Inps. Il lavoro a scontrino, o "buoni lavoro", cresce a dismisura. In un solo anno: +67%. In aumento anche i contratti a tempo indeterminato (oltre 500 mila), ma la maggior parte sono trasformazioni e non nuove attivazioni. Per Renzi è la prova dell'inutilità delle polemiche sul Jobs Act. In realtà non capisce i numeri e twitta a caso.
L’Inps attesta il boom dei voucher, l’ultima frontiera del precariato in Italia. Per l’Osservatorio sul precariato tra gennaio e novembre del 2015 i «buoni lavoro», detti anche «lavoro a scontrino» da 10 euro di valore nominale sono aumentati del 67,5%, oltre i 102 milioni, con punte del +97% in Sicilia. Servono a pagare gli stagionali dell’agricoltura, camerieri, baby sitter, giardinieri e colf. Per legge non possono percepire dai loro committenti più di 7mila euro all’anno. La soglia è stata aumentata dalla legge Fornero (da 5 a 7 mila). Oggi, questo “buono lavoro” costituisce la forma prevalente per il lavoro precario del futuro: quello stagionale.
Per legge questi lavoratori non possono percepire dai loro committenti più di 7mila euro all’anno.
In un solo anno, sostiene l’Osservatorio Inps, sono stati piazzati il 67,5% di buoni in più. Oltre alla Sicilia, c’è il boom dell’85,6% in Liguria e dell’83,1% e 83% in Abruzzo e in Puglia. Il Nord è l’area del paese dove si utilizzano di più: due terzi del totale.
Il lavoro accessorio coinvolge oltre un milione di persone in Italia, in media di 36 anni in maggioranza donne (517.474, 492.052 sono i maeschi maschi). In sette anni sono stati venduti oltre 162 milioni di voucher, in gran parte con un valore nominale di 10 euro (il 94,1% del totale): 7,5 euro di retribuzione netta e 2,5 di contributi Inps e Inail. Il compenso medio per questo milioni di lavoratori a scontrino è di 500 euro all’anno.
“L’incremento dei voucher può significare problemi futuri ed è bene guardare questo fenomeno con grande attenzione”, aveva denunciato Tito Boeri, presidente dell’Inps. La contribuzione di questi lavoratori alla gestione separata dell’Inps si ferma al 13% del reddito. I loro trattamenti pensionistici futuri saranno veramente minimi. O inesistenti.
Il voucher, nato per fare emergere il lavoro nero, lo ha in realtà istituzionalizzato.
Sul lato dell’occupazione «standard» si registrano 510.292 posti a tempo indeterminato in più. Subito è scattato il tweet di (auto)celebrazione di Renzi: «INPS dimostra assurdità polemiche su Jobsact #avantitutta».
Ma è vero? Ovviamente no. Renzi (o lo spirito che si è impossessato del suo account twitter) non capisce i numeri, né sa leggere i comunicati. L’Inps precisa che l’aumento dall’occupazione deriva dalla droga degli incentivi alle aziende (l’esonero contributivo) e non dal Jobs act. La metà dei contratti in più deriva dalle trasformazioni contrattuali (+25,8% quelle di rapporti a termine, +25,3% quelle di rapporti di apprendistato) più che da nuove attivazioni (+9,7%).
“Abbiamo la sensazione di essere in presenza, più che di una ripresa strutturata, di un utilizzo utilitaristico delle nuove norme da parte delle imprese, guidate dalla convenienza economica. Ma da qui a dire che si è sconfitto il precariato ce ne vuole” afferma Serena Sorrentino, segretaria confederale della Cgil.
E’ la nuova frontiera del precariato.
#Avantitutta verso l’opportunismo dei capitalisti all’italiana
Commenta (1 "Commento")Il Governo Renzi, rimangiandosi la parola sull'abolizione del reato di clandestinità, ha mandato un messaggio a metà strada tra la pavidità e l'opportunismo politico. Tanta è stata la paura di perdere consenso tra alleati ed elettori che ha prevalso l'idea di un dietro front, anche sull'onda dei fatti (ancora tutti da chiarire, tra l'altro) di Colonia.
Ma vediamo perché era giusto procedere con l'eliminazione del reato di clandestinità e qual'è il reale apporto che danno i cittadini di origine straniera al nostro Paese.
Innanzitutto, occorre ricordare che la penalizzazione della condizione di irregolarità era stata prevista nel 2008 all'interno del cosiddetto"pacchetto sicurezza" ideato dall'allora ministro degli Interni, Roberto Maroni, con l'illusoria speranza di poter fermare i flussi migratori che ancora in quegli anni erano piuttosto intensi. Si è dimostrata pura propaganda, perchè i flussi sono continuati ad aumentare per alcuni anni, ovvero fino a quando l'Italia è diventata una meta non più appetibile. Poi è successo che anche i migranti, quelli cosiddetti economici, si sono resi conto del declino del nostro Paese ed hanno preferito emigrare da altre parti. In poche parole: come deterrente ha funzionato di più la crisi.
Inoltre non bisogna prescindere dal fatto che le migrazioni ci sono da quando esiste l'uomo e nessun leghista di turno può fermare la storia con cavilli da azzeccagarbugli, perché di questo si tratta. Oggi la situazione, con buona pace degli irriducibili nazionalisti, ci racconta di un saldo migratorio che vede l'Italia tornata una terra da cui si emigra e questo ci deve fare riflettere e preoccupare.
Era giusto procedere nel senso indicato in un primo momento anche per una ragione squisitamente giuridica. E' un'anomalia tutta italiana (o quasi) quella che punisce penalmente una persona non per un reato commesso, bensì per una condizione personale di cui non ha colpa. Come è un'anomalia del tutto italiana la paralisi che l'istituzione di questo reato ha determinato nei tribunali, aumentando tempi di attesa e costi della giustizia.
Infine, per chi si ritiene progressista, non può essere accettabile il principio squisitamente liberista per cui merci e beni si possono spostare liberamente, mentre alle persone il diritto di movimento è negato.
Insomma, l'immigrazione è un fenomeno complesso, impossibile da impedire e che si deve cercare di governare con giuste analisi e corrispondenti programmazioni: proprio quello che è mancato in Italia (ed in Europa) da più di vent'anni a questa parte. Già, perché da un’attenta analisi di alcuni dei dati più macroscopici sull'immigrazione, si nota che il fenomeno, se ben studiato e gestito, può aiutarci a risolvere alcuni dei problemi che affliggono la società italiana.
A cosa mi riferisco?
Leggi tutto: Perché abbiamo bisogno degli immigrati - di Andrea Mingozzi
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Il futuro è di sinistra o non è!
Una sinistra che di mestiere fa la sinistra e non finge come chi ha la tuta della sinistra ma nella pancia ha budella di destra.
Una sinistra che applica la “Costituzione più bella del mondo” e manda a casa chi la vuole stravolgere e gli fa da stampella.
Una sinistra che dà al Paese una sanità che previene e cura malattie per tutti i cittadini. Che non sia un affare per alcuni privati, che arricchiscono sulle altrui sofferenze. Che sia quindi una salute pubblica e gratuita.
Una sinistra che dia servizi efficienti e non li riduca.
Una sinistra che non riduce le tasse a chi può pagarle.
Una sinistra che tiene l'operaio tra le persone e non tra le merci. Che fa del lavoro una dignità e non un “mercato”.
Una sinistra che fa politiche di sviluppo per l' impresa e per lavoro dignitoso e che non fa regali al padrone.
Una sinistra che tutela l' ambiente e lo ama. Che non lo consuma e lo distrugge.
Una sinistra che faccia vincere la guerra duramente condotta, tra la Terra con i suoi abitanti, contro il profitto che li distrugge entrambi.
Una sinistra che considera la caccia non uno sport ma un assassinio.
Una sinistra che porti più verde che non sia quello di Salvini.
Una sinistra che dia una “buona scuola” ma che non sia quella di Renzi che buona non è. Che sia quella degli studenti, degli insegnanti, delle famiglie e dei cittadini.
Una sinistra che non obbedisce all' Europa dei padroni, dei banchieri e dei ricchi, ma obbedisce a quella dei popoli.
Una sinistra che non manda uomini e armi in giro per il mondo.
Una sinistra che accoglie ed aiuta chi arriva.
Se ho dimenticato qualcosa non chiedo scusa. Chiedo al popolo della sinistra di aggiungerla.
Questa sinistra è una utopia? Se così è, allora: BUONA UTOPIA A TUTTI!!!
Germano Zanzi
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La Caritas opera a Faenza da 25 anni, dal 1990. La sua presenza si è fatta più evidente da quando, con la crisi economica scoppiata nel 2008, è aumentato il numero delle persone (molti i faentini) che si rivolgono al Centro di Ascolto e da quando, nel 2011, è iniziato l’arrivo dei profughi richiedenti asilo. La sua attività è in costante crescita, declinando gli interventi in relazione ai bisogni.
“L’opera della Caritas – dichiara Nerio Tura, direttore da quattro anni – rientra nella pastorale della Diocesi, presieduta dal Vescovo. L’Associazione ha una propria autonomia statutaria, ma non ha personalità giuridica. Per cui la sua guida viene affidata a un direttore che a sua volta si avvale di più collaborazioni: le parrocchie, alcuni dipendenti, cooperative, associazioni come Farsi prossimo, circa 140 volontari. La sua attività spazia a 360 gradi, non limitandosi a iniziative legate alla contingenza, ma sviluppando azioni che promuovono l’accoglienza e il rispetto dell’altro. Il Centro di Ascolto riceve tutte le persone senza distinzione di nazionalità di religione e di condizione sociale”.
Nelle scuole, la Caritas promuove ogni anno progetti di educazione alla mondialità, incontra oltre mille giovani e fa formazione fra gli insegnanti. “I giovani – sottolinea Tura – devono conoscere, uscire da schemi e luoghi comuni, saper cogliere le connessioni fra azione quotidiana e problemi globali per costruire la pace e una forte interculturalità. Il risultato di questo lavoro è che molti chiedono di svolgere il servizio civile presso l’Associazione stessa”.
Sempre ai giovani è rivolto il progetto nazionale Policoro (nato in Calabria, la Caritas con la Pastorale giovanile vi partecipa dal 2013), che aiuta a crescere nel mondo del lavoro promuovendo fra l’altro la nascita di piccole cooperative col supporto di tutor in grado di mettere a disposizione utili esperienze.
“E’ tuttavia la scuola – continua il direttore Tura – l’ambito dal quale vengono più stimoli e richieste, soprattutto per favorire l’integrazione dei giovani stranieri. Lo scorso anno è stato attuato
Per il ministro Poletti l’orario di lavoro non dev’essere più il parametro al quale rapportare la prestazione di lavoro e quindi la retribuzione. Lui dice che vanno presi a riferimento il risultato e la produttività. Non è un’idea nuova: è la riedizione del cottimo, un sistema iniquo di sfruttamento superato da decenni.
Siamo ad un’ulteriore fase nell’attacco del governo Renzi al mondo del lavoro. Via l’articolo 18, via i contratti, via i sindacati e i patronati. Largo invece ai voucher (riguardano già un milione e mezzo di persone), buoni perché non prevedono robe antiquate come i diritti, le indennità di malattia e di maternità, le ferie e la 13ª, una pensione per vivere.
Viene da chiedersi quale modello di società hanno in testa. Viene da chiedersi quando lavoratori e disoccupati si stuferanno e li manderanno a casa. O a lavorare davvero, ma alle condizioni che loro stessi stanno imponendoci.
Ognuno di noi è consapevole della crisi economica, finanziaria e soprattutto sociale del nostro paese.
Allo stesso tempo, siamo tutti consapevoli di come il nostro paese sia in preda ad un immobilismo che non credo sia esagerato definire preoccupante.
Nel frattempo però il governo del democratico Renzi continua a portare un attacco pesante alla gente che rappresentiamo.
Una vera e propria aggressione che non si limita solo all'ambito sindacale, ma anche ai diritti e ai valori contenuti nella nostra carta costituzionale.
Pensiamo che sia il momento di dire basta, ma soprattutto crediamo sia necessario dimostrarlo.
Per questo chiedo a chiunque sia in condizione di farlo, di venire sabato 21 novembre a Roma alla manifestazione nazionale della Fiom.
Una manifestazione che si colloca all'interno del percorso della coalizione sociale.
Un Saluto a tutti voi.
Milco Cassani - Fiom Cgil Ravenna.
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