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Sulla situazione sindacale e lo sciopero generale del 12 dicembre, abbiamo posto alcune domande a Ivan Foschini, delegato della Rappresentanza Sindacale Unitaria della CISA di Faenza.

Tra le caratteristiche del Governo Renzi c'è quella di non voler confrontarsi coi sindacati, è nota la sua espressione: "Avremo i sindacati contro? Ce ne faremo una ragione". Eppure in alcune grandi vertenze sindacali come l'Elettrolux, l'AST di Terni, la Lucchini di Piombino, l'Ilva di Taranto, ha dovuto cambiare idea. Credete che la mobilitazione sindacale possa cambiare le politiche del Governo?

Sì, ne siamo convinti, e nonostante l'approccio semplicistico, autoritario e propagandistico che ha instaurato con i sindacati, Renzi probabilmente ha contribuito a "riunificare" una parte della classe lavoratrice che grazie alle lotte e alle trattative ha determinato almeno parziali soluzioni nelle grandi vertenze citate. Il solo comune denominatore di tutte queste vertenze sta proprio nelle iniziative e mobilitazioni dei lavoratori che con sacrificio, ma grande determinazione, hanno cambiato il “destino”, fatto di licenziamenti e chiusure, dei loro stabilimenti. Quindi si può dire che lotta paga ancora, eccome!

Qual'è il vostro giudizio, e quello dei lavoratori che rappresentate, sui provvedimenti del Governo sul lavoro, come il decreto Poletti sui contratti a termine e il Jobs act?

Estendere la possibilità di attivare contratti a termine senza alcuna causale aumenterà ancor più la precarietà. Sul Jobs Act non possiamo che dare un giudizio fortemente negativo: non serve aspettare i decreti attuativi per dire subito che Renzi, accogliendo gran parte delle richieste di Confindustria,

ha adottato un’idea "padronale" del diritto del lavoro, riducendo i diritti dei lavoratori (art.18 sulla tutela dai licenziamenti illegittimi, demansionamenti, controllo a distanza, etc), "facilitando" i licenziamenti, ma tralasciando le vere motivazioni per le quali molti imprenditori italiani ed esteri non investono più in Italia, e cioè la corruzione e il malaffare che stanno pervadendo l'Italia.

Contro le politiche del Governo, il prossimo 12 dicembre è indetto uno sciopero generale. Come viene vissuta tra i lavoratori questa scadenza?

Uno sciopero generale rappresenta sempre un momento di unificazione delle proteste che attraversano trasversalmente tutte le categorie. Ci aspettiamo quindi una forte risposta da tutti i lavoratori e siamo certi dell'adesione anche da parte degli iscritti a quel sindacato che non è fra i promotori di questo sciopero. Hanno capito anche loro che le ragioni della protesta ci sono tutte. Solo i vertici di quel sindacato continuano a sperare in "miglioramenti", ma questi non avverranno mai “spontaneamente”, nemmeno attraverso i decreti attuativi. Forse questo sciopero non basterà, per questo è necessario trovare anche nuove forme di lotta, mettendo in campo le nostre intelligenze per spiegare a tutti le ragioni della nostra contrapposizione e la bontà delle nostre proposte: politiche industriali e investimenti, privati e pubblici, tali da promuovere un'altra qualità dello sviluppo e del lavoro. Vale a dire strategie ben più risolutive di quelle attivate da questo governo.