Papa Leone Il primo Papa a chiamarsi Leone era stato Leone Magno, nel V secolo d. C., un’epoca caratterizzata dalla disintegrazione dell'Impero romano d'Occidente
Il nome Leone, per il nuonvo papa, non se lo aspettavano in molti. Piuttosto, si pensava a una scelta più in linea con i papi del ‘900. Anzitutto papa Giovanni, il “papa buono” che indisse e aprì il Concilio Vaticano II e traghettò la Chiesa verso la modernità; il pontefice dell’enciclica Pacem in Terris, colui che si impegnò a scongiurare la crisi dei missili a Cuba nel 1962…
Oppure papa Paolo, in continuità con Montini, Paolo VI, che fu papa dal 1963 al 1978, subito dopo Giovanni XXIII; e che pose termine al Concilio, promosse la riforma liturgica (abolendo il rito in lingua latina e rinnovando il messale); il papa dell’enciclica Populorum Progressio, sullo sviluppo e l’emancipazione dei popoli; ma anche quello della Humanae Vitae, che chiudeva in modo netto il dibattito che da anni era stato avviato sulla contraccezione; il papa amico di Aldo Moro, che non resse alla tragedia del suo rapimento e della sua uccisione. C’era anche l’eventualità (remota ma non impossibile, visto il “peso” del pontificato di Wojtyla) di un Giovanni Paolo; oppure di un Benedetto, anche se Ratzinger si è dimesso troppo recentemente, e sulla sua figura pesa il non aver saputo o potuto guidare la Chiesa in una fase molto delicata.
IL NOME LEONE richiama invece alla memoria papa Leone XIII, il papa che portò la Chiesa cattolica nel ‘900 (morì nel 1903) e che passò alla storia per aver promulgato nel 1891 una enciclica, la Rerum Novarum, considerata la prima enciclica a carattere sociale della Chiesa, fondamento della moderna dottrina sociale. Questo documento gli valse l’appellativo di «papa dei lavoratori» e «papa sociale», nonostante l’enciclica contenesse una ferma condanna nei confronti del socialismo e della teoria della lotta di classe, oltre che della massoneria, suggerendo che datori di lavoro e lavoratori cristiani si impegnassero a formare proprie associazioni di categoria, piuttosto che aderire a organizzazioni contrarie «allo spirito cristiano e al bene pubblico».
IL PRIMO PAPA della storia a chiamarsi Leone era stato invece Leone Magno, nel V secolo d. C., un’epoca caratterizzata dalla disintegrazione dell’Impero romano d’Occidente, e dalle controversie dogmatiche in Oriente. Fermo difensore dell’ortodossia contro le correnti “ereticali” – soprattutto manicheismo e pelagianesimo – papa Leone «Magno» rafforzò l’autorevolezza e il prestigio del vescovo di Roma sugli altri vescovi. Nel 452 l’evento che lo consegnò alla leggenda: gli unni guidati da Attila, erano penetrati da più parti verso Occidente e si erano diretti in Italia: Aquileia fu assediata e distrutta e così altri centri del Veneto. Si tentò la via del negoziato e l’imperatore Valentiniano III, nell’estate 452, promosse una legazione composta da Avieno, che era stato console nel 450, Trigezio, che era stato prefetto, e papa Leone.
L’incontro avvenne sulle sponde del Mincio, non lontano da Mantova. Attila decise di rinunciare alla guerra e di ritirarsi al di là del Danubio, dopo aver promesso la pace. . L’immagine del vecchio papa che appare in abiti sacerdotali e che avrebbe irretito i barbari assalitori attraversò i secoli e fu anche rappresentata in un celebre affresco di Raffaello che si trova in una delle “stanze” da lui realizzate in Vaticano. Raffaello realizzò un’altra opera dedicata a un papa Leone: si tratta di un ritratto di Leone X, un papa appartenente alla potente famiglia dei Medici. Considerato un pontefice mite e propenso alla diplomazia, Giovanni de’ Medici fu comunque il pontefice che intervenne con la bolla Exsurge Domine per condannare alcune delle tesi di Lutero (che all’epoca era un monaco agostiniano, proprio come il papa neo eletto), minacciandolo di scomunica. Lutero ignorò la bolla e il 10 dicembre 1519 la bruciò anzi nella piazza di Wittenberg. Il 3 gennaio 1521 papa Leone X scomunicava Lutero con la bolla Decet Romanum Pontificem.
LA CHIAVE DELLA SCELTA del nome Leone da parte di Robert Francis Prevost sta forse nella sintesi contenuta in tutti questi brevi “profili”: sarà un papa “sociale”, attento ai diritti del lavoro e dei migranti; un papa ortodosso, piuttosto fermo sulle questioni teologiche e sulla difesa della morale cattolica; un papa impegnato sui temi della pace, parola che ha più volte ripetuto nel corso del suo discorso alla folla accorsa a S. Pietro. E anche un papa più tradizionale rispetto a Francesco. A metà strada, probabilmente, tra Bergoglio e Ratzinger (da cui ha recuperato l’uso della mozzetta, che Francesco non aveva mai voluto indossare)