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Un attacco dopo l’altro: in Ucraina i russi bombardano a Sumy, gli ucraini tornano a colpire il ponte di Crimea e si aspettano pesanti reazioni. I vertici non risolvono nulla, è il vortice del conflitto ad allargarsi. Meloni e Macron, lungo incontro: ora temono il riarmo tedesco

Crisi ucraina «Abbiamo colpito il ponte di Crimea due volte nel 2022 e nel 2023. Quindi oggi abbiamo continuato questa tradizione sott’acqua» dice Vasyl Malyuk

Kiev attacca il ponte di Crimea, il vortice del conflitto si allarga Immagine video dell'attacco ucraino al ponte di Crimea

I servizi segreti ucraini hanno colpito il ponte di Crimea attirando nuovamente l’attenzione del mondo sulle azioni eclatanti di cui sono capaci. Dopo il durissimo colpo assestato domenica alle basi dell’aeronautica russa, l’attacco di ieri palesa il fatto che siamo entrati in una nuova fase del conflitto.

I REPARTI DI MOSCA continuano ad avanzare sul fronte est, a rilento e a costo di perdite altissime, ma l’ordine dei vertici è chiaro: occupare più terreno possibile. I difensori tengono le posizioni e arretrano quando queste diventano insostenibili, ma sono in evidente difficoltà e sono costretti a impegnare gli stessi reparti per mesi senza alcun riposo. La coscrizione coatta e l’abbassamento dell’età di leva non hanno risolto e non risolveranno il problema: l’Ucraina non riconquisterà i suoi territori. E senza aiuti militari dall’occidente non potrà resistere come ha fatto finora. Tuttavia, ed è questa la scommessa di Kiev, può fare ancora malissimo al gigante eurasiatico. Solo che non bisogna mai dimenticare che la guerra è un vortice.

Alle azioni devastanti ucraine corrisponderanno risposte altrettanto devastanti, se non di più, considerata la maggiore disponibilità e potenza di fuoco di Mosca. Gli ucraini saranno costretti ad alzare sempre di più il livello per dimostrare che la loro lotta non è finita? O, dall’altro lato, fino a quando i falchi russi potranno invocare la necessità di distruggere Kiev con un attacco atomico senza che nessuno al Cremlino li ascolti? Non c’è nulla di retorico in queste domande che portano già una conseguenza evidente: il vortice della guerra si sta allargando. La vecchia Europa si riarma innalzando lo spauracchio della minaccia russa alle porte. Più armi significano più instabilità, maggiore rischio di incidenti e di catastrofi, soprattutto se prendiamo in esame uno per uno i politici che si intestano, ormai con l’enfasi di un Churchill e di un de Gaulle, queste decisioni.

«Dio ama la Trinità e l’Sbu porta sempre a termine ciò che ha concepito e non si ripete mai. In precedenza, abbiamo colpito il ponte di Crimea due volte nel 2022 e nel 2023. Quindi oggi abbiamo continuato questa tradizione sott’acqua», ha dichiarato fiero il capo dell’intelligence (Sbu) Vasyl Malyuk. Il quale ha subito aggiunto che si tratta di un «obiettivo legittimo» in quanto «la Crimea è territorio ucraino occupato e, soprattutto, considerando che il nemico lo ha usato come arteria logistica per rifornire le sue truppe».

L’ANNUNCIO dell’attacco è stato dato dallo stesso Sbu sul proprio sito internet e sui social network, affiancando a un breve testo esplicativo un video dell’esplosione. «L’operazione è

durata diversi mesi. Gli agenti dell’Sbu hanno minato i supporti di questa struttura illegale. E oggi, senza vittime civili, alle 4.44 del mattino è stato attivato il primo ordigno esplosivo!». Per le autorità ucraine i supporti subacquei dei piloni sono stati «gravemente danneggiati al livello inferiore: 1.100 kg di esplosivo equivalente a Tnt hanno contribuito al danno; il ponte è infatti in stato di emergenza». Ma i blogger militari russi hanno passato la giornata a smentire la versione di Kiev, affermando non solo che l’attacco non ha avuto successo, ma che non si è trattato neanche della geniale operazione di intelligence che gli ucraini vorrebbero far credere. A provocare l’esplosione, sostengono, è stato un drone marino (Usv) denominato «Marichka», un siluro teleguidato di circa sei metri capace di raggiungere i mille chilometri di distanza. In ogni caso, i fatti sono che il traffico sul ponte è stato sospeso per circa tre ore tra le 4 e le 7 locali, prima di riprendere a funzionare normalmente.

IL PONTE DI CRIMEA è il ponte più lungo d’Europa e con i suoi 19 km collega il territorio della Federazione russa alla penisola di Crimea attraverso lo stretto di Kerch (e infatti è conosciuto anche con questo secondo toponimo). Dopo il referendum-farsa del 2014 e l’annessione unilaterale della Crimea, Putin ha investito moltissimo su questo progetto, creando un fondo d’investimenti speciale che ha superato i quattro miliardi di dollari per ultimare l’infrastruttura in tempi record.

Solo due anni (2016-18) per l’apertura al traffico su gomma e tre per i treni. Il 15 maggio 2018 Putin stesso inaugurò il ponte guidando soddisfatto sulle corsie vuote.

PER IL CAPO del Cremlino non si tratta solo di una grande opera ingegneristica, ma di un simbolo di potere che dimostra al mondo l’eccellenza tecnica e la volontà di potenza dei russi. Colpirlo vuol dire assestare un colpo diretto a lui. E gli ucraini lo sanno, non a caso nel 2022 l’attacco è arrivato la notte del compleanno di Putin 7 ottobre.

Ci sono ovviamente delle questioni strategiche: attraverso il ponte di Crimea sono passati fin dall’invasione dell’Ucraina tonnellate di rifornimenti ai battaglioni al fronte. Tutt’oggi le batterie missilistiche russe in Crimea e le forze di occupazione ricevono rifornimenti attraverso questa via.

Inoltre ci sono i sabotaggi, come quelli ai ponti nelle regioni russe di Kursk e Bryansk di sabato scorso, che sono costate la morte ad almeno sette civili. Un ulteriore rischio, da tenere sempre a mente quando si tratta dei negoziati per la fine della guerra in Ucraina è che il conflitto non finisca ma si trasformi e che i militari delusi non depongano le armi.

MA LA GUERRA non è affatto finita e i bombardamenti russi sulle città ucraine continuano, come ieri a Sumy dove l’ennesimo attacco missilistico ha ucciso almeno quattro civili.