Alla conferenza sulla sicurezza in Germania interviene Zelensky proprio mentre il suo esercito deve ritirarsi precipitosamente da Avdiivka e quello russo può aprire nuovi fronti. Il presidente ucraino chiede ancora armi agli Usa e all’Europa: decidetevi, il tempo gioca per Putin
ARMAMI ANCORA. Il presidente ucraino e Kamala Harris alla conferenza di Monaco: «Deficit artificiale di munizioni, fermiamo Putin o toccherà a voi. Kiev vuole caccia francesi, missili tedeschi, Patriot americani e munizioni coprodotte con Rheinmetall
Volodymyr Zelensky alla Conferenza sulla sicurezza a Monaco - Sven Hoppe /Ap
La morte di Navalny è «un messaggio chiaro» alla Conferenza sulla scurezza di Monaco: «Se non agiamo adesso Putin causerà nei prossimi anni una catastrofe anche in altri paesi». Volodymyr Zelensky, intervenuto a Monaco ieri mattina nella seconda giornata della “Davos della scurezza”, ha cercato di scuotere gli alleati dopo la ritirata da Avdiivka – una decisione «giusta» presa per «salvare più vite possibile» – causata da «un deficit artificiale» di munizioni di fronte a «un’ondata di carne» della Russia, che «ha un solo vantaggio specifico, la completa svalutazione della vita umana».
ZELENSKY ha incontrato la vice-presidente Usa Kamala Harris, che ha parlato di «un regalo a Putin» se gli aiuti Usa continueranno ad essere ostaggio di «giochi politici» da parte dei Repubblicani. Il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, ha appoggiato Zelensky: gli Usa devono consegnare «quello che hanno promesso» a Kyiv, «l’Ucraina ha bisogno di questo sostegno vitale e urgente, gli Usa si decidano». Il presidente ucraino ha mandato anche un messaggio a Donald Trump, che spinge i Repubblicani a bloccare i 60 miliardi di dollari di aiuti americani all’Ucraina, invitandolo al fronte per fare l’esperienza di «una vera guerra», perché «penso che se vogliamo avere una conversazione sul modo di mettere fine alla guerra, dobbiamo mostrare a chi decide cosa significa questa guerra, non quello che scrivono su Istagram».
L’illusione bellica dell’Occidente
Ma Zelensky ha interpellato anche gli europei, pur
Leggi tutto: Vertice sicurezza, Zelensky agli Usa: «Ora decidetevi» - di Anna Maria Merlo, Parigi
Commenta (0 Commenti)Il mondo si riarma a passi forzati: il segretario della Nato Stoltenberg preme l’acceleratore, l’Europa è nel pieno della corsa in difesa dell’Ucraina, la Germania si avvia verso l’economia di guerra e apre il dibattito sull’atomica. La pace resta fuori dai discorsi
VENTI DI GUERRA. Vertice a Bruxelles con i ministri della Difesa e Stoltenberg: contro Trump e Putin nuovi accordi e promesse per l’Ucraina
I ministri della Difesa della Nato riuniti a Bruxelles - Getty Images
Il mondo si riarma a passi forzati. L’Europa è nel pieno della corsa, teme le minacce russe, mentre Putin mette alla prova la stabilità della Nato. Nelle ultime settimane si sono moltiplicati gli allarmi da parte di responsabili di paesi europei, dalla Danimarca alla Germania, ai Baltici, che parlano di grandi rischi di guerra nei prossimi anni, cresce la preoccupazione per una Russia ormai in piena «economia di guerra».
I PAESI EUROPEI sottoscrivono nuovi accordi bilaterali con l’Ucraina sulla sicurezza per cercare di far fronte ai tentennamenti Usa, in un momento di difficoltà di Kyiv. Ci sono precisazioni sugli impegni di consegna di armi, munizioni, missili e adesso anche aerei, una sessantina di F16 sono stati promessi dagli europei a Zelensky. Nascono diverse “coalizioni” in formazione, specializzate (droni, artiglieria ecc.) e con paesi leader, per coordinare gli aiuti militari, da membri Ue ma anche dalla Gran Bretagna, che con il militare rimette un piede nell’Unione.
C’è la promessa di un aumento della spesa militare dei paesi europei della Nato, in risposta al rischio di disimpegno Usa dopo le dichiarazioni giudicate «irresponsabili» di Donald Trump contro i membri che «non pagano» e il blocco al Congresso sui 66 miliardi di aiuti all’Ucraina. Si parla di un’apertura di un centro di addestramento Nato-Ucraina in Polonia. E, in prospettiva, si discute della possibilità di avere un commissario alla Difesa nella prossima Commissione europea, l’attuale presidente, Ursula von der Leyen (che pensa a ricandidarsi) si è detta d’accordo, il Ppe spinge. Per la Ue, l’ipotesi di un’autonomia strategica, ancora indefinita, non è più esclusa neppure dai paesi più legati all’ombrello nucleare americano.
LA “FACILITÀ EUROPEA per la pace” (nuovo strumento extra-budget della politica europea di difesa) è ormai attivata a favore dell’Ucraina, anche se ci sono ancora freni al
Leggi tutto: La pace non si vede, corsa al riarmo di Europa e Nato - di Anna Maria Merlo, PARIGI
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PALESTINA. In Cisgiordania confische alle famiglie dei prigionieri politici e raid nei cambiavalute. E a Gaza i soldati pubblicano i saccheggi su TikTok. Dalle banche e le abitazioni private sottratti averi per un valore di decine di milioni di euro
Un soldato israeliano nella Striscia di Gaza - Ap /Ariel Schalit
In una piccola comunità palestinese alle porte di Ramallah è successo tre volte in pochi giorni, modalità identiche: a fine gennaio, tra le 1 e le 2 di notte, un gruppo di 15-20 soldati (solo uno a volto coperto, arabo fluente) ha fatto irruzione nelle case di un detenuto politico e due ex prigionieri. Accade spesso ma stavolta il motivo era diverso: la confisca di auto, denaro e gioielli.
«Prima se trovavano qualche centinaio di shekel i soldati se li intascavano. Ora arrivano in missione. Hanno devastato la cucina: aprivano gli sportelli, prendevano un piatto alla volta e li fracassavano a terra. Hanno tagliato i cuscini dei divani e aperto i cassettoni delle serrande. Ci ripetevano di dargli soldi e gioielli. Dopo un’ora e mezzo, hanno confiscato la nostra auto». Nura racconta di una notte insonne, una casa a pezzi.
A lei però è andata bene: prima di andarsene i soldati le hanno dato un documento con i dettagli dell’auto. A Ghassan non hanno lasciato in mano nulla. È un detenuto di lungo corso, tra arresti diversi ha trascorso 13 anni in carcere.
«SONO RIMASTI un paio d’ore. Hanno aperto le finestre e lanciato fuori i mobili. Mi dicevano di dargli i soldi e l’oro, che era meglio se li mettevo sul tavolo perché se
Commenta (0 Commenti)Nelle carceri ungheresi c’è il fondato rischio di trattamenti inumani e degradanti. Lo ha detto la Corte d’appello di Milano, negando la consegna di un antifascista italiano. Ma Ilaria Salis è ancora in quelle celle, in attesa che il governo Meloni muova un passo con l’amico Orbán
IL CASO. «Legittime le preoccupazioni su tortura e trattamenti inumani». Sospesa l’estradizione. Si apre uno spiraglio anche per Ilaria Salis
Le preoccupazioni per «possibili violazioni dei diritti fondamentali» nelle carceri ungheresi sono «legittime». Così si è espressa la corte d’Appello di Milano nel sospendere la consegna a Budapest di Gabriele Marchesi, 23 anni, accusato di aver preso parte all’aggressione di due neonazisti nella notte del 10 febbraio del 2023. Il giovane, sul quale pende un mandato d’arresto europeo spiccato dalla procura di Budapest, rimarrà ai domiciliari al massimo fino al 18 maggio, mentre la decisione sul suo trasferimento potrebbe già arrivare alla prossima udienza, fissata al 28 marzo. I giudici di Milano hanno chiesto al ministero della Giustizia italiano e all’Eurojust di attivarsi per domandare all’Ungheria se è disposta a riconoscere l’efficacia della direttiva quadro 829 del 2009 sul reciproco riconoscimento delle misure cautelari tra paesi comunitari. Nello specifico, a quanto si è appreso dalla lettura dell’ordinanza, si vuole sapere se «esiste il rischio di una disparità di trattamento» tra un cittadino ungherese e un cittadino italiano, visto che, a parità di accuse, il primo potrebbe accedere a misure alternative alla detenzione in carcere e il secondo no. La risposta di Budapest dovrà arrivare entro il
Leggi tutto: Le prigioni ungheresi spaventano i giudici. Marchesi resta a casa - di Mario Di Vito di
Commenta (0 Commenti)Biden lo insulta in privato, ma non lo ferma. E allora dopo un blitz accompagnato da massicci bombardamenti su Rafah Netanyahu può celebrare la liberazione di due ostaggi. Altri tre forse sono rimasti uccisi nell’operazione. Insieme a decine e decine di palestinesi innocenti
GAZA. I commando israeliani liberano due ostaggi nelle mani di Hamas. Le bombe uccidono un centinaio di abitanti e sfollati
Rafah dopo il bombardamento - Ap
Per gli abitanti di Rafah, il blitz israeliano che domenica notte ha portato alla liberazione di due ostaggi israeliani, è stato come rivivere l’inferno del 1° agosto 2014. Quel giorno, durante l’operazione Margine Protettivo, la popolazione di Rafah si preparava a sfruttare al meglio le 72 ore di cessate il fuoco concordato da Israele e Hamas. Invece si scatenò l’inferno. Al diffondersi della notizia della cattura nei pressi di Rafah di un ufficiale, Hadar Goldin, da parte di combattenti di Hamas, i comandi israeliani ordinarono la cosiddetta «Direttiva Annibale», ossia il bombardamento a tappeto della città e dei suoi dintorni per impedire che il militare venisse portato dentro Gaza. Con la gente in strada durante il cessate il fuoco, fu una strage. Morirono tra 100 e 150 palestinesi, quasi tutti civili.
Ieri all’1.50 di notte a Rafah non è arrivato di nuovo il generale cartaginese a portare morte e devastazione però la potenza di fuoco di Israele è stata simile a quella della «Direttiva Annibale» di dieci anni fa.
Prima e dopo il blitz di esercito, intelligence e unità di élite della polizia, che ha portato fuori Gaza Luis Har, 70 anni, e Fernando Marman, 60 anni, presi in ostaggio il 7 ottobre nel kibbutz Nir Yitzhak, l’aviazione israeliana con elicotteri, droni ed F-16 ha centrato decine di obiettivi con bombe e missili ad alto potenziale, allo scopo prima di aiutare l’assalto dei commando al secondo piano di un appartamento di Rafah e dopo per coprire la fuga di militari ed ostaggi. Gli uccisi sono stati 67 secondo un bilancio fornito dal ministero della sanità di Gaza, in gran numero del campo profughi di Shabura centrato da bombe. Ma il numero delle vittime è destinato a crescere man mano che
Commenta (0 Commenti)Rafah: nella città minacciata dall’offensiva israeliana ci sono 600.000 bambini. La piccola Hind Rajab, scomparsa da 12 giorni, è stata intanto ritrovata morta insieme alla sua famiglia e ai due paramedici mandati a salvarla. L’Egitto alza un muro sormontato da filo spinato
per impedire la fuga nel suo territorio dei palestinesi rimasti senza più vie di fuga
La speranza che Hind fosse ancora in vita e così anche i due paramedici inviati a salvarla, erano poche, quasi nulle. La notizia, temuta da tutti ma non inattesa, è arrivata ieri alle prime luci del giorno. Hind Rajab, la bimba di 6 anni scomparsa da 12 giorni, è stata ritrovata morta, sull’auto assieme allo zio Bashar Hamada, sua moglie e i loro tre figli. Tutti uccisi dal fuoco di un carro armato israeliano il 29 gennaio, mentre l’automobile era diretta all’ospedale Al Ahli di Gaza city.
Il viso dolce e il sorriso di Hind saranno tra i più ricordati tra quelli degli oltre 10mila bambini e ragazzi palestinesi uccisi dell’offensiva israeliana che ha distrutto la Striscia di Gaza facendo 28mila morti e 70mila feriti. La sua storia ha fatto il giro del mondo. La Mezzaluna Rossa aveva ricevuto l’autorizzazione ad inviare un’ambulanza a Tal Al Hawa, alla periferia di Gaza city, per salvare Hind da alcune ore intrappolata in un’auto, unica sopravvissuta delle sei persone a bordo, tra cui altri bambini, al fuoco dei mezzi corazzati israeliani. Dopo l’uccisione di zii e cugini, Hind, ferita e impaurita, aveva parlato a lungo al telefono con la mamma e un’operatrice del call center della Mezzaluna Rossa a Ramallah. La bimba aveva detto di vedere le «luci rosse lampeggianti» dell’ambulanza poco prima che la chiamata – registrata dalla Mezzaluna Rossa – fosse interrotta dal fuoco di un mezzo corazzato. Altre raffiche di mitragliatrice hanno ucciso Yusuf Zeino e Ahmed Al Madhoun, i due paramedici che malgrado il rischio della vita si erano offerti di raggiungerla.
Il ritrovamento del corpo della bambina, ha gettato un’ulteriore ombra sul futuro dei circa 600mila minori palestinesi che si trovano
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