La visita Il cancelliere tedesco a Bruxelles: «Whatever it takes» per il piano bellico
La conferenza stampa di Friedrich Merz e Ursula von der Leyen a Bruxelles – Zuma/Press Wire
«Per me qui è un ritorno a casa». Tre giorni dopo la sua elezione con brivido al Bundestag di Berlino, seguita da una doppia visita a Parigi e Varsavia, il cancelliere Merz è già in visita nella capitale europea, sabato invece sarà a Kiev. Una girandola di incontri a ritmo serrato con tutti i vertici istituzionali, von der Leyen, Costa e poi il segretario generale della Nato Rutte, per rilanciare il ruolo della Germania e sopratutto il patto franco-tedesco rafforzato dalla creazione di un “consiglio di difesa e sicurezza congiunto”. Il giorno è significativo: 75 anni fa il ministro degli Esteri francese Robert Schuman lanciava il primo embrione dell’Europa, la Comunità del carbone e dell’acciaio, che però «non era solo economia, ma anche politica», ha ricordato Merz.
TRA VON DER LEYEN E MERZ, entrambi tedeschi del Ppe, l’intesa è perfetta. Migranti, dazi, difesa, Ucraina, i temi sul tavolo illustrati nella conferenza stampa a Palazzo Berlaymont. I controlli alle frontiere tedesche, questione delicatissima a Berlino considerando che AfD è primo partito nei sondaggi, sono stati annunciati per bocca del ministro degli Interni appena insediato, Alexander Dobrindt. E se il respingimento dei migranti irregolari, richiedenti asilo compresi, è una mossa al limite delle regole Ue, von der Leyen, pur osservando che «gli stati possono introdurre controlli alle frontiere interne» a condizione che siano «limitati nel tempo» e in modo «strettamente coordinato» con i paesi vicini, tende la mano a Merz: «Berlino sta facendo entrambe le cose».
È una materia dove entrano in gioco le regole del controverso Patto asilo e immigrazione, proiettato sull’idea di adottare norme comuni per le frontiere estere dell’Ue. Norme che Berlino non ha, motivo per cui blocca i migranti che vengono dai paesi di primo arrivo, come l’Italia o la Polonia. Il Patto non è ancora entrato in vigore, ma intanto von der Leyen annuncia un finanziamento aggiuntivo di 3 miliardi di euro agli stati. Servirà per «rendere più sicuri» i confini europei e prevenire i movimenti secondari sgraditi alla Germania e non solo.
LA STRETTA sull’immigrazione che molte capitali invocano si scontra però con la realtà dei fatti. Basterebbe leggere l’analisi appena pubblicata dalla Bce, che dettaglia come i lavoratori stranieri, quindi anche i migranti, «contribuiscono in modo sostanziale» alla crescita economica dell’Eurozona. Una fondamentale leva di sviluppo, laddove l’Europa vede il fenomeno quasi esclusivamente come minaccia.
Nella sua giornata a Bruxelles Merz ha toccato tutti gli altri temi in cima all’agenda delle priorità europee, mostrandosi su tutti perfettamente allineato con la Commissione.
La redazione consiglia:
Due debolezze e un mare in tempestaIL NEO CANCELLIERE ha raccontato la telefonata, giovedì sera, con il presidente Usa Donald Trump: «Mi ha informato del suo piano per un cessate il fuoco di 30 giorni. Ho espresso il mio sostegno a questa idea». Lontano dal richiamo alla pace disarmata e disarmante di papa Leone, il leader cristiano-democratico tedesco è tornato anche a spingere l’acceleratore sul riarmo, ma respingendo ancora il ricorso agli eurobond.
Prima ancora della nascita del nuovo esecutivo, Berlino ha cambiato la costituzione che abbatte il tabù del tetto al debito per incrementare le spese di difesa.
«La Germania deve fare di più e adesso possiamo davvero fare tutto quello che serve (whatever it takes)», ha osservato Merz citando il motto di Draghi. Il maxi piano bellico fa felice soprattutto l’industria della locomotiva d’Europa. Il colosso Rheinmetall ha da poco annunciato un aumento di fatturato del 46% nel primo trimestre dell’anno in corso.
RESTANDO AL SETTORE industriale, non poteva mancare un riferimento alla guerra dei dazi che minaccia seriamente i rapporti transatlantici. Attentissimo a scongiurare danni per l’economia nazionale, il cancelliere appoggia la linea di Bruxelles, «non è possibile negoziare con i singoli stati membri, ma solo con la Ue nel suo insieme», suggerendo che il negoziato possa portare ad azzerare del tutto, non solo a diminuire, le tariffe commerciali.
Siparietto in sala stampa quando un giornalista tedesco ha domandato alla presidente della Commissione cosa pensasse di Trump che l’ha definita «una persona fantastica». «Mi piacciono i complimenti», ha risposto ridendo, «ma andrò alla Casa Bianca quando ci sarà un pacchetto da negoziare». Una consapevolezza nuova per von der Leyen. Si vede proprio che è il giorno di Merz, l’europeo.