Noi, e non solo noi, lo sapevamo da tempo. Infatti, nel maggio del 2018 avevamo chiesto espressamente al Sindaco e all'Amministrazione di rendere pubblici i dati sulla Individuazione della superficie del territorio urbanizzato esistente nel Comune alla data del 1 gennaio 2018 e dati sul patrimonio costruito inutilizzato.
Infatti a novembre 2018 i dati sono stati pubblicati:
Le Unità immobiliari residenziali non utilizzate sono circa 3.800 e circa 1.000 sono gli immobili destinati ad attività economiche, non utilizzati; i fabbisogni abitativi si riducono, la popolazione diminuisce (– 72 dal 2013 al 2017), anche se aumentano le famiglie (+ 237) composte da meno persone, quindi con una modifica nelle tipologie abitative; La prestazione energetica degli edifici è mediamente bassa, così come è alta la vulnerabilità sismica.
Questi dati dimostrano chiaramente come a Faenza non ci sia necessità di nuove urbanizzazioni, né a fini residenziali né produttivi.
Questo scrivemmo e sostenemmo anche nelle sedute Commissione Consiliare “Ambiente e Assetto del Territorio", convocate in forma "aperta", alle quali abbiamo partecipato, assieme a Italia Nostra e altre associazioni.
Per questo abbiamo criticato la scelta dell'Amministrazione di avviare il bando per “Manifestazioni di interesse per nuove urbanizzazioni”.
Oggi molto opportunamente, il Prof. Everardo Minardi sul Corriere di Romagna, mette il dito nella piaga, chiedendo: “Prima di pensare a nuove aree da urbanizzare, nuove cementificazioni, perché non si pensa a recuperare quanto esistente ?
Peraltro questo è esattamente previsto dalla legge regionale sull'urbanistica che privilegia la riqualificazione e rigenerazione del patrimonio esistente, e addirittura (all'art.15) prevede l'istituzione di un albo degli immobili resi disponibili per la rigenerazione urbana, che sarebbe necessario predisporre, con le indicazioni delle diverse proprietà, per poter essere presi in considerazione da possibili investitori.
Inoltre, su quest'argomento, un ordine del giorno votato all'unanimità dal Consiglio Comunale, sostiene: “...E' necessario che la comunità nel suo complesso, quindi anche i possessori di aree potenzialmente edificabili, privati, società, banche, fondazioni, operatori del settore, ecc., ma più in generale tutti i cittadini, prendano atto della necessità di una diversa progettazione della città pubblica futura, dove le nuove urbanizzazioni non hanno (se non per casi particolari) ragione di essere, ed è invece necessario riqualificare e rigenerare il patrimonio esistente dal punto di vista funzionale, ambientale, energetico, ecc. come chiede la nuova Legge Regionale.”.
Legambiente e Italia Nostra, hanno espresso, anche recentemente in un comunicato, le proprie valutazioni sulle nuove urbanizzazioni. Vorremmo avere certezza sul ritiro definitivo dei faraonici progetti della Fondazione Banca del Monte, sui terreni agricoli tra via Sant'Orsola, via Ospitalacci, oltre che quello dell'autoparco in via Pana. Le altre proposte, salvo il caso di un impianto di recupero di scarti edilizi, che prevedono nuovi insediamenti residenziali (Coabi, in via Firenze; Naturlandia a nord di via S. Orsola, attigua al campo Golf; l'area tra via Cimatti e via Santa Lucia) si caratterizzano solo per nuovo consumo di suolo e mancanza di interesse pubblico.
La Commissione urbanistica dovrà riconvocarsi a gennaio per terminare l'esame di queste proposte e poi dovrà esprimersi il Consiglio Comunale. Sarà interessante verificare come si orienteranno , non solo il Sindaco e i consiglieri di maggioranza e di opposizione, ma anche i tanti possibili candidati alle future elezioni amministrative.
Faenza, 30 12 2019
Sulle ormai famose "manifestazioni di interesse" per nuove urbanizzazioni nei territori faentini, le due associazioni ambientaliste intervengono puntualmente con un comunicato stampa.
È l'assenza d'interesse pubblico il dato prevalente in quasi tutte le quattro proposte di nuove urbanizzazioni, all'esame della Commissione urbanistica e assetto del territorio del Comune di Faenza.
Nonostante la riduzione delle proposte, rispetto alle sette presentate a seguito del bando del gennaio scorso, il consumo di suolo e l'impatto sul paesaggio sono comunque elevati.
Sarebbe altresì necessario avere la certezza che le proposte non più in esame, relative ai grandi insediamenti di via S. Orsola e via Pana, siano definitivamente decadute.
Solo la proposta di un nuovo sito per il recupero degli scarti edilizi, da realizzare tra via Granarolo e via Sant'Andrea, prefigura le condizioni di un interesse pubblico a livello ambientale; per l'attività svolta nel recupero di materiali, per la riduzione del traffico e per la bonifica dell'attuale area produttiva presso la cava Crocetta, che ritornerebbe alla sua originaria destinazione agricola.
Lo spostamento di questa attività, in una zona vicina all'autostrada, eviterebbe il traffico di attraversamento della città e il passaggio di mezzi pesanti lungo la via per Modigliana.
L'istruttoria preliminare svolta dai tecnici dell'Ufficio del Settore Territorio evidenzia “...in quasi tutte le proposte, una significativa carenza delle rispettive previsioni in rapporto alla realizzazione di opere e servizi strategici indicati nel PSC ...”.
È il criterio indicato all'art.3 del bando, decisivo per la valutazione delle proposte.
Un criterio che risulta ignorato dalle tre proposte per nuovi insediamenti residenziali, nelle quali non si prevedono “opere e servizi pubblici di livello strategico”.
Opere pubbliche strategiche che sono assenti nella nuova area residenziale proposta dalla CO. ABI in via Firenze.
In un contesto paesaggistico sensibile, la costruzione di nuovi edifici andrebbe ad alterare l'identità di un luogo rurale che circonda la storica villa Ghilana.
Il nuovo cemento, e relativo consumo di suolo, restringerebbe l'attuale area rurale davanti alla villa; spezzando l'unità paesaggistica, e visiva, con l'ansa del fiume.
Un'alterazione che interrompe la visuale prospettica dalla passeggiata di via Firenze, uno dei principali assi territoriali.
La proposta, inoltre, risolve l'obbligo di prevedere una superficie per la residenza sociale (ERS) non all'interno di questa lottizzazione, ma trasferendola a Pieve Cesato.
Ulteriore conferma che non si interviene per rispondere a un bisogno di interesse pubblico.
Anche nell'intervento proposto dalla società Naturlandia, in un'area a nord di via S. Orsola, non sono riscontrabili opere pubbliche di interesse strategico.
Un consumo di suolo non può essere “compensato” con una stretta striscia di verde lungo la strada e con la cessione di un'area da destinare a verde pubblico.
In questo caso, come negli altri, la destinazione a uso pubblico di aree verdi, oltre a non compensare la perdita di altro suolo da cementificare, riversa sulla collettività problemi di gestione e costi pubblici.
Aree verdi che già svolgono la funzione ecologica, ma in quanto ritagli isolati e casuali, risultano insignificanti ai fini della fruizione pubblica.
La proposta di nuova area residenziale tra via Cimatti e via Santa Lucia, oltre a non prevedere opere di interesse pubblico, è situata all'esterno del perimetro di territorio urbanizzato definito dal PSC, quindi in contrasto con quanto indicato dal bando.
Un intervento negativo, che oltre al consumo di suolo allargherebbe il fronte insediativo della città, senza una funzione di ricucitura con altre aree esistenti.
Il solito spezzone di verde ad uso pubblico non può compensare il consumo di suolo e l'assenza di una motivazione strategica pubblica.
Le tre proposte di nuove residenze non contengono una motivazione d'interesse pubblico, anche per l'assenza di fabbisogno di nuove costruzioni; a Faenza ci sono ben 3800 alloggi vuoti e un andamento demografico stabile, come dimostrano i dati pubblicati dal Comune. C'è una carenza di edilizia sociale, ma nei casi in esame lo scopo primario è costruire alloggi di lusso.
Sono solo proposte di carattere privato, che non attuano gli obiettivi strategici del PSC, aumentano la cementificazione del suolo ed hanno un impatto negativo sul paesaggio.
Faenza, 14 dicembre 2019
AISAPI, Amicizia solidale, ANMIC, Anolf Ravenna, Anpi Faenza,
Anpi Solarolo, ASEF, Associazione Missionaria Internazionale ( AMI ), Caritas diocesana di Faenza e Modigliana,
Centro di documentazione don Tonino Bello, Circolo Arci Prometeo, Comitato d’Amicizia,
Comitato Adottiamo Castel Raniero Bene Comune,
Comitato di Faenza per la valorizzazione la difesa e della Costituzione
Comitato Spontaneo per la Pace,
Consulta delle cittadine e dei cittadini stranieri,
Consulta Volontariato Comuni Romagna Faentina,
Coordinamento per la Pace Bagnacavallo,
CosmoHelp, DEFAIENCE, , Farsi Prossimo, Federconsumatori, Fiab, Fim-Cisl, Fiom-Cgil,
Gruppo Emergency Faenza, Gruppo Fotografia Aula 21,
Insieme per Crescere, Lega Spi Cgil, Legambiente Lamone Faenza, Mani Tese Faenza, M.F.E, Progetto Policoro Faenza e Modigliana,
Qualcosadisinistra.info, RicercAzione,
Redazione “ il castello “di CastelBolognese,
Romagna – Camaldoli, Salvaiciclisti Faenza,
Scuola di Italiano per Migranti Penny Wirton,
Societa Cooperativa di Cultura Popolare, SOS Donna,
Teatro Due Mondi / Senza confini,
Donati Giovanni, Francesconi Paolo, Rossini Maria
L'Altra Faenza sollecita l'Amministrazione Comunale a dare concretezza al percorso partecipativo approvato in Consiglio
L'Altra Faenza si è occupata di urbanistica e assetto del territorio durante la sua attività in Consiglio Comunale.
- Lo ha fatto molto prima di tanti che oggi ne parlano, lo ha fatto già a partire dalla discussione attorno alla nuova Legge Regionale sull'Urbanistica, che ha giudicato troppo permissiva, contraddicendo lo slogan “consumo di suolo zero”.
- Lo ha fatto poi, in Consiglio Comunale, chiedendo all’Amministrazione di rendere pubblici i dati sull’individuazione della superficie urbanizzata esistente nel Comune alla data del 1º gennaio 2018 e quelli sul patrimonio costruito inutilizzato.
- Lo ha fatto proponendo specifici emendamenti al “Bando per manifestazioni di interesse per nuove urbanizzazioni” (Quelli per porre vincoli più precisi alle urbanizzazioni in aree agricole non sono stati accolti ma, due rilevanti sono stati approvati relativo il primo alla sovranità a valutare i progetti del Consiglio Comunale di Faenza,prima del Consiglio dell’Unione della Romagna Faentina; e il secondo relativo alla previsione di un ulteriore bando“per l'eliminazione di aree edificabili di nuova urbanizzazione dagli strumenti urbanistici vigenti”.
- Lo ha fatto presentando l'Ordine del giorno - approvato all'unanimità. - "Percorso partecipativo per la preparazione del Piano Urbanistico Generale (PUG)"
- Lo ha fatto promuovendo ad aprile 2019 l’iniziativa La progettazione della città pubblica (aperta a rappresentanti dell'associazionismo), per indicare la necessità della rigenerazione urbana dal punto di vista sociale, energetico, sismico, di porre fine al consumo di suolo, razionalizzare la mobilità urbana e la qualità ecologica e ambientale, costruendo, anche per questa via, occasioni di lavoro e occupazione qualificata.
- Lo ha fatto nel penultimo Consiglio Comunale, chiedendo di sapere quando le “manifestazione di interesse per nuove urbanizzazioni” saranno esaminate in Commissione e poi nel Consiglio Comunale.
E poi, intorno all'urbanistica, si aperto il bailamme sul ritiro delle deleghe all’Assessore all’urbanistica con repliche, uscite dalla maggioranza, contro repliche, che tuttora riempiono i giornali, con indiscrezioni su improprie trattative private su “accordi operativi”.
Invece che seguire questo dibattito “criptato” solo sui giornali, L'Altra Faenza avanza una proposta precisa:
Quel testo, che impegna l'Amministrazione, tra l'altro recita “...E' necessario che la comunità nel suo complesso, quindi anche i possessori di aree potenzialmente edificabili, privati, società, banche, fondazioni, operatori del settore, ecc., ma più in generale tutti i cittadini, prendano atto della necessità di una diversa progettazione della città pubblica futura, dove le nuove urbanizzazioni non hanno (se non per casi particolari) ragione di essere, ed è invece necessario riqualificare e rigenerare il patrimonio esistente dal punto di vista funzionale, ambientale, energetico, ecc. come chiede la nuova Legge Regionale.”
Il “percorso partecipativo” di cui stiamo parlando dovrebbe servire proprio a questo: a costruire una idea di città pubblica futura che non parta solo dagli interessi forti consolidati, come troppo spesso è accaduto in passato. Non si tratta di demonizzare questi interessi, ma piuttosto renderli chiari e metterli a confronto con ciò che riteniamo essere il bene comune.
Ricordiamo che la stessa Legge Regionale prevede l'istituzione dell'Albo degli immobili resi disponibili per la rigenerazione urbana. Si predisponga dunque e si invitino i potenziali investitori a indirizzare lì i loro progetti.
E' in un percorso di questo tipo che devono trovare spazio approfondimenti e soluzioni per:
- affrontare la scarsa disponibilità di edilizia sociale, nonostante l’abbondanza di patrimonio abitativo non utilizzato;
- una riqualificazione della città dal punto di vista dell'efficientamento energetico e sismico, non solo per gli edifici pubblici e le singole abitazioni, ma di interi condomini e quartieri;
- rilanciare gli obiettivi del Piano di Azione per l'Energia Sostenibile (PAES);
- la mappatura e la bonifica dei tetti in amianto, promuovendone la sostituzione con impianti solari e fotovoltaici (che dovrebbero essere più facilmente collocati anche nel centro storico);
- approfondire le conseguenze sull'urbanistica e sull'assetto della città di progetti come la riqualificazione dell'area della stazione;
- la futura definizione del Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile (PUMS) sul quale va avviato subito un confronto ampio con la città per comparare esigenze e punti di vista diversi (dei cittadini, dei lavoratori, dei commercianti, ecc.) e trovare soluzioni per una città più salubre, vivibile e attraente. Proprio sul PUMS potrebbe essere attivato lo strumento del “Percorso partecipato” recentemente approvato dal Consiglio Comunale e da quello dell'URF.
Ma la questione urbanistica e dell'assetto del territorio non è la sola questione rilevante sulla quale concentrarsi per un progetto di città futura della prossima Amministrazione.
Ed è proprio a partire dal confronto sui contenuti che l'Altra Faenza intende aprirsi ad un dialogo serio e proficuo, che vada al di là di una visione personalistica della politica che purtroppo, come abbiamo visto in questi giorni, è propria anche del confronto politico faentino e non solo dei palazzi romani.
L’ALTRA FAENZA
Edward Jan Necki