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PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA (PNRR). Il caso Lombardia: i dati della Corte dei Conti. Fontana: «È un problema italiano» Majorino (Pd): «La sua giunta esce a pezzi». Gentiloni (Ue) insiste: "Il Pnrr fondamentale per gli investimenti, le politiche però devono essere prudenti". Ma Bankitalia: crescita zero nel II trimestre, stime al ribasso. Il calo degli investimenti solo in parte bilanciato dai fondi Ue"

La mancanza dei medici rischia di fare fallire il Pnrr Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana (Lega) - LaPresse

La mancanza dei medici è la principale «ipoteca» sulla riuscita degli investimenti, e della riforma, dell’assistenza sanitaria territoriale basata sulle «Case di comunità» in Lombardia. Lo ha sostenuto ieri la Corte dei conti Lombardia che ha messo il coltello nella piaga del «Piano nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr): il più grande investimento fatto in Italia ha puntato sulle infrastrutture, ma non sulla forza lavoro assunta a tempo indeterminato per tenerle

aperte.

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IL PNRR ha previsto in Lombardia la realizzazione di 187 Case di comunità e di 60 Ospedali di Comunità entro il 2026, e finora sarebbero state attivate 89 Case di Comunità e 15 Ospedali di Comunità in Lombardia. «Da quanto riferito dalla Regione – sostiene la Corte dei Conti – le Case attivate si troverebbero tutte in strutture preesistenti e i relativi oneri in conto capitale sarebbero stati anticipati dagli Enti sanitari con risorse proprie, nonostante i 463 milioni del Pnrr impegnati nel bilancio regionale, mentre sempre dalle risposte della Regione emerge che, su 89 Case di Comunità attivate, ben 48 risulterebbero prive di almeno un medico di medicina generale e 70 di un pediatra di libera scelta». L’obiettivo prioritario per regione sarebbe quello di realizzare «il 40% delle strutture entro il 2022». Tuttavia «dal riscontro emerge che, mentre il numero di Case di Comunità attivate conseguirebbe l’obiettivo, lo stesso non si può dire per gli Ospedali di Comunità».

LA LOMBARDIA, la regione che ha costruito una religione a partire dall’«efficienza», ha impegnato l’85% dei fondi (1,2 miliardi del Pnrr) principalmente su capitoli di spesa in conto capitale. Ma, sostiene la Corte dei Conti, non riesce a pagare gli impegni se non in maniera molto ridotta: il 3% della spesa in conto capitale e 12,5% della spesa corrente». La «Missione 6 Salute» del Pnrr per l’«assistenza domiciliare integrata» ha previsto uno stanziamento di 2,7 miliardi. Di questi 1,2 dovrebbero andare in Lombardia. In totale i fondi dovrebbero raggiungere 808 mila cittadini in più e coprire il 10% degli over 65 (circa 1,4 milioni) entro il 2026.

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UN GIUDIZIO, quello della Corte dei Conti sull’ipoteca della mancanza di medici, che ha trovato d’accordo il presidente della Regione Attilio Fontana (Lega). «È quello che sto dicendo da sempre – ha sostenuto – Speriamo che adesso prosegua questa inversione di tendenza con un aumento di possibilità per i ragazzi di laurearsi e di fare specializzazione, perché altrimenti è un problema che l’Italia, non la Lombardia, si porterà avanti per anni». «La giunta Fontana esce a pezzi – ha risposto Pierfrancesco Majorino (Pd) – Per l’incapacità di spendere i soldi del Pnrr, per l’inconsistenza delle attuali case di comunità, per l’inefficienza e scarsa trasparenza di Aler Milano e l’assoluta stravaganza del continuo sversamento di risorse pubbliche su Pedemontana. Fino all’incapacità conclamata sulla sicurezza dei lavoratori mentre continua uno stillicidio continuo di incidenti mortali nei cantieri lombardi».

IL PROBLEMA evidenziato dalla Corte dei conti in Lombardia è un problema nazionale e interessa anche la riuscita del Pnrr. Guarda caso, tra i vari adempimenti in ritardo per ottenere l’ormai famosa «terza rata del Pnrr», c’è l’assegnazione di borse di studio per corsi specifici di medicina generale. Per la fondazione Openpolis il ministero della salute ha fatto sapere che le risorse disponibili sono state ripartite tra le regioni lo scorso ottobre 2022, ma manca l’indicazione sulla loro assegnazione effettiva.

DA MILANO è giunta una conferma di un timore che sta circolando da mesi. Celebrato come una risposta alla crisi del sistema sanitario creata dalla gestione neoliberale (tagli per il pubblico, finanziamento dei privati con la ricchezza comune), il Pnrr rischia di amplificare il dramma: pronti soccorso al collasso per mancanza di posti letto nei reparti, con migliaia di persone costrette a sostare per giorni su barelle di fortuna, per esempio. In Italia, ha sostenuto Eurostat nel 2020, abbiamo un numero di posti letto ogni mille abitanti. Tra i più bassi in Europa: 3,1 posti letto, contro 5,7 in Francia e 7,9 in Germania.

IN UN DOSSIER sulla sanità presentato ieri, la Cisl ha ricordato che questo obiettivo non è stato rispettato. Per la Corte dei Conti, infatti, le Regioni e le Province autonome hanno erogato servizi di assistenza domiciliare a 70.294 nuovi assistiti over 65 rispetto ai 292 mila che dovevano raggiungere nel 2022. Ciò potrebbe mettere a rischio i futuri finanziamenti del Pnrr. Ieri il ministero del lavoro ha ricordato che il «piano» sarà valutato dalla Commissione Europea in base ai «risultati» e non ai fondi stanziati. È la logica del Pnrr. La stessa che rischia di abbattere anche i miti dell’efficienza costruiti in Italia.

DALL’ECOFIN di ieri a Bruxelles il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni ha soffiato sulla fiammella del Pnrr. In un’economia assediata dall’inflazione, e con il ripristino del «patto di stabilità» dal 2024, gli investimenti del Pnrr andranno fatti. Ma Bankitalia ha svelato, sempre ieri, un problema sottovalutato fino ad oggi: non solo la crescita si è fermata nel II trimestre, le stime sono al ribasso e c’è un calo investimenti che sarà solo in parte controbilanciato dal Pnrr. Che, come si vede, è incerto. Per il governo Meloni, che attenderà fino a due mesi una risposta della Commissione Ue sulle proposte di modifiche per ottenere la «quarta rata» del Pnrr, c’è un mare di guai da attraversare