COMUNICATO STAMPA
(4 maggio 2017)
Arena Borghesi Cinema
Il Cineclub Il Raggio Verde in data 3 maggio 2017 ha partecipato ad un incontro con il sindaco di Faenza, Giovanni Malpezzi, e col vicesindaco con delega alla cultura, Massimo Isola.
Dall'incontro è emerso che:
1) la stagione cinematografica estiva 2017 è confermata;
2) atti alla mano (RUE e accordo di programma tra AUSL e Comune) l'amministrazione ha garantito che lo spazio del cinema estivo sarà vincolata alla funzione pubblica per attività culturale di proiezioni cinematografiche all'aperto;
3) il Cineclub è considerato dall'amministrazione comunale un partner privilegiato per la progettazione del futuro di quello spazio.
Per il direttivo dell'associazione, il progetto presentato dall'Amministrazione comunale:
a) baratta la ristrutturazione del complesso, riducendo l'area pubblica, eliminando uno spazio di verde urbano, andando a salvare il corpo dell'Arena Borghesi, ma non la sua anima;
b) apre un nuovo scenario, con molte ipotesi, ma nel quale l'amministrazione pare voglia ridimensionare il ruolo dell'associazionismo culturale, dopo oltre 30 anni di proficua gestione;
c) non modifica l'impostazione di fondo del progetto presentato 6 anni fa ("triangolo verde" ceduto a Conad, mantenimento del cinema in mano pubblica) con un rafforzamento del ruolo del privato (gestore ex-officina) su di uno spazio pubblico (arena estiva).
Il Cineclub Il Raggio Verde è preoccupato del futuro dell'Arena Borghesi, e, secondo noi, dovrebbero esserlo anche tutti quei cittadini che sei anni fa, hanno chiesto all'amministrazione comunale di ripensare i propri piani su quello spazio.
Il sindaco Malpezzi non risponde alle interpellanze delle opposizioni in Consiglio comunale e preferisce indire una conferenza stampa,
senza peraltro rispondere a dubbi e interrogativi che tanti faentini si stanno ponendo.
C’è un nuovo modo di fare politica a Faenza da parte del sindaco Giovanni Malpezzi. Quello di sottrarsi al confronto in Consiglio comunale, non rispondendo alle interpellanze presentate da L’Altra Faenza e dal M5S sull’Arena Borghesi perché avevano “contenuti alquanto tecnici” e demandando agli uffici competenti una “puntuale risposta scritta”. Salvo poi indire pochi giorni dopo una conferenza stampa a sorpresa per trattare gli stessi temi, senza contraddittorio e – viene da pensare – per mandare un messaggio rassicurante agli attori di questa ingarbugliata vicenda.
Un comportantamento, questo, che ci sorprende e ci lascia sconcertati. Consideriamo non corretto, da un punto di vista giuridico/istituzionale, convocare una conferenza stampa per rispondere a interpellanze presentate al Consiglio comunale.
Inoltre, su un tema così caro alla città come l’Arena Borghesi, per il quale si sono mossi cittadini e associazioni, il sindaco Malpezzi non può permettersi di parlare di “manipolazione da parte delle opposizioni”. Così facendo manca di rispetto a tutti i soggetti che hanno raccolto le migliaia firme in calce alla petizione (tutt’ora in corso).
Se come forza di opposizione non possiamo che prendere atto di un atteggiamento della Giunta assolutamente autoreferenziale non collaborativo che dura ormai da troppo tempo, non transigiamo invece su un’operazione che – in mancanza di risposte convincenti nella sede deputata – appare infarcita di scorrettezze amministrative e possibile causa del deturpamento di un luogo storico che tutti i faentini amano.
Un fatto è dire che sull’Arena esiste “il vincolo della prevalente funzione pubblica per attività culturali cinematografiche all’aperto” – lo sappiamo da tempo, vorremo vedere il contrario! – altra cosa è chiarire come, e con quale forma, l’Amministrazione comunale verrebbe in possesso della struttura: con diritto di proprietà, come donazione, “girata” come qualcuno ha affermato?
Non ci risulta sia scritto sul RUE, né tanto meno nel disciplinare d’asta.
Certo, esiste l'accordo di programma tra AUSL e Amministrazione del 2013 (che apprendiamo essere ancora valido): esso prevede all'art. 3 ...”cessione, gratuita... da parte di AUSL ed in favore del Comune di Faenza degli immobili di cui rispettivamente alle lettere a) (Arena) e b) (ex officina), ma se l’AUSL mette tutto all'asta siamo sicuri che chi compra è tenuto a mantenere quest'impegno? A meno che si sia già sicuri di chi lo compra (Conad?) e che questo soggetto abbia fornito le opportune garanzie (a fronte dei vantaggi che gliene possono derivare).
E qui torniamo alle nostre dieci domande poste in Consiglio comunale e che sono ancora in attesa di riscontro. Continuiamo a insistere, chiedendo all'Amministrazione di rispondere presto, certamente prima che scadano i tempi per l'asta pubblica, evitando di incorrere in omissione di atti politici dovuti. Tutto questo perché è necessaria la massima trasparenza per rispondere al dubbio, diffuso in città, che in questa vicenda, in corso ormai da anni, siano stati “aggiustati” tutti i percorsi burocratici per arrivare ad una conclusione già stabilita.
In ogni caso noi, come i cittadini che hanno firmato la petizione e assieme alle Associazioni che si sono spese con forza in questi anni, riteniamo che lasciar cementare un quinto dell'area dell'Arena per allargare un supermercato, in cambio degli interventi sui restauri necessari, non sia un buon affare. E' possibile trovare altre strade (con fondi pubblici, privati, sgravi fiscali) che consentano il restauro e non sacrifichino l'identità di quel luogo. Ma per percorrere questa strada occorrerebbe mettere in campo confronti costruttivi tra maggioranza, opposizioni, cittadinanza e associazioni. Cosa che finora questa Giunta ha dimostrato di non volere per ragioni a noi sconosciute.
Faenza, 3 maggio 2017
L’Altra Faenza
COMUNICATO STAMPA
Faenza, 3 maggio 2017
L’INVASIONE DEL CEMENTO SULL’ARENA BORGHESI:
uno sfregio al paesaggio e una “tomba” dell’urbanistica
Nella conferenza stampa del 2 maggio l’Amministrazione Comunale non va oltre le solite dichiarazioni sul mantenimento della funzione pubblica del cinema e degli edifici vincolati.
Temi ovviamente condivisibili, ma le critiche di Italia Nostra e Legambiente riguardano l’ampliamento del supermercato implicito nell’Accordo di Programma del Comune.
L’espansione produrrebbe alcuni effetti oggettivi che l’Amministrazione Comunale però “non vede” :
- la riduzione di un quinto della superficie dell’Arena,
- la cancellazione dello spazio alberato
- l’allargamento di un errore urbanistico con un edificio incongruo e fuori contesto
(come definito dal PRG 1996).
Fatti che causano :
- lo sfregio di un paesaggio storico fatto di mattoni e di alberi che determina l’identità dell’Arena Borghesi;
- la negazione del valore urbanistico di un “teatro tra gli alberi” come modello di relazione col contesto del Viale Stradone.
Questo Accordo di programma rinnega il recente strumento urbanistico del RUE che ha tra i suoi obiettivi la qualità paesaggistica e identitaria.
Il solo vincolo della conservazione architettonica sugli edifici, dichiarato dal Comune, non equivale alla tutela paesaggistica dell’Arena Borghesi: la sua identità si tutela mantenendo l’integrità del luogo nel suo complesso.
L’invasione del cemento sull’Arena Borghesi rappresenta una sconfitta per la cultura del paesaggio ed è una “tomba” dell’urbanistica.
È dal 2011 che Associazioni e moltissimi cittadini sostengono l’obiettivo di conservare l’Arena Borghesi nella sua integrità; Italia Nostra e Legambiente rigettano pertanto le accuse di “speculazioni politiche” riportate sulla stampa.
Distinti saluti
Marcella Vitali Massimo Sangiorgi
Presidente Presidente
Italia Nostra Faenza Circolo Legambiente Lamone Faenza
(nel dossier - link in fondo - vengono citati 3 casi di consumo di suolo anche in provincia di Ravenna, casualmente, 2 coinvolgono progetti di Conad)
“Troppe le aree a rischio cementificazione in Emilia Romagna. Sono necessari vincoli certi al consumo di nuovo suolo.”
Molti gli esempi di urbanizzazione “dimenticati” dalla nuova legge regionale.
Serve un impegno dal basso per leggi che tutelino veramente la campagna.
Troppe le aree verdi nella nostra regione che corrono il rischio di essere coperte dal cemento, nonostante la crisi. Questa la fotografia del Dossier pubblicato oggi da Legambiente Emilia Romagna. Un documento che raccoglie molti casi emblematici, che vedono terreni vergini in procinto di essere urbanizzati o sotto minaccia di esserlo in breve tempo.
Infrastrutture per la mobilità, insediamenti terziari, ampliamento di imprese esistenti e, soprattutto, molti centri commerciali: sono queste le tipologie tipiche del consumo di suolo di questi anni.
Casistiche che in buona parte non rientrerebbero nei limiti posti alle nuove urbanizzazioni dalla proposta di legge urbanistica “Bonaccini”: una carenza normativa che il Dossier intende espressamente sottolineare.
Si va dal polo logistico di Piacenza che occuperebbe 1 milione di mq di suolo agricolo, ai progetti autostradali e al potenziamento dell'Aeroporto di Parma, passando per i grandi centri commerciali - presenti praticamente ovunque – per finire con le strutture turistiche che si vorrebbe realizzare in pieno Parco del Delta del Po.
A questi interventi tematici si sommano le tante aree residenziali pianificate dai Comuni in aree agricole di pregio che potrebbero essere realizzate nei prossimi 5-6 anni.
Non mancano poi interventi che scambiano cemento per nuovo cemento: allo scopo di realizzare complessi di utilità pubblica (è il caso di Fiorano Modenese) o interventi privata (è il caso della ristrutturazione dello Stadio Dall'Ara di Bologna, che si sosterrebbe con la "valorizzazione" di aree vicine). Oppure con le numerose opere di “compensazione” alle nuovr autostrade, costituite quasi sempre da altre strade di servizio.
Dopo l'ubriacatura immobiliare dei decenni pre-crisi, quindi, i tassi di consumo di suolo sono sì calati, ma non sono cambiate le logiche di fondo: lo dimostra il fatto che i Comuni continuano a facilitare qualsiasi nuovo progetto e a variare le destinazioni d’uso di aree, a seconda dei progetti che arrivano sul tavolo.
“Purtroppo – sottolinea Legambiente - la proposta di legge non sembra tener conto di questo fatto, non ponendo limiti a buona parte degli interventi edilizi che oggi risultano essere attuali. Inoltre la legge garantisce ai Comuni un periodo compreso tra 5 e 6 anni per trasformare il proprio territorio senza particolari restrizioni. Una possibilità che, si vede bene nel Dossier, buona parte dei Comuni e dei gruppi economici interessati dalla rendita fondiaria intendono sfruttare ampiamente”.
Tra il 1975 ad oggi il territorio urbanizzato della regione è più che raddoppiato, con oltre 100.000 ettari di campagna “consumata” e una perdita di produzione agroalimentare sufficiente a sfamare oltre 2 milioni di persone. Il territorio vergine è un bene ormai in via di esaurimento e ogni ulteriore consumo di suolo costituisce quindi una sottrazione al benessere delle generazioni che verranno, indipendentemente dalla velocità con cui avviene.
Legambiente sollecita quindi la consapevolezza e l'impegno di tutti i cittadini per chiedere alle amministrazioni, dal livello comunale a quello europeo, di fermare l'emorragia di consumo di suolo.
In questa direzione è d’esempio l’importante lavoro fatto dai cittadini di Reggio Emilia che lo scorso gennaio hanno presentato la "Mozione di iniziativa popolare per l’area di trasformazione ANS2-2b San Pellegrino Ti2-19-via Luxemburg (1° variante al POC 2013-2018.che mette in evidenza come l’area, attualmente inedificata, ricada all’interno dei cosiddetti cunei verdi, ovvero aree di protezione ecologica con funzione biologica che erano previsti nel Progetto preliminare di riordino urbanistico-ecologico. Lo studio preliminare al Piano regolatore comunale (PRG) indicava infatti come critica la situazione di saturazione edilizia nella parte sud della città. Tale studio è evidentemente rimasto sulla carta, alla luce di questo progetto edificatorio.
“Proprio in quest’ottica – conclude Legambiente – stiamo lavorando per la mobilitazione tutti i cittadini della nostra regione, sia attraverso azioni di contrasto alla bozza di nuova legge urbanistica regionale, sia attraverso la firma della petizione “Salva il suolo”, per chiedere una direttiva europea che ponga un freno allo sfruttamento del territorio.”
A questo link il Dossier. contenente la descrizione delle principali aree minacciate dal cemento in Emilia-Romagna.
Italia Nostra e il Circolo Legambiente Lamone di Faenza, hanno avviato questa mattina la raccolta di firme su una petizione popolare dal titolo "NO all’invasione del cemento sulla storica Arena Borghesi di Faenza" (modulo integrale allegato).
La petizione insiste sulla necessità che sia scongiurato un intervento di edilizia per l'ampliamento del supermercato situato a lato dell'Arena Borghesi, che andrebbe a cancellare l’intero spazio alberato (come si vede sullo sfondo della foto); un consumo di paesaggio che produrrebbe disgregazione fisica, alterazione identitaria del luogo e delle sue relazioni col contesto del Viale Stradone;
e chiede al Sindaco di Faenza:
- di conservare l’integrità dell’intero complesso dell’Arena Borghesi, un paesaggio identitario storico in cui gli alberi formano lo spazio e il carattere del luogo,
- di avviare la procedura per il riconoscimento dell’Arena Borghesi come Bene Culturale che permetterebbe di coinvolgere la collettività in un progetto di restauro conservativo del luogo; un progetto non solo tecnico ma di promozione della cultura del paesaggio e del senso di appartenenza alla comunità.
Sulla vicenda dell'Arena Borghesi si è avuta recentemente notizia dell'indizione dell'asta di vendita da parte della AUSL (proprietaria dell'area), che presenta molti lati oscuri, sui quali abbiamo chiesto, e continuiamo a chiedere, chiarimenti all'Amministrazione Comunale e alla Ausl.
Chiediamo ai cittadini, alle associazioni, alle forze politiche e sociali, di informarsi su questa lunga e intricata vicenda e, se condividono le nostre preoccupazioni, di sottoscrivere e far sottoscrivere la petizione.
Petizione che potrà essere firmata ai banchetti in diverse occasioni pubbliche e anche on-line sul sito Change . org PUOI FIRMARE QUI
Faenza 22 aprile 2017