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Per raccontare un'altra storia sull'immigrazione, continua la riflessione:

Ero presente a comporre la catena umana che, anche a Faenza, ha testimoniato la volontà di inclusione, di accoglienza nei confronti dei migranti.

È stata una bella occasione ascoltare brani, testimonianze ed infine trovarci tutti a dare la mano a quelli, conosciuti o sconosciuti, con cui abbiamo condiviso l’esperienza.

Oggi, passata l’emozione, vorrei condividere questo pensiero; parto da una semplice esperienza; io e mia moglie conosciamo una coppia di amici; ogni tanto, non spesso, condividiamo una serata, una pizza, una passeggiata; loro lavorano entrambi nella sanità pubblica; ultimamente ci hanno detto di essere molto amareggiati dalla situazione che vivono sul lavoro; nei loro ambulatori sono presenti e vengono a richiedere interventi (a volte anche molto specialistici e costosi) in maggioranza stranieri; e questo porta i nostri amici ad esprimere una posizione di forte contrarietà ad ogni atteggiamento di accoglienza; questo perché ne segue un cattivo, pessimo servizio a chi qui a Faenza ci abita fin dalla nascita; sono rimasto molto stupito da queste loro espressioni (perché conosco questi amici come persone equilibrate e molto attente alle altre persone, al prossimo); questo mi porta a riflettere di più su questa nostra volontà di apertura ed inclusione agli altri.

Il governo, le forze politiche che hanno fatto del respingimento degli stranieri la loro bandiera hanno parlato alla nostra parte emotiva, alla nostra pancia; ma se reagiamo mettendoci sullo stesso piano, puntando alla sensibilità delle persone non credo che raggiungeremo buoni risultati.

Non penso che dobbiamo limitarci a dire che al governo sono cattivi e bugiardi; io non mi sento né buono né buonista, ma mi ritengo un essere razionale; è con la ragione che dobbiamo parlare ai nostri concittadini; le informazioni che ci arrivano dicono chiaramente che questo fenomeno delle migrazioni non è limitato a pochi mesi, ma che caratterizzerà questi anni come fenomeno epocale; razionalmente non possiamo pensare di arginare spinte (legate alla guerra o alla povertà, causate dalla Francia, dagli USA o dal dittatore locale non importa…) che riguardano milioni di persone; dobbiamo quindi continuare a cercare strade concrete e serie per fare diventare l’inclusione una realtà; ma non possiamo accontentarci di una manifestazione; qualcuno ha detto “bella… eravamo tanti...” ; si, tanti da circondare i quattro lati di Piazza del Popolo, ma pur sempre un piccolo gruppo, una esigua minoranza; se vogliamo incidere sulle scelte della nostra città e del paese dobbiamo allargare il confronto, essere più disponibili con chi la pensa un po diverso da noi; dobbiamo puntare a convincere gli altri (partendo come sempre da chi abbiamo accanto) che la strada è quella di “costruire” ( relazioni, processi…..) e non chiudere o tagliare; e creare realtà non transitorie, effimere, ma “sostenibili”, nel suo significato più profondo cioè che siano in grado di durare a lungo nel tempo, anche per le generazioni future; e dobbiamo puntare ad essere una “maggioranza” che la pensa così. Proviamo ad allargare quel cerchio, quel perimetro che abbiamo realizzato attorno a Piazza del Popolo…..

Massimo Donati