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Rimborsi

Modalità e i termini per chiedere il rimborso del bollo per le auto rottamate a causa dell'alluvione

 
I contribuenti residenti dei territori interessati dall’alluvione di maggio 2023 potranno chiedere la restituzione del bollo pagato per i veicoli consegnati per la rottamazione entro il 31 agosto 2023.

Con delibera n. 1336 del 31 luglio 2023 la Giunta regionale ha riconosciuto il diritto al rimborso delle somme corrisposte a titolo di tassa automobilistica regionale agli intestatari o utilizzatori di veicoli che, alla data del 1° maggio 2023, avevano la residenza ovvero la sede legale o la sede operativa nei territori indicati nell’allegato 1 del D.L. n. 61/2023, qualora tenuti al pagamento della tassa automobilistica per periodi tributari aventi decorrenza 1° maggio 2023 e che abbiano consegnato il veicolo entro la data del 31 agosto 2023 a un centro autorizzato o a un concessionario auto per la demolizione.

I contribuenti in possesso dei predetti requisiti che hanno pagato la tassa automobilistica possono quindi richiederne la restituzione presentando apposita richiesta presso uno degli uffici ACI o alla Regione Emilia-Romagna utilizzando il modello allegato (docx33.62 KB).

Per ottenere il rimborso è quindi necessario:

  • Avere la residenza, sede legale od operativa alla data del 1° maggio 2023 in uno dei territori indicati nell’allegato 1 del D.L. n. 61/23;
  • Essere tenuti al pagamento della tassa automobilistica regionale per periodi tributari aventi decorrenza 1° maggio 2023;
  • Aver consegnato il veicolo ad un centro autorizzato o ad un concessionario auto per la demolizione entro il 31 agosto 2023.

Non saranno accolte istanze di restituzione in caso mancata consegna del veicolo a un demolitore autorizzato o a un soggetto autorizzato alla rivendita che prende in carico il veicolo per la demolizione oppure se la consegna avviene oltre il termine del 31 agosto 2023.

l contribuente che si accorge di aver effettuato un pagamento non dovuto o eccessivo può presentare richiesta di rimborso utilizzando il modulo di domanda di rimborso (pdf373.85 KB) tramite una delle seguenti modalità:

  • presentandolo alle Delegazioni e agli Uffici territoriali dell'ACI sul territorio della Regione Emilia Romagna, riducendo in tal modo i tempi di definizione della pratica
  • inviandolo tramite PEC all'Ufficio Tasse Automobilistiche ACI della Provincia di ultima residenza in Emilia-Romagna, allegando un documento di identità in corso di validità e la relativa documentazione a supporto in formato PDF nel limite di 2 MB (se il singolo documento è composto da più pagine, la scansione delle pagine deve essere salvata in uno stesso file pdf), riducendo in tal modo i tempi di definizione della pratica.

Di seguito l’elenco degli indirizzi PEC:

Bologna – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Modena – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Ferrara – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Forlì-Cesena – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Ravenna – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Rimini – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Reggio Emilia – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Parma – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Piacenza – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

  • presentandolo online sul sito dell’ACI alla pagina Assistenza Tasse Automobilistiche - Regione Emilia-Romagna, riducendo in tal modo i tempi di definizione della pratica;
  • inviandolo via posta elettronica direttamente alla Regione Emilia Romagna all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
  • presentandolo agli sportelli della Regione Emilia-Romagna, siti in Viale Aldo Moro n. 52 - 40127 Bologna, aperti dal lunedì al giovedì dalle 9.30 alle 13, temporaneamente chiusi.

Il contribuente deve presentare richiesta di rimborso entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello in cui doveva essere effettuato il pagamento nei termini di legge (decreto legge n. 30 dicembre 1982, n.953).
Si rimborsano solo somme superiori a euro 10,33 (legge regionale 11 dicembre 2000, n. 37).

Non è previsto il rimborso per i mesi di mancato godimento a seguito di demolizione, furto o altra formalità avvenuta dopo la scadenza del termine utile per il pagamento del bollo auto, previsto dall’articolo 1 del decreto ministeriale n. 462/1998. 

Pagamenti effettuati dopo il 1°gennaio 2019

Nel caso di pagamenti attribuiti a Regione diversa da quella di residenza del primo intestatario - La tassa automobilistica deve essere ripagata a favore della Regione corretta e deve essere presentata domanda di rimborso alla Regione che ha incassato, secondo le modalità e utilizzando la modulistica indicata per il rimborso dalla stessa Regione. 

Pagamenti effettuati prima del 1°gennaio 2019:

Se è stato effettuato erroneamente il pagamento del bollo auto il contribuente deve utilizzare il modulo Richiesta di correzione tassa automobilistica (pdf345.63 KB) che può essere presentato:

  • alle Delegazioni e agli Uffici Provinciali dell'ACI sul territorio della Regione Emilia Romagna
  • con invio online sul sito dell’ACI alla pagina Assistenza Tasse Automobilistiche - Regione Emilia-Romagna
  • via posta elettronica direttamente alla Regione Emilia Romagna, che poi provvederà a inviarlo all’ACI, all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
  • agli sportelli della Regione Emilia-Romagna, siti in Viale Aldo Moro n. 52 - 40127 Bologna, aperti dal lunedì al giovedì dalle 9.30 alle 13, temporaneamente chiusi
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IL CASO. Il servizio studi della Camera smentisce il governo: «Per le misure definanziate mancano le coperture». Il ministro delegato al Sacro Graal dell'economia italiana - il Pnrr - Raffaele Fitto: «Si va avanti». Ma il sindaco di Bari, presidente dell'Anci, Antonio Decaro: "Sono stati tolti ai Comuni 13 miliardi del Pnrr e non capiamo perché. Sugli asili nido abbiamo impegnato il 92,4% delle risorse". Dal veneto si fanno sentire anche i leghisti con Luca Zaia: " «Siamo preoccupati. Non si fa più credito a nessuno"

Pnrr, il buio è Fitto: alla ricerca dei sedici miliardi «tagliati» Raffaele Fitto, ministro delegato al "Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza" (Pnrr) - Ansa

Ammesso, e non concesso, che abbia ragione Raffaele Fitto, ministro al Sacro Graal dell’economia italiana – il «Piano nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr) – qualcuno al governo dovrà pur ammettere che annunciare una specie di partita di giro da 15,9 miliardi di euro dal Pnrr a un altro misterioso fondo chiamato «RepowerEU» non è stata una grande trovata politica.

L’ANNUNCIO DEL GOVERNO non è stato tempestivo, considerata l’attualità. Mentre si moltiplicano i disastri climatici su territori alluvionati, desertificati e incendiati, spostare altrove i soldi contro il dissesto idrogeologico non è opportuno. Anche perché da giorni opposizioni e media dominanti stanno dicendo che le opere sono state «definanziate».

QUI INVECE all’orizzonte c’è un altro problema da pochi considerato: non è che i soldi in questione sono difficilmente impiegabili?. Perché non ci sono i tempi, le capacità, o il Pnrr è stato costruito in maniera sbagliata? In fondo, ad oggi, qualsiasi deduzione è lecita. Esiste un fondo di irrazionalità burocratica che non permette al Piano dei piani che salverà l’Italia di spiegare come, se e quando riuscirà nell’impresa. L’espressione affaticata di Fitto ieri era programmatica.

LE RASSICURAZIONI DI FITTO sono state

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POLITICA. Tavolata di renziani e Santanchè, poi l’appoggio all’emendamento di Iv. L’ira di Calenda. Renzi contende a Forza Italia il ceto medio e medio-alto. E si appoggia dove può, anche a destra

Sera a cena, mattina al voto. Il blocco sociale si fa al Twiga

 

Le coincidenze esistono e spesso dicono moltissimo. È il caso della cena dello scorso week-end al Twiga, finita con l’accorpamento di due tavolate in modo che si trovassero gomito a gomito tre esponenti della guardia d’onore renziana come Maria Elena Boschi, Francesco Bonifazi e Luciano Nobili e la ex proprietaria Daniela Santanchè, fresca di mozione di sfiducia non votata dai renziani, con un paio di compagni o ex compagni nel privato e negli affari, Canio Mazzaro e Dimitri Kunz, e l’ex forzista oggi anima del Riformista Andrea Ruggieri. Un caso ma scegliere proprio quel ristorantino in questo momento qualcosa può significare.

Significa moltissimo per i separati in casa di Azione, che colgono l’occasione per prendere dalla componente Iv una distanza tale da rendere quasi inevitabile la rottura: “La nostra linea è sempre stata netta: Santanchè deve dimettersi. Azione non ha votato la mozione di sfiducia ritenendola un regalo alla ministra ma non si è mai riconosciuta nella linea espressa dai parlamentari e dal capogruppo di Iv che non hanno mai pronunciato la parola dimissioni. Le cene con la ministra al Twiga le si ritiene del tutto inopportune”. Replica a stretto giro Bonifazi: “Dove chiedere al leader con chi cenare è assurdo. E comunque noi abbiamo votato come Azione su Santanchè. Paro paro”.

IL CASUS BELLI sembra un bel po’ montato ad arte. Calenda reagisce non tanto alla imbarazzante cena quanto al progressivo avvicinamento dell’ex diarca del Terzo Polo alla destra. La ha denunciata più volte e di certo non gli è sfuggita l’importanza dell’emendamento al dl Pa2 presentato all’ultimissimo secondo da Iv e sostenuto con convinta partecipazione dall’intera maggioranza, soprattutto da FdI: un regalo da 29,5 milioni pubblici ad Assoprevidenza, ente privato, evidentemente concertato proprio con FdI. La risposta di Renzi arriverà oggi, in una conferenza stampa convocata prima dell’affondo di Azione per presentare proposte tali da siglare la distanza dal governo. Perché Renzi non si muove in direzione univoca.

La marcia di Renzi è reale. Il principale punto di convergenza sembra la giustizia ma è vero solo in parte. Il collante forte è piuttosto una visione della politica sociale che penalizza gli ultimi per puntare sul ceto medio e medio alto, siglata dal doppio no al salario minimo e al rdc. Come ha detto senza peli sulla lingua ieri il leader di Iv: “Si parla tanto di salario minimo ma al ceto medio chi ci pensa?”. Renzi punta su un blocco sociale prima e oltre che politico e si candida a rappresentarne l’ala anti-populista, consapevole di quanto marci rapidamente nella stessa direzione anche la premier, che i panni dell’underdog li smette ogni giorno di più.

ALLO STESSO TEMPO, però, Renzi ha usato ieri la sua Enews per vibrare mazzate proprio contro il centrodestra e la più violenta era destinata proprio a Forza Italia: “Il governo ha aumentato le accise per dare soldi alle squadre di serie A su richiesta di Lotito. Così governano i populisti”. Il presidente della Lazio si è inviperito e ha risposto a brutto muso: “Mente sapendo di mentire. È un peccato vederlo ridotto a inseguire la peggiore demagogia come accade sempre a chi arriva al canto del cigno”. L’ex premier ha preso di mira anche Pichetto Fratin, “se piangi per il pianeta mentre il tuo governo taglia 16 miliardi del Pnrr sulla prevenzione idrogeologica le tue sono lacrime di coccodrillo”, mentre conferma l’appoggio alla commissione sul Covid “non per sostituirsi ai pm ma per ragioni strettamente parlamentari: cosa si è fatto bene e cosa no”.

IL DOPPIO REGISTRO rivela che il leader di Iv non ha ancora trovato una strada per l’intesa con la destra, senza peraltro entrare a farne parte, alla quale mira. Ma è nel suo carattere e nel suo modo di fare politica partire e poi decidere la rotta a seconda delle circostanze. Di certo tutto passa per i rapporti con Fi e l’attacco a testa bassa di Lotito sembra indicare l’intenzione non di arrivare subito a un’unificazione, che oggi servirebbe solo a renderlo un esponente di secondo piano del partito azzurro. La strategia dell’ex premier passa invece per una competizione serrata con Fi, giocata senza esclusione di colpi, puntando a rubare quanti più parlamentari possibile a Tajani, per arrivare se possibile superare gli azzurri alle europee e comunque a insidiarne la rappresentante della destra moderata. Poi se ne parlerà con la leadership azzurra: cioè con Marina Berlusconi

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DESTRA ASOCIALE. Il «padre» del Reddito di cittadinanza: il governo cancella l’unico sussidio esistente a 600 mila persone. E si tagliano 4 miliardi. Oltre ai 250 mila di venerdì, dal 2024 altri 350 mila perderanno ogni tutela. E la «presa in carico» promessa è una presa in giro

Tridico: «Meloni fa una cinica guerra ai poveri» Una manifestazione per chiedere un reddito universale - Foto LaPresse

Pasquale Tridico, ex presidente Inps e padre del Reddito di cittadinanza. Venerdì l’Inps ha comunicato a 169 mila nuclei familiari la fine del sussidio. Cosa ha provato?
Un sentimento contrastante. Mi aspettavo che accadesse, la legge parlava chiaro: alla scadenza dei 7 mesi del 2023 il Reddito di cittadinanza finisce per i cosiddetti occupabili. Quindi l’Inps ha fatto quello che doveva fare, comunicando alle persone che sarebbe stato l’ultimo mese. Detto questo, mi ero augurato che da parte del governo ci fosse un ravvedimento perché nel frattempo la crisi economica morde e l’inflazione è da profitti: favorisce i ricchi e penalizza i meno abbienti, come confermano Bce e Fmi. Di questo, personalmente, mi dispiaccio moltissimo, è un colpo al cuore perché sono intimamente convinto della giustezza della misura: il Reddito di cittadinanza è uno strumento di lotta alla povertà moderno e funzionale. Tanto è vero che l’Unione europea ha chiesto a tutti i paesi di creare un «salario minimo» senza prevedere esenzioni, come invece ha fatto il governo Meloni, distinguendo

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PNRR. Il professore di Roma Tor Vergata: bene che torni l’Ecobonus. Serve puntare su comunità energetiche, eolico off shore e colonnine per arrivare alla democrazia energetica dal basso. Eni deve essere riconvertita al green
Becchetti: «Senza senso tagliare sul dissesto idrogeolico, troppi ritardi sulla transizione» Un impianto di energia eolico off shore - Foto Ap

Professor Leonardo Becchetti, docente di Economia politica a Roma Tor Vergara, il governo taglia 16 miliardi del Pnrr di progetti su riqualificazione urbana e dissesto idrogeologico proprio nei giorni in cui il cambiamento climatico mostra la sua accelerazione da Milano a Palermo.
Stralciare i fondi sul rischio idrogeologico proprio due giorni dopo aver annunciato un piano del governo su questo tema è senza senso. È sempre stato un tallone d’Achille del nostro paese e siamo già in grave ritardo. Ora che le risorse finalmente c’erano e che molti comuni avevano presentato progetti importanti, ritardare gli investimenti è grave. Oltre ai fondi sulla rigenerazione urbana, sottolineerei anche il taglio del miliardo per l’utilizzo dell’idrogeno che è fondamentale per esempio per convertire l’acciaieria a Taranto.

Le modifiche decise nella cabina di regia coordinata dal ministro Fitto hanno anche riesumato l’Ecobonus dopo la cancellazione del Superbonus.
Io ho sempre sostenuto che cancellare il Superbonus era una follia: prima abbiamo fatto avanti tutta dando il credito d’imposta a tutti e poi lo abbiamo abolito completamente. Bastava fissare un tetto di spesa massima per favorire le famiglie meno abbienti. Ora, utilizzando i fondi Repower Eu, il governo fa un passo indietro e penso sia giusto. In più viene ripresa la proposta fatta con un Cna di un credito di imposta da 1,5 miliardi per le imprese da utilizzare sull’energia: è l’unico modo per favorire l’utilizzo delle fonti rinnovabili. Su questo fronte è vergognoso che da un anno e due mesi non ci sia ancora il decreto attuativo sulle comunità energetiche che consentirebbe ai piccoli comuni di produrre energia e utilizzarla in loco. In questo modo si bloccano 2,2 miliardi confermati nel Pnrr. Anche se in questo caso il ritardo è più del governo Draghi.

Sul fronte dell’energia non crede che lo spostamento di risorse sia una delega in bianco a Eni e Enel per spendere fondi senza controllo?
Il problema è cosa fanno le grandi aziende. Il rischio c’è forse per Eni che deve essere riconvertita alla transizione dal fossile producendo colonnine elettriche e facendo vera chimica verde. Per Terna invece penso che le risorse messe a disposizione siano necessarie per migliorare la rete: è l’azienda che dovrà gestire il passaggio all’elettrico. Pensi che ormai ci sono un milione e mezzo di italiani che producono energia e la mettono in rete: l’infrastruttura deve essere all’altezza. Su Enel invece va proseguita la svolta fatta negli ultimi anni da Starace, puntando sul solare e sull’eolico off-shore, sbloccando le procedure sui tanti progetti presentati. In Italia invece abbiamo aziende che propongono agli agricoltori di affittare i campi per metterci pannelli fotovoltaici, una vera follia. Serve governare il processo.

Ma il governo Meloni non lo sta facendo. Anzi. Fa il contrario: De Scalzi è il vero ministro dell’Ambiente.
Tutto il mondo va verso la transizione, verso la fine dell’energia fossile. È un processo irreversibile, ci sarà di sicuro una accelerazione nei prossimi anni.

Lei è uno fra i pochi economisti ad aver firmato l’appello contro il negazionismo climatico. Non pensa che la sua categoria sia molto retrograda?
Sto preparando un altro appello con 30 colleghi. Io penso che il 70 per cento degli economisti italiani sia sintonizzato sul cambiamento climatico. Ma facciamo fatica a manifestarlo. La battaglia per la democrazia energetica con la rivoluzione che parte dal basso con le comunità energetiche alla fine avrà la meglio.

Non sarà troppo ottimista? Nel settore dall’auto la battaglia contro la direttiva Euro 7 e la richiesta di posticipare lo stop ai motori endotermici dopo il 2035 sembra vincente e il governo Meloni l’appoggia.
Sulle auto il processo verso l’elettrico è segnato. Già oggi il costo d’uso a 5 anni fra un auto elettrica e una a fossile è uguale. Fra pochi anni si produrranno auto elettriche utilitarie a prezzi sempre più bassi. E anche sul fronte occupazionale si stanno creando nuove filiere per i componenti. Serve però puntare sulla formazione dei lavoratori.

Il governo Meloni però è pieno di negazionisti climatici così come il mondo dei media.
I negazionisti sono molto meno di quanto appaiono in televisione e sui social, dove però spiccano i contrari che come i no vax e i no euro sono minoranze dell’1 per cento. Come dimostra il dimezzamento dei voti a Vox in Spagna, le prossime elezioni le vincerà sempre di più chi avrà la ricetta migliore sul clima per convincere le giovani generazion

 
 
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GUERRA AI POVERI. L’Inps comunica la «sospensione» decisa dal governo. In Campania file e risse
negli uffici. La chimera della «presa in carico» e del Supporto alla formazione: niente è ancora prevsto
 

 Una manifestazione per chiedere un reddito universale - Foto LaPresse

Oramai con la tecnologia si può comunicare tutto con facilità. Anche le notizie più gravi. Con un sms parecchie aziende in questi ultimi anni hanno annunciato ai loro lavoratori l’improvviso licenziamento, ieri l’Inps ha comunicato a 169 mila famiglie italiane la fine del Reddito di cittadinanza. Perché il governo le considera «occupabili». Come dovrebbero trovare lavoro però è ancora un rebus. Irrisolto dal governo.

L’INVIO DELL’ULTIMA RATA dell’assegno per il Reddito o la pensione di cittadinanza è stata l’occasione per comunicare la sospensione del sussidio da agosto, decisa dal governo.
Il messaggino è arrivato a chi è in nuclei familiari nei quali non ci sono componenti disabili, minori o over 65, come prevede la nuova normativa definita nell’ultima manovra bilancio e poi definita dal decreto Lavoro della ministra Marina Calderone.

Queste famiglie potranno ricevere «350 euro al mese come Supporto alla formazione al lavoro attraverso gli sportelli dei Centri per l’impiego e l’Inps». Per il resto si attende il nuovo Assegno di inclusione che riguarderà sempre chi ha minori, anziani o disabili in casa. Ma la misura sarà attivata dal primo gennaio 2024. Il governo, per ultima cosa, si è inventato una nuova Social Card di «buono spesa» da 380 euro con distinzioni perfino sui

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