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Il Patto dei sindaci è il principale movimento europeo che vede coinvolte le autorità locali e regionali che si impegnano volontariamente ad aumentare l'efficienza energetica e l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili nei loro territori. Attraverso il loro impegno i firmatari del Patto intendono raggiungere e superare l'obiettivo europeo di riduzione del 20% delle emissioni di anidride carbonica entro il 2020.
Dal punto di vista operativo, superata la prima fase relativa all’adesione formale della città, si entra nella seconda fase del Patto dei Sindaci inerente la redazione del
Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES), documento programmatico per descrivere il percorso e le azioni che le singole città seguiranno da qui al 2020 per ridurre le proprie emissioni di gas climalteranti.

 

Paes_logo-homr
L’Unione della Romagna Faentina ha aderito al Patto dei Sindaci e nell’ambito dell’iniziativa europea si è impegnata a redigere il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) con lo scopo di raggiungere, al 2020, l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 del 20%. Qui  la documentazione relativa ed il calendario delle attività.
 
Il prossimo incontro è programmato a Faenza Giovedì 29 gennaio 2015 alle ore 18 presso la Sala Bigari, Residenza Municipale in piazza del Popolo, 31.

 

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La necessità di una riflessione e l'urgenza di un'analisi da sinistra sulla crisi della democrazia che il terrorismo jahadista rischia di provocare anche in Europa è a tutti evidente. I  fondamentalisti islamisti stanno alimentando un forte rigurgito fascista già in atto in molti paesi europei (la Le Pen in Francia, la Lega di Salvini in Italia, e tanti altri). mentre la reazione delle istituzioni maschera spesso un unanimismo solo di facciata.
Le prime "... vittime di tutto questo sono i democratici arabi, i progressisti musulmani, i socialisti e comunisti consegnati agli aguzzini, i kurdi e i palestinesi sacrificati a un realismo che aveva la sola volontà di non far crescere niente di progressista in Medio Oriente ..." così scrive in questo articolo Umberto Mazzantini su GreenReport.it

Charlie Hebdo, l’Islam e la sinistra

I due fratelli assassini Kouachi, che hanno fatto strage nella redazione di Charlie Hebdo, ed un altro terrorista, Amedy Coulibaly, che ha attaccato un market  kosher  a Porte de Vincennes, hanno alla fine trovato la loro “gloriosa fine da martiri”, abbattuti dalle forze speciali  dopo essere stati accerchiati dalla polizia francese, ci sarebbero anche ostaggi morti  a Porte de Vincennes. Intanto, mentre  lo Stato Islamico rivendicava e  minacciava, stamani François Hollande

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da il Manifesto del 5 gennaio 2015

Domenico Gallo
Quest’anno la befana por­terà un dono molto vele­noso a tutti gli ita­liani: il 7 gen­naio infatti ini­zierà al Senato la discus­sione sulla nuova legge elet­to­rale, l’Italicum, por­tata in aula a tam­bur bat­tente, prima che venisse esau­rito l’esame in Com­mis­sione, per sod­di­sfare l’esigenza di Renzi di con­fe­zio­nare il regalo agli ita­liani prima che le Camere siano distolte dal lavoro legi­sla­tivo per l’elezione del capo dello Stato.
Com’è noto, molte ed auto­re­voli cri­ti­che sono state sol­le­vate nei con­fronti della prima ver­sione dell’Italicum con­cor­data fra Renzi e Ber­lu­sconi ed appro­vata, senza troppe varianti, dalla Camera dei Depu­tati. In par­ti­co­lare, l’appello dei giu­ri­sti, pub­bli­cato dal mani­fe­sto del 27/1/2014, (vedi allegato) ha segna­lato lo scon­certo della cul­tura giu­ri­dica demo­cra­tica di fronte ad una riforma elet­to­rale che ripro­duce con poche modi­fi­che lo stesso sistema elet­to­rale che la Con­sulta ha annul­lato con la sen­tenza n. 1/2014, man­te­nendo un enorme pre­mio di mag­gio­ranza, le liste bloc­cate ed addi­rit­tura rad­dop­piando le soglie di sbarramento.
Nel pas­sag­gio al Senato si annun­cia un peg­gio­ra­mento deci­sivo della pur pes­sima riforma appro­vata dalla Camera: il pre­mio di mag­gio­ranza non verrà più attri­buito alla coa­li­zione ma alla sin­gola lista che, supe­rando una certa soglia, otterrà un voto in più delle altre, ovvero che pre­varrà nel bal­lot­tag­gio. In que­sto con­te­sto il pre­ve­di­bile dis­senso dei par­titi minori, esclusi dai van­taggi della coa­li­zione, ver­rebbe taci­tato con un abbas­sa­mento al 3% delle soglie di sbar­ra­mento, men­tre il pri­vi­le­gio delle liste bloc­cate verrà sostan­zial­mente con­ser­vato, ren­dendo bloc­cato il capo­li­sta in un sistema elet­to­rale fon­dato su liste corte.

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L'imminente scadenza elettorale in Grecia ha provocato la reazione scomposta di tutto l'establishment economico finanziario e politico europeo. Come un sol uomo tutti gridano al lupo, ma non perché credono davvero ad una vittoria della formazione di sinistra. Syriza è data come vincente ma molto difficilmente potrà anche solo sfiorare la maggioranza assoluta ed avrà quindi bisogno di molti alleati per poter governare; lo scopo è quello di creare un fuoco di sbarramento che ricatti gli elettori greci in una riedizione deformata del '48 italiano. Allora in Italia si trattava di dire si al piano Marshall, pane e lavoro; oggi in Grecia si agita lo spauracchio di un destino di povertà fuori dall'Unione dopo tutti i sacrifici fatti dalla gente per salvare le banche ed il sistema economico dentro l'euro.
Al diavolo gli stessi valori fondanti dell'Unione europea; della sovranità del popolo greco non gliene frega niente a nessuno! Come già in occasione del mancato referendum proposto da Papandreu, l'Europa dei finanzieri vuole imporre la sua volontà: le elezioni sono solo un fastidio.
Lo stesso capo del governo italiano ci tiene a distinguere le sorti dell'Italia da quelle della Grecia. Infatti sono passati i mesi del semestre italiano e se ne sono accorti tutti che le rivendicazioni renziane verso l'Europa erano soltanto chiacchiere e tweet. Forse Tsipras è più sincero ed ha qualche idea e un po' di determinazione in più.
In un articolo pubblicato sul Corriere della sera del 7 gennaio bene fa dunque Alexis Tsipras, leader di Syriza, a mettere in chiaro che in queste elezioni la sinistra greca incarna l’aspettativa di un mutamento di rotta per l’intera Europa, che non uscirà dalla crisi senza una profonda revisione delle sue scelte politiche. La vittoria di Syriza darà slancio alle forze che spingono per il cambiamento. Perché se la Grecia è finita in una strada senza uscita, l’Europa di oggi è destinata a fare la stessa fine. ...
... È impossibile salvare l’euro quando il debito pubblico è fuori controllo. Ma il debito è un problema europeo, non solo greco: e l’Europa deve accollarsi il compito di cercare una soluzione sostenibile.
...

Leggi tutto l'articolo «La mia Grecia non danneggerà l’Europa» di Alexis Tsipras

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Un'interessante riflessione di Nadia Urbinati sui problemi strutturali della cooperazione messi in luce dal coinvolgimento diretto di alcune coop nello scandalo romano di "Mafia Capitale" su Repubblica del 2 gennaio 2015. Così scrive l'illustre politologa :

"La bufera giudiziaria Mafia Capitale che ha coinvolto alcune cooperative mette in luce i problemi strutturali della cooperazione rubricabili sotto due grandi capitoli: la debolezza della politica e l’opacità della sussidiarietà. Sul primo fronte, valgono le parole del presidente di Coop Italia, Marco Pedroni, al Congresso nazionale della Lega delle Cooperative: «nessuna giustificazione può avere l’ignoranza» e la cooperazione che deve fare di più «per arrivare anche prima dei magistrati». La politica della trasparenza è figlia dei principi sui quali si regge la cooperazione: la mutualità e l’associazionismo solidale. Sul secondo fronte, la questione si fa più seria perché la crescita della cooperazione è avvenuta in concomitanza con la politica della sussidiarietà, entrata a far parte della Costituzione con il Titolo V.
Delineando il programma futuro al Congresso della Lega, Mauro Lusetti ha messo tra i settori in espansione «la sussidiarietà rispetto a uno Stato non più in grado di mantenere l’universalità dei servizi». La cooperazione a sfondo sociale vive di finanziamento pubblico, è in crescita e si è dimostrata permeabile all’infiltrazione mafiosa e alla corruzione." ...

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Vi segnaliamo un'acuta e pregevole riflessione di Giovanni Bianchi, già presidente del PPI e fondatore e presidente dei Circoli Dossetti di Milano, sul tema del populismo e delle derive plebiscitarie di cui il nostro paese sembra essere più che mai vittima.
Nell'articolo "La democrazia ai tempi del populismo" Giovanni Bianchi dopo aver messo a fuoco i caratteri del populismo odierno ed la difficoltà del binomio governabilità-democrazia conclude osservando:
"... mi parrebbe meglio rimettere mano alle forme del politico piuttosto che picconare la Costituzione (oltre il bicameralismo perfetto, e poi basta) e pasticciare con i sistemi elettorali (oltretutto il mattarellum ha dimostrato di funzionare) ed istituzionali."

Giovanni Bianchi
"La democrazia ai tempi del populismo"
12/12/2014
Siamo entrati nella stagione dei populismi, non solo in Italia. Il populismo cresce sulle metamorfosi e sulla dissoluzione dei partiti di massa, ma trae linfa dall'assetto dei poteri globali. E lascia aperti numerosi problemi: la partecipazione, la condivisione delle decisioni, le derive plebiscitarie, il ruolo degli enti intermedi, la fine delle ideologie, l'esercizio della critica e i partiti personali. Forse è giunto il momento di  lavorare sulle forme di partecipazione, sui soggetti della politica.

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