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Fronte orientale Incontro tra l’Europa dei "volenterosi" e gli emissari dell’amministrazione americana per ridurre le distanze sulla guerra in Ucraina

Rubio e Witkoff arrivano al tavolo di Macron Emmanuel Macron riceve all’Eliseo Steve Witkoff e Marco Rubio – AP

Mentre Meloni è impegnata a Washington per discutere di dazi con la benedizione di von der Leyen, a Parigi sono in corso colloqui tra paesi europei (Francia e Germania per primi, ma anche Regno Unito), Usa e inviati di Kiev in vista di una possibile tregua nel conflitto ucraino. L’Europa si sdoppia così in iniziative incrociate, una alla corte di Trump guidata dal governo italiano, l’altra organizzata dal presidente Emmanuel Macron all’Eliseo.

Ma il problema principale dei colloqui di Parigi è capire se uno spazio per la leadership europea nelle condizioni di pace esiste, come indica Macron facendosi portavoce delle richieste di Zelensky. O se invece le affinità elettive tra Casa Bianca e Cremlino finiranno per ridurre Bruxelles e Kiev a semplici comprimari.

DI SICURO AL VERTICE dell’Eliseo hanno partecipato interlocutori di primo piano, segno che l’iniziativa del presidente francese è seria. Macron, che ha avuto un colloquio telefonico con il leader ucraino sia prima che dopo il summit, ha ricevuto il segretario di Stato Usa Marco Rubio (che a fine incontro informerà telefonicamente il suo omologo russo Lavrov) insieme a Steve Witkoff, già imprenditore immobiliare e ora consigliere diplomatico di Trump. La delegazione americana, che comprendeva anche l’inviato per l’Ucraina Keith Kellogg, ha poi incontrato nel pomeriggio quella di Kiev, composta dal ministro degli Esteri Andryi Sybiha, da quello della Difesa Rustem Umerov e guidata dal braccio destro di Zelensky Andrji Yermak.

Gli inviati Usa hanno discusso con i loro omologhi europei come «portare avanti l’obiettivo di Trump di porre fine alla guerra e fermare lo spargimento di sangue», ha riferito il dipartimento di Stato Usa. Però in un giorno in cui non si fermano gli attacchi russi e la controffensiva di Kiev sul campo, non mancano neppure gli attacchi verbali di Mosca all’iniziativa francese.

È stata un’occasione importante per avere una convergenza. Penso che tutti vogliano la pace, certamente, una pace robusta e duraturaEmmanuel Macron

«A QUANTO PARE il vertice della cricca fascista dell’Ucraina è arrivato a Parigi per colloqui con Regno Unito, Germania e Francia su quante bare saranno pronti ad accettare dopo lo schieramento di truppe della coalizione dei volenterosi», commenta sprezzante Dmitry Medvedev, già presidente russo e vicepresidente del Consiglio nazionale di sicurezza.

A definire il perimetro di chi dovrebbe decidere del destino di Kiev ci pensa invece Kirill Dmitriev, dall’alto del suo ruolo di capo negoziatore del Cremlino con gli Usa. «Ci sono molte persone, strutture e paesi che provano a interrompere il nostro dialogo con Washington», osserva l’uomo di Putin. Il riferimento evidente è all’Europa, intesa sia come Ue che nel suo formato allargato. Londra, presente all’Eliseo con il ministro degli Esteri David Lammy, è da tempo nel mirino di Mosca a causa il suo attivismo in favore di Zelensky. E Bruxelles viene spesso apostrofata con violenza dall’entourage putiniano.

Per dare conto del livello dello scontro verbale basterebbe ricordare che solo due giorni fa il presidente della Duma Vyacheslav Volodin ha chiesto la rimozione e il processo in un tribunale Onu per l’Alta rappresentante per la politica estera dell’Unione Kaja Kallas.

Witkoff ha adottato la strategia della parte russa, è molto pericoloso perché diffonde, coscientemente o no, le narrative russeVolodymyr Zelensky

AL TERMINE DEL VERTICE, l’Eliseo parla di «opportunità di convergenza» con gli Usa. Ma da Parigi, quella pace «solida e duratura che tutti desiderano» appare ancora molto lontana, nonostante l’ottimismo di circostanza diffuso dal padrone di casa. A colloqui ancora in corso, il leader ucraino boccia l’inviato di Trump Wiktoff, accusandolo di essere tutt’altro che neutrale e di «diffondere la narrazione russa». E alla fine del summit Zelensky ha scritto sui social: «Oggi ho parlato per la seconda volta con il presidente francese Emmanuel Macron. Gli sono grato per la sua leadership e per il lavoro svolto oggi a Parigi dai nostri rappresentanti: Ucraina, Francia, Regno Unito, Germania e Stati Uniti. È importante ascoltarci a vicenda, affinare e chiarire le nostre posizioni e lavorare per la vera sicurezza dell’Ucraina e di tutta la nostra Europa. Abbiamo coordinato ulteriori contatti e incontri», ha scritto il leader ucraino, prima di chiosare: «La durata della pace dipenderà direttamente dalla correttezza delle posizioni diplomatiche e dall’efficacia dell’architettura di sicurezza. Grazie a tutti coloro che ci sostengono».

IN SERATA LA SCENA si sposta da Parigi a Washington. Torna ad aprirsi uno spiraglio di accordo, anche se sul versante più commerciale, ovvero quello delle terre rare. Zelensky lo dà come imminente e Trump annuncia addirittura la firma per giovedì prossimo. Dalla conferenza stampa con Giorgia Meloni, Trump fa anche sapere che «una missione di pace Ue in Ucraina» per gli Usa va bene.

Peccato che manca l’elemento principale: la fine della guerra, appunto.