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Sta per partire “Dress Again”, un nuovo progetto della Caritas diocesana di Faenza-Modigliana. L’iniziativa si propone obiettivi multipli: l’apertura e la gestione di uno spazio pubblico quale luogo di incontro – non solo fra persone, ma anche fra un bisogno e un servizio – un luogo di apprendimento e di coesione per ambiti diversi della società.

Finanziato con i fondi dell’8xmille, il progetto intende dare una seconda opportunità a donne e uomini che ne hanno bisogno, ai richiedenti asilo per integrarsi nella nostra comunità, agli indumenti che arrivano alla Caritas grazie alla bontà della gente. Da qui il nome “Dress Again”.

L’idea è nata dalla necessità di utilizzare al meglio i tanti abiti usati ricevuti dalla Caritas e dalla convinzione che ogni problema può tradursi in una possibilità se affrontato con buona volontà e tramite la cooperazione. La sua traduzione pratica consiste nell’apertura di un “negozio” diverso da altri già attivi sul territorio. Diverso non solo perché gli abiti saranno distribuiti a offerta libera, ma soprattutto perché il progetto Caritas intende valorizzarli con l’apporto di un gruppo speciale di lavoratrici e lavoratori.

Nel “negozio”, infatti, ad affiancare i volontari saranno richiedenti asilo i quali avranno la possibilità di intraprendere un percorso di formazione che fornirà loro capacità in mansioni diverse: addetti alla vendita, sartoria per dare nuova vita ad abiti vecchi e altro ancora.

Il lavoro di sartoria costituisce in effetti la parte più importante del progetto. Non saranno sarte a occuparsene, bensì donne ospiti del Centro di ascolto diocesano che, per motivi diversi, al momento non hanno un’occupazione e che potranno avvalersi della guida e dell’insegnamento di Maria Teresa Dal Pozzo dell’Associazione culturale faentina Maria Bianconi. Il loro lavoro consentirà di riutilizzare abiti che, con gli opportuni interventi, possono essere aggiustati, trasformati, riportati alla moda.

E’ importante sottolineare che Caritas continua a donare i vestiti a tutte le persone che ne necessitano. Poiché la quantità donata dai cittadini supera la domanda, è possibile iniziare questa nuova attività. La macchina della solidarietà non si ferma, trovando sempre nuove opportunità grazie al lavoro dei volontari e di tutti i cittadini che le sostengono.

“Dress Again” avrà sede in via Sant’Ippolito 19. L’inaugurazione è prevista per le ore 18 di venerdì 16 dicembre: sarà una bella occasione per conoscere il progetto e condividere un momento conviviale. La Caritas diocesana invita tutti a partecipare.

 

 

L’OdG sul riordino della rete ospedaliera approvato con voto unanime dall’Unione dei Comuni della Romagna faentina nella seduta del 30 novembre scorso costituisce una significativa correzione di rotta rispetto a quanto esposto il 6 ottobre, con un contegno giudicato inopportuno e supponente, dal direttore generale dell’Ausl Marcello Tonini.

Il documento riafferma implicitamente che le decisioni sui servizi e le strutture a tutela della salute competono prima di tutto alle istituzioni e ai rappresentanti dei cittadini, chiamati a dare risposte ai bisogni e ai diritti della popolazione.

In ballo c’è il futuro dell’ospedale di Faenza. Precisando ulteriormente il contenuto dell’OdG presentato da L’Altra Faenza e votato all’unanimità dal Consiglio comunale a fine luglio, questa nuova presa di posizione riafferma la necessità di procedere verso l’integrazione del presidio faentino con quello di Lugo, così da dar vita ad una struttura di 1º livello con i requisiti previsti dalla classificazione del “decreto Balduzzi”. L’alternativa, com’è noto, è l’ulteriore declassamento di entrambe i presidi al rango di ospedale di base.

Ospedale di 1º livello significa presenza equilibrata sul territorio di specialistiche e di personale medico, tecnico e infermieristico, tenendo conto delle reali esigenze di un bacino d’utenza che, nel caso di Faenza, comprende territori montani penalizzati da distanze, collegamenti e condizioni economiche. Significa investimenti in strutture e dotazioni strumentali.

In questo quadro vanno rimesse in discussione le ipotesi di nuovi tagli ai posti letto, sia di degenza che di day hospital. Va garantita la piena operatività, in condizioni di sicurezza, dei punti nascita e della pediatria. Va affrontato il tema della mobilità incrementando i servizi di trasporto rivolti in particolare alle persone svantaggiate.

L’Altra Faenza ritiene che in questo caso la politica abbia ben lavorato: ai cittadini, infatti, importano la qualità e la quantità dei servizi sanitari e assistenziali e non tanto le schermaglie e i distinguo. Bisogna procedere anche in futuro su questa strada per assicurare la traduzione in fatti concreti degli impegni assunti e per affrontare con lo stesso spirito costruttivo i temi relativi alla medicina sul territorio e alla piena operatività dei diversi servizi, a partire dalle Case della salute.

L’impegno coerente dei sindaci, un’informazione corretta e puntuale, il coinvolgimento e la partecipazione vigile dei cittadini, sono fattori essenziali perché si proceda con “senso di comunità” a tutela della salute di tutti.

Faenza, 2 dicembre 2016

L’Altra Faenza

 

 

 

In attesa di conoscere le motivazioni che hanno portato alla sentenza in merito al processo sui morti per amianto al petrolchimico di Ravenna, desidero dare la mia massima solidarietà ai lavoratori e ai familiari che hanno visto inappagata la loro richiesta di giustizia per la morte dei loro cari, anche perché non bisogna dimenticare che nel caso specifico su 75 operai presi in esame nel 2009, circa 40 sono morti. Questi sono i dati e per questa ragione dico che manca una cultura di prevenzione ai temi della salute e sicurezza del lavoro di cui le malattie e morti derivate dall’esposizione amianto, non hanno la giusta informazione e attenzione. Nel frattempo l’amianto continua ad essere presente in tantissime realtà del nostro territorio e si sottovaluta la gravità che questo comporta per tutti i cittadini.

In questi anni, nei quali la crisi economica e produttiva ha colpito anche la nostra provincia, un punto sul quale si è cercato di risparmiare, o non lo si è considerato importante dal punto di vista degli investimenti e formazione, è proprio la salute e sicurezza sul lavoro.

Poi, certo, piangiamo e ci indigniamo, quando muore una persona delle nostre realtà, ma si fa poco affinché le ragioni che hanno causato l’infortunio siano evitate con un processo di educazione alla prevenzione degli infortuni. In questo con un atteggiamento ancora più latente rientrano i malati e morti per cause derivate dall’amianto.

Va considerato che in Emilia Romagna per i malati di mesotelioma si è passati dai 73 casi del 1996 a picchi di oltre 150 casi nel 2013. Questi dati sono drammatici ed evidenziano l’esigenza di mettersi insieme per intervenire sulla questione amianto con urgenza, il problema è più che mai attuale e in aumento e i rischi di contrarre la malattia possono colpire tutti.

Da considerare che il peggio deve ancora venire. Fonti accreditate ministeriali prevedono un picco dei malati attorno al 2025, per questa ragione occorre intervenire con urgenza su questo tema.

A Ravenna la situazione non è migliore, dagli anni 70 ad oggi sono state presentate all’Inps 9.689 domande ai fini pensionistici, mentre i dati dell’Inail ci dicono che solo nel 2010 sono state 2.300 le denunce per il riconoscimento delle malattie professionali correlate all’amianto. Inoltre dal Registro regionale mesoteliomi risultano essere decedute 178 persone in provincia di Ravenna per malattie correlate all’amianto.

Nel nostro territorio come AFeVA abbiamo avuto incontri con i livelli istituzionali di Ravenna, Lugo e Faenza, e altri sono programmati. Consideriamo il confronto avviato, un momento positivo di incontro fra parti diverse, con auspicabili obiettivi comuni, ma poi occorrono azioni concrete. Serve ad esempio un monitoraggio per individuare le superfici di amianto ancora presenti nei comuni, per poi affondare in un secondo momento la questione dello stoccaggio e smaltimento. Per fare questo la procedura sarebbe molto semplice, ci sono esempi virtuosi in regione, cito il caso del comune di Rubiera (RE)che attraverso una spesa minima, coinvolgendo una società che utilizza i droni, in pochi giorni ha monitorato il territorio e rilevato la consistenza del fenomeno, per poi passare alle fasi successive dello smaltimento. Serve assolutamente e con urgenza un’unità di intenti e di azioni immediate da parte di tutti i Comuni del territorio Ravennate. Siamo in una fase in cui i morti di mesotelioma aumentano, per questo come AFeVA auspichiamo che il confronto con le istituzioni locali possa portare ad interventi concreti sulla grave problematica amianto.

Il referente AFeVA Prov Ravenna

 

(Associazione familiari e vittime amianto)

 

Idilio Galeotti

 

 

Per ulteriori informazioni è possibile contattare Idilio Galeotti al 335 5862158

 

L'affermazione è di Donald Trump, che recentemente non ha esitato a definire il riscaldamento globale "una bufala inventata dai cinesi per minare la competitività dell'industria americana", aggiungendo che il Pianeta "in realtà si sta congelando".

Foto - Quelli che sabotavano gli studi sui cambiamenti climatici

Ci è tornata alla mente a proposito del Convegno coordinato dal Prof. Franco Prodi sui CAMBIAMENTI CLIMATICI Cause naturali ed antropiche. I protagonisti della ricerca , che si terrà a Faenza sabato 26, promosso dalla Società Torricelliana di Scienze e Lettere.

Abbiamo il dubbio che gran parte di questo convegno sia orientato verso il campo “negazionista”, ossia di coloro che ritengono che i cambiamenti climatici non abbiano cause antropiche.

Naturalmente i ricercatori devono proseguire con la massima libertà nelle loro ricerche secondo tutte le scuole di pensiero, tuttavia, a noi sembra invece che questi aspetti, in sede IPCC, la Commissione Intergovernativa sui cambiamenti climatici, siano stati ampiamente valutati, arrivando a dire che certo si tratta di valutazioni probabilistiche, ossia che la causa dei cambiamenti climatici siano le emissioni di origine antropica è “molto verosimile”: il ché equivale a una probabilità tra il 90 e il 100%.

Visti i fenomeni evidenti di aumento delle temperature e di cambio climatico, a cui si sta già assistendo a livello globale, a noi basta per dire che occorre fermare e ridurre subito le emissioni dovute alle diverse attività umane.

Da questo punto di vista ci aspettavamo che, dopo l'accordo di Parigi del 2015, la Conferenza delle Parti di Marrakech, la Cop 22 recentemente conclusa, arrivasse a vincoli più precisi.

Invece è stata una conferenza in gran parte deludente: Certo, si dichiara che da Parigi non si torna indietro, che la sua direzione di marcia è irreversibile, ma nessuna sanzione per gli Stati che non mantengono gli impegni sul calo delle temperature, unica notizia positiva arriva da un gruppo di Paesi che hanno annunciato di voler passare nel più breve tempo possibile alle energie rinnovabili.

(Forse, al di là degli atti ufficiali, l'ombra di Trump si è già sentita).

L'impegno dei movimenti ambientalisti naturalmente continua in tutti gli ambiti, non solo rivendicando azioni concrete da parte dei Governi, a partire da quelli europei e italiano, che hanno dichiarato più volte la loro leadership nell’azione climatica globale, ma non brillano per coerenza.

Per ridurre le emissioni climalteranti, occorre cambiare il modo di produrre (merci, servizi, energia...), di consumare, di produrre rifiuti, di muoversi, di vivere le città, quindi una iniziativa a cui tutti sono chiamati a dare il loro contributo, a partire dal basso e non solo dalle grandi strategie dei decisori politici.

Alleghiamo un po' di documentazione su questi argomenti:

 

http://www.legambiente.it/contenuti/comunicati/clima-chiusa-la-cop22-di-marrakech

 

http://www.coalizioneclima.it/marrakech-2016-azioni-concrete-clima-la-giustizia-sociale/

 

La dichiarazione finale di Marrakech

 

La petizione di 350 organizzazioni contro i fossili