EUROPA. Discorso sullo stato dell'Unione: arruola Draghi e accantona il clima. Il suo obiettivo è la candidatura alle elezioni europee, mentre si profila l’alleanza Ppe-Ecr
Ursula von der Leyen durante il discorso sullo stato dell’Unione - Ansa
Calcio di inizio della campagna per le elezioni europee del giugno 2024. Ieri, all’Europarlamento a Strasburgo, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha tenuto il discorso sullo Stato dell’Unione, l’ultimo del suo attuale mandato, ma al tempo stesso la prima mossa per una prossima candidatura: ha rivendicato che più del 90% degli impegni presi sono stati realizzati. Nessuna dichiarazione esplicita, ma molti messaggi alla sua parte politica – Vdl è ex ministra Cdu – con l’obiettivo di essere la spitzenkandidat della destra Ppe. Dietro parole rassicuranti sul Green Deal per non perdere il centro-sinistra («non indietreggeremo» dobbiamo «finire il lavoro» prima del voto di giugno), dopo l’uscita del cavaliere del Patto verde Frans Timmermans (tornato in Olanda, candidato alle politiche), Vdl ha fatto slittare l’agenda climatica in un programma economico: «Mentre entriamo nella prossima fase del Green Deal, una cosa non cambierà: continueremo a sostenere l’industria europea attraverso la transizione». Vdl propone «dialoghi» agli industriali e agli agricoltori altamente corteggiati perché garanti della «sicurezza alimentare» (il Ppe si presenta esplicitamente come il “partito degli agricoltori”). Un’altra mossa a favore dell’alleanza che si profila tra Ppe e Ecr (Fratelli d’Italia, Pis), in caso di sfondamento delle destre a
Leggi tutto: Von der Leyen punta a destra in cerca del bis - di Anna Maria Merlo
Commenta (0 Commenti)Eventi estremi, territori fragili, dighe che non reggono l’urto dell’acqua. Il nuovo clima mediterraneo va in scena in Libia: il ciclone Daniel ha quasi cancellato la città di Derna. «5mila morti e 15mila dispersi, chiediamo aiuto alla comunità internazionale»
ECOTOMBE. L’area geografica di Derna, travolta da una micidiale e «impensabile» alluvione, è stata negli ultimi dieci anni straziata dalle guerre tra i jihadisti e il generale Haftar
Niente a volte è più ingannevole della geografia. Stretta tra Bengasi e Tobruk, negli anni Novanta Derna mi apparve scendendo dall’altopiano verso il mare alla fine di una gola fatta di pareti verticali percorsa dallo uadi che veniva dal Gebel al Akhdar irrigando palmeti, frutteti, agrumeti.
Credo che oggi, dopo il ciclone Daniel e il crollo delle dighe, nulla esista più di tutto questo. Ma anche allora il Gebel, chiamato anche la Montagna Verde, era un’insidia assai temuta dallo stesso colonnello Gheddafi. Qui si annidavano infatti islamisti e jihadisti che più volte avevano provato ad assassinarlo. Per tenere buona la popolazione locale e contenere la predicazione degli imam qui negli anni Duemila Gheddafi lanciò nel mezzo del ginnasio greco la “Dichiarazione della Montagna Verde”, un grande progetto per di ridare splendore alla regione della pentapoli, un piano ambizioso che come molti altri del regime rimase sulla carta.
Anche questo alla fine era un inganno. Con la fine di Gheddafi nell’ottobre del 2011, in un Paese travolto dall’anarchia, a Derna nel 2015 tornarono i jihadisti: erano i combattenti libici dell’Isis protagonisti delle battaglie a Dayr az Zor, in Siria, e poi a Mosul in Iraq.
LA DESTABILIZZAZIONE scatenata sull’onda dalle primavere arabe del Medio Oriente si allargava alla penisola arabica in Yemen e quindi anche in Africa. Finito il rais libico le frontiere della Jamahyria erano sprofondate nel Sahel con la diffusione del jihadismo, seguita successivamente dai colpi di stato militari: storia di questi ultimi tempi, dal Mali al Burkhina Faso al Niger.
A Derna allora fu issata la bandiera nera del Califfato ed ebbe inizio una lunga sequela di omicidi mirati contro tutti gli oppositori, dai miliziani delle altre fazioni compreso il battaglione Abu Salim, affiliato con al Qaeda – fino agli attivisti, ai giudici, agli avvocati.
La stessa tecnica utilizzata da Ansar al Sharia a Bengasi per togliere di mezzo gli avversari. A Derna l’Isis, allora ancora guidato da Abu Bakr, fece insediare un emirato e la città venne trasformata nella triste e cupa capitale del Califfato in Cirenaica.
DERNA E LA REGIONE erano destinate a diventare un campo di battaglia. Prima tra le milizie islamiste con gli affiliati di Al Qaeda che tentarono la rivincita per far fuori il Califfato. Poi del generale Khalifa Haftar contro tutti i jihadisti e quelli che volevano contrastarlo. La città fu il bersaglio dell’aviazione di Haftar sostenuto da Egitto, Emirati, Russia e anche dalla Francia. Senza contare un discreto appoggio americano visto che il generale aveva passato oltre vent’anni in esilio negli Stati Uniti. Derna fu ridotta in alcune zone della città a un colabrodo: distruzione su distruzione.
NEL MAROCCO COLPITO dal terremoto almeno c’è uno “stato”, una monarchia con il sovrano padre padrone del Paese che però tace. Non come in Libia che dopo la caduta di Gheddafi dopo la rivolta di Bengasi e l’intervento occidentale si è spaccata tra Cirenaica e Tripolitania senza più ritrovare l’unità. Ormai sono due anni che si devono tenere elezioni per riunificare i governi di Tripoli e Bengasi ma francamente il traguardo appare ancora distante.
Il ciclone Daniel con il crollo di due dighe nella regione di Derna ha spazzato via migliaia di vite che da anni vivono in un ambiente tossico: ma chi in questi decenni ha fatto più manutenzione in Libia, se non
Leggi tutto: Il martirio degli ultimi nella Cirenaica dimenticata - di Alberto Negri
Commenta (0 Commenti)SINISTRA. Contraddizioni di una forza politica che ha scelto di chiamarsi democratica mettendo molto tra parentesi quella parola sinistra che al suo interno viene declinata con tutte le sfumature possibili fino a non avere più colore e senso
Lavoro, scuola, sanità pubblica, diritti, ambiente, accoglienza, pace. Lotta al precariato, all’ingiustizia sociale, al patriarcato. Pensieri lunghi. Tornare vicino alle persone, in basso. Elly Schlein chiudendo la festa dell’Unità di Ravenna disegna il suo partito nuovo e declama la sua linea. Indica una direzione diversa, un altro indirizzo, salvo però aver risposto ai dem liguri usciti dal Pd perché non si sentono più a casa con una leadership che giudicano troppo radicale, di averlo sbagliato loro, l’indirizzo, quando entrarono in casa.
Contraddizioni di una forza politica che ha scelto di chiamarsi democratica mettendo molto tra parentesi quella parola sinistra che al suo interno, fin dalla nascita, viene declinata con tutte le sfumature possibili fino a non avere più colore e senso, quando non provoca un certo disagio.
Da qui deve ripartire la segretaria nella sua opera di ristrutturazione ed è un lavoro magari non impossibile, ma difficilissimo. Non basta recuperare le parole d’ordine della
Leggi tutto: Partito democratico, opposizione al passato. Il proprio - di Micaela Bongi
Commenta (0 Commenti)Cinquant'anni dal colpo di stato in Cile. L'esule Ricardo Madrid racconta la fuga dal Paese, la dittatura di Pinochet e le conseguenze culturali ed economiche
Cile, 11 settembre 1973, i militari entravano alla Moneda, il palazzo presidenziale a Santiago, per prelevare Salvador Allende, l'uomo che aveva dato speranza al Paese sudamericano, oppresso da profonde disuguaglianze, povertà e sfruttamento straniero delle risorse minerarie e che morì quello stesso giorno. Iniziò così 50 anni fa la dittatura sanguinaria di Augusto Pinochet. Ricardo Madrid De la Barra, allora dirigente di Unidad popular, dovette fuggire dal suo Paese per scampare all’arresto e alle torture e, come molti altri suoi connazionali, giunse esule in Italia. Nel suo racconto i momenti vissuti allora e le preoccupazioni per le pesanti ripercussioni della dittatura sul Cile dei giorni nostri
Morte e macerie dalla medina di Marrakesh ai centri di montagna ancora isolati e senza aiuti, oltre mille vittime accertate, ore di angoscia per salvare feriti e superstiti in trappola. Il più potente sisma che abbia mai colpito il Marocco presenta il conto
L'ATLANTE STRAPPATO. Habitat informel, bidonville, le abitazioni «precarie». Sarà capace la monarchia di ascoltare le richieste che verranno mosse dalle vittime delle aree interne?
Soccorritori in cerca di sopravvissuti sotto le macerie di una casa a a Moulay Brahim - Fadel Senna/ Getty Images
Chiunque abbia visitato almeno una delle città imperiali del Marocco, o qualsiasi altro centro urbano rilevante, avrà sicuramente impressa nella memoria la configurazione urbana e architettonica delle medina, i centri storici labirintici e densi di vita. Non risulta, purtroppo, molto difficile immaginare l’effetto domino che i crolli causati da scosse sismiche possano imprimere all’insieme del tessuto abitato. Vicoli stretti spesso tortuosi che rendono ancora più problematiche le operazioni di soccorso e di rimozione di detriti alla ricerca di superstiti.
MENTRE le amministrazioni del governo del regno alawita sono alle prese con il conteggio febbrile di vittime, dispersi e danni strutturali al patrimonio immobiliare e architettonico, una riflessione importante investe già da ora il futuro della popolazione direttamente colpita dal sisma. Quali aiuti saranno messi in campo a livello nazionale per la popolazione? Sarà capace la monarchia di ascoltare le innumerevoli richieste che verranno mosse dalle vittime delle aree interne?
Una delle prime questioni che vengono sollevate in seguito ad eventi sismici mortiferi è se si sarebbe potuto prevedere, se si sarebbe potuto costruire diversamente per
Commenta (0 Commenti)DECRETO CAIVANO. Tutta l’evoluzione del diritto minorile in Italia, dagli anni Sessanta in poi, è caratterizzato dal tentativo di dare ai minori che commettono reati la possibilità di uscire dal circuito repressivo. Quella che ora si manifesta appare invece una decisa inversione di rotta
La repressione comincia a 14 anni? Oggi arriva in consiglio dei ministri un provvedimento sul “disagio giovanile”, che intende introdurre nuove disposizioni per contrastare il fenomeno delle baby gang e nuovi provvedimenti in materia di accesso ai siti pornografici. L’esecutivo vorrebbe unire in un unico testo, che si vorrebbe dedicato alle problematiche dei ragazzi, le misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, e un provvedimento ad hoc per mettere un freno all’abuso del porno online da parte dei minori.
Da quanto si apprende, le modifiche che si vogliono introdurre sarebbero tutte nel senso di aggravamenti – anche molto pesanti – di pena per alcuni reati e di misure restrittive, quali il Daspo urbano anche per i minorenni di 14 anni di età. Le proposte, gravide di minaccia, erano state sia pure confusamente anticipate in interviste ed interventi di vari esponenti del Governo e della maggioranza nei quali si è anche proposto di portare il limite della imputabilità penale sotto i 14 anni. Un limite questo previsto sin dal Codice penale Rocco del 1930 e che si rifà ad un principio minimo di
Leggi tutto: La repressione che comincia a quattordici anni - di Ignazio Juan Patrone*
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