Firenze. La multinazionale inglese dà il benservito via mail alle 422 tute blu fiorentine di Campi Bisenzio. I sindacati: intervenga il governo
Licenziati in 422 con una mail arrivata sulla loro pec, meccanismo consentito dal jobs act, le operaie e gli operai della Gkn Driveline di Campi Bisenzio sono entrati comunque nello stabilimento di componentistica auto che i padroni inglesi di Melrose vogliono chiudere, e dal primo pomeriggio di ieri sono in assemblea permanente, prendendo la decisione di presidiare la fabbrica giorno e notte. Anche fuori dai cancelli è stato subito organizzato un presidio di solidarietà, sempre più partecipato via via che la notizia veniva data da radio e tv locali e rimbalzava sui social. Furibondi i sindacati, Fiom Cgil in testa, ed esterrefatto l’intero arco delle forze politiche toscane, da Potere al popolo e Rifondazione comunista, che hanno sempre seguito e appoggiato le vertenze delle combattive tute blu Gkn, a Sinistra italiana, 5 Stelle e Pd, fino a Lega e Fratelli d’Italia.
Gelata anche la Confindustria fiorentina, che di fronte alla procedura di licenziamento collettivo «aperta in totale autonomia da Gkn Driveline», spiega che «non aveva avuto alcuna informazione», prendendo le distanze dalle modalità utilizzate. Solo Carlo Bonomi, leader di Confindustria nazionale, l’ha presa larga, cercando di difendere l’ «avviso comune» sottoscritto con il governo e i sindacati confederali. «Chi vuole strumentalizzare questi argomenti vuole solo fare polemiche. L’avviso comune prevede una raccomandazione a usare tutti gli strumenti disponibili, e le aziende che stanno procedendo a chiusure potevano licenziare anche prima, perché la cessazione di attività era una delle clausole esimenti anche in presenza del blocco dei licenziamenti».
Come nel caso dei 152 lavoratori e lavoratrici della brianzola Gianetti, le tute blu della Gkn si sono trovati all’improvviso senza più un impiego, dopo aver regolarmente fatto il loro turno fino alla notte precedente. «Un comportamento vigliacco, senza rispetto per le persone e per il territorio – annota la solitamente moderata Fim Cisl – una modalità banditesca che condanniamo senza appello. Proprio questa mattina l’azienda aveva messo tutti i lavoratori in Par (permesso annuo retribuito) collettivo in vista del ferie estive, e in fabbrica non c’era nessuno. Da informazioni che abbiamo raccolto pare che l’azienda voglia delocalizzare, cosa che non ha nessuna logica visto che poco tempo fa sono stati effettuati importanti investimenti in macchinari e automatizzazione dello stabilimento».
Invece poco prima dell’alba sono stati portati via i server e i software necessari alla produzione di semiassi per diverse case automobilistiche tra cui Fca e Volkswagen, e al mattino i primi operai accorsi si sono trovati davanti non le abituali guardie giurate ma dei buttafuori, che comunque nulla hanno potuto di fronte a centinaia di lavoratori entrati comunque nella «loro» fabbrica. «Questa è come casa mia – ha spiegato una tuta blu davanti alle telecamere del Tg3 toscano – è da 27 anni che lavoro qui. E da qui non me ne vado». Dello stesso avviso i delegati sindacali della Fiom in fabbrica: «Non accetteremo licenziamenti – spiega Andrea Brunetti – né alcuna riduzione dei livelli occupazionali». «Siamo l’ennesimo caso di chiusura a tradimento – aggiunge Dario Salvetti – e ci chiediamo quanto dovranno andare avanti storie del genere».
I 41 sindaci della ex provincia di Firenze da oggi saranno a turno in presidio davanti ai cancelli, seguiti con ogni probabilità da quelli pratesi. «Il governo deve intervenire – osserva il presidente toscano Eugenio Giani – questo è un caso nazionale». Ma non sarà una vertenza facile: quando nel marzo 2018 il «buco» di 1,6 miliardi di euro accumulato da Gkn nel fondo pensionistico dei suoi dipendenti convinse gli azionisti ad accettare l’offerta da circa 9 miliardi del gruppo Melrose, specializzato nell’acquisizione e nel risanamento di aziende in difficoltà per poi rivenderle intere o a «spezzatino», intervenne il governo, preoccupato per il settore aerospazio di Gkn. Ma non per quello dell’automotive, tanto che lo scorso anno, in piena pandemia, Melrose a Birmingham ha mandato a casa 185 lavoratori su 600. Senza ricorrere agli ammortizzatori sociali, pur previsti dall’esecutivo inglese in casi del genere.
Commenta (0 Commenti)La crisi dei 5 Stelle. Il Movimento vive ancora nell’equivoco che “i nostri valori” riguardino solo la moralizzazione della politica e il funzionamento del Movimento e del Parlamento. Ma poi? Un progetto di società per il 2050 non s’intravede
In questi giorni sembra proprio che lo scopo del Movimento 5 stelle sia il Movimento 5 stelle. Protagonisti e commentatori parlano del maggiore partito come se fosse una squadra di calcio. Occupandosi solo – in metafora – di allenatori, giocatori, regolamenti, e di chi sta con chi. Ma nessuno si chiede: qual è lo scopo del Movimento?
Il Movimento vive ancora nell’equivoco che “i nostri valori” riguardino solo la moralizzazione della politica e il funzionamento del Movimento e del Parlamento. Ma poi? Un progetto di società per il 2050 non s’intravede. A meno che l’obiettivo di un mondo più equo e sostenibile si esaurisca nelle votazioni degli user in internet (“democrazia diretta”), nella riduzione dei “costi della politica” e degli stipendi, delle pensioni, delle “poltrone” dei parlamentari, e in un sussidio a una piccola parte delle decine di milioni di impoveriti e poveri nel nostro paese (“reddito di cittadinanza”). Fin dall’inizio il dibattito delle idee e “le correnti” furono proscritti, a favore della “corrente continua” della centrale.
Ma se ogni testa 5 stelle è una corrente, l’attuale cortocircuito era inevitabile.
I più di 300 eletti fuoriusciti dal Movimento sono andati in tutte le direzioni, in mancanza di visioni comuni per tenere insieme almeno alcuni di loro. Questa è la conseguenza dell’essersi richiamati indifferentemente ad Almirante e a Berlinguer, all’anatema contro i partiti e all’alleanza con quasi tutti i partiti, ai gilet gialli e a Mattarella, all’uscita dall’euro e a Mario Draghi, alla devozione alla natura e al proselitismo tecnologico per la digitalizzazione di ogni aspetto della vita, alle tecnologie dolci e alla fissione e fusione nucleare.
La politica è confronto e contesa. Ma in cosa divergono le visioni di Conte e di Grillo? Di Conte non sono note esternazioni programmatiche degli ultimi anni o decenni. Un indizio sarebbe la sua Carta dei principi e dei valori del Movimento, finora sconosciuta.
Di Grillo si conosco trent’anni di scalmanata critica ecologica, economica e sociale. E inoltre la dimenticata sua “magna carta” del Movimento (“Perché non voto”, 11 aprile 2008, Internazionale).
In essa Grillo mira per il 2050 al dimezzamento dell’uso di energia primaria da 4000 a 2000 watt pro capite, dell’uso di materiali (da 40 a 30 tonnellate pro capite per anno) e delle ore di lavoro remunerato da 40 a 20 ore per settimana, ossia 30 000 ore in una vita.
Tutti si occupano dello Statuto ma si disinteressano alla Carta dei principi e dei valori. Eppure, mai come oggi occorre prendere posizione sulle due questioni divisive del secolo: la responsabilità ecologica e la giustizia distributiva. La ragione ecologica ci dice che nell’epoca dell’Antropocene l’umanità, anzi, la sua parte più ricca, deve moderare le sue attività per poter rimanere in uno “spazio ecologico sicuro” all’interno dei “confini planetari” ecologici.
Occorre quindi ridimensionare il tenore materiale di vita dei più benestanti, e migliorare quello degli altri abitanti della Terra. Occorre la sostituzione delle tecnologie non sostenibili e – ove possibile – un ricorso alla natura, alle soluzioni semplici e alle persone, invece che a tecnologie mirabolanti.
Occorre superare il dominio dell’economia sulla politica e l’imperativo della crescita economica nei paesi ricchi. E occorre soprattutto una cambiamento della gerarchia dei valori tra vivere, lavorare, produrre e consumare.
Da mezzo secolo sappiamo come sventare il tracollo ecologico. Eppure abbiamo tergiversato.
È per recuperare il mezzo secolo perduto che ora occorre una accelerata transizione ecologica, invece di un’impossibile “crescita green” o di un’arcadica “maggiore attenzione per l’ambiente”. Con le parole di Papa Francesco, urgono una “conversione ecologica” e “una certa decrescita in alcune parti del mondo perché si possa crescere in modo sano in altre parti” (Laudato si’, 193).
Le diseguaglianze sociali sono l’altra cruciale e divisiva questione del secolo. In quasi tutti i paesi c’è stato per quarant’anni un accumulo di ricchezza al vertice della piramide, a scapito di un impoverimento e precarizzazione delle classi medie e della miseria degli emarginati. Il progresso tecnico ha creato più ricchezza di quella necessaria ad abolire davvero la povertà. Ma lo scandalo della povertà non si può affrontare senza affrontare lo scandalo della ricchezza. Per questo occorrono riforme fiscali di forte progressività, come raccomanda Thomas Piketty.
Se volessero davvero essere “il partito del 2050”, i 5 stelle dovrebbe tenere un discorso pubblico e impegnarsi sulle due brucianti e divisive sfide del secolo: l’ecologia e la giustizia sociale.
Ben vengano allora le discussioni, le contese ideali, anche le correnti e le scissioni, se necessario. Ma che siano sulla politica del nostro grande mondo là fuori, non sui regolamenti del loro piccolo mondo là dentro.
* Marco Morosini lavora dal 1992 con Beppe Grillo. Nel 2020 ha pubblicato il libro “Snaturati – La vera storia dei 5 stelle raccontata da uno dei padri” con prefazione di Michele Serra (marcomorosini.eu/libri/snaturati2020).
Commenta (0 Commenti)Degenerati. La Lega prova a riscrivere la legge cancellando l’identità di genere Il Pd giudica la proposta « irricevibile». Ma i renziani apprezzano
Il ddl Zan sarà discusso dal Senato il 13 luglio come chiesto da Pd, M5S, LeU e Autonomie. A deciderlo è stata ieri l’aula dopo che due riunioni dei capigruppo della maggioranza in commissione Giustizia sono servite solo a sancire l’impossibilità di raggiungere un’intesa. D’accordo a discutere la legge contro l’omotransfobia la prossima settimana anche Italia viva, nonostante il partito di Renzi abbia cercato fino all’ultimo una mediazione con la Lega. «Calendarizzato il ddl Zan. Quindi vuol dire che i voti ci sono. Allora, in trasparenza e assumendosi ognuno le sue responsabilità, andiamo avanti e approviamolo», ha scritto su Twitter Enrico Letta.
La sfida tra il segretario del Pd e Matteo Renzi e Matteo Salvini passa adesso all’aula del Senato ma è escluso che nella settimana che divide i contendenti dall’esito finale di uno scontro che va avanti ormai da mesi i toni saranno meno accesi. Anche perché, dopo aver invitato tutti i gruppi alla ricerca di una mediazione che salvasse, a suo dire, il ddl Zan, il leghista Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia dove il ddl è impantanato, ieri mattina si è presentato alla riunione dei capigruppo con una sintesi delle proposte avanzate da centrodestra e da Italia viva che in realtà era più una riscrittura della legge che altro. Previste modifiche agli articoli 1, 2, 3, 4 e 7 ma soprattutto dal testo scompariva
Leggi tutto: Ddl Zan il 13 in aula, ma è sempre scontro tra Pd e Italia viva - di Carlo Lania
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Qui la politologia si arrende. E anche la politica, intesa come arte conoscitiva del possibile. Forse solo la psicanalisi riesce in qualche modo a dar conto delle convulsioni che stanno squassando i Cinquestelle. Il “buffet delirante” che si è impadronito dell’unico fondatore sopravvissuto, spingendolo a destabilizzare il “suo movimento” nel momento più delicato di una già di per sé arrischiata transizione, si spiega solo con profonde patologie dell’Io. Anzi, dell’Io “patriarcale”: il più arcaico, il più selvaggio, quello del patriarca che non sopporta che la propria tribù possa vivere in qualche misura di vita propria. Quello del creatore che odia persino l’idea che la sua creatura si distacchi da lui. O del padre che odia i figli per la sola ragione, biologica, che gli sopravvivranno. Insomma, la “sindrome di Crono”, che come ci insegna la mitologia se non superata da un qualche Giove olimpico produce un mortale arresto del corso storico.
Ora, proprio per l’insostenibile pesantezza del ruolo dell’Ombra e dell’Inconscio in questa brutta faccenda, è difficile prevedere cosa ci aspetti nei giorni prossimi, come evolverà o involverà la crisi. Se l’Uno si spezzerà in due (non metà, ma quarti, ottavi, sedicesimi). Se si assisterà a una classica scissione, o a una scalata dall’interno. O alla stipula di una tregua, che illuda di congelare uno status quo ormai comunque perduto. Non è dato neppure capire se la “mediazione” che porterebbe a superare l’elezione del “Comitato direttivo” con la nomina di “7 saggi” (sette come “i re di Roma”, come “i nani di Biancaneve”, come “I sette a Tebe” di Eschilo…), andrà in porto oppure no. Se Conte allargherà le maglie della propria finora abbondante pazienza o esprimerà il suo Vaffa…
Ma quel che è certo è che il sistema politico italiano ne esce ulteriormente dinamitato. Il sistema politico, si badi, non
Leggi tutto: Nella parabola populista la dissoluzione del sistema politico - di Marco Revelli
Commenta (0 Commenti)Overall Rete multiculturale, a nome di tutte le Associazioni e cittadini che in essa si riconoscono, esprime soddisfazione per la decisione espressa nella seduta del Consiglio Comunale del 29. O6. 2021 di riconoscere a Patrick Zaki la cittadinanza onoraria di Faenza.
Proprio Overall, già nel marzo 2021, ne aveva fatto formale richiesta all'Amministrazione Comunale dando così voce a tutti coloro che non vogliono rimanere indifferenti alle violazioni dei diritti civili ed umani. Il caso di Patrick Zaki, cittadino egiziano, iscritto all'università di Bologna, ingiustamente detenuto da 17 mesi nel carcere del Cairo, ne è un esempio drammatico.
Ringraziamo le associazioni e tutta quella parte della società civile che con volontà e tenacia è riuscita a dare forza a questa istanza di civiltà; ringraziamo quelle forze politiche che hanno portato avanti il dibattito, lo hanno fatto crescere e hanno permesso alla mozione di cittadinanza di essere approvata a maggioranza.
Dispiace che alcuni membri del Consiglio Comunale non abbiano condiviso lo spirito umanitario della mozione.
Ribadiamo il nostro impegno nel continuare a tenere alta l' attenzione sul caso di Zaki, oggi più che mai simbolo evidente delle tante violazioni dei diritti civili ed umani che si stanno perpetrando in varie parti del mondo.
Overall Rete Multiculturale Faenza
Faenza 30 06 2021