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 Legambiente Versilia: SI alle energie rinnovabili, NO al nucleare. Dove ...

Comitato SI alle rinnovabili NO al nucleare

Associazione costituita in Roma

presso il notaio Gennaro Mariconda,

registrata a Roma il 9/2/2011

l’Associazione ha aderito al network 100% rinnovabili

 

Venerdì 23 maggio ore 15,30 Convegno online:

 

PARTENDO DAL RICORDO DI MASSIMO SCALIA, CONTRO IL RITORNO DEL NUCLEARE IN ITALIA, PER LO SMANTELLAMENTO DELLE VECCHIE CENTRALI E LA MESSA IN SICUREZZA DELLE SCORIE CHE IL GOVERNO NON GARANTISCE.

Il GOVERNO HA APPROVATO UNA PROPOSTA DI LEGGE PER IL RITORNO AL NUCLEARE CIVILE IN ITALIA. GIORGIA MELONI HA CONFERMATO A TRUMP QUESTA DECISIONE.

RIDISCUTERE DEL NUCLEARE CIVILE DOPO BEN 2 REFERENDUM POPOLARI NEGATIVI NON HA SENSO. IL GOVERNO DEVE RISOLVERE ANZITUTTO IL PROBLEMA DELLE SCORIE RADIOATTIVE ESISTENTI (95.000 metri cubi), A CUI SI STANNO PER AGGIUNGERE QUELLE CHE TORNERANNO DA INGHILTERRA, FRANCIA, SLOVACCHIA DOPO I TRATTAMENTI NECESSARI, TUTTE DA COLLOCARE IN SICUREZZA E CON GARANZIE CERTE.

LA PRIORITA’ OGGI E’ LO SMANTELLAMENTO DELLE CENTRALI NUCLEARI DISMESSE E LA MESSA IN SICUREZZA DELLE SCORIE RADIOATTIVE SONO OBIETTIVI CHE OGGI IL GOVERNO NON GARANTISCE.


Le scorie nucleari più pericolose inviate anni fa in Francia e Regno Unito per metterle in sicurezza (con alti costi) torneranno entro il 2025 in Italia, a meno di improbabili proroghe.

Nessuno sa dove metterle perché i 2 depositi per le scorie radioattive non sono stati realizzati e quindi non si sa dove stoccare nè quelle a medio bassa radioattività - con durata misurabile in centinaia di anni - nè quelle ad alta radioattività misurabile in migliaia di anni che non a caso la Francia intende collocare in un deposito a 500 metri di profondità adottando misure di maggiore sicurezza.

Il governo italiano nel suo nuovo progetto sul nucleare fa slittare i tempi dello smantellamento delle vecchie centrali fino al 2039, mentre propone di installare nuove centrali elettronucleari dando per utilizzabili prototipi di centrali che non sono tuttora disponibili. Inoltre è sicuro un aumento dei costi dello smantellamento delle vecchie centrali e un aumento conseguente sulle bollette dell’energia elettrica.

 

L’Associazione promuove per il 23 Maggio 2025 con inizio alle ore 15,30 un convegno online, con collegamento streaming, introdotto dal Presidente Vittorio Bardi.

 

Il convegno ricorderà anzitutto il prof. Massimo Scalia, protagonista di proposte sullo smantellamento delle strutture nucleari dismesse e delle battaglie referendarie nel 1987 e nel 2011 contro il nucleare in Italia.

Interverranno per ricordare Massimo Scalia: Alfiero Grandi, presidenza nazionale, Stefano Ciafani presidente Legambiente, Giuseppe Onufrio direttore Greenpeace Italia, Maria Grazia Midulla wwf, prof. Vincenzo Naso.

 

Dopo il ricordo di Massimo Scalia si parlerà di smantellamento delle vecchie centrali partendo dall’ultima iniziativa promossa da Massimo Scalia il 23 aprile 2023, e del ritorno da Francia, Regno Unito, Slovacchia in Italia di scorie pericolose ad alta radioattività mentre i depositi previsti dalla legge per le scorie radioattive in Italia semplicemente non esistono.

Ne parleranno Paolo Bartolomei, presidenza nazionale, Gan Piero Godio (Saluggia, Trino, Alessandria) Pasquale Stigliani (Scanziamo le scorie), Famiano Crucianelli (no alle scorie nella Tuscia) Marco Filippeschi direttore esecutivo ALI (associazione di comuni), Marco Pezzoni presidenza (Caorso)

 

Conclude i lavori Massimo Serafini, presidenza nazionale

 

Tutti gli interventi dovranno essere rigorosamente contenuti in 15 minuti.

Link per partecipare all’incontro 

https://www.facebook.com/forumdelleidee/

Chi parteciperà allo streaming potrà inviare domande, osservazioni e brevi posizioni (max 10 righe) alla mail dedicata:

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.">rinnovabilisinucleareno@gmail.com

 

 

Il convegno verrà interamente registrato e reso pubblico

 

 

 

Guerra La mobilitazione contro il Piano von der Leyen. L’allarme in vista della convergenza contro il vertice Nato: «Preparano un futuro di guerra»

La manifestazione al Pantheon contro il riarmo La manifestazione al Pantheon contro il riarmo – Ansa

Dove sono finiti i pacifisti? Non sono affatto spariti, si mobilitano da tempo e vengono continuamente rimossi da media e politica allergici a spazi pubblici non catalogabili secondo gli schemi imposti. Adesso provano a mettersi insieme contro il Piano di riarmo europeo di Ursula von der Leyen.

IERI MATTINA si sono ritrovati in piazza del Pantheon, nel cuore di Roma. Era il primo appuntamento italiano della campagna europea Stop Rearm Europe, che si batte contro il progetto da 800 miliardi di euro. L’appello ha raccolto oltre novecento adesioni di sigle da diciotto paesi Ue, perché l’idea è che nessun paese da solo possa fermare il processo in corso. Di queste, oltre 250 arrivano dall’Italia: sono associazioni, organizzazioni sociali, comitati cittadini, partiti politici, sindacati, movimenti e altre organizzazioni della società civile. Si descrivono come una pluralità di soggetti uniti da un obiettivo comune: fermare le politiche bellicistiche dell’Italia e degli altri governi europei Ue costruendo un percorso di partecipazione dal basso, dentro e fuori le sedi istituzionali a tutti i livelli. «Dobbiamo unirci oltre le differenze – spiega Raffaella Bolini, responsabile relazioni internazionali dell’Arci – Sono più importanti le cose ce ci uniscono. Stanno preparando un futuro di guerra. Pensano alle esercitazioni nelle scuole, parlano di diritto alla difesa di Israele e negano ogni possibilità di soluzione diplomatica per l’Ucraina. Serve che stiamo insieme per fermare la guerra e perché le armi contaminano intera società, alimentano nazionalismi, razzismi, violenza».

CI SONO ANCHE i comitati contro l’industria bella della Valle del Sacco, in provincia di Frosinone, che si battono contro un esempio concreto di transizione militare e riconversione bellica. Accade infatti che Knds, una multinazionale franco-tedesca, abbia comprato lo stabilimento nel quale operava la Winchester nella zona ad Anagni. E che abbia l’intenzione di costruire undici nuovi capannoni per una produzione stimata di circa 40 tonnellate di materiale esplosivo al mese che dovrebbe confluire nello stabilimento di Colleferro, dove si produceva, e si producono tuttora, principalmente armi e munizioni destinati alle forze armate italiane e di altri paesi. C’è anche motivo di allarme ambientale, dicono gli attivisti, perché i capannoni insistono su una zona protetta dichiarata sito di interesse nazionale. L’impianto metterebbe a rischio la salute dei cittadini e mina l’integrità di un territorio già martoriato dall’industrializzazione degli anni passati: la Valle del Sacco è la zona più inquinata del Lazio, anche per via della produzione selvaggia che nei decenni scorsi era sostenuta e finanziata dalla Cassa del Mezzogiorno. La cui giurisdizione cominciava proprio qui, nello storico collegio elettorale di Giulio Andreotti.

IL PRIMO MOMENTO di mobilitazione coordinata è previsto nella settimana del 21 giugno, nei giorni del vertice Nato all’Aja: si preparano manifestazioni e azioni in diversi paesi e in quest’occasione potrebbe cadere l’attesa manifestazione nazionale. Inevitabile il riferimento ai segnali di pace inviati dal nuovo pontefice giusto l’altro giorno dall’altra parte del Tevere. «Accogliamo con speranza il messaggio di Papa Leone XIV – sottolineano gli organizzatori – Gli auguriamo un buon lavoro per le sfide impegnative che lo attendono, per una ‘pace disarmata e disarmante’ e ci appelliamo a lui, a tutte le forze politiche e della società civile, al mondo della scienza, dei media, della cultura e dello spettacolo, e in generale a chi semplicemente vuole ‘restare umano’, affinché si schierino contro il riarmo, la guerra, il genocidio, la repressione, l’autoritarismo. E che siano con noi in piazza per la pace oggi a Roma e nei prossimi appuntamenti».

LA SCOMMESSA è sul metodo della convergenza, l’assunto è che ognuno dei contraenti il patto riconosca la propria non autosufficienza. È un meccanismo che dal punto di vista delle mobilitazioni ha funzionato nella lotta al dl sicurezza e che adesso deve trascinare la battaglia contro il regime di guerra fuori dal rischio di incepparsi, tra trappole geopolitiche e identitarismi. Lo scopo è riportare il popolo arcobaleno dove è sempre stato: nelle piazze e fuori dai gli schieramenti di truppe contrapposti.

 

Faenza, alluvione e ripartenza: il progetto “Aquagreen” vince il bando ...
Facendo seguito alla vostra espressione di interesse a partecipare alle attività nell'ambito del progetto AQUAGREEN, poniamo alla vostra attenzione le date dei prossimi incontri locali, programmati presso la sede dell'Associazione Borgo Durbecco APS, Piazza Fra' Sabba 5, Faenza, e il link di iscrizione a uno o più incontri di vostro interesse.
 
 Martedì 13 Maggio  9.30 - 12.30
Tavolo "Società, Inclusività, Salute"
 
Martedì 20 Maggio  14.30 - 17.30
Tavolo "Pianificazione urbana e territoriale"
 
Martedì 27 Maggio 9.30 - 12.30
Tavolo "Accessibilità, Mobilità e Trasporti"
 
Martedì 10 Giugno
9.30 - 12.30    " Tavolo Patrimonio culturale, identità e paesaggio "
14.30 - 17.30  "Tavolo Ambiente, Tecnologia e Sicurezza"
 
Tutti gli incontri sono realizzati in collaborazione con il Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna e l'Associazione Borgo Durbecco APS.
 
Vi chiediamo gentilmente di indicare l'evento o gli eventi a cui siete interessati a partecipare, compilando il seguenti modulo:
 
 
 
A disposizione per eventuali chiarimenti,
Cordiali saluti
 
 
Ufficio Progettazione Europea e Progetti Integrati
Unione della Romagna Faentina
Piazza del Popolo, 31 - 48018 Faenza RA
tel.: 0546 691470-691471

Nell’ex convento di San Francesco, a Bagnacavallo, arrivano 40 scatti inediti del photoreporter Lorenzo Tugnoli, accompagnati dall'elaborazione visiva di dati e statistiche. Per documentarsi oltre la propaganda di guerra

Capire la Palestina. Le foto dell’unico Premio Pulitzer italiano sono in Romagna

Jenin, Territori Palestinesi, 22/10/2023. Dopo un attacco aereo, i residenti del campo cercano superstiti tra le macerie della moschea Al-Ansar nel campo profughi di Jenin. L'esercito israeliano ha colpito la moschea, uccidendo due palestinesi e ferendone tre. Photo Lorenzo Tugnoli

 

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO SU ARTRIBUNE

Intervista a Raffaella Bolini: “In piazza per chiedere che lo sterminio ...

Abbiamo lanciato “Stop ReArm Europe” subito dopo l’annuncio del gigantesco piano di riarmo europeo: 800 miliardi di euro, gli unici fuori dalla nuova austerità.
Non si poteva rimanere a guardare, mentre l’Unione europea reagiva nel modo peggiore allo strappo di Trump con il Vecchio Continente: riarmandosi fino ai denti, come peraltro proprio lui ci ha ordinato, accentuando fino al parossismo un clima bellicista e guerrafondaio,
e promuovendo un patriottismo reazionario europeo che fa paura.

Fa davvero paura leggere la Risoluzione sulla sicurezza e la difesa comune approvata dal Parlamento europeo a inizio aprile. Definisce la Russia come la minaccia più grave nella storia del mondo, dice che l’Ucraina può arrivare alla pace solo attraverso una decisiva vittoria
militare, dichiara la Cina nemico globale, si impegna a preparare la cittadinanza alla guerra, promette programmi di addestramento dei giovani civili alla difesa armata.

Nel frattempo, l’Unione europea prosegue la complicità e il sostegno a Israele nel genocidio di Gaza, nella pulizia etnica in Cisgiordania, e nel piano di eliminazione dei palestinesi ormai apertamente dichiarato da Netanyahu.
Questa è l’Europa reale, che non ha niente a che fare con i sogni e non assomiglia neppure un po’ a quella del Manifesto di Ventotene. Quel Manifesto lo hanno per decenni portato nelle piazze i movimenti sociali per un’altra Europa, l’Europa dei diritti e della pace. Tante,
tantissime volte lo hanno fatto insieme ai sindacati della Ces, in una Unione che non ha ancora competenze sui diritti sociali e dove ancora non è concesso fare uno sciopero europeo.

Il vero nemico dell’Europa di oggi non sta fuori dai nostri confini. Il nemico vero sta nelle urne, sempre più vuote e sempre più nere. Nella estrema destra che cresce ovunque, dopo essere riuscita ad intercettare la frustrazione sociale e democratica di tanti settori popolari impoveriti dalle politiche neo-liberiste imposte dall’Unione a tutti i suoi Stati membri.

I veri europeisti, oggi, devono battersi come leoni per evitare che l’Europa commetta suicidio: bisogna fermare questa Unione armata, che sceglie di portare la sua cittadinanza alla guerra e ad una economia di guerra, che comprimerà ancora di più i diritti sociali e del lavoro, la
democrazia e lo stato di diritto.

“Stop ReArm Europe”, in poche settimane, ha raccolto già 400 adesioni collettive, da 18 paesi europei, di organizzazioni e reti associative, sociali, sindacali, di fondazioni e forze politiche. E a queste vanno aggiunge altre 500 adesioni spagnole, raccolte da un altro appello che
ha deciso di convergere nella campagna unitaria.

Non è una raccolta di firme. E’ il primo passo per ricostruire un grande movimento contro la guerra e il riarmo in Europa, una grande convergenza capace di superare la frammentazione degli ultimi anni e di realizzare una agenda di azione comune. L’appello è di poche righe,
per favorire il massimo della convergenza sugli obiettivi comuni. E non si rivolge solo ai pacifisti.
La guerra e il militarismo infettano e distruggono tutto.

Tante sono le adesioni di gruppi femministi, ecologisti, impegnati sui diritti sociali e civili, altermondialisti, per la democrazia.
La prima riunione europea online si terrà il 5 maggio.
Si discuterà di una prima giornata di mobilitazione europea il 21 giugno, quando la Nato a L’Aja deciderà i dettagli del piano europeo. A L’Aja sono già previste mobilitazioni, l’obiettivo è che si aggiungano anche altre capitali europee.

In Italia, “Stop Rearm Europe” è coordinata dai promotori italiani della campagna europea: Arci, Attac, Transform e Ferma il Riarmo - la campagna unitaria promossa da Sbilanciamoci, Rete Italiana Pace e Disarmo, Greenpeace.
Nel nostro paese la maggioranza dei cittadini e delle cittadine è contro la guerra. Ha diritto ad essere rappresentata da un grande movimento unitario. In questi giorni stanno arrivando segnali forti, da molte parti, che danno voce all’esigenza di rompere steccati, di ritrovarsi insieme, di ricreare ovunque sedi comuni, coordinamenti larghi, grandi convergenze.

Il programma è un percorso di attraversamento delle mobilitazioni già in programma: il 25 Aprile, il Primo Maggio, la campagna referendaria, la manifestazione nazionale del 31 maggio contro il decreto sicurezza. Inoltre, il 3 maggio ad Anagni si terrà la manifestazione contro la
prima fabbrica di munizioni prevista dal piano europeo di riarmo. Il 10 maggio si terrà una prima giornata di iniziativa nazionale diffusa. Sono già previste una marcia da Brescia alla base di Ghedi, e una piazza unitaria in centro a Roma. Altre sono in preparazione.

Iniziamo ad organizzarci per il 21 giugno. Sono tempi duri. Abbiamo anche perso Papa Francesco, l’unica voce contro la guerra fra i potenti del mondo. Quella voce tocca ai movimenti rialzarla forte, tutti e tutte insieme.
l
(22 aprile 2025)
In Italia e in Europa parte
la mobilitazione di
“STOP REARM EUROPE”