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INTERVISTA. Il sindaco di Pozzallo: «Con i Cpr il governo si pone l’obiettivo di rimpatriare mille, duemila persone. Quest’anno avremo 150, 200mila sbarchi: è evidente che non si risolve così il problema»

Ammatuna: «Perplessità sui centri. L’accoglienza diffusa crea sviluppo» Pozzallo, la nuova struttura per i migranti - Ansa

È sbarcata ieri a Pozzallo la nave Louise Michel con a bordo oltre 60 migranti tra cui 19 donne e 31 minori. Tre bimbi somali (una di un anno e due di pochi mesi) con gravi segni di denutrizione sono stati trasferiti in ospedale, ricoverate anche tre donne per controlli legati alla gravidanza. Sono invece usciti dal centro di trattenimento di Pozzallo-Modica i quattro migranti per i quali il tribunale di Catania non ha convalidato il fermo: il decreto sulle espulsioni accelerate, secondo i giudici, è illegittimo.

«Le sentenze si rispettano» è il commento del sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, che poi spiega: «Ho avuto sempre perplessità rispetto ai grandi centri. Potrebbero pure essere utili ma se accompagnati da una politica di integrazione. Il fenomeno dell’immigrazione non si può affrontare solo con provvedimenti repressivi. Con i Cpr il governo si pone l’obiettivo di rimpatriare mille, 2mila persone, quest’anno avremo 150, 200mila sbarchi: è evidente che non si risolve così il problema».

E sui rilievi dei giudici: «Non sono un giurista ma mi pare evidente che ci sono profili di incostituzionalità: a che titolo posso privare della libertà alcune persone anche solo per 15 giorni? Pure questa cosa dei 5mila euro di cauzione per non essere trattenuto: non ci riusciamo noi italiani a fare una fideiussione, dovrebbe invece riuscirci chi sbarca mezzo morto! Prima deve avere i soldi, poi deve andare da un avvocato e poi da un consulente finanziario. Pur non condividendo le misure del governo, ritengo che il ministro Piantedosi sia una persona seria e preparata, si possono fare questi errori così evidenti?».

Al porto di Pozzallo c’è l’hotspot che ha retto l’urto dei flussi dalla Tunisia, a settembre è stata inaugurata una seconda struttura: «È nell’area retroportuale – spiega Ammatuna – con 300 posti ed è stata aperta anche su mia sollecitazione: avevo avvisato che si preannunciava un’estate “calda” sul fronte degli arrivi ma non si è fatto nulla. Poi è stato dichiarato dal governo lo Stato di emergenza e, quindi, il prefetto di Ragusa in una quarantina di giorni l’ha aperta. Avevo chiesto posti in più perché abbiamo un hotspot da circa 230 persone che è arrivato a ospitarne anche mille. Con tutta la buona volontà che si può avere, le docce sono quelle che sono così come i servizi igienici. Avere un altro centro poteva dare un contributo a trattare in maniera più dignitosa gli ospiti».

Poi però l’esecutivo ha corretto il tiro. Racconta Ammatuna: «In corso d’opera, il governo ha pensato che 84 dei 300 posti dovessero essere usati per i rimpatri veloci ai sensi del decreto Cutro. Ho manifestato le mie perplessità perché, a parte la regione Sicilia che sul tema è assente, c’è molta collaborazione istituzionale ma siamo arrivati comunque all’annullamento da parte del tribunale delle misure per i primi migranti sistemati nel centro».

Il governo Meloni sta dirottando i fondi sulla repressione, il sindaco di Pozzallo indica un’altra via: «Abbiamo un Sai con 21 migranti tra i 18 e i 21 anni: la mattina vanno a scuola, il pomeriggio lavorano con un contratto regolare. Sono integrati. Il modello che avremmo dovuto seguire in Italia è quello degli Sprar, accoglienza diffusa nei piccoli centri. Gli investimenti sarebbero serviti per una politica di arricchimento non solo sociale e culturale ma anche con grandi opportunità economiche perché le società multiculturali sono quelle che crescono rispetto al Pil».

Ma la destra agita il pericolo dei migranti: «A Pozzallo si è votato a giugno 2022, ero uno dei pochi sindaci uscenti a favore dell’integrazione, ero attaccato dal Fronte della gioventù, da Casapound, molti pensavano che la destra mi avrebbe travolto. Sono andato casa per casa a spiegare come stavano le cose e sono stato confermato (72,86% dei voti con una maggioranza di centrosinistra ndr). L’integrazione determina anche più sicurezza. Invece con Salvini al Viminale i decreti Sicurezza ci hanno creato problemi perché la gente era sbandata e non sapeva cosa fare. La politica che spinge la Lega crea insicurezza, l’abbiamo visto, eppure ancora pensano di continuare su quella linea»