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PUGLIA NEL CAOS. L’ex magistrato potrebbe essere il terzo nome per il Comune, ma Laforgia e Leccese non hanno ancora detto sì al ritiro. La destra schiera il leghista Romito. Emiliano alle prese con il rimpasto in giunta voluto da Pd e Si

 Nicola Colaianni

A Bari potrebbe arrivare una schiarita dentro il centrosinistra. Il condizionale è d’obbligo, dopo settimane di passione e di inchieste che hanno terremotato la giunta regionale di Emiliano e fatto saltare le primarie per il candidato sindaco.

IL TERZO NOME CHE POTREBBE portare al ritiro dei due sfidanti per il Comune Vito Leccese e Michele Laforgia adesso c’è: si tratta del giurista Nicola Colaianni, ex magistrato, ex professore universitario, ed ex parlamentare del Pds negli anni 90. «Sono stato contattato da Nichi Vendola per una ipotetica candidatura unitaria nel centrosinistra e abbiamo valutato questa possibilità. Mi risulta che ora si stiano riunendo e vedremo. In linea di massima c’è una mia disponibilità, sarei orientato ad accettare», ha detto ieri Colaianni.

DENTRO SINISTRA ITALIANA, il partito che ha più lavorato per evitare una frattura, c’è un certo ottimismo sulla possibilità di arrivare all’accordo. Colaianni infatti è una figura autorevole, non in stretta continuità con la giunta Decato, dal curriculum impeccabile. «Una riserva del centrosinistra», lo definisce chi ha lavorato al dossier. Nel frattempo è in corso una riunione della Convenzione, il cartello elettorale che sostiene la candidatura di Laforgia, e si sta discutendo anche di questa proposta.

IERI LAFORGIA HA RIUNITO la Convenzione per Bari, il gruppo civico che ha lanciato la sua candidatura mesi fa, per decidere il da farsi. Alla fine le forze che lo sostengono, compresi i 5s, gli hanno dato mandato di «verificare se ci sono le condizioni politiche per condividere la proposta di candidatura unitaria di Colaianni». Poi ci sarà una nuova riunione. Anche Leccese (sostenuto dal Pd) aveva da tempo dato la sua disponibilità a fare un passo indietro. Dal suo staff ieri nessun commento sulla nuova ipotesi di mediazione. Per i due sfidanti, ormai in piena campagna elettorale, non è semplice rinunciare. Pesa anche il fatto che Colaianni sia del 1946, cioè abbia circa quarant’anni in più del candidato del centrodestra, ufficializzato ieri, il consigliere regionale leghista Fabio Romito.

Strenuo difensore della Costituzione, tra i promotori al no al referendum di Renzi nel 2016 e ora dell’autonomia di Calderoli, membro dei «Comitati per la Costituzione» fondati da Giuseppe Dossetti, cattolico, Colaianni è l’ultima carta da giocare sul tavolo di una possibile ricomposizione del centrosinistra. Se l’ipotesi dovesse fallire, si andrà alle urne di giugno con Leccese e Laforgia.

SULLA STRADA DI COLAIANNI ci sono ancora punti interrogativi. Il primo è che, a quanto si apprende, Giuseppe Conte non è stato coinvolto nella trattativa, che ha riguardato Laforgia, Leccese e il sindaco uscente Antonio Decaro. Il ragionamento è che, di fronte a un ritiro di Laforgia, Conte- rimasto senza candidato- non avrebbe alternative. Anche perché i numeri del M5S nel Comune di Bari non sono mai stati rilevanti. Pare anche che Laforgia, già candidato per Leu in Parlamento, non abbia intenzione di correre come candidato di Conte, senza cioè il sostegno della Sinistra. «Il profilo di Colaianni non è in discussione, è notoriamente vicino alla mia cultura giuridica e politica», fa sapere Laforgia. «Ma la decisione spetta prima alla Convenzione e al M5S, e solo alla fine a me».

SUL TAVOLO DEL CENTROSINISTRA c’è anche il dossier Emiliano, che negli ultimi giorni ha perso due assessore: Anita Maurodinoia perché indagata e Rosa Barone dei 5s dopo la decisione di Conte di uscire dalla giunta. Il governatore ha convocato per martedì un vertice di maggioranza per studiare il da farsi. Schlein venerdì gli ha spiegato in una telefonata (e poi in un comunicato) che i dem non accetteranno un maquillage, con la sostituzione delle sole due assessore, ma vogliono un reset più generale. Di «azzeramento della giunta» parla da giorni anche Fratoianni.

Emiliano può sperare che i 5S rientrino (forse dopo le europee) andando ad occupare il nuovo assessorato alla Legalità suggerito da Conte. Ma deve dare subito una risposta a Pd e Si. Emiliano non vorrebbe resettare, ha stima dei suoi assessori e non vuole punirli; ha anche il vincolo di doverne prendere 8 su 10 tra i consiglieri regionali, dunque non può dar vita a una squadra di tecnici. Potrebbero entrare in squadra i dem Francesco Paolicelli. Lucia Parchitelli o Debora Ciliento.

Potrebbe saltare la presidenza della commissione Ambiente per Michele Mazzarano, condannato in via definitiva a 9 mesi per corruzione elettorale, espulso dal Pd nei giorni scorsi. Potrebbe rientrare l’infettivologo Pierluigi Lopalco, assessore alla Sanità nel 2020 poi dimessosi per liti con Emiliano. Nel mirino del Nazareno ci sono anche i due assessori che vengono dal centrodestra: l’ex forzista Rocco Palese (Sanità) e Gianni Stea (Personale). Andrea Orlando non molla: «Bisogna combattere alla radice il trasformismo»