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A partire dal titolo, il documento, inneggia all'efficienza energetica e alle fonti rinnovabili, ma nel testo si plaude al decreto “Sblocca Italia” e a nuove trivellazioni in Adriatico.

Una contraddizione non rilevata praticamente da nessuno, né nel mondo politico, né in quello ambientalista, tranne una precisa presa di posizione degli Ecologisti Democratici di Ravenna.
A parziale discolpa di tutti, va ricordato che il documento, sottoscritto dai Legali Rappresentanti di Provincia, C.C.I.A.A., Comune di Ravenna, Confindustria, Cofimi Impresa, CNA, Confartigianato, Legacoop, Confcooperative, AGCI, Cgil, Cisl Uil, pare non sia stato discusso in nessuna sede,

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In una grigia giornata di novembre non c’era da andare al mare, la nebbiolina scoraggiava dall’uscire di casa, eppure i centri commerciali, inopinatamente aperti di domenica, rigurgitavano di gente stanca di guardare la tv.
Diecimilaottocentoquarantanove (10.849) faentini adulti hanno ritenuto che non valesse la pena di fare un passaggio nelle scuole dove erano aperti, dalle 7 alle 23, i seggi elettorali. Piuttosto difficile credere che avessero di meglio da fare.

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È fin troppo facile prevedere che quando si chiuderanno le urne nella tarda serata di domenica 23 novembre – si vota per l’elezione del presidente e per il rinnovo del Consiglio regionale – l’astensione risulterà altissima.
Ai tanti che non votano da tempo e le cui ragioni meriterebbero in ogni caso maggiore attenzione, questa volta potrebbero aggiungersi persone che, al contrario, hanno alle spalle un lungo impegno di partecipazione. Sono gli elettori che non vedono nelle politiche del governo guidato da Renzi le giuste risposte all’effettiva necessità di un profondo cambiamento. Che soffrono le divisioni fra le organizzazioni e i movimenti della sinistra. Che avvertono il discredito che grava, anche in Emilia Romagna, sulla politica e su tanti suoi protagonisti.
Sta avanzando a tappe forzate un progetto di società in cui i leader dirigono un popolo imbonito e frastornato dagli slogan. Un progetto che esclude il ruolo di rappresentanza e di mediazione di partiti, sindacati, associazioni, persino di strutture istituzionali. Un progetto che accentua le disuguaglianze e che non mette in discussione le cause vere della crisi, materiale e morale, che sta travolgendo tutto e tutti.
Una risposta va data. Bisogna riappropriarsi del diritto-dovere di partecipare. Un’altra politica è possibile.
Stare dalla parte dei lavoratori, dei giovani che non trovano lavoro e ai quali è negato un futuro, di tanti anziani ricacciati ai margini della società, vuol dire essere parte attiva di un rinnovato impegno civile e democratico.
Votare domenica 23 è anche l’occasione per contribuire alla costruzione di una sinistra forte e unita.

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Una giornata di lotta con molte novità: non solo i metalmeccanici della Fiom in sciopero generale a Milano; precari, partite Iva, lavoratori indipendenti danno vita allo “sciopero sociale” con  manifestazioni in 25 città; anche gli studenti medi e universitari si mobilitano per il diritto allo studio.
Contro il jobs act, la legge di stabilità, per i diritti fondamentali: Una nuova coalizione sociale si sta costruendo, verso lo sciopero generale del 5 dicembre.
Anche dalla provincia di Ravenna grande partecipazione alla manifestazione di Milano.

 

Metalmeccanici, la protesta non si ferma

Sciopero generale della Fiom.
Camusso: "Creare lavoro si può, basta prendere i soldi dove sono. Noi medievali? No, lo è chi vuole tornare al lavoro servile".
Landini: "Non ci fermeremo, avanti con la protesta fino a che non otterremo quello che chiediamo"


link a rassegna.it

 

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Si fa un gran parlare dell’articolo 18. L’impressione è che molti, non sapendo di cosa si tratti, finiscano per ricorrere a luoghi comuni e a banalità orecchiati a destra e a sinistra. Non si spiega diversamente la riproposizione di argomenti privi di fondamento. Vediamo quelli più frequenti.

L’art. 18 impedisce il licenziamento nelle imprese con più di 15 dipendenti, assicurando una protezione indebita a lavoratori dei quali l’imprenditore vorrebbe liberarsi nell’interesse dell’azienda.
Non è vero. L’art. 18 prevede una forma di tutela contro il licenziamento illegittimo e quindi privo di una valida giustificazione. Leggi e contratti di lavoro disciplinano il ricorso al licenziamento, oltre che per ragioni economiche e organizzative, nei casi in cui il lavoratore si sia reso responsabile di comportamenti per i quali è prevista la risoluzione del rapporto di lavoro.

In Europa non c’è altro Paese in cui sia previsto il reintegro nel posto di lavoro.
Non è vero. Regole simili esistono in Francia, in Spagna, in Portogallo, in Germania, in

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Vincerò

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