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Un'interessante riflessione di Nadia Urbinati sui problemi strutturali della cooperazione messi in luce dal coinvolgimento diretto di alcune coop nello scandalo romano di "Mafia Capitale" su Repubblica del 2 gennaio 2015. Così scrive l'illustre politologa :

"La bufera giudiziaria Mafia Capitale che ha coinvolto alcune cooperative mette in luce i problemi strutturali della cooperazione rubricabili sotto due grandi capitoli: la debolezza della politica e l’opacità della sussidiarietà. Sul primo fronte, valgono le parole del presidente di Coop Italia, Marco Pedroni, al Congresso nazionale della Lega delle Cooperative: «nessuna giustificazione può avere l’ignoranza» e la cooperazione che deve fare di più «per arrivare anche prima dei magistrati». La politica della trasparenza è figlia dei principi sui quali si regge la cooperazione: la mutualità e l’associazionismo solidale. Sul secondo fronte, la questione si fa più seria perché la crescita della cooperazione è avvenuta in concomitanza con la politica della sussidiarietà, entrata a far parte della Costituzione con il Titolo V.
Delineando il programma futuro al Congresso della Lega, Mauro Lusetti ha messo tra i settori in espansione «la sussidiarietà rispetto a uno Stato non più in grado di mantenere l’universalità dei servizi». La cooperazione a sfondo sociale vive di finanziamento pubblico, è in crescita e si è dimostrata permeabile all’infiltrazione mafiosa e alla corruzione." ...

Leggi qui l'intero articolo

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Vi segnaliamo un'acuta e pregevole riflessione di Giovanni Bianchi, già presidente del PPI e fondatore e presidente dei Circoli Dossetti di Milano, sul tema del populismo e delle derive plebiscitarie di cui il nostro paese sembra essere più che mai vittima.
Nell'articolo "La democrazia ai tempi del populismo" Giovanni Bianchi dopo aver messo a fuoco i caratteri del populismo odierno ed la difficoltà del binomio governabilità-democrazia conclude osservando:
"... mi parrebbe meglio rimettere mano alle forme del politico piuttosto che picconare la Costituzione (oltre il bicameralismo perfetto, e poi basta) e pasticciare con i sistemi elettorali (oltretutto il mattarellum ha dimostrato di funzionare) ed istituzionali."

Giovanni Bianchi
"La democrazia ai tempi del populismo"
12/12/2014
Siamo entrati nella stagione dei populismi, non solo in Italia. Il populismo cresce sulle metamorfosi e sulla dissoluzione dei partiti di massa, ma trae linfa dall'assetto dei poteri globali. E lascia aperti numerosi problemi: la partecipazione, la condivisione delle decisioni, le derive plebiscitarie, il ruolo degli enti intermedi, la fine delle ideologie, l'esercizio della critica e i partiti personali. Forse è giunto il momento di  lavorare sulle forme di partecipazione, sui soggetti della politica.

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Nell'ambito del dibattito in corso, anche su questo sito, sulle conseguenze politiche dei risultati delle recenti elezioni regionali e sulle prospettive della sinistra in Italia (vedi anche il Convegno di Roma) è pertinente e può essere utile leggere questo intervento di Luciano Gallino pubblicato da Repubblica il 16 dicembre.
Gallino parte dall'esigenza che si sviluppi una forza politica di opposizione capace di raccogliere la "domanda di sinistra" emersa con forza da coloro che hanno partecipato, determinandone il successo, allo sciopero generale del 12 dicembre. Passa poi in rassegna il panorama europeo soffermandosi sulle differenti esperienze di Syriza in Grecia e di Podemos in Spagna: nessuna di queste, però, può essere meccanicamente trasferita in Italia o a causa dei detriti della vecchia nuovasinistra o per i limiti di capacità autorganizzativa dei movimenti presenti nel Paese. In ogni caso è urgente una tale costruzione, attorno ad un programma che ponga al centro l'Europa dei cittadini e all'ordine del giorno la riforma dei Trattato Ue ad esempio sul ruolo della Bce. Osserva Gallino:

"Nessuno ha mai sentito un solo politico che mostri di avere una conoscenza minimale dei trattati Ue, e ammetta che non sono scolpiti nel granito. In realtà si possono cambiare, ed è indispensabile farlo, a condizione di costruire una forza politica all’altezza del compito"

Leggi qui l'intero articolo oppure lo puoi scaricare qui

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"Perché il 12 dicembre – una data quanto mai evocativa – l’Italia si fermerà per lo sciopero generale indetto da Cgil e Uil?
Per difendere la dignità dei lavoratori, da cui dipende tra le altre cose la democrazia nel lavoro e siccome il lavoro è il fondamento costituzionale su cui si regge il nostro paese, si sciopera e si manifesta per difendere la democrazia tout court."
Così scrive Loris Campetti sul Manifesto dell'8 dicembre. Leggi Qui l'intero articolo "12 dicembre 2014: lo sciopero generale e la dignità dei lavoratori"

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Stralci di un interessante articolo di Mario Agostinelli sulla rivista Inchiesta di Novembre

...la geopolitica deve far i conti con la sfida per la sopravvivenza della biosfera. Un mondo vivente ... minacciato dal cambiamento climatico e dall’impossibilità di reintegrare nei cicli naturali la materia messa a merce...non solo le fonti fossili sono in via di esaurimento, ma le loro emissioni provocano un insopportabile innalzamento della temperatura globale. La lotta per l’accaparramento delle risorse, da sempre risolta attraverso conflitti militari e “accordi” asimmetrici dovuti alla disparità economica dei contraenti, si deve misurare oggi con la responsabilità di assicurare salute, riproduzione e garanzia di conservazione della specie...in questa fase di transizione la partita si gioca tra l’estrazione di fossili non convenzionali (da scisto (“shale ) in particolare) e la diffusione capillare di impianti alimentati da fonti naturali.
...Come si fa a pensare che la questione ucraina possa spacciarsi per una adesione alla “democratica” Unione Europea contro il ritorno del “dispotico” impero russo? Chiedetelo a Schroeder,

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