Israele non ascolta nessuno e ordina di evacuare l’ultimo lembo della Striscia. Netanyahu annuncia un’«operazione massiccia» di terra a Rafah, dove si sono rifugiate 1,4 milioni di persone, 600mila i bambini. È il passo finale per svuotare Gaza dai palestinesi. Che non hanno dove cercare salvezza: l’Egitto blinda il confine
FUORI TUTTI. Inascoltati gli appelli disperati dell’Onu e delle ong internazionali. Un milione e mezzo di palestinesi sfollati non hanno altro rifugio. Progetto già imbastito il 13 ottobre scorso. L’Egitto fortifica i confini. Unrwa: «Tragedia senza fine»
Una strada di Rafah dopo un bombardamento aereo israeliano - Ap/Fatima Shbair
Si può essere felici a Rafah? Sami lo è: ha girato tutta la città e tutta Khan Yunis, per giorni, con una missione. Trovare un po’ di zinco, merce rara perché «l’ha comprato tutto il Qatar». Ci è riuscito e ha costruito una cucina.
Da qualche giorno è in funzione, sforna già 2.500 pasti caldi nel fazzoletto di costa che è al-Mawasi, 14 chilometri per uno, dove gli sfollati palestinesi dal sud sono un fiume che non si ferma mai. Sami riesce con fatica a telefonare a Meri Calvelli, cooperante a Gaza che con la sua ong, Acs, e il sostegno di reti di solidarietà italiane ha mandato giù i soldi necessari a inventarsi una cucina tra le tende di al-Mawasi.
LE TELEFONA ed è felice, perché ora ci sono quattro cuochi e 13 volontari che ogni giorno danno da mangiare a 2.500 persone. Senza gas, perché di gas nella Striscia non ce n’è, si cucina a fuoco vivo.
«Riso, verdure, lenticchie vengono distribuiti nelle tende dai responsabili degli accampamenti – ci dice Meri – così che la gente non debba accalcarsi». Le attrezzature sono state fornite dal World Central Kitchen, realtà internazionale che si occupa di sfamare chi ha fame nei contesti di povertà e disastri naturali, ora anche in quelli di conflitto.
«La cucina la gestisce Mohammad, un cuoco che aveva partecipato alle nostre formazioni, aveva anche seguito uno stage di pizza acrobatica in Sicilia». Era rientrato a Gaza poco prima del 7 ottobre con il sogno per niente celato di aprire un ristorante tutto suo. Adesso Mohammad gestisce una cucina di guerra.
Difficile dire quanti altri sfollati arriveranno ad al-Mawasi nei prossimi giorni, già adesso contarli è quasi impossibile, il flusso è continuo.
Arriveranno perché il governo israeliano non sente ragioni, nemmeno quelle dell’alleato statunitense che ritiene Rafah una linea rossa: ieri pomeriggio il primo ministro Netanyahu ha inviato una nota stampa per dire che nella città più a sud di Gaza sono operativi «quattro battaglioni di Hamas» e che «l’intensa attività richiede che i civili siano evacuati dalle zone di combattimento».
PER QUESTO, conclude la breve nota, «ha ordinato all’esercito e alla sicurezza di sottoporre al gabinetto un piano combinato per l’evacuazione della popolazione e
Commenta (0 Commenti)Continuiamo così. Il parlamento approva la proroga per inviare armi all’Ucraina ancora un altro anno. Il Pd vota a favore: continua lo sforzo bellico e non parte quello diplomatico. Ma il conflitto è impantanato e Zelensky silura il capo di stato maggiore che lo ha criticato
L’aula del Senato - foto di Antonio Masiello/Getty Images
Facciamo l’ipotesi che il Pd, alla testa di un’opposizione unita (qui già l’ipotesi traballa) segni un punto in quella che evidentemente considera la partita politica più importante del momento, la conquista di uno spazio maggiore nella televisione pubblica. Bene, da queste casematte guadagnate – o più realisticamente difese – quali contenuti intende diffondere il Pd, tanto diversi da quelli che quotidianamente ci propone tele-Meloni?
Prendiamo tre questioni che a noi sembrano le più urgenti, tutte e tre hanno a che fare con le guerre.
Ieri la camera dei deputati ha approvato la proroga per tutto il 2024 delle procedure eccezionali necessarie per continuare ad armare l’Ucraina.
Per un altro anno si mettono tra parentesi le leggi ordinarie che vietano di cedere armi agli stati in guerra e obbligano in ogni caso a informare sempre dettagliatamente e pubblicamente il parlamento sul materiale trasferito all’estero. Otto spedizioni segrete si sono già succedute e tra pochi giorni saranno due anni dall’invasione russa. I gruppi 5 Stelle e Sinistra/Verdi hanno votato contro ma il Pd ha votato a favore (con quattro eccezioni) dunque giudica che si possa continuare così. Quando ormai la possibilità che l’Ucraina armata dall’occidente sconfigga la Russia e la ricacci indietro è esclusa da
Leggi tutto: Guerra e diritti, cambiare programma - di Andrea Fabozzi
Commenta (0 Commenti)«Nessun negoziato con Hamas, l’unica vittoria è militare». Al termine di un inutile colloquio con l’inviato Usa, Netanyahu gela le speranze di Gaza e quelle delle famiglie degli ostaggi. Via libera ai tank israeliani verso Rafah: due milioni di civili palestinesi in trappola
INVADO AVANTI. Dopo ore di colloquio con Blinken, il primo ministro insiste: l’unica vittoria è militare. Rabbia delle famiglie degli ostaggi. Rifiutata la proposta di Hamas, 135 giorni di pausa, ma al Cairo il team israeliano continua a dialogare. Gaza in trappola conta 27.708 uccisi, 12mila sono bambini: una mattanza
Sopra le macerie di Rafah - Ap/Mohammed Talatene
Il poster «Bring them back», riportateli indietro, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ce l’ha sotto il naso. Di fronte alla sua residenza, al numero 35 di Azza Street (Via Gaza, vuole il fato), ne hanno appeso uno, promemoria giornaliero. Un altro lo hanno legato a uno dei balconi della palazzina in cui vive.
Grigia e decadente, non diresti mai che lì dentro ci abiti un primo ministro. Lo dice la sicurezza fuori, metal detector, guardie armate, barriere metalliche.
È QUI che si ritrovano spesso i familiari dei 136 ostaggi ancora a Gaza, almeno 32 uccisi secondo le ultime dichiarazioni ufficiali. È anche a loro che ieri il premier si è rivolto nella conferenza stampa serale, seguita all’incontro – l’ennesimo – con il segretario di stato Usa Antony Blinken.
Si è rivolto a loro per dirgli che si mettano pure l’anima in pace: nessun negoziato con Hamas. Il premier è apparso in tv alle 19.30 ora locale per un lungo giro di parole che ha preferito al «no» secco un rifiuto implicito: la vittoria «decisiva» è «nelle nostre mani, è una questione di mesi»; «Non c’è altra soluzione» alla distruzione totale
Commenta (0 Commenti)Von der Leyen guarda alle europee e cede subito alla protesta dei trattori sui pesticidi e sulle emissioni di Co2. Ritirato il testo che avrebbe imposto un taglio del 50% sui fitosanitari entro il 2030 e cancellato il calo del 30% di diossido di carbonio in agricoltura
BRUXELLES. Von der Leyen, spaventata dalle proteste degli agricoltori, cede sui fitosanitari e annacqua le raccomandazioni sulla Co2: ritirato il testo Sur che avrebbe imposto un taglio del 50% dell’agrochimica entro il 2030 e silenzio sul calo del 30% di diossido di carbonio in agricoltura
La marcia dei trattori a Strasburgo, in basso Ursula von der Leyen - Ap e Ansa
«Afuera» (come direbbe l’argentino Milei) il testo sul taglio del 50% dell’uso di pesticidi in agricoltura, minimizzazione dell’obiettivo della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2040 – meno 90% rispetto al 1990 – che sarà raggiunto anche se non facciamo niente di speciale e continuiamo «la traiettoria 2030», oltre al grande silenzio sul necessario calo del 30% di produzione di Co2 in agricoltura.
Ursula von der Leyen preoccupata per la sua rielezione alla testa della Commissione, così come il suo partito, il Ppe, è spaventato dalle proteste dei trattori che rischiano di gonfiare i consensi all’estrema destra alle prossime elezioni europee di giugno, mette precipitosamente nel cassetto alcuni pilastri del Green Deal.
IERI, LA PRESIDENTE della Commissione ha cominciato con i pesticidi, uno degli elementi della protesta degli agricoltori in Europa, che urlano contro l’eccesso di norme: ha annunciato il ritiro del testo Sur (Sustainable Use Regulation) che avrebbe imposto un taglio del 50% dell’agrochimica entro il 2030, del resto già bocciato nel novembre scorso dal parlamento europeo (il Ppe lo aveva annacquato drasticamente, troppo per la sinistra, così tutti hanno votato contro).
«La Commissione farà proposte più mature», ha detto von der Leyen, senza però sbilanciarsi su
Leggi tutto: Emissioni e pesticidi, la Commissione Ue fa a pezzi il Green Deal - di Anna Maria Merlo
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L'EX GARANTE. Il trattenimento dei migranti irregolari - ha affermato la Corte costituzionale nel 2001 - trova giustificazione esclusivamente nella finalità del rimpatrio. Finalità non raggiunta in oltre la metà dei casi
L'interno del Cpr di Ponte Galeria, alle porte di Roma - Stefano Montesi
I Cpr nel nostro paese sono dieci, da Gradisca d’Isonzo a Caltanissetta passando per Macomer: uno chiuso per lavori, due sotto inchiesta della magistratura, uno dei quali commissariato. Un totale di oltre seicento posti disponibili e un numero complessivo di 6.383 persone transitate nel 2022, secondo gli ultimi dati disponibili.
Di queste, tuttavia, solo 3.154 sono state effettivamente rimpatriate. Meno della metà. In linea con gli anni precedenti, se si pensa che dal 2011 a oggi la percentuale di persone transitate nei Cpr (e prima ancora nei Cie) che è stata effettivamente rimpatriata è variata da un minimo del 44% del 2018 a un massimo del 59% nel 2017. Per tutti gli altri, quella detenzione di carattere amministrativo e non penale, finalizzata ad assicurare il loro rinvio coatto nel paese di origine, di fatto si risolve solo in una inutile
Leggi tutto: In quelle celle vuote, fuori dal tempo e dalle leggi - di Daniela De Robert*
Commenta (0 Commenti)Rafah ultima frontiera dell’offensiva israeliana. Un milione e mezzo di profughi nella città più a sud di Gaza si ritrovano schiacciati tra i carri armati ormai alle porte e la barriera invalicabile con l’Egitto. Netanyahu tira dritto con la guerra e oggi si gode la «Marcia della vittoria»
GAZA. Rafah attende l'inizio dell'attacco israeliano. Altri cento morti palestinesi nei bombardamenti
È una corsa contro il tempo a Rafah. I bombardamenti si fanno più intensi e l’arrivo dei carri armati israeliani potrebbe essere una questione di ore. Ieri mattina 14 persone – tra cui donne e bambini – sono state uccise in un attacco aereo su una casa alla periferia della città. Altre quattro sono state uccise a Deir Al-Balah. Altri due membri delle unità di soccorso della Mezzaluna Rossa sono stati sepolti: erano stati uccisi nei giorni scorsi da spari dell’esercito a Khan Yunis, come la loro collega Hidaya Hamad, colpita mentre era nel quartier generale dell’organizzazione. A Khan Yunis gli artificieri dell’esercito israeliano hanno fatto saltare in aria e polverizzato un intero quartiere residenziale abbandonato dai suoi abitanti.
Sebbene stiano concentrando la loro azione nel sud, le truppe israeliane compiono raid anche nel nord della Striscia, in particolare nella parte occidentale del capoluogo Gaza city dove, secondo quanto affermano i comandi israeliani, non vi sarebbe più presenza di militanti di Hamas, Jihad e altre organizzazioni da settimane. Gli scontri a fuoco in quell’area ieri sono stati di una intensità che non si registrava da settimane. Israele sostiene di aver ucciso altre decine di combattenti palestinesi e di aver distrutto lanciamissili anticarro, ma fonti sanitarie riferiscono anche di due civili colpiti da cecchini. I soldati hanno anche arrestato diverse persone a Tel Al-Hawa. Con comunicati separati Hamas, Jihad e altri gruppi armati ribadiscono di aver impegnato anche negli ultimi giorni i soldati nemici in violenti scontri a fuoco. «Più le forze di occupazione rimarranno sul posto, più le raggiungeremo. Un martire cade, un altro si alza e prende il fucile, siamo pronti a combattere per molti mesi». I morti a Gaza tra venerdì e sabato sono stati 107 e il totale dei palestinesi uccisi dal 7 ottobre è salito a 27.238.
La fuga dei civili verso ovest, verso la costa e l’area agricola dei Mawasi non si arresta. Una fiumana di persone si allontana dall’ultimo rifugio che credeva sicuro, Rafah, e ora rischia di trasformarsi in una trappola. Si sono messe in marcia ieri decine di famiglie, presto saranno
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