificazione. Leggi e contratti di lavoro disciplinano il ricorso al licenziamento, oltre che per ragioni economiche e organizzative, nei casi in cui il lavoratore si sia reso responsabile di comportamenti per i quali è prevista la risoluzione del rapporto di lavoro.
In Europa non c’è altro Paese in cui sia previsto il reintegro nel posto di lavoro.
Non è vero. Regole simili esistono in Francia, in Spagna, in Portogallo, in Germania, in
Leggi tutto: Art.18, banalità e pregiudizi
Commenta (0 Commenti)Per ragioni familiari mi trovavo già a Roma venerdì 24, perciò sabato mattina me la prendo con calma. Alla fermata dell'autobus di Lungo Tevere della Vittoria (un presagio?), sfoggio la mia felpa rossa della Fiom. Mi si avvicina una signora che mi fa <<...che va alla manifestazione?>> <<No signò, vado alla Leopolda!>> e ci sorridiamo con complicità (altro buon presagio?).
Leggi tutto: 25 Ottobre: io c'ero!
Commenta (0 Commenti)CONSERVATORI DI CORAGGIO
E’ questa l’espressione che, in una giornata di sole, ha accolto l’oceanica folla di Piazza S. Giovanni. Una folla che non era scontata e che ha fatto ricredere chi pensava in un flop dell’iniziativa.
Non solo pensionati, quarantenni e cinquantenni, ma anche tanti giovani precari e in cerca di lavoro, che vivono sulla propria pelle lo sfruttamento delle varie forme di contratto e la mancanza di diritti certi.
Leggi tutto: 25 Ottobre: Conservatori di coraggio
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