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Destra autoritaria Approvato con la fiducia, il decreto «sicurezza» è adesso con tutti i suoi orrori saldamente nel nostro ordinamento

Risultato del voto per. la conversione in legge del DL sicurezza Risultato del voto per. la conversione in legge del DL sicurezza – LaPresse

Approvato con la fiducia, il decreto «sicurezza» è adesso con tutti i suoi orrori saldamente nel nostro ordinamento. Dobbiamo considerarlo la carta di identità della destra al governo. Non casualmente i senatori che lo hanno difeso in parlamento apparivano per una volta soddisfatti. Non si trattava di far passare le solite mancette o di rimediare a qualche decreto scritto male ingoiandone in silenzio uno nuovo né di aggiungere un altro mattone al castello già pericolante delle norme anti migranti. Stavolta il melonismo ha potuto disegnare il suo mondo.

Ascoltando i senatori della destra, abbiamo scoperto che le nostre città sono sull’orlo del collasso criminale. Insicurezza diffusa, furti e scippi da parte di donne armate di figli, rivolte agli angoli delle strade e negozianti in preda al terrore, sparatorie, migranti sbarcati a legioni con l’unico scopo di commettere reati, case espropriate, anziani derubati, sfrattati e infine anche truffati.

Inutile mettere i responsabili in galera perché le galere sono alberghi e poi i magistrati fanno uscire tutti subito. La polizia, insomma, ha le mani legate. Come nel famoso poliziottesco anni Settanta (che però parlava di stragi di Stato, vecchia abitudine dei servizi segreti che il decreto adesso legalizza). La destra non solo le slega, quelle mani, ma le correda di una seconda arma che gli agenti potranno portare a casa per il tempo libero, sperando che non litighino agli incroci.

Nel paese reale, fuori dal parlamento dove la destra disegna il suo mondo e lo impone a colpi di fiducia, furti e rapine restano sostanzialmente stabili, gli omicidi crollano, le carceri scoppiano, le imprese cercano lavoratori migranti e non ne trovano abbastanza.

Ma la costruzione di emergenze non è un tic paranoico, o almeno non solo: è soprattutto un preciso metodo di governo. I lavori preparatori del decreto sicurezza li abbiamo visti nei servizi della tv del pomeriggio. La svolta repressiva che la Gotham city nazionale giustifica e introduce scatterà non sul piccolo crimine che dell’inasprimento delle pene non si è mai curato (il grande crimine continui pure tranquillo e condonato) ma sui poveri, le vite al margine e sulle proteste e le lotte sociali. Non per niente le nuove norme sono disegnate come tante camicie di forza per lavoratori precari, attivisti di ogni genere e movimenti che denunciano la crisi climatica.

Per cui la carta d’identità della destra è semplicemente reazione allo stato puro, persino reazione preventiva di fronte alle lotte che ancora si organizzano. E che per confrontare questo livello di repressione e autoritarismo dovranno prima o poi necessariamente saldarsi.

Un segnale di speranza è venuto dalla manifestazione di sabato scorso che più di tutto ha dimostrato che si può sfidare a viso aperto l’illogicità e l’evidente incostituzionalità della legge. Altri poteri di controllo, la magistratura e la Corte costituzionale, dovranno intervenire, dopo che la destra ha potuto superare senza intoppi il filtro del Quirinale e del parlamento.

Le opposizioni faranno bene a non distrarsi, ora che l’iter parlamentare è concluso. Un po’ di scena in aula ci sta, ma qualche riflessione sulla parte di responsabilità che portano nell’aver fatto della sicurezza un idolo andrà pur fatta. Insieme a una promessa, facile: quella di cancellare tutto il decreto come primo atto in caso di vittoria alle elezioni.