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Politica . I media italiani guardano con interesse ai successi elettorali delle formazioni ambientaliste in Europa, ma si perde spesso di vista l'esistenza dei Verdi in Italia, e la necessità di rafforzare questo fronte

 

Ad ogni successo elettorale dei Verdi al di là delle Alpi si alza un coro che si chiede perché in Italia i Verdi non siano forti come in altri Paesi europei, e si invoca la creazione di un “nuovo” partito verde. Con esiti, nelle analisi delle “ricette vincenti europee”, a volte paradossali: il 19 luglio 2020 l’Espresso pubblicava un servizio intitolato “Verdi sì, ma moderati”, mentre la Repubblica il medesimo giorno titolava “La sfida dei Khmer verdi. Così i sindaci ecologisti cambiano la Francia”.

E giù interviste a personaggi di varie esperienze che hanno in comune una cosa sola: disprezzare i Verdi italiani, ai quali pure si devono, solo per citare alcuni provvedimenti, le prime due leggi a sostegno delle fonti di energia rinnovabili e del risparmio energetico, la prima legge nazionale sull’inquinamento elettromagnetico, la legge sul commercio delle armi, la legge istitutiva dei Parchi, la prima legge per promuovere la mobilità ciclistica, la legge sull’amianto, la legge per la promozione delle mense scolastiche biologiche.

E con l’ex-ministro all’Ambiente Edo Ronchi, ai Verdi si devono le prime politiche efficaci sulla gestione dei rifiuti. Ma è ad esponenti più o meno transfughi da esperienze varie che si vorrebbe consegnare il futuro dei Verdi in Italia. Perché, a sentir loro, i Verdi in Europa sono ben diversi dai Verdi italiani “brutti, sporchi, cattivi”, troppo estremisti o troppo accomodanti a seconda del punto di vista di chi interviene.

Anche i più disattenti oggi sanno che il neo-sindaco Verde di Lione si è pronunciato contro l’Alta Velocità Torino-Lione e che il neo-sindaco Verde di Bordeaux ha fatto la sua campagna elettorale anche contro il 5G. Battaglie contro ampliamenti di aeroporti (a Francoforte in primis) e perfino contro mega-stazioni ferroviarie (a Stoccarda) sono pane quotidiano dei Verdi europei.

Che nascono, come i Verdi italiani, da battaglie locali per la tutela dell’ambiente e su temi ecopacifisti, e che si sono formati e si formano con una lunga presenza nelle istituzioni locali. Questo ha permesso ai Verdi francesi di avere uno straordinario successo alle recenti elezioni amministrative, pur essendo fuori dal Parlamento nazionale e nonostante la scissione di Cohn-Bendit migrato verso Macron. Radicamento a livello locale ed una visione olistica del tema ecologico unito alla questione sociale: è l’identikit dei Verdi europei.

Pensare globalmente, agire localmente: è la parola d’ordine dei movimenti Verdi in tutto il mondo. Per questo riteniamo illusorio credere che una nuova forza verde possa nascere dall’alto mettendo insieme pezzi di ceto politico e personaggi mediatici. Quando si invoca la formazione di un partito rosso-verde perché i Verdi da soli non basterebbero e servirebbe aggiungere la questione sociale, si dimentica che i Verdi in Europa e in Italia da sempre uniscono questione sociale e questione ecologica. E che i Verdi in Italia ci sono, unica forza politica che fa parte del partito transnazionale dei Verdi europei, lo European Green Party.

La vera questione oggi su cui converrebbe concentrare le energie è semmai la transizione ecologica: necessaria per la sopravvivenza della specie umana, non sarà una passeggiata. Cambiare stili di vita ed abitudini inveterate su cui si è costruito un sistema economico e dei consumi trova l’opposizione non solo dei poteri economici e della finanza che prosperano su questo modello, ma anche di tanti che vogliono continuare a vivere come se non esistessero il riscaldamento globale e la questione ecologica.

Purtroppo il populismo incalzante ha avvelenato i pozzi della buona politica. In questo contesto politico ci si stupisce che, al di là dei loro innegabili limiti di cui siamo consapevoli, i Verdi italiani facciano fatica ad emergere, tanto più in un panorama mediatico che li ha banditi per definizione? Una formazione politica che nasce per prendersi cura del bene comune e delle future generazioni risulta molto controcorrente nell’attuale situazione italiana.

Questo non significa che non possa crescere, affondando le sue radici in tante vertenze locali dove risulta più agevole fare capire con i fatti e proposte specifiche la visione di una società sostenibile in armonia con la natura e con meno disuguaglianze sociali. Per questo servono solide alleanze sociali con il mondo delle scienze, della cultura, del lavoro, dell’economia verde e circolare, del volontariato e dell’associazionismo, delle comunità locali «Laudato si’» ispirate all’enciclica di Papa Francesco.

Il progetto Europa Verde – lanciato dai Verdi italiani con l’ambizione e il proposito di aprirsi a chi desidera costruire una forza politica Verde in Italia più solida, inclusiva e all’altezza delle sorelle europee – abbia cura di sé e pazienza. E punti a piantare le proprie radici nel terreno della buona politica. Per non ridursi ad essere un effimero tentativo di riciclare il déjà-vu.

* Capogruppo Europa Verde e Vice Presidente dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna, co-portavoce Federazione dei Verdi dell’Emila Romagna

* * Co-portavoce Federazione dei Verdi dell’Emilia-Romagna, ex deputato Verde