Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

Diverse associazioni hanno aderito ad una iniziativa europea volta a raccogliere firme on line per dire basta al processo di criminalizzazione dei migranti che sta interessando un numero crescente di paesi in Europa. Poliziotti che sparano contro i migranti in Belgio. Gendarmi francesi che respingono al confine minori e donne incinte. Governi che, come in Ungheria, costruiscono barriere elettrificate, paramilitari che in Bulgaria danno la caccia ai profughi siriani. A questo si aggiungono le accuse contro i soccorritori nel Mediterraneo.

 

Non possiamo restare indifferenti a tutto questo. Perché noi crediamo in un'Europa che accoglie e tutela i diritti umani!

 

Questo l'obiettivo dell‘Iniziativa dei cittadini europei (ICE) Welcoming Europe. Per un’Europa che accoglie, uno strumento di iniziativa popolare con cui i cittadini europei chiedono alla Commissione europea di agire per decriminalizzare la solidarietà, creare passaggi sicuri per i rifugiati, proteggere le vittime di abusi e violazioni e garantire accesso alla giustizia.

 

Si può firmare l'iniziativa anche on-line, in pochi minutiquiinserendo alcuni dati personali e gli estremi della carta d'identità o del passaporto.

Potete sostenere l'iniziativa invitando i vostri contatti a firmare allo stesso link.

Seguite e diffondete la campagna su:

Sito: http://welcomingeurope.it/

Facebookhttps://www.facebook.com/welcomingeuropeIT/

Twitterhttps://twitter.com/WelcomingEU_IT

Sul sito trovate tutte le informazioni utili e potete scaricare il materiale grafico della campagna.

Per contatti e per aderire come associazione scrivi a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

   

Venerdì 15 giugno - Incontro pubblico, con Pier Luigi Cervellati e altri urbanisti

L’11 giugno del 1928 viene inaugurata la nuova Arena Borghesi, ristrutturata dopo un incendio. È una lezione di urbanistica.

Un’architettura del paesaggio organica al “viale lunghissimo di platani”, evocato da Dino Campana nei Canti Orfici.

A 90 anni da quell’inaugurazione il teatro è ancora immerso in un giardino alberato, l’essenza di un luogo fondato nel 1895 all’inizio del Viale Stradone.

Ma l’anniversario rischia di essere celebrato col cemento.

L’espansione del vicino supermercato Conad, all’interno dell’arena, causerebbe la distruzione dell’ampio spazio alberato; un quinto della superficie del teatro sarebbe occupato dalla nuova costruzione.

Un impatto che stravolge l’identità dell’Arena Borghesi e il modo di abitare questa “piazza dello spettacolo”, rara per la coerenza con il paesaggio di un viale dell’Ottocento.

È un caso di “consumo di luogo”, prodotto da un accordo di programma tra pubblico e privato, in linea con la nuova legge urbanistica regionale dell’Emilia Romagna.

Un paesaggio storico ridotto a merce e la scomparsa dell’urbanistica sono i temi che gravano sul futuro dell’Arena Borghesi.

In occasione dell’anniversario del 1928, Italia Nostra e Legambiente di Faenza hanno invitato alcuni autorevoli urbanisti e personalità della cultura del paesaggio a discutere di questi temi, in relazione al caso faentino.

Venerdì 15 giugno alle ore 17, presso l’Auditorium del Liceo Classico Torricelli, in Via Santa Maria dell’Angelo, si svolgerà l’incontro pubblico: “Arena Borghesi, urbanistica sul Viale del tramonto”.

Il riferimento cinematografico del titolo evidenzia il rischio di disgregazione dell’unità paesaggistica dell’arena, in relazione con il contesto del Viale Stradone.  

Apre l’incontro Pier Luigi Cervellati, eminente personalità dell’urbanistica italiana; i suoi piani per i centri storici di Bologna e Modena sono oggetto di studi internazionali.

Seguono gli interventi di noti esponenti della cultura e della tutela del paesaggio:

Piero Paolo Cavalcoli, Urbanista - Legambiente

Marina Foschi,  Architetto - Vicepresidente Consiglio Regionale Italia Nostra

Giovanni Losavio, ex Magistrato Corte di Cassazione - Italia Nostra

Marcella Vitali, Storica dell’arte - Presidente Italia Nostra Faenza

All’incontro è stato invitato un rappresentante della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e del Paesaggio di Ravenna.

Nelle stesse ore in cui Lidl ha inaugurato un nuovo discount nell’area ex Cisa i vertici di Allegion hanno dichiarato di voler tagliare le retribuzioni dei lavoratori stravolgendo metodi e contenuti di relazioni che appartengono alla storia dell’azienda. Non si tratta di una beffarda coincidenza, ma del risultato di scelte ingiuste, di regole che antepongono il profitto e gli interessi della finanza alle condizioni e ai diritti delle persone.

L’abbiamo già denunciato con forza: dov’era un’industria che costituiva un fiore all’occhiello per Faenza si insedia un’altra grande struttura commerciale che va ad aggiungersi alle troppe già esistenti. La delocalizzazione di gran parte delle lavorazioni meccaniche della Cisa è avvenuta in attuazione di un piano industriale sbagliato, di un’operazione che ha comportato la perdita di quasi 130 posti di lavoro e lo svilimento di un marchio apprezzato nel mondo. A pagarne le conseguenze secondo lor signori devono essere sempre gli ultimi: i lavoratori e le loro famiglie, le piccole imprese, il nostro territorio.

L’Altra Faenza esprime ancora una volta vicinanza e sostegno ai lavoratori in lotta e alle loro rappresentanze sindacali. Chiede che la città e le sue istituzioni si schierino risolutamente nel respingere pretese che, se attuate, comporterebbero un ulteriore impoverimento della nostra comunità a scapito di tutti.

E’ necessario cambiare registro. La buona occupazione, retribuzioni e diritti da Paese civile, devono tornare al centro dell’azione politica ad ogni livello, dall’Amministrazione locale al governo nazionale. Slogan e chiacchiere devono lasciare il posto a una reale volontà di costruire un futuro migliore, un futuro i cui tratti distintivi non siano il declino economico e sociale, la crescente disuguaglianza, la precarietà, il vuoto di speranza per i giovani.

Faenza, 8 giugno 2018

L’Altra Faenza

Nella giornata odierna si inaugura la nuova sede del supermercato LIDL, sorta sulla ex-area
produttiva della Cisa in Via Oberdan.
I lavoratori di Cisa vivono questo evento con tristezza e con nostalgia, per la storia che quel sito ha
avuto per la città di Faenza e anche per la recente ristrutturazione che ha lasciato una profonda
ferita, culminata con la perdita di 126 posti di lavoro, causata dalla delocalizzazione di parte della
produzione.
A distanza di tre anni cosa sta succedendo in Cisa? Quali sono le conseguenze per i lavoratori della
Cisa di oggi?
La riorganizzazione evidentemente non ha dato i suoi frutti, se l’azienda ha chiesto a RSU e Sindacati
di ridurre i costi del lavoro, mediante lo stravolgimento della contrattazione aziendale.
Il Contratto aziendale della Cisa è scaduto alla fine del 2017 e gli incontri di trattativa che si sono
susseguiti hanno delineato una volontà aziendale di peggiorare le condizioni economiche per i
lavoratori.
Quello che l’azienda propone ha una impostazione radicalmente diversa rispetto alla tradizione
contrattuale in Cisa, che rende molto più difficilmente raggiungibili gli obiettivi presenti e che, con
ogni probabilità, renderebbe completamente incerto una parte del loro stipendio, con un
significativo calo del potere d’acquisto delle busta paga dei lavoratori dello stabilimento faentino.
Non dovrebbe sfuggire a nessuno, e tantomeno alla Direzione aziendale, che i lavoratori rimasti in
organico si sono sacrificati e impegnati quotidianamente, collaborando con l’azienda affinché il piano
avesse successo. Tutto ciò al fine di assicurare un futuro migliore all’azienda, nella consapevolezza
delle difficoltà che il piano industriale ha comportato ed in parte continua a comportare.
Il sacrificio e l’interesse dimostrato dai lavoratori per l’andamento aziendale, riteniamo non sia preso
nella dovuta considerazione, tutt’altro!
Le politiche di riduzione dei salari della multinazionale Allegion non solo risultano incomprensibili,
ma sono profondamente ingiuste e quindi inaccettabili, poiché non è con il taglio delle retribuzioni
che si garantisce lo sviluppo di una azienda.
Attualmente è in atto lo stato di agitazione con il blocco della flessibilità e la proclamazione di un
pacchetto di ore di sciopero.
I lavoratori di Cisa Allegion hanno pertanto scioperato con una massiccia adesione nelle giornate del
30 e del 31 maggio, per un totale di 8 ore, avendo compreso l’importanza di sollecitare la Direzione
aziendale a rivedere le proprie posizioni di riduzione delle retribuzioni.
Pertanto, nel caso in cui l’azienda non torni al tavolo delle trattative, riaprendo una discussione su
diversi presupposti, ci vedremo costretti a proseguire con tutte le iniziative sindacali, con la dovuta
determinazione e convinzione.


RSU Cisa Allegion
Fim Fiom Uilm Ugl territoriali
Faenza, 7 giugno 2018

Nel corso della seduta del Consiglio comunale svoltasi nella serata di lunedì 28 maggio, il consigliere de L’Altra Faenza Edward J. Necki ha presentato la seguente interpellanza:

“Chiedo al signor Sindaco quali siano le evidenze ad oggi conosciute relativamente al vergognoso atto vandalico di cui è stata oggetto la piscina comunale la notte precedente la sua inaugurazione.

Chiedo inoltre se si stiano valutando azioni legali nelle quali il Comune si costituisca parte civile o se queste siano possibili.

Mi risulta infatti che la Cooperativa che gestisce la piscina non volesse sporgere denuncia.

La dinamica con cui si è svolto l’atto vandalico infatti può sicuramente essere una bravata, ma purtroppo risulta anche calzante con una tipica intimidazione di stampo mafioso e purtroppo il nostro territorio non è esente da infiltrazioni mafiose”.

 

Faenza, 29 maggio 2018

 L’Altra Faenza

Nei giorni scorsi gli organi d’informazione hanno riportato dichiarazioni del sindaco Giovanni Malpezzi circa un ipotetico progetto di riqualificazione dell’area della stazione ferroviaria di Faenza, con l’obiettivo di intercettare i previsti fondi regionali destinati alla rigenerazione urbana.

Il sindaco Malpezzi ha anticipato che il progetto prevede inoltre l’ampliamento del parcheggio nello scalo merci e la realizzazione di un sottopasso su via Filanda Nuova. Il tutto è stato confermato in occasione del recente passaggio delle deleghe per le attività produttive dal sindaco stesso all’assessore Piroddi, nella convinzione che queste siano strategicamente connesse con la gestione dell’urbanistica. Un concetto, questo, sul quale ci permettiamo di esprimere riserve.

A parte il modus operandi di comunicare a mezzo stampa temi così importanti per la città senza condividerli con le altre forze politiche e sociali – ma ormai, come L’Altra Faenza ha in più occasioni denunciato, sta diventando prassi l’eludere il confronto nelle sedi proprie, in primis il Consiglio comunale – ci sono aspetti che è opportuno chiarire.

Il nuovo progetto di fatto pare smentire e azzerare tutte le argomentazioni enunciate da questa Amministrazione: essa infatti, a fronte delle problematiche evidenziate da cittadini e pendolari, ha sempre sostenuto che si sarebbe dovuto aspettare la costruzione del nuovo scalo merci per vedere realizzato un nuovo parcheggio e, forse – RFI, Trenitalia e relativi fondi permettendo – anche il sottopasso su Via Filanda Nuova. La necessità di tali opere è sostenuta da anni dai pendolari nei confronti dell’Amministrazione, assieme alla richiesta di riorganizzazione della mobilità, dei punti informativi in stazione, dei parcheggi bici privati e delle bici blu, questi ultimi di fatto “nascosti” e inutilizzati.

I piani urbanistici prevedono ad oggi la trasformazione dell’attuale scalo merci in area residenziale con i conseguenti adeguamenti della mobilità. Il progetto al quale si è sempre fatto riferimento (progetto Metropolis) prevede lo spostamento dello scalo merci, la realizzazione di un’area residenziale, il trasferimento della stazione delle corriere dov’è ora lo scalo merci, la costruzione di una struttura ricettiva, la realizzazione di un sottopasso ciclabile attrezzato fra via Masaccio e via Scalo Merci, il prolungamento dell’attuale sottopasso di stazione.

Cosa c’è dunque di realmente nuovo? Si prevede di attuare questo progetto o di apportarvi delle modifiche? Oppure il progetto Metropolis viene accantonato? Come potrà essere inserita e spesata nel quadro complessivo la realizzazione del sottopasso ferroviario se è un’opera relativa a fabbricati e aree di Cento Stazioni – RFI? Si prevede la realizzazione di un parcheggio in via Filanda come suggerito da anni dai pendolari, magari nell’area ex Stafer o nell’ex parcheggio (oggi chiuso) del Conad Filanda sul modello di Imola e Castel S. Pietro? Quali azioni vuole mettere in campo il Comune in un’area già pesantemente impattata dal punto del vista del traffico e con problemi di viabilità ed inquinamento come quella di Via Filanda Nuova?

A queste e ad altre domande devono essere fornite risposte chiare e convincenti, promuovendo i necessari momenti di confronto, di ascolto, di reale coinvolgimento partecipativo con i portatori di interessi e con i cittadini. Si sta parlando di interventi destinati a modificare l’assetto urbano, la mobilità, le infrastrutture di servizio di una porzione considerevole della città. E’ necessario finalmente poter ragionare, partecipare, concorrere all’assunzione delle decisioni in modo democratico. Bisogna evitare che si ripeta la brutta pagina della riconversione dell’area ex Cisa, con i cittadini e lo stesso Consiglio comunale espropriati del diritto di conoscere per tempo e di esprimere liberamente le proprie opinioni.  

Faenza, 26.5.18

L’Altra Faenza