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CAMPO LARGO. Il leader M5S: «Consultazione impercorribile, noi mai sleali». Schlein: «Si vede che ha cominciato a fare politica dai palazzi»

Giuseppe Conte ed Elly Schlein Giuseppe Conte ed Elly Schlein - Ansa

Il tema non sono più, o almeno non solo, le primarie baresi. Lo spareggio tra Vito Leccese, capo di gabinetto del sindaco uscente Antonio Decaro e il civico di sinistra Michele Laforgia è ormai saltato. Il che ha conseguenze sui rapporti dentro al campo largo, che finiscono (di nuovo) per incartarsi dopo l’inchiesta giudiziaria per corruzione elettorale e lo spettro della compravendita dei voti. Da qui si arriva allo scontro tra i due leader Giuseppe Conte ed Elly Schlein, esplicito e diretto come non si era mai visto finora.

IL MERITO PASSA quasi in secondo piano di fronte alle questioni di metodo: due giorni fa Conte, poco prima di salire sul palco di piazza Prefettura insieme agli esponenti di tutte le altre forze che sostengono Laforgia, aveva annunciato che quelle primarie non avevano più senso. Su questa forzatura, si è consumato un primo scontro. Laforgia, nei fatti scavalcato dall’ex premier, ci ha tenuto a precisare che l’idea di sospendere la consultazione è stata sua. «Dopo l’esecuzione della seconda ordinanza di custodia cautelare per corruzione elettorale nella prima mattinata del 4 aprile, ho immediatamente rappresentato alle forze politiche della Convenzione per Bari 2024, che sostiene la mia candidatura a sindaco, che non vi sono più le condizioni per tenere le primarie il 7 aprile», ha spiegato. Fatto sta che quell’annuncio, pare all’insaputa di molti dei diretti interessati, l’ha fatto Conte. Il quale ci ha tenuto a difendere la sua posizione. «Non accettiamo mancanze di rispetto e nessuno si può permettere di dire che il Movimento 5 Stelle è sleale», ha sbottato dopo che alcune voci trapelate dal Pd lo accusavano di essersi negato al telefono con la segretaria Pd Elly Schlein.

LE PAROLE del leader M5S suonano come un ultimatum: «Se non ritirano le accuse di slealtà diventerà sempre più difficile lavorare con il Pd – dice ai cronisti – Non possono pretendere che possiamo sottoscrivere tutto quello che viene dal passato. Noi siamo per la legalità, se il Pd è disposto a fare un nuovo percorso senza buttare a mare tutto il passato va bene, altrimenti ne prendiamo atto». La traduzione è semplice, e Conte la ribadisce nel pomeriggio parlando con il M5S barese: si va avanti fino alle elezioni dell’8 e 9 giugno con la candidatura di Laforgia. Gli risponde lo stesso Vito Leccese: «C’è qualcuno a cui non interessa niente della città di Bari ma solo di speculare sulla città di Bari per un calcolo elettorale – dice il candidato appoggiato dal Pd – E la risposta è quella che abbiamo scritto: andiamo avanti, perché non abbiamo paura, non abbiamo nulla da nascondere, andiamo avanti perché vogliamo bene a questa città».

C’È POCHISSIMO margine di manovra per i pontieri. Quelli di Avs (che alle primarie avrebbero marciato di comune accordo su fronti opposti) chiedono che i due aspiranti candidati a sindaco si prendano la responsabilità di trovare una soluzione. È la strada che si fa strada sotto il nome in codice di «terzo uomo». Tra i pochi ad indicarla, nel Pd, c’è Andrea Orlando. «Penso che in questo momento si debba gettare acqua sul fuoco – ragiona l’ex ministro – Bisogna respingere le strumentalizzazioni di Conte, è evidente stia facendo una operazione smaccatamente strumentale perché pone una questione, che ha l’epicentro in regione, in comune. È chiaro che c’è un elemento di furbizia perché spara nella direzione sbagliata». Eppure, prosegue, «per dimostrare la buona volontà delle forze in campo il passo da fare è cercare una terza figura che dia anche il segnale di una capacità di reagire. Più che il tema di chi vince o perde in una coalizione c’è il tema di far vincere la coalizione».

IN SERATA a Bari è prevista la manifestazione in sostegno a Leccese. C’è anche Elly Schlein, che risponde a Conte rivolgendosi al suo candidato: «Avrai il nostro supporto anche se vorrai continuare a cercare con Laforgia quella unità che ieri altri hanno rotto – scandisce la segretaria dem – Anche ieri noi avevamo avanzato la proposta di fare entrambi un passo indietro, per fare insieme un passo avanti. Ma la risposta è stata negativa, evidentemente quella risposta era già stata architettata». Poi un riferimento polemico all’«avvocato del popolo» che ha debuttato nel palazzo: «Io sono qui con voi perché a differenza di altri mantengo la parola data. E mi dispiace per la decisione presa ieri da Giuseppe Conte, unilateralmente, perché così aiutano la destra. Forse chi ha iniziato a far politica direttamente da palazzo Chigi non ha dimestichezza con il lavoro e lo sforzo collettivo della comunità». Parole pesanti, che difficilmente passeranno senza lasciare traccia. Anche perché, come suggerisce l’intuito corsaro di Matteo Renzi, il prossimo step della crisi pugliese riguarda la Regione retta da Emiliano. Con il M5S in maggioranza