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L’Altra Faenza augura buon lavoro e - perché no? - buon divertimento a tutti gli insegnanti e agli allievi che il prossimo 17 settembre inizieranno il nuovo anno scolastico.

Facciamo nostre le parole del Dalai Lama che ha dichiarato: “L’educazione è la cura per la rabbia globale”, ma anche quelle dell’Unesco: “L’educazione trasforma le vite”.

Sono principi semplici, ma forti, come quelle architravi che non devono crollare, mai, altrimenti tutto va in rovina.

In questi giorni che vedono milioni di giovani tornare a scuola, sono stati segnalati molti dei punti più critici del sistema dell’istruzione italiana, ma forse non è stato sottolineato con sufficiente forza quello che a noi sembra l’aspetto decisivo e più preoccupante: la politica non considera utile investire idee, risorse e competenze nella scuola.

Il sapere che forma cittadini consapevoli, lavoratori preparati a muoversi in un mercato lavoro in perenne trasformazione, intelligenze critiche, che spiega l’utilità del dubbio e della verifica, è continuamente svilito da chi avrebbe il compito istituzionale di difenderlo, rafforzarlo, attualizzarlo.

Ma la scuola, per fortuna, resiste; la scuola è ancora il luogo dell’incontro con l’Altro, della convivenza delle differenze, del sostegno a chi parte da situazioni di disagio sociale o di salute. E’ il luogo in cui si offrono conoscenze, ma anche strumenti per orientarsi in un’epoca in cui è sempre più difficile distinguere verità, verosimile, falso e fake news.

La scuola è ancora uno dei pochi luoghi in cui non solo s’insegnano, ma si attualizzano i valori della nostra Costituzione.

Ancora un augurio di buon lavoro a tutti voi, ragazze e ragazzi - e ai vostri insegnanti.

Faenza, 14 settembre 2018

 

L’Altra Faenza

È di color grigio cemento il sipario di cartoncino apparso oggi all’ingresso dell’Arena Borghesi, a conclusione della stagione cinematografica. 

Lo hanno installato, per alcuni minuti, gli attivisti di Legambiente e Italia Nostra.

Su uno schermo nero, la parola “fine” e un punto interrogativo evidenziano il rischio che l’anniversario dell’Arena del 1928 venga “celebrato” da un’invasione del cemento.

Dopo 90 anni il teatro è ancora immerso tra imponenti tigli e grandi tassi, che formano una “verde cornice di alti alberi”, così come la descriveva la stampa dell’epoca.

Un’architettura del paesaggio, organica e coerente col viale Stradone, che sarebbe cancellata dall’espansione del confinante supermercato Conad.

Se l’ampliamento sarà realizzato, l’ampio spazio alberato che occupa un quinto della superficie dell’Arena, verrebbe distrutto e occupato dalla nuova costruzione.

Un ampliamento che aggraverebbe l’errore urbanistico del 1981, che portò all’insediamento di un supermercato bollato dal PRG del 1996 come uno degli “Edifici incongrui, fuori contesto, che con le loro dimensioni hanno stravolto il rapporto dimensionale con il tessuto storico e/o edilizio circostante” .

Senza la sua “architettura alberata” lo spazio dell’arena si ridurrebbe drasticamente, la platea sarebbe schiacciata dalla nuova cubatura di cemento.

È un impatto che stravolge l’identità e il modo di abitare dell’Arena Borghesi, una “piazza dello spettacolo” rara per la coerenza col paesaggio di un viale dell’Ottocento; il “viale lunghissimo dei platani” evocato da Dino Campana nei Canti Orfici.

 

 

Il Revamping dell’F3 è mero interesse economico di Hera

Legambiente e la Rete Rifiuti Zero erano presenti all’istruttoria pubblica finalizzata alla presentazione del progetto di ammodernamento dell’inceneritore per rifiuti speciali”F3” di via Baiona, di proprietà di HerAmbiente.

Le associazioni esprimono un parere nel merito dell’istruttoria tenutasi il 3 settembre nei locali del Palazzo della Provincia di Ravenna. Riflessioni che conducono ad una conclusione non proprio in linea con quanto presentato dal proponente. Il progetto prevede un ammodernamento ed efficientamento del funzionamento del forno e dei sistemi di controllo delle emissioni, a cui conseguirà un incremento della portata di rifiuti conferibili da 40 000 t/anno a 50 000 t/anno.

“Veniamo a sapere, nel corso dell’istruttoria – sottolineano gli ambientalisti – che attualmente l’impianto si trova a trattare il 64% dei rifiuti di provenienza extraregionale e solo un 19% di provenienza locale.  Pertanto, si tratta di un impianto che solo marginalmente è di pertinenza del polo industriale ravennate, quanto prevalentemente soggetto alle leggi di mercato.”

Le associazioni lamentano come un incremento della portata potrebbe generare un ulteriore conferimento di rifiuti speciali di provenienza esterna alla Regione. Questo anche in vista del fatto, che lo stesso proponente nega ogni possibile incremento della quota di rifiuti urbani trattati, indirizzati al forno.

"Da un lato, abbiamo l’inceneritore urbano IRE la cui chiusura imminente è prevista dal Piano Regionale Rifiuti – continuano gli ambientalisti – e dall’altro il divieto di realizzare nuove discariche. Il tutto in un contesto, quello ravennate, in cui le prestazioni in termini di raccolta differenziata sono le peggiori della Regione. Poniamo in forte discussione la possibilità di inviare, in un futuro prossimo, i nostri rifiuti urbani a Forlì, in quanto l’impianto ravennate, tecnicamente capace di smaltire qualsiasi rifiuto compreso gli urbani, è destinato agli speciali di provenienza esterna. Prima di tutto va assicurato lo smaltimento dei propri rifiuti.”

Le associazioni rimarcano come sia assolutamente necessario avviare politiche sul territorio ravennate per incrementare la quota di RD, in linea con le disposizioni regionali, così da limitare ogni possibile impatto negativo nei confronti delle località limitrofe. Scelte politiche che devono essere fortemente indirizzate ad una modificazione operativa da parte del gestore ed a stimolare un vero dibattito pubblico, motore anche di un cambiamento culturale.

“Sempre nel merito del revamping – concludono gli ambientalisti – non sono state fornite puntuali e chiare informazioni rispetto ad un possibile incremento assoluto delle emissioni, in particolare di composti organici volatili. Pur considerando interessanti e utili le integrazioni richieste da ARPAE, riteniamo che anche le eventuali forme di compensazione richieste, non siano sufficienti alla necessità di diminuire l'impatto ambientale dell'ammodernamento dell'impianto, se non si riducono le quantità massime di rifiuti conferiti. Riteniamo pertanto che l'approvazione della Regione al progetto di revamping debba essere subordinata al mantenimento dell'attuale portata massima dell'impianto di 40 000 ton/anno.”

 

Legambiente Ravenna , Legambiente Faenza e Rete Rifiuti  Zero

 

L’odissea dei 150 profughi bloccati da molti giorni sulla nave “Ubaldo Diciotti” della Guardia Costiera italiana, ferma in porto a Catania, sta assumendo significati sempre più inquitanti. Un gruppo di disgraziati – quanti altri ne seguiranno di questo passo? – è tenuto in ostaggio, in condizioni degradanti, dalla propaganda falsa e volgare del ministro dell’Interno Salvini. Contro questo modo inumano di agire si stanno pronunciando magistrati, parlamentari, uomini di Chiesa, rappresentanti delle più alte istituzioni, sindacati, organizzazioni non governative, autorità che tutelano il rispetto dei diritti umani e delle convenzioni internazionali. E, soprattutto, tante persone dal cuore non inaridito dall’odio e dall’egoismo, indignate per l’ormai quotidiana ostentazione di cattivi sentimenti.

In questa sua guerra contro i più deboli, Salvini sfida tutto e tutti. D’Altra parte non è stato lui stesso a far suo lo slogan “Molti nemici, molto onore” in voga nel ventennio fascista? Non ascolta (forse non conosce) le regole diritto, pretende che altri Paesi europei si facciano carico degli immigrati ed è alleato di chi non li vuole, minaccia di riportarli in Libia ben sapendo che ciò non è possibile né giusto.

L’Europa deve fare la sua parte, sul tema immigrazione si gioca buona parte della residua credibilità e autorevolezza. Ma non si costruiscono soluzioni positive con minacce peraltro non attuabili (blocco dei fondi al bilancio comunitario), non si trovano appoggi con atteggiamenti e dichiarazioni che avvelenano i rapporti, non si va ai tavoli europei con gli argomenti che si spacciano a casa propria per distogliere l’attenzione da problemi ben più seri.

Salvini usi la stessa “fermezza” – come ama chiamarla – nel combattere la mafia, la camorra, la ndrangheta, il traffico di stupefacenti, l’insicurezza, il diffuso mancato rispetto delle regole. E nel promuovere la cultura della legalità, nel garantire il pieno e libero esercizio dei diritti civili sanciti dalla Costituzione. Questo è il compito del ministro dell’Interno.

Faenza, 25 agosto 2018

L’Altra Faenza

 

Applicare la Costituzione e le leggi: sbarco immediato per i migranti trattenuti sulla nave Diciotti

Dopo il comunicato di Magistratura Democratica (21/8/18) e dopo l’intervento del garante Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, Mauro Palma (il Manifesto 22/8/2018), anche il Presidente della Camera, on Fico, ha chiesto che si proceda allo sbarco delle 177 persone trattenute sulla nave Diciotti. Occorre chiarire perché questa situazione è intollerabile.

Il trattenimento da oltre cinque giorni dei profughi recuperati in mare in un’operazione di salvataggio è un atto arbitrario che viola la Costituzione italiana, la disciplina giuridica dell’immigrazione e le Convenzioni internazionali.

Innanzitutto occorre premettere che questa persone si trovano in Italia e sono soggette alla protezione della Costituzione e delle leggi italiane, ciò perché le navi militari sono “territorio italiano”, anche in acque internazionali, e, per di più, nel caso in questione la nave si trova in acque nazionali, attraccata al porto di Catania.

In base alle Convenzioni internazionali le persone salvate in mare devono essere sbarcate in un o posto sicuro, dove i loro diritti fondamentali non siano messi a rischio, altrimenti si verificherebbe un’omissione di soccorso (art. 593, 2° comma del codice penale). Le navi della Guardia Costiera svolgono un servizio pubblico essenziale per la protezione delle coste e la salvaguardia della vita umana in mare ed è inconcepibile che la loro missione venga ostacolata da un organo governativo bloccandone l’attività a tempo indeterminato.

L’art. 13 della Costituzione italiana prevede che la libertà personale è inviolabile e si applica anche ai migranti a bordo della nave Diciotti, come si applica nei loro confronti la disciplina giuridica dell’immigrazione vigente in Italia perché non possono esistere nel nostro ordinamento zone franche dal diritto.

Il Ministro dell’Interno non ha alcun potere sulla vita e la libertà delle persone recuperate in mare alle quali non può impedire lo sbarco e l’esercizio dei loro diritti, sia il diritto di chiedere l’asilo, sia il diritto alla protezione dei minori. Per di più è inammissibile la minaccia di riportarli in Libia, condotta che integrerebbe gravi illeciti penali, mettendo in pericolo la vita stessa dei migranti.

La Corte Europea dei diritti dell’uomo ha già condannato una volta l’Italia (Khlaifia, Grande camera, sentenza 15.12.2016), in un caso in cui i migranti vennero ospitati su alcune navi della Moby Line, senza vedere un giudice e senza molte altre garanzie e per tempi superiori alle 48 ore.

I diritti e le libertà previsti dalla Costituzione italiana e dalla Convenzione Europea dei diritti dell’uomo non possono essere sospesi nei confronti di alcune categorie di persone o in alcune zone del territorio nazionale. La condotta del Ministro dell’interno infligge un gravissimo vulnus alla Costituzione italiana creando un buco nero, una sorta di Guantanamo italiana, nella quale non vige il diritto ma la legge della giungla.

A fronte di questi eventi, rivendichiamo la perenne validità ed inviolabilità della Costituzione italiana.

Roma, 22 agosto 2018

Alfiero Grandi Domenico Gallo